GHE LA FEMO? (DUE)

Tensione che sale. E un filo di batticuore. Non mi ha aiutato, devo dire la verità, vedere il finale pazzesco della Premier questo pomeriggio. Forse solo un tifoso del Verona può capire che cosa abbiano provato quelli del City in questo pomeriggio.
Si gioca con l’Albinoleffe, cioè una gara di quelle facili. Ma io non credo alla semplicità. E sono sicuro, sperando come ogni volta di sbagliarmi, che anche domani troveremo il modo di soffrire. Mi sono stufato di fare calcoli. È due giorni che in ogni angolo della mia casa c’è un foglietto con una proiezione diversa. E se il Pescara… E se il Livorno… E se… Ogni calcolo si arena però al pensiero che poi alla fine tocca a noi, alla nostra meravigliosa squadra continuare a tenere vivo il sogno. Ultima riflessione, prima di 24 ore in apnea. Il Gubbio che l’anno scorso vinse il girone di Lega Pro dove giocava anche il Verona è già retrocesso. Capite che razza di campionato sta facendo l’Hellas? Ghe la femo? Siamo solo al capitolo due…

ABBIAMO VINTO IL TRICOLOR

Una volta parlando di calcio con Campedelli (Luca) mi disse: i tifosi del Verona vivono troppo di ricordi, bisognerebbe dimenticarsi dello scudetto altrimenti si diventa prigionieri del passato. Beh io non mi sono mai sentito prigioniero di quel passato. Viceversa quello straordinario e leggendario scudetto vinto dall’Hellas Verona il 12 maggio 1985 è ció che rende questa squadra e questa società uniche. Una follia autentica e irripetibile, solo chi è stato ed è veramente tifoso puó capire che cosa abbia significato e cosa significhi ancora oggi. È vero che non si puó vivere di soli ricordi ma pensate come è triste la vita di chi non ha neanche quelli…

CARO SETTI, NON TI AZZARDARE A PRENDERCI IN GIRO

Non mi piace per nulla lo sproloquio televisivo-internettiano del signor Setti da Carpi, Modena. Voglio dirlo con la consueta franchezza. Non metto in dubbio le sue intenzioni, la sua forza economica (tutta da valutare), lo stato della trattativa con Martinelli. Setti è però il vicepresidente del Bologna e il fatto che un giorno sì e uno no parli del Verona Hellas è quantomeno maleducato se non scorretto. Che senso ha dire a Sky: compro il Verona tra un mese? Che lo faccia. Punto e basta. E ci spieghi quali sono i suoi obiettivi, cosa vuol fare del Verona, perché lo vuole acquistare. Su questa linea qui a Verona non si transige. Abbiamo visto quali guasti hanno provocato gestioni dissennate di personaggi che non erano veronesi in passato. Ne stiamo pagando ancora oggi le conseguenze. Da parte nostra, è certo, chiederemo conto fino all’ultimo al signor Setti di ogni sua mossa e lo marcheremo stretto, perché non possiamo permettere che quanto di buono ha fatto Martinelli in questi anni vada disperso, magari affidando la direzione sportiva a personaggi che hanno già fatto abbastanza danni qui a Verona. Ci mettiamo alla finestra. Ma Setti è già partito col piede sbagliato.

IL SOGNO CONTINUA

Ho sempre pensato che se ci fosse qualcuno che sovrintende alle cose terrene e abitasse sopra di noi, quel qualcuno dovesse avere un cervello alla Hitchcock, il mago del thriller. E credo anche che noi tutti tifosi del Verona dobbiamo espiare in questa vita alcune colpe molto gravi per fatti accaduti in un’altra esistenza, altrimenti ci avrebbero dato da seguire altre squadre e altre formazioni…

La sofferenza fa parte del nostro dna e la partita di oggi pare studiata apposta per mettere in sofferenza le nostre coronarie. Non bastasse il rigore sbagliato da Berrettoni sotto la Curva Sud (un presagio?), le reti mancate d’un soffio, la palla che non vuole saperne di entrare, ecco che dopo il gol di Ciccio Lepiller anche Rafael si fa male, così che ogni tiro diventa come il sale su una ferita.

Ma per fortuna come nei film che proiettavano in parrocchia, ecco che alla fine arriva la cavalleria, sotto forma di un pubblico eccezionale, capace di guidare la carica come poche cose al mondo. La sofferenza finisce quando l’arbitro manda i giocatori negli spogliatoi. E ancora una volta, a fine gara, ripetiamo a noi stessi: manco mal che son dell’Hellas…

GHE LA FEMO (UNO)?

Ne mancano quattro. E la domanda è sempre quella: Vigo, ghe la femo? A parte la mia maglietta (ghe la femo?) divenuta un tormentone, non lo so. Ma come l’anno scorso, so che il Verona di Mandorlini non mollerà tanto facilmente. Ed anche se il Palazzo (si sempre quello…) vuole in A il Pescara che “gioca il miglior calcio della B” e il Torino, oltre che la Sampdoria (ho appena visto un tweet di Gianluca Vialli in tal senso…), so per certo che nella battaglia ci sarà anche il vecchio Hellas. Mandorlini non mollerà l’osso.

E non si sbarazzeranno di noi tanto facilmente. Questa squadra è tignosa, si è forgiata nelle difficoltà, arriva da lontano e molto lontano vuole andare. E’ condotta da un capo che sa essere folle e concreto al tempo stesso e al suo vertice ha un uomo che di battaglie vinte con la vita ne ha ormai un elenco lungo così. Basterebbe questo per rispondere alla domanda.

Ma c’è dell’altro. Ce la potremo fare se ci sarà uguale trattamento. Se lo scandalo dei due rigori concessi ad una squadra che ha passato la maggior parte del tempo in area avversaria verrà sanata. Se non verranno più comminate scientifiche ammonizioni per scientifiche squalifiche (un cecchino l’arbitro di Reggio Calabria in questo senso…). Nessuno a Verona ha mai voluto regali. Non siamo di quella pasta. Le cose ci piace conquistarcele col lavoro, la fatica e il sudore della fronte. L’unica cosa che vogliamo è la giustizia. Allora si che “ghe la faremo”.

CRONACA DI UNA FANTASTICA GIORNATA DI M…

Perfino il tempo faceva schifo. Le nuvole basse, il cielo plumbeo, carico di acqua e di brutte notizie. Che pomeriggio del cazzo! Dal cielo cadevano gocce che parevano i gol del Pescara: Insigne, Insigne, Immobile… A Sky parlavano solo di Padova-Sassuolo. Poi di Livorno-Torino. Zero Verona. Non che m’importasse. Ma pareva che ormai tutti dessero per morto il vecchio Hellas. Un commiato: è stato bello, ci rivedremo l’anno prossimo. Sul blog stessa solfa. Gente con le “buele ingroppà” e i soliti gufi. Campionato finito. Grazie e arrivederci. Ma questi nella vita non hanno proprio un cazzo da fare che riempire i blog con il loro pessimismo? Li chiamano troll, cioè disturbatori. Il loro nome giusto è stronzi. Che vadano ‘fanculo. E’ ora di partire: doccia, barba, scelta della cravatta. In sottofondo una partita al Bentegodi. Ma non è l’Hellas anche se ha gli stessi colori e una scala usurpata. Anche di questi non me ne frega un cazzo. Piove. Ancora. E non ho nessuna buona sensazione. Hallfredsson non va più neanche a spingerlo, Abbate e Ceccarelli mi fanno presagire disastri, Gomez fuori casa si chiama Timidino. Insomma una giornata di merda. Non vinceremo. Me lo sento. Siamo sfigati nell’anima, noi dell’Hellas. Ma porca puttana, proprio nell’anno in cui c’è una lotta del genere per andare in A dovevamo capitare? Certo: sei dell’Hellas? Devi soffrire. Mi tocca perfino sorbirmi Conte che paragona la Juve al Verona di Bagnoli. Capite che livello sta raggiungendo il letame di questa giornata? Vabbè dai, mi faccio forza e vado in trasmissione. Il Titti mi dice: o dentro o fuori. O si vince o siamo tagliati fuori. Ma no, cerco di farmi forza, è ancora lunga, non è decisiva. Baro. Con lui e con me stesso. Questa è una gara fottutamente importante. Lo so io, lo sa il Titti, lo sanno tutti i tifosi dell’Hellas, e lo sa Mandorlini. Che infatti è strano, teso, meno brillante del solito. L’unica immagine che mi dà forza è quella che mi ha mandato Giovanni Vitacchio da Reggio. Martinelli, piccolo omino, consunto dalla malattia che in realtà è il più leone di tutti. Che presidente! Che forza! Che esempio! Ci penso e la giornata è un po’ meno di merda. Ma il livello sale quando Ciampi di Roma 1 annulla un gol regolare al Verona. Stessa solfa di sempre. E ripenso a quelli che “Ferrari doveva tirare prima con l’Empoli, non era rigore”. ‘Fanculo anche a loro. ‘Fanculo a tutti. Il Verona non va. Il presagio, i gufi hanno avuto la meglio. Siamo spenti, fermi, imballati. Mamma quanto sale la merda. Fino a sommergermi quando non ci danno l’ennesimo rigore per un fallo di mano. Bastaaaaa. Che finisca questa giornata. Ma quando dentro di me sale l’urlo di ribellione, vedo il lampo di Berrettoni. La palla è dentro, lo studio una bolgia. Urlo finchè non ho più fiato. Abbraccio tutti e tutti mi abbracciano. C’è anche Sandro, il mio cameraman tra gli ospiti. E’ il suo compleanno. E lui era con me a Reggio Calabria. Già proprio Reggio Calabria, ma altra porta. Allora Michele Cossato, adesso Emanuele Berrettoni. La gioia vince sulla merda. Esco dallo studio. E una gigantesca luna gialla mi saluta sullo sfondo di un cielo blu scuro. Sono dell’Hellas Verona. Grazie a Dio.

STEMO CALMI (FINO ALLA FINE)

Il giochetto di titolare: “Verona capolista” prima che giochino le altre squadre e poi “Il Verona perde la testa” quando le altre hanno giocato è solo un banalissimo artifizio giornalistico usato forse (ma dubito) per vendere qualche copia in più.Siamo quarti, ma a tre punti dalla prima e a tiro di schioppo dalle altre. Non c’è nulla di compromesso e non mi stupirei se dopo questo turno di campionato le cose fossero nuovamente ribaltate.

Non ha nessun senso questo tracciare classifiche parziali se non a gasare la piazza e poi godersi a deprimerla. I conti, lo diciamo per l’ultima volta, si faranno alla fine. Ci sono ancora tanti scontri diretti, tante gare non scontate (come abbiamo visto…) che è impossibile ora fare un bilancio. Ho letto commenti pazzeschi dopo la gara con l’Empoli del tipo: abbiamo buttato via la serie A. Ma altrettanto pazzeschi erano i commenti dopo la vittoria con il Bari, quando pareva che dovessimo già pensare alla squadra della serie A e a quanti ritocchi sarebbero serviti per essere competitivi nel massimo campionato.

La strada è ancora lunga e non è detto che non debba passare dai play off. Cosa ci sarebbe di male? Ci sono delle squadre che in questo momento farebbero patti col diavolo pur di esserci dentro (vedi Sampdoria). Dunque, se il Verona dovesse mancare la serie A diretta, non ci sarebbe per nulla da fasciarsi la testa.

Questo non è il campionato di Remondina in Lega Pro, quando la società aveva speso una follia e la squadra aveva l’imperativo di vincere. Questa è una meravigliosa e inattesa avventura (sì, proprio così, inattesa) e va guardata e coccolata per quello che è. Allora i play-off furono visti come un clamoroso fallimento, oggi sarebbero una eccezionale impresa.

Per carità: siamo in ballo ed è giusto ballare. A cominciare da Reggio Calabria, dove è necessario strappare un risultato positivo ad ogni costo. E poi aspetteremo i risultati delle altre, consci che ci saranno altre sorprese e che le minacce sono disseminate ovunque. Insomma: stemo calmi. Fino alla fine.

NON VOGLIO CREDERE AD UNA REGIA OCCULTA

Io non so se dietro i due rigori assegnati al Verona dall’inizio del campionato sino ad oggi ci sia una regia. Nonostante un calcio, specchio fedele del paese, voglio continuare a vivere il mio sogno e pensare come se fossi un bambino che tutto sia regolare e che l’arbitro può sbagliare, come sbagliano i giocatori, i giornalisti, i presidenti.

Non voglio credere che la geopolitica del calcio non voglia il Verona in serie A, solo perchè Verona in A è già rappresentata da una squadra.

Non voglio pensare che la Nocerina ha battuto qualcosa come 14 rigori, praticamente uno ogni volta che ha giocato in casa, mentre l’Hellas ne ha battuti solo due.

Non credo che la Nocerina abbia passato più tempo in area di rigore avversaria rispetto al Verona che è nelle zone alte della classifica. E non credo che sia possibile che il Sassuolo tutto difesa di Pea abbia già usufruito di otto penalty, molti decisivi. Voglio pensare che alla fine tutto si compenserà e che ricorderemo il mancato rigore  per il fallo di Buscè su Ferrari come un semplice episodio.

Una clamorosa topica di un arbitro mediocre, speriamo non in malafede. Ma comincio a pensare male quando annoto che gli highlights che ci spedisce la Lega sono orfani dell’episodio chiave della partita, messo in risalto ampiamente da Sky. Che gioco è questo? Perchè nascondere quell’errore? E’ censura preventiva? E’ vergogna? E’ solo ignavia di un tecnico che non sa di calcio?

Boh, io alla casualità non ci credo. Perchè nascondere questo rigore come si nascose quello, enorme, su Gomez a Nocera? Pochi appunti da fare stasera al Verona. Novanta minuti in attacco, decine di occasioni, gol sbagliati di un soffio. L’unico che è mancato all’appuntamento è il signor c… che se n’è stato a casa sua in altre faccende affacendato. Ma giocando così, credetemi andremo lontano. E il nostro sogno di bambini innocenti forse prenderà vita.

LA SALITA SUL MONTE CALVARIO

Non sta scritto da nessuna parte che il Verona debba ammazzare questo campionato. E se qualcuno lo ha pensato si sbaglia di grosso. Il Verona arriva dalla Lega Pro, ha un budget inferiore di due, tre quattro volte rispetto alle altre squadre che le stanno davanti, è la vera sorpresa del torneo.
Capisco la delusione per certi risultati, ma ci vuole un po’ di equilibrio. Ho letto critiche e considerazioni che non tengono minimamente in conto ciò che di grandissimo il Verona ha fatto fino ad oggi. Questa squadra, credo, un po’ di credito e di fiducia, se la merita.
Anche il tentativo di ricondurre ad un unico motivo le sconfitte in trasferta, non ha senso. Ogni gara ha avuto una sua storia. A Pescara e a Sassuolo mancavano uomini fondamentali, a Nocera l’arbitro ne ha fatte più di Bertoldo, a Crotone siamo andati sotto per due autoreti incredibili. Credo che solo a Genova con la Samp e a Brescia, possiamo dire che ci ha penalizzato l’atteggiamento. Peraltro il tutto è compensato dal fatto che in casa il Verona non conosce rivali. Arrivando all’aspetto tecnico: ci sono dei giocatori in questa squadra imprescindibili.
Lo abbiamo detto tante volte. Se da una parte la fortuna del Verona è avere una rosa ampia, dall’altra ha in tre elementi l’ossatura che regge tutto il corpo. Quando, per un motivo o per l’altro questa ossatura viene meno ne risente il rendimento di tutta la squadra.
A Crotone è successo questo. Maietta è finito nel tritacarne psicologico della contestazione. Ne sarebbe sicuramente uscito se non avesse avuto la sfiga di fare le due autoreti. Hallfredsson gioca da un po’ di settimane non al top. Lo stiramento ai muscoli addominali è fastidioso e non lo fa lavorare bene. Mandorlini, a ragione secondo me, lo schiera ugualmente, perchè comunque, anche se non continue, le sue giocate fanno sempre la differenza.
Infine Gomez. A mio avviso Juanito è un giocatore straordinario. Come tutti i giocatori sopra le righe vuoi da lui sempre il massimo. Quando giudichi Gomez non puoi avere lo stesso metro che usi per Russo. Gomez, certe volte (Genova, Crotone), trova la giornata storta e non rende per quello che vale. Non è una colpa, è una constatazione.
Aggiungete a questo trio anche Jorginho, che a volte viene inghiottito (con Tachtsidis) nella mediocrità, e la situazione è più chiara. La verità è una sola, in sostanza. Arrivare alla promozione non è una passeggiata, ma una lunga e sofferta via crucis. E chi, più di noi tifosi del Verona, è abituato a salire sul Monte Calvario?

GLI ULTRAS DEL GENOA E LA LEZIONE DI TIFO DEI VERONESI

Lo sport, per definizione è due cose: rispetto delle regole (c’è una “battaglia” ma questa avviene dentro un recinto fatto di regole e di fair play cavalleresco) e accettazione della sconfitta. Se non accetti la sconfitta non è sport. E’ altra cosa. Non si sa cosa, ma non è sport. Ciò che è avvenuto ieri a Genova è esattamente il contrario dello sport. Gli ultras che bloccano una partita perché la loro squadra sta perdendo e che impongono l’umiliazione della restituzione delle magliette escono dal recinto sportivo ed entrano in altri ambiti, anche sociologici (stiamo portando dentro gli stadi il malessere sociale? E’ una contrapposizione con le forze dell’ordine?).

Oggi il direttore della Gazzetta dello Sport Andrea Monti, finendo il suo articolo, dice: “… Ieri in Inghilterra, che fu patria degli hooligan, il glorioso Wolverhampton è retrocesso. I tifosi hanno salutato la squadra con le lacrime agli occhi, sventolando sciarpe arancioni e nere. I colori della loro fede. Ci hanno ricordato che il calcio è gioia nella vittoria e passione nella sconfitta. A quando anche da noi?”.

Giusto, giustissimo, tranne la domanda finale. Se qualche volta si fosse guardato a Verona al di fuori dei soliti stereotipi (beceri, razzisti, cattivi) ci si sarebbe accorti che l’Hellas Verona è retrocesso in serie C tra gli applausi commossi dei propri sostenitori. Venticinquemila persone che sbandieravano i loro vessilli e che diedero a tutta l’Italia una vera lezione di tifo e di accettazione della sconfitta. Ma questo purtroppo non fa notizia. Almeno a Verona.