C’era una volta, tanto tempo fa, “il Verona ai veronesi”. Uno slogan che ha segnato l’epoca di Pastorello, presidente vicentino con appoggi bancari in Emilia. Il Verona ai veronesi, voleva dire restituire l’Hellas, cioè la squadra della città, all’imprenditoria cittadina, che ne doveva avere buona cura, se non altro per vicinanza, diciamo così etnica. Per questo fu salutato come un salvatore Pietro Arvedi, il conte di Cavalcaselle.
Arvedi era il prototipo del veronese. “Matto” e sufficientemente ricco da permettersi di acquistare la squadra scaligera. Ma la veronesità, fu in breve tempo, l’unico dato distintivo di Arvedi. Privo di qualsiasi attitudine manageriale, Arvedi fu vittima di grassatori e imbroglioni. Solo l’opera di Previdi e Prisciantelli gli impedì (e impedì all’Hellas…) di andare a carte quarantotto. Una prospettiva diversa, il Verona se l’è data grazie a Giovanni Martinelli. In questo caso ci siamo trovati un veronese, imprenditore e con un progetto industriale, sebbene più volte cambiato in corsa (dall’idea iniziale della fusione col Chievo, alla necessità di tornare in breve tempo in serie A per trovare le risorse necessarie al mantenimento della società).
Il problema di Martinelli è stato duplice: da una parte è stato attanagliato da problemi fisici e personali di entità pesante, dall’altra ha denunciato il fatto di essere un “piccolo” imprenditore, taglia stereotipata dell’industriale veronese. Ora è il turno di Setti. Un piccolo imprenditore che non è di Verona ma di una cittadina che dista un’ottantina di chilometri. Setti ha più o meno la stessa forza economica di Martinelli, ma è dotato di un maggiore vigore e maggiore prospettiva nelle sue azioni. Ci si chiede, ora se sarà lui il presidente della rinascita.
È comunque singolare notare che Verona non è riuscita ad esprimere un presidente veronese, dopo Martinelli. Caduti tutti gli alibi (la società è stata risanata completamente) la nostra città, è stata latitante da questo punto di vista. Nemmeno avere un tifoso-politico come Tosi è servito a qualcosa. Complice, sicuramente, la crisi economica, ma non solo. Io credo che ci sia di mezzo anche una buone dose di pregiudizio e di mancanza di idealità imprenditoriale.
Setti è diventato quindi l’unica alternativa vera per dare un domani al Verona. Certo c’è ancora la presenza di Martinelli, ma come s’è visto dalle prime battute, il suo ruolo è nettamente marginale. A questo punto diventa solo un vuoto slogan quel “Verona ai veronesi”. Si spera solo che Setti sappia essere più veronese di tanti illustri concittadini…
MERCATO: BUTTATE LE RETI, ADESSO TIRIAMOLE SU
Zero colpi, ancora nessuna ufficialità. Chi si aspettava fuoco e fiamme dalla prima settimana di Setti-presidente è restato deluso. Tanta carne al fuoco (si dice così…), affari zero. Carrozza e Rivas sono ancora in stand by, i difensori non arrivano, per la punta… Come sempre si andrà ad agosto… Generalizzare è brutto e non tenere presente la congiuntura economica pessima è da irresponsabili. Soldi non ce ne sono e se persino due nababbi come Cestaro e Squinzi hanno deciso di risparmiare… Beh vuol dire che siamo messi male. Come ho detto: il Verona parte quest’anno in netto vantaggio. Abbiamo una buona squadra e giocatori di proprietà. Bisogna solo migliorare, senza scialacquare denaro… Il passato ci ha insegnato che una sana politica della formica è molto più produttiva che una cicalesca dissipazione. Lo scorso campionato l’abbiamo fatto da protagonisti con pochi e perfetti inserimenti. Il mercato è anche tattica. È bene ricordarlo. Sogliano lo sa benissimo. Portare a casa giocatori in questo momento senza aver dato via quelli in esubero o che non fanno più parte del progetto significa anche esporsi a ricatti economici che possono mettere in ginocchio le casse della società. Credo che un bravo ds debba prima di tutto saper vendere la propria “merce”. Ad acquistare, magari con i soldi, sono bravi tutti. Sogliano ha buttato le reti, qualche pesce è rimasto impigliato, qualcun altro (vedi Rivas) tenta di animare un pessimo giochetto al rialzo. Se ho imparato a conoscere Sogliano, l’argentino ha sbagliato strada e resterà con il cerino acceso in mano. Se potessi esprimere un desiderio, l’unico, in questo mercato lo farei implorando la società ad acquistare una vera prima punta da venti gol che manca da troppo tempo a Verona. Mandorlini che ha fatto le nozze con i fichi secchi se lo merita. E ce lo meritiamo anche noi…
SE LO DICE SQUINZI…
Se qualche pennivendolo avesse letto quello che ha detto il presidente di Confindustria Squinzi, principale azionista del Sassuolo calcio riguardo lo scorso campionato, forse si sarebbe un po’ vergognato.
Squinzi non è quello che incontriamo ogni mattina al bar e che ci racconta le dietrologie del calcio. È uno dei più grandi imprenditori italiani che dopo anni vincenti (direi stra) nel ciclismo, si è buttato nel calcio. È diventato il presidente di Confindustria, non a caso. È uomo di sana concretezza padana, uno di buon senso. Sentire da uno come lui che il “calcio è pieno di boiate” e che al “Sassuolo hanno rubato almeno dieci punti” fino a fargli maturare la decisione di abbandonare fa riflettere e molto.
Squinzi ce l’ha (giustamente) a morte per quel rigore che ha trascinato la Sampdoria in A. Forse non ha visto quel rigore (non dato) che ha trascinato il Verona in B… Come quelli contro l’Empoli o contro l’Albinoleffe, per non parlare dello scandalo di Nocera. Se al Sassuolo mancano dieci punti, quanti ne mancano all’Hellas Verona, caro signor Abodi e care anime vergini?
L’AVIATORE CHE VOLA BASSO
L’aviatore Maurizio Setti ha volato basso. Si vedeva lontano un chilometro che avrebbe voluto alzare la quota delle sue dichiarazioni. Ma il nuovo proprietario del Verona ha capito che qui i venditori di fumo hanno vita corta. Molto meglio il basso profilo, molto meglio i fatti alle parole. Magari non ha incendiato la piazza, ma questo adesso non è importante. La piazza sa incendiarsi da sola, magari con un gol di Carrozza e uno di Rivas.
Importante, invece, che abbia dichiarato incedibili i gioielli e che abbia chiarito il pensiero su Mandorlini. Ecco, continuo a ritenere che attorno alla figura del tecnico e al rapporto che nascerà con Setti e Sogliano stanno tutte le fortune del prossimo Verona. Mandorlini, ha detto Martinelli, è intelligente e sa anche lui che è impossibile fare il factotum come nella scorsa stagione. Un disequilibrio evidente, che però, paradossalmente ha portato a grandi risultati. Ora bisogna cercarne un altro. Di equilibrio… Con risultati, si spera, ancora migliori.
LETTERA APERTA A MAURIZIO SETTI
Caro Maurizio Setti,
intanto volevamo darle il benvenuto nella nostra famiglia. L’Hellas Verona, come lei saprà è una gloriosa squadra che nella sua centodecennale vita (l’anniversario scade nel 2013 e ci sarà una gran festa in Arena…) ne ha viste e passate di tutti i colori. Grandi vittorie, grandi trionfi, incredibili sconfitte, rocambolesche vicende. Negli ultimi anni abbiamo visto la Lega Pro, la C1, quasi la C2. Abbiamo navigato attraverso i procellosi mari degli spareggi, abbiamo visto arbitraggi deliranti, campi infami, monsignori finti e truffatori, gente che si presentava con un “progetto” e in cantina aveva la salsa di pomodoro marcia da riciclare e valigie piene di soldi falsi.
Abbiamo toccato il fondo ma mai, mai mai, siamo mancati. Il Verona è veramente la squadra che rappresenta una città e una tifoseria. E se non ci fossero stati i tifosi, questo è bene che lei lo sappia, oggi non ci sarebbe stato un Verona. Non si faccia per questo mai plagiare da chi ritiene il tifoso dell’Hellas un nemico. Non è vero. E non lo dico per piaggeria ma per pura conoscenza. Razzisti, beceri, cattivi: il male del mondo viene dipinto come se trovasse spazio e dimora nella Curva Sud e sugli spalti del Bentegodi. Ma non è vero: qui c’è gente capace di slanci eccezionali, gente che è capace di amare sinceramente un presidente (chieda a Martinelli) ma che non vuole essere presa in giro, che sa essere solidale verso chi se lo merita. E che non è falsa. Certo: c’è anche qualche testa bacata: ma non sufficiente a rovinare l’amore e la passione che ci sono attorno a questi colori.
Lei non ha comprato una squadra normale. Il Verona è l’unica provinciale che ha una scudetto (vero, non come le stelline della Juventus…) appuntato sul petto. Uno scudetto vinto quando gli arbitri erano scelti per sorteggio e quando in Italia giocavano tutti i più grandi. Non siamo normali, altrimenti non saremmo stati in ventimila ad applaudire una squadraccia retrocessa in C. Non siamo normali quando in cinquemila siamo andati a Busto Arsizio (capisce? Busto Arsizio…) per non sprofondare in C2. E non siamo normali quando abbiamo fatto oltre diecimila abbonamenti in C1, mentre nella stessa città, a prezzi stracciati c’era chi offriva la lussuosa vetrina della serie A.
Questo vuol dire essere veronesi. Lei lo ha già capito, ne sono certo, in questo frangente in cui ha assaporato l’urlo del Bentegodi e ha visto la massa che segue l’Hellas in ogni campo. Sappia che noi la giudicheremo solo ed esclusivamente per le sue azioni. Senza pregiudizi. Non c’è piaciuto il suo “esternare” pre-play-off e l’abbiamo detto. Ci è piaciuto, invece, quello che ha fatto dopo. L’ingaggio di un ds giovane, bravo ed ambizioso come Sean Sogliano, l’arrivo di un uomo prezioso per il nostro organigramma come Massimiliano Dibrogni. Sono due ottime mosse. Ora attendiamo fiduciosi il mercato, convinti che darà a Mandorlini una squadra competitiva che possa riportare il Verona molto in alto. In bocca al lupo e… forza Hellas.
TIPI DA BLOG
Dopo tanti anni di osservazione e di contatti “diretti” mi posso permettere di parlare con cognizione di causa della gente che frequenta un blog. E in particolare di chi frequenta il blog Vighini. Vorrei qui di seguito illustrare degli esempi.
IL TIPO: CONTRARIO A TUTTO. Costui è il bastian contrario della compagnia. Se scrivi A, risponde B, se dici C risponde D. Lui ha un contratto con l’opposizione: deve per forza non essere d’accordo. A volte, quando alla mattina si fa la barba e si guarda allo specchio, è contrario anche a se stesso.
IL TIPO: DI QUESTO BLOG NON ME NE FREGA UN CAZZO. Altezzoso e spocchioso giura di non aver mai letto una volta il blog Vighini. Lui è un essere superiore. Solo butei, solo Curva. Di nascosto però posta le foto su FB con birra in mano e morosa al seguito. Di notte commenta. Ma rigidamente anonimo.
IL TIPO: DEVO PENSARGHE SU. Di una lentezza esasperante. Ritiene che da un suo post dipendano le sorti dell’umanità. Riflette, lima, collima, ci pensa. Poi emette il giudizio. Il problema è che non lo caga nessuno.
IL TIPO: SEMPRE PRESENTE! Ma come cazzo fa? C’è sempre: a qualsiasi ora del giorno o della notte. E’ dotato di vari sistemi per stare sempre connesso. Smartphone, tablet, computer. Persino quando è sul Wc non smette di essere della compagnia. Ha la sindrome dell’abbandono.
IL TIPO: ORGANIZZIAMO UNA CENA? Fosse per lui saremmo sempre a tavola. Ogni occasione è buona. Il Verona ha perso? Cena. Il Verona ha vinto? Cena. Il Verona ha pareggiato? Cena. Il Verona non gioca: femo una cena…
IL TIPO: STO DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO MA SO TUTTO. Solitamente abita in posti sperduti con almeno quindici ore di fuso orario di differenza. Non vede una partita del Verona dal vero da quando c’era “el fiol del cogo” in porta. Si nutre di quello che offre RAI INTERNATIONAL e delle informazioni che gli arrivano via piccione viaggiatore. Eppure è sempre il più informato, il più “saone”, e non è mai sfiorato dal dubbio che le sue analisi siano un pelino fuori fuoco a causa della distanza. Crede che in Italia ci sia ancora il pentapartito e che Bagnoli debba ancora firmare il rinnovo.
IL TIPO: SON DEL CEO E ROMPO LE BALLE. Ha gusti sessuali inequivocabili: gli piace il sado e anche il maso. Per questo trova divertente venire a prendersi la sua dose di insulti quotidiana stuzzicando quelli dell’Hellas quando le cose vanno male e gufando quando vanno bene.
IL TIPO: SON DEL RESTO D’ITALIA MA ANCH’IO MI GODO A ROMPERE LE BALLE. Appartiene a aree geografiche ben precise: Spezia, Salerno, Nocera e Pescara. Come quelli sopra ha un certo gusto masochistico. Segretamente ama il lesso con la pearà e vorrebbe trasferirsi in un attico in Piazza Erbe.
IL TIPO: SON SPIRITOSO. La butta sempre in vacca. Fa delle battute orripilanti qualsiasi cosa succeda. Ama il gioco di parole. Nessuno ha il coraggio di dirgli che le sue battute hanno l’effetto del Falqui.
IL TIPO: SON POETA. Gioca con la rima baciata, azzarda sonetti. Per dirla alla Puliero: “El par che el diga zapame…”
Se vi siete riconosciuti in uno di questi ritratti, vuol dire che c’ho visto giusto… Beh… Sappiate che siete grandi anche per questo… Vi voglio bene… Davvero.
MERCATO, BUFALE, COLPI E NOTIZIE
Mi sono francamente un po’ stufato che quando si parla di mercato ci sia sempre qualcuno che dice: massì sono solo chiacchiere… Qui c’è da chiarire una volta per tutte che il mercato del calcio è fatto in gran parte di chiacchiere, di trattative abbozzate, di idee, e anche, perchè no? Di bufale che vengono sparse ad arte da chi il mercato lo fa. Il lettore, se è vero che questi articoli hanno sempre il più alto numero di visualizzazioni sono attratti da questo tipo di informazione. Ci sono siti che se ne occupano in modo massivo, per tutto l’anno. Se vogliamo, attraverso il mercato, spesso fanta, il tifoso può sognare, immaginare, illudersi su come sarà la sua squadra. Mi piacerebbe che ci fosse uno studio che spiegasse quante di quelle notizie finiscono poi realmente per concludersi con un affare. Ma questo non vuol dire che non siano vere. In realtà ve lo assicuro, dietro c’è un lavoro, anche minuzioso. Vi spiego ora quali sono le fonti a cui attingere.
IL DS DELLA SOCIETÀ. È la principale fonte, ma solitamente è anche la più reticente. Teme che parlando delle proprie trattative si possano bruciare. E che altri possano buttarsi su quel giocatore facendone lievitare il prezzo. Raramente un ds mi ha dato direttamente una notizia. Più facile, invece, che il ds spieghi il quadro generale. Se Sogliano, ad esempio, ha detto che per cambiare è necessario prima cedere qualcuno, è evidente che io vado a vedere chi c’è nella rosa che può partire. Bisogna tenere presente anche la storia del ds, i suoi precedenti. E conoscere i suoi “giri” di mercato, i procuratori amici e quelli nemici. Sartori al Chievo, ad esempio, ha da anni un rapporto privilegiato con De Giorgis e spesso se pensi ad un giocatore di questo procuratore e lo accosti al Chievo, non sbagli.
I PROCURATORI. Al contrario del ds, sono i più loquaci. Sono loro la principale fonte di informazione. Bisogna però stare attenti: spesso i procuratori parlano anche troppo. Nel senso che parlano anche quando in realtà la trattativa non è ancora decollata, solo per far viaggiare il nome del loro assistito. I siti di cui abbiamo detto sopra hanno tante volte questa funzione: far viaggiare il nome del giocatore…
I GIOCATORI. Quasi sempre, sono i più attendibili. Io, personalmente li uso con frequenza. Ad esempio: l’altro giorno prima di dare la notizia di Sforzini, l’ho chiamato e gli ho chiesto che cosa ne pensasse di un suo arrivo a Verona. Non ho riportato nessuna dichiarazione solo perchè Nando era in silenzio stampa, imposto dalla società. L’avrei messo in difficoltà.
L’INTUITO. Non ultimo, ma molto utile, anche se servono verifiche, c’è l’intuito del giornalista. Mi piace dire che molto spesso ragionando sul ds, sull’allenatore, sul giocatore, ci azzecco. Anche qui faccio un esempio: ho messo Pugliese col punto di domanda solo perchè mi sono chiesto se davvero sia il giocatore che Mandorlini veramente vuole, visto che gli ha preferito per tutto l’anno Scaglia. È una mia sensazione, non credo tutta sbagliata anche se poi probabilmente Pugliese resterà qui. L’anno scorso si parlava di Marcolini. Anche lì fu un’intuizione poi suffragata da un colloquio con Michele. L’affare non andò in porto, ma non si può certamente dire che furono solo chiacchiere…
TOC, TOC… C’E’ QUALCUNO IN QUEL PALAZZO?
Che ci sia stato, in questi anni, un deficit “politico” del Verona nelle stanze dei bottoni, appare evidente. Scompensi e sbilanciamenti si sono perpetrati per tutta la stagione (pensiamo solo alle multe, mai in linea con quelle delle altre società…) o il trattamento riservato nel calendario delle ultime giornate, o l’ultima scandalosa direzione di gara del signor Massa di Imperia (sono proprio curioso di vedere se sarà promosso in serie A, ma non dubito: in fondo la sua missione l’ha compiuta e molto bene…). Il Verona non è mai stato tutelato. A Nocera sono successe cose scandalose e le pene sono state minime, nonostante el assicurazioni di Abodi. Alla fine, come era nelle previsioni. è andata in serie A la Sampdoria che non è la squadra che se l’è meritato di più. Agevolata dallo scandaloso rigore assegnatole a Sassuolo, la squadra di Iachini altro non ha fatto che seguire il vento favorevole che il Palazzo le aveva concesso. C’è molto da lavorare in questo senso. I rapporti non si costruiscono in un giorno. Ma finalmente nel Verona pare arrivata un figura che andrà a coprire questo “buco”.
Si chiama Massimiliano Dibrogni, è un giovane dirigente che però ha già maturato un’ottima esperienza. E’ stato il braccio destro di Sogliano al Varese dove ha fatto veramente di tutto, dall’addetto stampa, al segretario. Prima però si è laureato con ottimi voti con una tesi sulle società sportive e ha lavorato in federazione. Ha fatto persino l’ispettore di campo. Conosce tutti e tutti lo stimano. E’ calabrese e questo gli permetterà di aprire un dialogo con quelle istituzioni che credono che Verona sia una sorta di base del Ku Klux Klan. Dibrogni ha lavorato anche al Palermo, sempre con Sogliano. Con lui, credo, non ci saranno più vergognose e umilianti situazioni come fu l’errato tesseramento di Natalino nella scorsa stagione.
Ci aspettiamo molto da lui. Finalmente anche il Verona avrà un uomo capace di andare a bussare alla porta del Palazzo per chiedere di entrare e dire come stanno realmente le cose. A Verona abbiamo una sola linea di condotta. Chiediamo rispetto e lo stesso trattamento riservato agli altri. Non ci piacciono i torti e i favoritismi. Vediamo se stavolta qualcuno gli aprirà…
BUON LAVORO
Impressione sincera: Sogliano è uno che sa quello che fa e quello che vuole. Poi, chiaramente saranno il campo e i fatti a dirci se è vero. Mi pare comunque che il Verona abbia fatto una buona scelta. Intanto è un ragazzo giovane che però ha un’ottima esperienza. E poi è uno abituato a costruire. Mi è piaciuto molto il discorso fatto sui giovani. Sono d’accordo: nel calcio d’oggi è imprescindibile. Il nodo di questo arrivo, senza girarci attorno è tutto attorno al rapporto che troverà Sogliano con mister Mandorlini. Mi piace anche che siano due che se hanno da mandarsi a quel paese lo fanno in libertà. L’importante è che dopo il “vaffa” ci sia la riflessione e soprattutto che non ci sia rancore. Solitamente chi sbotta facilmente è anche uno che se la fa passare subito. E che dopo, solitamente, si pente di quello che ha detto e che ha fatto. Ma dall’unione di questi due caratteri così duri credo che possa nascere qualcosa di buono per l’Hellas. Mandorlini sa che cosa serve al Verona. Lo ha comunicato a Sogliano che gli avrà sicuramente esposto la sua idea. Il vantaggio è che non si deve rivoluzionare tutto come è successo in passato. Ma solo migliorare. Se partiamo col piede giusto, potremo anche divertirci un altro anno…
UNA BRUTTA STORIA
Da qualunque parte la si giri è una brutta storia. Brutta e triste. Il mancato rapporto tra Gibellini e Mandorlini, le accuse, i dispetti, un anno ad alta tensione e adesso lo sfogo finale del ds. Non mi va, francamente, di tifare per uno o per l’altro. Più che ai demeriti dei due ho sempre cercato di guardare ai meriti che entrambi hanno avuto. Enormi quelli del mister che ha preso una squadra alla deriva e l’ha portata prima in B e poi ad un passo dalla A. Grandi anche quelli di Gibellini che ha scoperto buoni giocatori e ha costruito un Verona che può anche durare nel tempo. C’è però un fatto, assoluto, che non deve distogliere l’attenzione. A forza di parlare di Gibellini, di Mandorlini, di sfoghi e di accuse c’è il rischio di dimenticarci che tutto questo avviene sulla pelle dell’Hellas Verona. Che continuerà a vivere anche dopo Mandorlini, Gibellini, Martinelli e tutti coloro che per un anno, due o dieci vestono questa maglia. Ecco, secondo me in molte delle vicende di questi anni, purtroppo il Verona è sempre stato messo all’ultimo posto a beneficio delle tante piccole posizioni personali, di uno o dell’altro. E questo è stato uno dei mali che ci hanno massacrato. Questo è successo essenzialmente per un motivo: la debolezza della società. Debolezza strutturale, incapacità di far valer le proprie ragioni. Quando senti cose come quelle che ha detto Gibellini questa mattina, ti chiedi in che razza di mondo siamo capitati. Bastavano dieci minuti e grande risolutezza per risolvere la questione anche a costo di prendere drastiche decisioni, giuste o sbagliate che fossero. Ma mai si doveva arrivare ad un tale livello di bassezza.