CONDANNATI A VINCERE

Mi piacerebbe dire che questa con la Reggina sarà una gara come tutte le altre, che il risultato non conta, che anche un pareggio andrebbe bene… Ma non direi la verità… E siccome la verità l’ho sempre detta, dopo due pareggi (scialbi) c’è poco da fare. Questa gara va vinta.

Per tanti motivi: se arrivasse un altro pareggio, immaginatevi voi i mugugni. Si aprirebbe inevitabilmente un processo alla squadra e forse anche a Mandorlini. Al mercato, alle scelte, alla squadra che non è ancora squadra.

Non ne parliamo nemmeno se dovesse (qui i gesti scaramantici si sprecano…) arrivare una sconfitta. Già si parlerebbe di crisi della corazzata e gli altri godrebbero come ricci sulle nostre disavventure.

In effetti se ci pensate bene, solo una vittoria scaccerebbe tante titubanze avvertite in queste prime gare. Resto fiducioso anche se so che ci sarà ancora da soffrire in questo avvio di campionato. M’immagino già la gara con la Reggina. Loro cercheranno di giocare sull’aspetto psicologico, facendo leva sulla pressione nostra. Cercheranno di metterci in difficoltà giocando sotto la linea della palla, lanci lunghi, densità a centrocampo. Noi dovremo avere pazienza, tanta, tantissima. Mai come domani, il Bentegodi, deve diventare l’infuocato catino che conosciamo.

I mugugni per favore lasciamoli da parte. Se qualcuno cercava facile divertimento, poteva restare dove è rimasto fino ad oggi. Questo è l’Hellas, la sofferenza è incorporata. Ma dopo sai che bello…

TUTTO RUOTA ATTORNO A BACINOVIC

Non è Tachtsidis… E daghela con ‘sta litania… Bella scoperta… Non è Tachtsidis, Armir Bacinociv. Lo sappiamo, lo sapevamo. E’ un giocatore diverso, ma il problema non è questo. Il problema è capire se questo… sia… Bacinovic. E la mia risposta è no, questo non è Bacinovic. Perciò dobbiamo smetterla di paragonarlo a Tachtsidis. Giocatori come il greco sono un anomalia. E se ci ripensate di questi tempi, il blog grondava critiche nei confronti dell’Oplita. Prendeva palla, sì è vero, ma poi la perdeva in continuazione, non sapeva a chi darla, una cosa buona e cento sbagliate. La pazienza e la fiducia di Mandorlini lo hanno maturato e alla fine abbiamo riconsegnato al calcio un grande giocatore. Senza guadagnarci nulla, peraltro, politica dissenata nel pallone odierno. Ma questo è un altro discorso.

M’interessa di più capire che cosa deve fare Bacinovic e quando deve farlo. A Verona siamo esperti in quel tipo di giocatori avendo visto all’opera due tra i migliori interpreti del ruolo: Vincenzo Italiano ed Eugenio Corini. Ebbene: entrambi eccellevano quando la squadra girava alla perfezione, quando diventano “catapulte umane” che lanciavano sulle fasce i compagni con i loro straordinari cambi di campo. Sia Prandelli, sia Malesani, sia Del Neri, costringevano i due a giocare a due tocchi al massimo, a “imbucare” la palla senza quasi guardare com’era messo il compagno. Qui hanno dato il meglio. Viceversa il loro gioco diventava stucchevole quando non sapevano cosa fare, quando indugiavano a portare palla, incapaci di andare a riprendersela. Un po’ come il Bacinovic di oggi. Che appunto, per funzionare deve diventare il fulcro della squadra, avere la personalità di chiedere il pallone sui piedi, ma anche una squadra attorno che sappia proporsi negli spazi, senza palla, con le sovrapposizioni continue sulle fasce. Bacinovic insomma deve parlare la lingua dell’Hellas e non viceversa come fece in quella surreale conferenza stampa di presentazione dove si presentò con interprete incorporato e poca voglia di parlare. Meglio spiegargli che continuando così, sarà difficile che torni in serie A, a Verona come a Palermo, e che il Chelsea se lo sognerà di notte.

Il Verona oggi è molto lontano da tutto questo. Ed è fisiologico che lo sia, come ho già spiegato. Per mettere in moto alcuni meccanismi serve pazienza. Ed invocare adesso il nome di Jorginho per quel ruolo non credo che sia giusto. Lì abbiamo Bacinovic, signor giocatore ma presunta stella (per adesso) del campionato.

STEMO CALMI

Il secondo pareggio consecutivo non fa primavera. Come una rondine. Significa che non è possibile decifrare adesso l’Hellas. E chi cerca di tirare un sunto su questa squadra incorrerà in errori clamorosi. Si sapeva che l’inizio non sarebbe stato semplice. Mandorlini deve assemblare un gruppo tutto nuovo, creare meccanismi, plasmare il carattere dei suoi. A sprazzi il Verona ha fatto vedere cosa buone. Dal mercato è arrivato ogni ben di di Dio, l’unica cosa che non si può comprare, parafrasando il vecchio presidente del Catania Massimino, è l’amalgama. Ci vuole pazienza, insomma. Roma non fu fatta in un giorno. E questo Verona merita affetto e comprensione, oltre che il giusto entusiasmo. Leggere e sentire giudizi da ultima spiaggia, adesso, dopo due giornate, mi pare fuori luogo. Significa anche non avere fiducia sulle doti di mister Mandorlini, già abbondantemente messe in luce l’anno scorso.
Certo, questo non è ancora il suo Verona, nè potrebbe esserlo, come non fu immediatamente il suo Verona quello del dopo Giannini. C’è da consolidare una conoscenza reciproca con tanti giocatori e continuare a lavorare duramente in settimana.
Questa squadra diventerà protagonista, anche se queste due gare ci hanno detto che nessuna strada è lastricata d’oro e che le vittorie arrivano solo soffrendo, come sappiamo benissimo noi tifosi. Aspettiamo almeno dieci gare prima di dire qualcosa di definitivo. Insomma, come sempre di questi tempi: stemo calmi.

FANTASTICO MR SETTI

Seguire il mercato del Verona a ottomila chilometri di distanza mi ha regalato brividi che non conoscevo. Come un tifoso mi sono collegato avidamente a Tggialloblu.it per avere le news in tempo reale. Alla fine di questo pazzo mercato, un solo commento per il presidente Setti: fantastico. Erano anni che non si vedeva una squadra così forte, dove è stata coniugata qualità e quantità. Il Verona costruito dall’ambizioso imprenditore di Modena è il più forte degli ultimi dieci anni. L’ arrivo di Cacia è la classica ciliegina sulla torta (vedere cosa scrivevo su di lui nell’ultimo blog) e l’attendismo eccessivo è stato compensato dagli arrivi di Cacciatore e soprattutto Bojinov. Non passi sotto silenzio quest’ultimo arrivo. Sono un ammiratore di questo attaccante che seguo con particolare attenzione da tanti anni. Non mi capacito del perché oggi non sia una stella del Real, piuttosto che del Chelsea. La sua esplosione adolescenziale non è coincisa con una grande carriera. È un’affascinante scommessa, ma se dovesse riuscire il Verona avrebbe fatto bingo. È il momento del classico voto di fine mercato. Abbandono ogni titubanza, anche scaramantica: Setti, Sogliano e Martinelli meritano dieci e lode. I tifosi che hanno battuto ogni record di abbonati in B, undici. Ora ragazzi dell’Hellas tocca a voi. Il condottiero Mandorlini farà il resto. Prossima fermata Spezia. Sapete bene cosa significa per noi…

SEMBRA QUASI CHE SIA TORNATO PASTORELLO…

Chi arriva? Girandola di nomi… Tutto si risolve all’ultimo giorno… Forse… Chissà… Qualcuno arriva di sicuro. Pare proprio che il Verona abbia preso la macchina del tempo e abbia messo come data il 2005 o giù di lì quando a pilotare l’Hellas c’era Gibì Pastorello che nel tourbillon di fumo che abilmente sapeva creare si riduceva all’ultimo secondo per portare un attaccante che poi, puntualmente, non arrivava. È simpatico notare che i nomi sono ancora quelli, solo che si viaggia al contrario. Se ricordate il tormentone di allora fu Bjelanovic (che non arrivò…) mentre giunse in gialloblù lo sconosciuto Sforzini, cioè l’uomo dei desideri oggi…
Bisogna annotare che la campagna acquisti di Setti e Sogliano, al contrario del nulla pastorelliano, è stata da dieci più, attacco escluso. È proprio questo che non riesco a capire. Come mai il Verona si è incartato sull’uomo più importante della squadra, arrivando all’ultimo giorno di mercato per consegnarlo a Mandorlini con tutti i rischi che questo comporta?
Questa snervante attesa ha un solo ed unico scopo: aspettare Sforzini. Tutti i nomi fatti fino ad oggi mi sembrano solo ripieghi. Anche perchè nessuno degli attaccanti citati ha le caratteristiche di Nando, cioè quello che vuole Mandorlini.
Per dirla tutta: arrivassero Cacia, Ebagua o chi per loro, sarebbero scelte di ripiego, giocatori che potevano arrivare anche un mese fa.
Sia chiaro: non voglio discutere qui il loro valore. Cacia, per me, ad esempio è il più forte di tutti, mentre credo che Ebagua non c’entri nulla con questo Verona e che non possa essere sicuramente lui il top player di Setti dopo i fallimenti a ripetizione dello scorso campionato e la sceneggiata di questa stagione a Varese.
Non resta che aspettare… E mettere la macchina del tempo al 2012… Per fortuna Pastorello non c’è più…

SIGNORE E…SIGNORI… QUESTA È LA B

La buona notizia è che abbiamo un punto in più rispetto all’anno scorso quando perdemmo in casa contro il Pescara. L’altra buona notizia è che non siamo i favoriti per vincere il campionato. Se questo era il timore di Sogliano è stato subito fugato. Questa squadra ha tanta erba da mangiare e tanta strada da fare prima di ottenere i galloni di favorita.
La gara di oggi a Modena almeno serva a questo. A capire che se non lotti in serie B, non vai da nessuna parte.
Ha detto anche che ci sono alcuni equivoci che vanno risolti. Ribadisco un concetto: davvero una squadra che punta a salire scommette su Fatic? Davvero una squadra che punta a salire arriva ad una settimana dall’inizio del torneo senza l’attaccante principe? Dite quello che volete, ma per me non è così. Quella doveva essere la prima pedina, semmai, attorno alla quale costruire poi tutto il resto (che in fondo c’era già…). Siamo arrivati lunghi, troppo, con questa storia della punta. Per un motivo o per l’altro ma quello era ed è il problema del Verona della scorsa stagione, ancora di più lo è quest’anno, dove paradossalmente in quel ruolo ci siamo indeboliti visto che non possiamo contare su un anello prezioso come Ferrari, che Pichlmann è stato ceduto e che Cocco si è fatto male prima ancora di dire eccomi qua.
Detto questo nessun dramma. Un po’, di difficoltà fanno bene e fanno crescere. Ma non è giusto neanche fare finta che tutto va bene, madama la marchesa…

IL TERZO LIVELLO

Non so se lo scandalo delle scommesse sia finito qui. Secondo me tra qualche anno ne riparleremo. Il perchè è semplice. Non sono convinto che tutto si sia risolto portando alla luce gli affari della cricca di giocatori di secondo piano (Gervasoni, Carobbio eccetera). Quello che non è emerso in questo processo, e se è emerso è emerso solo in parte, è la responsabilità diretta delle società.

Inutile star qui a pettinare le bambole: si sa che la serie A è un business incredibile. Ci sono presidenti che hanno tramutato in lavoro la conduzione di una società di calcio. E’ vitale per loro e per la loro azienda continuare a mantenersi tramite i diritti televisivi, quindi attraverso la permanenza in categoria. Per fare questo sono disposti a fare carte false. Così come il Lecce di Semeraro. Ma gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. I giocatori, naturalmente erano conniventi. Sapevamo di questi accordi, pareggi scritti mesi prima, e, avidi, hanno scommesso su quelle partite. Potreste chiamarlo “insider trading” pallonaro. Sfruttare cioè le informazioni distorte in proprio possesso per un guadagno personale.

Ecco, se guardate bene, questo terzo livello non è stato toccato. Interessi troppi grossi hanno tenuto le società distanti dallo scandalo. Per cui, sono convinto, assisteremo anche quest’anno ai soliti pareggi che puzzano di bruciato lontano un chilometro, partite combinate, un punto qui e uno là per arrivare all’agognata salvezza.

E tra qualche mese anche i calciatori torneranno a scommettere. Come se nulla fosse successo… Scommettiamo?

SEI DELL’HELLAS? DEVI SOFFRIRE!!!!

C’è una sottile perversione che ci rende felici come tifosi del Verona. Ogni nostra conquista, ogni battaglia vinta, ogni piccolo successo, lo dobbiamo conquistare a suon di sofferenza. Persino quelle gare che si mettono benissimo, quando siamo 3-0 per noi, ad un certo punto si complicano, succede qualcosa che ci fa trepidare fino alla fine. Figurarsi se questo Genoa-Verona di Coppa Italia poteva sottrarsi a questo copione. Non sia mai detto. Sofferenza, sofferenza, sempre e soltanto sofferenza. Però che bello!. Intanto perchè la reazione d’orgoglio della squadra ci ha fatto capire che un primo scattino nella crescita e nella maturazione è stato compiuto. Poi perchè vincere ai rigori conserva una sua intrinseca libidine. Ed anche perchè abbiamo visto un po’ di potenziale di questa squadra che quando dispiegherà le ali potrà veramente librarsi alta nel cielo. Questo successo è un bel sorso di ottimismo, ma ricordiamoci che il nostro campionato inizia venerdì a Modena, dove mi dicono che lavori Peppecannellaottoinpagella. Cannella è l’uomo che ha affondato il Verona. Partiamo da lì per la nostra rinascita.

E’ UNA VITA DIFFICILE

Non vorrei dirlo… Ma è lì che vuole uscire… Sì… Avevo ragione… Sembrava quasi che me la sentissi… E la partita di Chiavari ne è stata la testimonianza lampante. Altro che bitumi e champagne… Il Verona sarà grande solo attraverso il duro lavoro e la sofferenza. Come sempre nel calcio. E La gara con l’Entella ci ha detto che siamo ancora indietro con la costruzione, che non è facile rifare un gruppo nuovo e vincente e che ci sono problemi che bisogna affrontare subito. Ecco quali.

1) LA DIFESA. L’assenza di Pesoli si è già fatta sentire. Dietro si è ballato. Troppo e in maniera inconsueta per le squadre di Mandorlini. Ceccarelli e Maietta non hanno trovato le misure, Fatic e Crespo sono andati per i cavoli loro. Moras è pronto ad entrare, ma non è semplice trovare meccanismi, alchimia, diagonali. C’è da fare tanto. In fretta.

2) BACINOVIC NON E’ TACHTSIDIS. La questione è strettamente in relazione con il primo punto. La difesa della scorsa stagione era un bunker anche perchè l’oplita greco giocava a sua protezione, sfinendosi in un lavoro eccezionale di schermatura. Bacinovic ha altre doti, altre caratteristiche. Più bravo a ripartire, ma più lezioso e discontinuo. Ancora lontano comunque dal volere di Mandorlini. E la sostituzione appare come una piccola bocciatura, forse per sobillare l’orgoglio dello sloveno.

3) FATIC, SCOMMESSA PERICOLOSA. A sinistra non ci siamo. Mi spiego meglio e spero davvero di non essere frainteso. Fatic è un buon giocatore si capisce e si vede. Però è un giocatore interamente da costruire. Ci vuole un sacco di pazienza e la disponibilità di subire errori. E’, insomma una scommessa, che stride un po’ con il resto del progetto della squadra. Il Verona ha mille alternative in ogni ruolo. Ecco, dico solo, che lì mi sembra che siamo un po’ scoperti… E per di più per un giocatore in prestito i cui frutti potrebbero poi essere goduti da altri (leggi Tachtsidis…).

4) LA PUNTA. Argomento già affrontato in un blog precedente. Serve e in fretta. Per il bene di tutta la squadra e considerando Juanito, comunque, uno straordinario gioiello.