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LE VITTIME DEL CALCIO LUSTRINI E PAILLETS

Che tristezza leggere che il Milan è pronto a rifondere i soldi degli abbonamenti a coloro che l’hanno stipulato prima delle cessioni di Ibra e Thiago. E’ una tristezza ma anche il frutto di quello sbarco con gli elicotteri che fece Silvio Berlusconi qualche anno fa cambiando per sempre (ma forse no….) il calcio italiano. Un calcio ridotto a mero spettacolo, una sorta di circo ambulante, o forse di wrestling dove tutto è già deciso dopo aver letto le intercettazioni del calcio scommesse, ad uso e consumo della platea televisiva in cui per pochi euro puoi acquistare la tua partita, mentre allo stadio vanno solo i ricchi (vedi Inghilterra, dove i poveri sono banditi dagli spalti).

Era quello che del resto voleva Berlusconi: cioè la creazione di uno spettacolo tv per le sue reti che potesse poi lanciare la pay-tivù in Italia. Un grimaldello per spremere i portafogli degli italiani che allora non si sognavano nemmeno di pagare per vedere una partita di calcio in televisione. Alla fine ce l’hanno fatta. Ma non senza effetti collaterali. Il primo è che gli stadi si sono svuotati perchè è più vantaggioso abbonarsi alla televisione che andare allo stadio. Hanno creato la loro platea televisiva gigantesca, hanno perso però il calore del tifo, la passione vera che si respira solo andando allo stadio. Per alimentare quello spettacolo non bastavano più solo gli elicotteri. Avevano bisogno ogni anno di nuovi teatranti. Anche qui con un effetto collaterale: quei quattro, otto dieci fuoriclasse pagati oltre misura, più di un capo di una potenza europea, più di un amministratore delegato di una grande azienda.

Il sistema è collassato. Gli stipendi dei teatranti non possono più essere pagati, mentre il calcio è agonizzante. Vive solo per i diritti televisivi, fino al giorno in cui share ed audience in ribasso non costringeranno il Murdoch di turno a chiudere i rubinetti. Ed allora sarà veramente finita.

Mi chiederete: cosa c’entra il Verona in tutto questo? C’entra, c’entra… Abbarbicati ad un’idea romantica del calcio, fatta solo di passione e coerenza, in questi anni abbiamo dimostrato che un nuovo calcio, che forse alla fine è semplicemente il vecchio, è ancora possibile. Crollati in Lega Pro, costretti ad assistere a spettacoli indecenti, noi veronesi non ci siamo arresi nè alle tessere del tifoso che ci hanno schedato nè agli elicotteri berlusconiani. Perchè in fondo di quello spettacolo non c’importava nulla. Era il Verona il nostro motore, quello che ci spingeva ad andare allo stadio ed in trasferta, a soffrire e a palpitare come quando eravamo in Uefa e in Coppa dei Campioni.

Nemmeno il Chievo con la sua serie A tutta lustrini e paillets è riuscito a scalfire questo atto di fede. Anzi, paradossalmente l’ha rafforzata. E ora che la traversata del deserto è quasi compiuta abbiamo il risultato straordinario che solo la coerenza e la determinazione sanno regalare. Noi siamo sempre quelli dell’Hellas Verona, gli altri chiedono indietro i soldi degli abbonamenti perchè delusi dallo spettacolo. Beh, stavolta possiamo dirlo con fierezza: abbiamo vinto noi.

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