Sogliano ha parlato. E ha ribadito che questa squadra ancora non ha negli occhi lo sguardo della tigre. Il coraggio, dice Don Abbondio, uno non se lo può dare. Cioè uno ci nasce coraggioso oppure non può diventarlo. La verità é che Mandorlini aveva trasformato il suo Verona in una squadra impavida, senza paura, capace di risorgere dalle ceneri e di giocarsi sempre, fino in fondo qualsiasi match. Questa squadra invece é bellissima, a volte, ma é sempre un po’ svagata. Come quelle belle donne che sanno di piacere e un po’ se la tirano… E il coraggio, la rabbia ancora difetta.
Ci sono due, tre incongruenze tattiche in questo Verona, di cui anche Sean é responsabile. La prima é che il sostituto di Tachtsidis fino ad oggi ha clamorosamente fallito. E per fortuna che Jorginho é esploso, altrimenti lì si sarebbe aperto un baratro.
C’é poi la questione terzino sinistro che crea un effetto domino su tutta la squadra. Per tappare un buco se ne aprono un altro paio e la faccenda diventa ancora più evidente a gara in corso.
Infine c’é Bojinov che non é un rinforzo normale ma é un fuoriclasse. Ed ogni volta che va in panchina perché Mandorlini decide cosí fa sorgere dubbi. E se avesse giocato? E se fosse partito titolare? Per fortuna sia Valeri, sia Mandorlini stanno gestendo con grande intelligenza e professionalitá un rapporto potenzialmente esplosivo.
Nessuno, credo, può dire oggi di essere scontento di questo Verona.
Siamo felici, la posizione in classifica é buonissima, i margini di miglioramento ci sono tutti.
Ma sarebbe un errore, e le parole di Sogliano sono chiare, mettere la testa sotto la sabbia e dire che tutto va bene. Per un punto dieci anni fa siamo retrocessi in B. Per un punto non siamo ritornati in serie A. Per un punto abbiamo fatto lo spareggio e siamo retrocessi in C. E forse con un punto o due persi per strada, Massa a parte, anche la scorsa stagione poteva avere una piega diversa. Morale: quando vinci uno a zero dominando come col Cesena e poi pareggi in questo modo, ti girano le balle per tutta la settimana…
NESSUN DRAMMA MA LE GARE SI DEVONO CHIUDERE
Mi piacerebbe commentare una volta almeno un pareggio del Verona in cui gli avversari ci avessero veramente messi alle corde. Invece, per l’ennesima volta, sono qui costretto a parlare di un pareggio, dopo una partita dominata. E’ un fatto assurdo, che dimostra che il calcio non è una scienza esatta ma che a volte l’imponderabile riesce ad avere il sopravvento. Il Verona del primo tempo ha preso a pallate il Cesena checché ne dica il signor Bisoli, il quale, pure legittimamente, ha tirato l’acqua al suo mulino a fine partita.
Il risultato giusto sarebbe stato tre a zero, almeno. Il peccato del Verona sta tutto qui. Non aver chiuso il match quando c’era da chiuderlo. Il tiro della domenica fatto però di venerdì sera dell’omonimo del numero 1 del tennis mondiale, è stato il jolly che ha complicato il match. Il Verona si è aggrovigliato su se stesso, incapace forse di accettare il risultato che, appunto, doveva vederlo in netto vantaggio e invece diceva pareggio.
La vista si è annebbiata, le idee sono venute meno, la stanchezza ha fatto capolino e gli uomini che fanno la differenza hanno fatto meno la differenza. Vorrei dire che si è sentita anche la mancanza di Cacia, perchè magari giornalisticamente sarà anche un tema che tratteremo in questa settimana. Ma non sarebbe vero affermare che Cocco ha giocato male. A me Cocco è piaciuto, anche se è difficile dire che cosa avrebbe potuto fare Cacia di diverso.
Aggiungiamo anche una serata non felicissima dei guardalinee che non hanno dato un gol forse regolare (e nel dubbio, comunque, sempre contro al Verona…). Per questo pareggio io non farei drammi, ma trarrei degli insegnamenti. Il Verona deve assumere una mentalità vincente, spietata, utilitaristica. Deve piegare gli avversari al proprio volere, alla propria forza. Ancora questo non si è visto con continuità, o meglio si è visto con le due più forti (Livorno e poi Sassuolo) e questo vuol dire che anche la concentrazione, lo stimolo, l’aspetto mentale, ha una sua importanza.
CHE COSA SONO STATE LE BRIGATE GIALLOBLU’?
Da tre giorni mi sto documentando sulle Brigate gialloblù. Non che non le conoscessi, ma in vista della puntata del Vighini Show che ho voluto dedicare a questo argomento, ho cercato di rinfrescare la mia memoria.
Devo dire che più leggo, più ascolto, più vedo questo fenomeno di tifo mi risulta affascinante, proprio sotto il punto di vista giornalistico. Un rapporto quello tra le Brigate e la stampa che è sempre stato… diciamo così… controverso. E c’è da capirlo… Purtroppo troppo spesso il fenomeno è stato analizzato dal punto di vista ideologico, sempre con filtri stereotipati, cercando di mettere in risalto gli aspetti negativi e mai, o poche volte, quelli positivi.
Ho contattato decine di persone in questi giorni. In molti hanno accettato il mio invito a venire in studio stasera. Qualcuno lo ha rifiutato. Ma in tutti ho sentito lo “spirito” di un gruppo. Gente di estrazione sociale diversa, di cultura diversa che non appena dici “Brigate gialloblù” ha un brivido.
Ecco, già questo sarebbe sufficiente per affrontare il tema e la puntata di stasera senza pregiudizi. Certamente e lo so in anticipo, conoscendo la “maraia” meglio delle mie tasche, ci sarà qualcuno che storcerà il naso, che dirà che quella non è la sede, che si poteva fare meglio, che era meglio non farla, che no, quell’argomento si doveva approfondire o forse era meglio tralasciarlo. Beh, non sono presuntuoso e non m’importa di fare una puntata perfetta. Voglio solo che stasera si capisca qualcosa in più sulle Brigate Gialloblù.
Per questo voglio enormemente ringraziare tutti quelli che hanno accettato di raccontare quei vent’anni, vissuti in prima persona. E’ giusto sapere e conoscere, prima di giudicare. E’ uno dei motivi per cui tanti anni fa, ormai, decisi di fare il giornalista. Raccontare e soprattutto far raccontare alla gente la propria esperienza, le proprie emozioni. La propria vita.
PS: volevo pubblicamente qui ringraziare il mio grande amico Sbarde… Ho trasformato per un pomeriggio la sua edicola in una sezione staccata della redazione. Senza di lui non avrei fatto questa puntata… Grande Sbarde… Grazie ancora….
LA VITTORIA DI UN GRUPPO ORMAI BEN DELINEATO
La notizia della giornata, se volete, è che il presidente Setti è già pronto ad andare sul mercato. Siamo a novembre, appena all’inizio e già la società sta pensando a cosa fare durante il prossimo mercato.
Se volete può essere anche una buona notizia, soprattutto se paragoniamo queste dichiarazioni agli anni precedenti in cui gennaio veniva vissuto come il mese della passione dai tifosi del Verona.
E’ altrettanto evidente che questa squadra ormai ha un gruppo ben definito e un altro gruppo che staziona ai margini. Mandorlini ha ormai trovato la quadratura del cerchio e credo che per qualcuno lo spazio si stia restringendo sempre di più Parlo ad esempio di Rivas, di Carrozza di Bacinovic e forse anche di Crespo e soprattutto Bojinov. Resto fermamente convinto che se il bulgaro avrà ancora pazienza (l’avrà?) potrà essere molto utile. Ma per gli altri vedo pochi spazi di manovra. Anche perchè, purtroppo, quando questi giocatori sono stati chiamati in causa non hanno dato molto alla causa.
Il gruppo, insomma andrà limato e migliorato. A sinistra c’è una falla gigante e vedere Martinho sacrificato lì è veramente un delitto. Anche contro la Ternana si è visto in modo lampante che quando Martinho è stato spostato a centrocampo la musica è cambiata. C’è anche da chiedersi che cosa stia accadendo a Emil Hallfredsson che continua a lasciare il posto al fratello scarso, spesso anche nella stessa partita. A volte devastante, a volte abulico, Hallfredsson oggi è stato giustamente sostituito perchè neanche lui può essere un intoccabile.
Mi viene la pelle d’oca, invece, a pensare ai dieci gol di Cacia, ai cinque di Gomez, ai quattro di Martinho: diciannove gol in tre, un bottino da fantascienza, dimostrazione che spendere i soldi per un buon attaccante è sempre un investimento.
Infine, coccoliamoci Jorginho. Siamo al cospetto di un campioncino. Visto che si parla di mercato, posso dirvi che si profila fin d’ora un derby tra Inter e Milan per aggiudicarselo. I nerazzurri con Ausilio hanno già mosso delle pedine, ma il Milan, grazie agli ottimi rapporti Braida-Sogliano è vigile. Setti in questo caso è seduto sulla classica miniera d’oro.
UNA SQUADRA ARISTOCRATICA DIVENTATA OPERAIA
La cosa che più mi è piaciuta del Verona questa sera è stata la voglia di soffrire. Ecco, stasera il Verona non si è crogiolato, non si è specchiato, ha smesso i panni della grande squadra per vestire quelli della protagonista in un campionato duro, aspro e difficile come è quello della serie B. Poco importa la qualità del gioco: qui le dissertazioni si possono sprecare. Cosa vuol dire giocare bene? E soprattutto esiste nel calcio una squadra che gioca bene e non vince? Certo, qualcuno dirà che spesso le squadre di Zeman interpretano perfettamente questo assioma. Ma, a mio avviso, qui si scambia il divertimento (quindi anche la dissennatezza difensiva) per bel gioco. Da questo punto di vista, allora, il 3-3 di Crotone è stato mille volte più divertente. Ma è pur vero che nel calcio vince chi segna e chi riesce a prendere un gol meno degli altri. Quindi il lato estetico alla fine conta poco. Il Verona ha segnato, il Sassuolo no. E il Verona ha vinto. Per me è stata una dimostrazione. Una dimostrazione che questa squadra ha forza e carattere (quando vuole). Altrimenti non avrebbe messo in riga le due principali contendenti, gare che tra l’altra avranno valore doppio quando si tratterà di contare gli scontri diretti.
A mio avviso esce un Verona diverso da questa gara. Un Verona che, forse, ha capito che con l’umiltà si possono fare grandi cose e vincere le partite. Con i se non si costruisce la storia e soprattutto non si può riscriverla. Ma se il Verona di Crotone avesse avuto la metà della determinazione di quello che ha battuto Livorno e Sassuolo, quella gara non si sarebbe mai pareggiata.
E come dice il vecchio proverbio: vincere è meglio che pareggiare e perdere. E, a mio avviso, anche più divertente. Infatti… Qui si continua a divertirsi…
STORIE DI ORDINARIA FOLLIA
Non ho capito tante cose del Verona di stasera. E’ dura fare un commento ad una partita che ha visto l’Hellas in vantaggio tre volte e per tre volte raggiunto. Quello che ho visto ha poco senso. Il Verona che torna in vantaggio al 91′ con Gomez e poi viene raggiunto al 93′ non è una squadra che ha ancora la maturità necessaria per diventare la padrona del campionato. Parlerei per prima cosa dell’atteggiamento del secondo tempo: inspiegabile. Ancora una volta, l’ennesima, il Verona s’è tirato indietro, troppo, ha cercato di gestire il risultato e ha subito la rimonta di un Crotone che tutto era tranne che una formazione che s’è buttata avanti con slancio. I gol sono una somma di errori che ancora gridano vendetta. Non è possibile che il Verona possa prendere gol così. Errori individuali, come a Padova, che sono costati carissimo. Inutile star qui a mettere la croce sui singoli. C’è ancora tanta strada da fare. Parlerei anche del turn over che ha cercato di salvaguardare alcuni uomini senza snaturare la squadra. qualcosa non mi torna. Maietta e Moras, diffidati erano in campo, è comparso Abbate impacciato come quando l’anno scorso marcò in una serataccia Insigne, mentre Cacciatore è andato a sinistra, adattato in un ruolo che purtroppo non ha ancora un interprete ben definito. Scusate se insisto: ma attorno a quella falla che il Verona ha a sinistra, Mandorlini deve fare scelte cervellotiche che pesano sugli equilibri generali della squadra. Martinho e Cacciatore non sono due terzini sinistri, Pugliese non c’è ancora, Fatic continua a non essere pervenuto. Sugli esterni abbiamo sofferto in maniera eccessiva. Non m’è piaciuto neanche Nicolas che non ha dato sicurezza tuffandosi un po’ a casaccio di qui e di là. Inspiegabile poi Hallfredsson. L’islandese ormai è una specie di cubo di Rubik. E’ da marzo dell’anno scorso che alterna gare strepitose a pause pazzesche. A volte, come stasera, nella stessa partita. Non si pretende che il Verona le vinca tutte. Ma, porca miseria, se comunque al 91′ vai in vantaggio, hai il dovere di portare a casa il risultato. Ora il Sassuolo è più lontano. E quella che poteva diventare la gara per l’aggancio vede in notevole vantaggio psicologico i modenesi che possono benissimo venire al Bentegodi per portare a casa un punto. Anche un pareggio a loro starebbe bene, mentre adesso, il Verona per liberarsi la mente da questi strani fantasmi dovrà vincere. Non c’è dubbio che vedremo una gran partita. Ma serve un Verona diverso.
INCHINATEVI ALLA CIVILTA’ DI VERONA
Quindici idioti non hanno il diritto di sputtanare un’intera città. Ribadisco il concetto perchè sia chiaro. Ma oggi si devono sciacquare la bocca tutti quei moralisti che hanno gettato fango sulla nostra città e devono vergognarsi quelli che non vedono la loro trave, mettendo in risalto la pagliuzza negli occhi degli altri. Verona esce trionfante dalla giornata di oggi, in cui il minuto di silenzio è stato veramente onorato e non sporcato da delinquenti che girano le spalle ad un alpino morto. Uno stadio e una città che hanno preso fin da domenica sera le distanze dai cori contro Morosini, mentre avventate dichiarazioni di un tutore dell’ordine alla caccia di facile pubblicità facevano divampare un incendio. Grazie a Setti, a Gardini a Mandorlini, oggi Verona è tornata a guardare tutti dall’alto al basso.
Fiera del proprio pubblico che non ha bisogno, lasciatemelo dire, di avere la tessera dell’eccezionalità (inteso come cosa diversa, identitaria) attraverso un coro contro un morto. Il pubblico di Verona ha già dimostrato di essere diverso quando ha scelto di restare al fianco della squadra quando questa precipitava in categorie infime, quando era affossata nella credibilità, quando era ad un passo dallo scomparire. Che altra prova vuoi chiedere al pubblico di Verona, che altro serve, dopo Busto Arsizio, dopo la Lega Pro, dopo Cannella, Arvedi i cardinali e quant’altro? E’ forse un coro che ci fa distinguere? Non credo. Verona si distingue per la sua generosità e per la sua civiltà. Se ne facciano una ragione anche i sociologi da strapazzo, quelli che vennero a farci la morale quando il professor Marsiglia si picchiò da solo. Io non voglio giustificare nessuno e la mia domanda di domenica (“cosa diciamo ai nostri bambini?) è restata valida sino ad oggi.
Domani mattina quando rivedrò Edoardo e Roberto, finalmente glielo spiegherò: ieri avete capito che cos’è Verona e cosa sono i veronesi. Noi siamo quello stadio lì, quella curva lì, quell’allenatore lì.
Una parola anche su Mandorlini, vittima di un bestiale assalto mediatico. Un allenatore che ha una grande sensibilità e forse il torto di non essere paraculo al punto di esternarla. Se c’è uno che ha vissuto male questa settimana è stato lui, indegnamente attaccato, lui che aveva lanciato Morosini, lui che il sabato in cui il “Moro” morì se ne andò in lacrime a piangere da solo sul pullman. Mister Mandorlini è un uomo vero, sincero, capace anche di pentirsi, come ha dimostrato, davanti a frasi che forse non erano opportune, ma di sicuro non erano frutto della retorica da strapazzo di qualche politico e di qualche saccente professorino. E ora, il mio augurio è che tutte le città italiane facciano quello che ha fatto Verona oggi. Che Napoli chieda scusa per avere i suoi tifosi demolito lo Juventus Stadium, che a Livorno chiedano scusa per i cori sulle foibe e per il minuto di silenzio e via di questo passo. Succedesse, vorrebbe dire che vivremo in un paese migliore. Invece di questa fogna maleodorante in cui chi ha le mani sporche di merda accusa una città civile delle peggiori malefatte.
TOH, BOJINOV SA ANCHE GIOCARE NEL TRIDENTE
Dove eravamo rimasti? Ah sì. Il Verona a Livorno ha giocato la più bella partita della stagione. Qualcuno ha definito “imbarazzante” la superiorità gialloblù in una gara contro una squadra che fino a quel momento era stata dipinta come la rivelazione del campionato. Il Verona ha giocato così bene che il 2-0 è persino poca cosa. In effetti ha tenuto il pallone dieci minuti in più dell’avversario, e mai ha concesso al Livorno di tornare in partita. La squadra di Nicola ha solo cercato di sfruttare alcuni episodi dettati più dalla rabbia agonistica che dalla lucidità. E lì il Verona è stato oggettivamente aiutato dalla fortuna. Questa gara passerà agli archivi come la partita in cui Bojinov ha fatto capire di poter avere un ruolo diverso da quello che gli abbiamo pronosticato sino ad oggi e cioè il vice Cacia. Grazie ad una notevole intelligenza tattica e a un inedito spirito di sacrificio, il bulgaro è partito da destra, ma ha creato varchi a iosa per il compagno di reparto che immediatamente ne ha beneficiato. Insomma: l’assioma o Cacia o Bojinov si è frantumato davanti a quello che abbiamo visto in campo. I due possono giocare assieme e rappresentare uno spauracchio per qualsiasi difesa avversaria. Pensate, soprattutto nelle gare casalinghe, in quale angustie può andare la squadra avversaria a leggere la formazione e il tridente d’attacco: Bojonov, Cacia, Gomez… Roba da far venire il mal di testa all’allenatore di turno.
CHE COSA DICIAMO AI NOSTRI BAMBINI?
“Papá perché abbiamo fatto i cori contro Morosini?”. La domanda dei miei due figli stamattina ha aperto la mia triste domenica. Per la prima volta non ho saputo rispondergli. Ho abbozzato un “perché sono stupidi” ma la risposta non é stata efficace. I bambini sono ingenui, ma pretendono risposte chiare e soprattutto vogliono capire il perché. Edoardo e Roberto vanno allo stadio ogni sabato con la loro mamma. Per loro é una festa. Hanno la maglietta dell’Hellas (e non solo) da quando sono nati. Edoardo aveva come vicino di culla il figlio di Pippo Filippini e il giorno in cui venne al mondo, il Verona presentó un giocatore e io presi la sciarpa e la misi nel suo lettino. Roberto che é il piú piccolo crede di essere Nicola Ferrari. Anzi: lui é proprio Nicola Ferrari. In cameretta ha attaccato diligentemente tutti gli autografi che il babbo gli porta dopo ogni trasmissione. Allo stadio, come hanno fatto molti di noi prima di lui, guarda con piú interesse la curva sud e le sue coreografie che non la partita. Quando torno a casa mi racconta con precisione cronistica (penso che qualcosa di mio abbia preso..) tutto quello che succede alla destra del suo posto. Hanno il Verona nel sangue e per loro quella maglietta e quei colori sono qualcosa d’importante. Mi piacerebbe che stamattina fosse stato a casa mia uno di quei ragazzi che hanno cantato quel coro indegno. Che diritto hai di rovinare, oltre al nome di una città, il sogno di questi due bambini che poi sono i figli di tutti noi che abbiamo il Verona tatuato nell’anima? Purtroppo non avrei avuto risposta, se non banalissime scuse. Ho sempre difeso i tifosi del Verona da mille attacchi strumentali, dal fiume vergognoso fatto di materia marrone maleodorante che molti media ci hanno riservato in questi anni, dalle botte di Salerno, dall’indegna inciviltà di Nocera, ma stavolta non c’é nulla da replicare, nulla da aggiungere, se non continuare a chiedere scusa a nome di quegli imbecilli. Edoardo e Roberto la loro risposta l’hanno trovata da soli. Al pomeriggio sono andati al campetto con le loro magliette del Verona. Hanno giocato a pallone tutto il giorno pensando a Rafael, a Maietta a Cacia, i loro eroi. Fieri e felici di tifare per questa squadra. E magari da lassú Piermario Morosini gli avrà anche riservato un sorriso…
E’ SBOCCIATO IL VERONA (MA QUEI CORI SONO VERGOGNOSI)
Il tentativo di ridimensionare la vittoria di oggi del Verona non sortirà l’effetto desiderato. Appellarsi a due episodi dubbi (molto il rigore, meno il fuorigioco), non mi pare la chiave giusta per spiegare questo 2-0. Il Verona ha tenuto il pallone dieci minuti in più degli avversari (che giocavano in casa), ha tirato in porta nove volte, ha dominato la gara in lungo e in largo. Oggi, calcisticamente parlando l’Hellas è parso una squadra di categoria superiore. Mandorlini ha preparato il match a modo suo, cioè in modo perfetto, e perfino la società mi è sembrata inappuntabile non scaraventando il tecnico davanti alle telecamere e alle inevitabili provocazioni che sarebbero arrivate. La dimensione del Verona si sta delineando, a parte qualche sbavatura difensiva, e credo che persino i più ostinati e ottusi tra i critici abbiano oggi molto meno da obiettare.
Purtroppo la giornata è stata guastata dai cori vergognosi e demenziali contro Morosini. Un danno incalcolabile per l’immagine di Verona, del Verona e dei veronesi. Non ci sono se, nè giustificazioni e voglio essere chiarissimo. Mi ripugna questa idiozia e questo continuo prendersela con i morti. I morti si rispettano e basta. Pensiamo se qualche tifoseria avversaria se la prendesse con noi dileggiando qualche nostro tifoso che noi onoriamo addirittura con un monumento davanti al nostro stadio. Capisco la rivalità con i livornesi, anche se francamente mi pare più una rivalità politica che sportiva (ed anche questo mi fa schifo). Ma ciò non può e non deve giustificare questo atteggiamento. C’è una società che non ha chiesto nulla, che ha investito tanto, ha fatto la migliore campagna acquisti degli ultimi vent’anni ridandoci una dignità sportiva che ormai avevamo perso. Non possiamo ora vanificare tutto per un coro stupido, imbecille, assurdo e senza senso. Questo coro può diventare una frenata anche per il meraviglioso Verona di Mandorlini. E questo non possiamo permetterlo.