Da qualunque parte la si giri è una brutta storia. Brutta e triste. Il mancato rapporto tra Gibellini e Mandorlini, le accuse, i dispetti, un anno ad alta tensione e adesso lo sfogo finale del ds. Non mi va, francamente, di tifare per uno o per l’altro. Più che ai demeriti dei due ho sempre cercato di guardare ai meriti che entrambi hanno avuto. Enormi quelli del mister che ha preso una squadra alla deriva e l’ha portata prima in B e poi ad un passo dalla A. Grandi anche quelli di Gibellini che ha scoperto buoni giocatori e ha costruito un Verona che può anche durare nel tempo. C’è però un fatto, assoluto, che non deve distogliere l’attenzione. A forza di parlare di Gibellini, di Mandorlini, di sfoghi e di accuse c’è il rischio di dimenticarci che tutto questo avviene sulla pelle dell’Hellas Verona. Che continuerà a vivere anche dopo Mandorlini, Gibellini, Martinelli e tutti coloro che per un anno, due o dieci vestono questa maglia. Ecco, secondo me in molte delle vicende di questi anni, purtroppo il Verona è sempre stato messo all’ultimo posto a beneficio delle tante piccole posizioni personali, di uno o dell’altro. E questo è stato uno dei mali che ci hanno massacrato. Questo è successo essenzialmente per un motivo: la debolezza della società. Debolezza strutturale, incapacità di far valer le proprie ragioni. Quando senti cose come quelle che ha detto Gibellini questa mattina, ti chiedi in che razza di mondo siamo capitati. Bastavano dieci minuti e grande risolutezza per risolvere la questione anche a costo di prendere drastiche decisioni, giuste o sbagliate che fossero. Ma mai si doveva arrivare ad un tale livello di bassezza.
DI GUERRE FRATRICIDE E BATTAGLIE CHE CI ASPETTANO
Che cosa sta succedendo in casa del Verona? Davvero è partita una guerra, un tutti contro tutti, come le ultime dichiarazioni di Martinelli nei confronti di Gibellini hanno fatto intendere? Come al solito la vittoria ha molti padri mentre la sconfitta è orfana. Vediamo dunque di tracciare una sintesi per capire meglio.
1) Gibellini contro Mandorlini o Mandorlini contro Gibellini? È come dire se è nato prima l’uovo o la gallina. I due non si sono mai piaciuti, c’è poco da fare. Eppure avrebbero avuto tutto per andare d’accordo. Il mister vulcanico e rivoluzionario, il direttore sportivo pacioso e più riflessivo. Non si sono capiti. Mandorlini imputava al Gibo i pochi investimenti sul mercato. Il Gibo si chiudeva in se stesso e non spiegava il suo lavoro. E soprattutto non diceva che la colpa non era tutta sua ma che era semplicemente un problema finanziario del presidente. Morale: incazzature a raffica, risse sfiorate, divieto al Gibo di andare negli spogliatoio, battute pubbliche al vetriolo e piazzate private da pelle d’oca. Il conflitto è rimasto sotto traccia per il bene dell’Hellas e per fortuna non è mai arrivato allo spogliatoio dove poteva deflagrare senza lasciare vivo nessuno. Alla fine Gibellini si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e solo in quel momento è intervenuto Martinelli che ha da tempo fatto la sua scelta. Mandorlini evidentemente.
2) La malattia del presidente. Lo so che non è bello parlarne, ma è un grosso problema. Martinelli, purtroppo deve essere concentrato sulla sua malattia che lo costringe a lunghe degenze in ospedale. Diciamoci la verità: una persona normale avrebbe buttato tutto a mare molto prima. Martinelli, invece, ha trovato nel Verona una fonte inesauribile di vitalità. Ma inevitabilmente l’assenza di Martinelli, ha nuociuto sulla vita societaria. Emblematico l’imbarazzo di Magnani e Siciliano dopo la dichiarazione di Setti. “Non sappiamo nulla, non possiamo dirvi nulla perchè non abbiamo parlato col presidente”. Il problema è che non era una frase di circostanza per prendere tempo. Era drammaticamente vero.
3) Arriva Setti. Pare l’unico in grado di aiutare Martinelli. È vulcanico, rampante, entusiasta. Guida aziende in espansione, il calcio farà bene al suo ego e al suo business. Martinelli ne è rimasto conquistato. Il presidente lo fu anche di Parentela e questo, se vogliamo, non è un gran biglietto da visita. Setti ha parlato, parla, parlerà. Vuole smorzare gli ardori di Mandorlini. Al Corriere di Verona ha dichiarato: “Serve più collegialità, non esiste che un direttore sportivo non vada nello spogliatoio”. Per questo ha già un allenatore di scorta: Devis Mangia, che il nuovo direttore sportivo Sogliano aveva portato alla Primavera del Varese. Forse è solo una tattica per limitare il “potere” di Mandorlini che per i veronesi è una sorta di profeta. È bene che le parti si parlino in fretta e si chiariscano. E se avessero anche un solo dubbio, lo cancellino immediatamente. Per evitare tensioni e crisi durante l’anno. È chiaro che non si può prescindere da Mandorlini. Setti lo sa benissimo. Dovesse cambiare partirebbe col piede sbagliato e con i tifosi contro. Ma, d’altro canto, è giusto che la proprietà si faccia sentire, impedendo al tecnico di esporsi in maniera brutale come ha fatto Mandorlini in questi anni, anche per compensare a deficienze strutturali e comunicative.
4) Non più outsider. Il Verona quest’anno ha goduto di un’invidiabile privilegio. Ha giocato da outsider. Nessuno ha chiesto ai giocatori e al mister più di una salvezza tranquilla. E ciò ha sgravato la squadra da responsabilità eccessive. Forse non è un caso che il Verona ha dato il peggio di sè proprio quando le gare valevano doppio. Il prossimo campionato non sarà così. Il Verona partirà con i favori del pronostico, sarà una delle squadre da battere, in pole-position. Deve tenerne conto Setti e la nuova proprietà. Ci aspettiamo grandissime cose da lui e dal mercato. L’obiettivo non può che essere uno solo. L’immediata conquista della promozione.
I COMPLOTTI E LE LEZIONI DI GIORNALISMO
E’ simpatico assai notare come ci sia qualche pennivendolo che, sempre al soldo del solito padrone, tenta di inquinare l’aria con le sue teorie, miste a lezioni di giornalismo. Qualcuno che, invece di andare allo stadio a vedere Verona-Varese dal vero si è impegnato in uno zapping spasmodico, anche in quelle televisioni da lui tanto detestate e che continuano suo malgrado, forse perchè libere, a registrare grandi record d’ascolto.
E’ altrettanto simpatico che sullo stesso giornale si sia letto per settimane da parte di un apprezzato e stimato collega, articoli che ipotizzavano (credo giustamente visto come sono andate le cose..) che ci fosse un complotto del Palazzo (Sky, media nazionali, Lega ) per favorire la Sampdoria. Complotto oggi negato con forza dallo stesso organo d’informazione.
Ma del resto: questi personaggi teorizzavano qualche anno fa una grande fusione con il Chievo e avevano già pronte magliette, loghi e altro come il padrone gli chiedeva… Al resto, a fare confusione con la storia ci avrebbero pensato loro… E’ logico, quindi che oggi siano qui a negare l’evidenza. E cioè che questo Verona è stato fortemente penalizzato dagli arbitri, a Nocera come in casa con l’Empoli, passando per la gara con l’Abinoleffe (solo per citare gli ultimi episodi)… Massa è stato solo l’ultimo della serie. Ma è inutile ribadirlo a certa gente. Per loro i complotti ci sono solo quando i torti accadono alla loro squadra del cuore. Allora sì che il Palazzo c’è l’ha con la piccola squadra della favola eterna… Ah, la squadra del cuore non è il Verona, ma questo era evidente…
RIFLESSIONI
Sbollita la rabbia e contato fine a mille per evitare di scrivere improperi è tempo di fare una prima riflessione sulla stagione del Verona.
GLI OBIETTIVI. Qual era l’obiettivo dell’Hellas ad inizio stagione? È bene chiarire subito il concetto. Il Verona dopo quattro anni di Lega Pro doveva solo raggiungere una salvezza tranquilla. Questo gli chiedevamo, questo avremmo firmato ad agosto scorso. Detto questo che è molto importante, il resto viene di conseguenza. Aver raggiunto i play-off è stato un sogno, un fantastico sogno che si è interrotto sull’altare di due fattori principalmente.
I PLAY-OFF. Chiariamo subito allora che cosa ha spinto il Verona fuori dal sogno. Il primo motivo è che l’Hellas ha ciccato clamorosamente la gara d’andata. Un Verona irriconoscibile, abulico, disposto male in campo che ha preso due gol e che poteva prenderne altri due, minimo. Il secondo, evidentissimo è che il Verona è stato spinto fuori dal signor Massa di Imperia, che già una volta nella sua carriera ci aveva tolto una promozione. Non so quanto Massa sia stato in malafede, quanto un incapace e quanto, nel linguaggio arbitrale che ha dei suoi precisi codici, abbia voluto dimostrare ai suoi capi la personalità di non fischiare un rigore davanti al pubblico del Bentegodi. Fatto sta che qui risiede il problema. Il Verona, nolenti o volenti, in questa stagione è stato defraudato di almeno otto, nove punti. Sviste arbitrali che pesano come macigni sulla classifica.
MANDORLINI. Che sia un fuoriclasse della panchina è innegabile. Che abbia un feeling straordinario con la piazza è evidentissimo. Che anche lui abbia dei difetti è altrettanto chiaro, quanto umano. Ma sono quei difetti che alla fine fanno la differenza tra un allenatore “normale” e lui. Cosa gli imputiamo? Il coro di inizio stagione? In molti si sono scandalizzati imbarazzati, dimenticando che quel coro era il frutto delle vergognose aggressioni che il mister aveva subito a Salerno, dopo che alla vigilia di quella partita, sostituendosi alla società, troppo spesso indietro su questi argomenti, aveva denunciato lo stato fallimentare dei conti dei campani. Ciò che era di dominio pubblico, ma non detto, divenne ufficiale. E forse il Verona venne un minimo tutelato dal Palazzo che non poteva promuovere una squadra già fallita. È pur vero che il mister dà il meglio di sè quando è sotto pressione, quando è “nervoso”. Paradossalmente quando è tranquillo non riesce a trasmettere alla sua squadra la sua rabbia e la sua competenza. Non è diplomatico e si sa. Se l’è legata al dito quando Gibellini non l’ha difeso a Sport Italia, mentre lo mettevano alla gogna. Da quel momento per lui il “Gibo” non è più esistito. Ragionandoci un momento avrebbe capito che poteva avere un grande alleato in Gibellini. Che non è uno di quei ds che va ad attaccare casini negli spogliatoi e che è tutto sommato per un allenatore come lui, cioè un allenatore con caratteristiche manageriali, il “male minore”. Esistono nel mondo del calcio ds che non lasciano tregua all’allenatore e che a volte agiscono nell’ombra per destabilizzare l’ambiente. Ci sono anche ds che fanno la formazione e che scelgono tecnici di scarsissima personalità proprio per imporre le proprie idee. Basta guardarsi attorno per capirlo… Mandorlini è questo, nel bene e nel male. Prendere o lasciare. E noi, prendiamo.
LA SOCIETÀ. Martinelli è stato ed è il miglior presidente del Verona dopo Garonzi. Non c’è dubbio. Ha il merito enorme, incommensurabile di aver restituito una dignità ad una società che l’aveva persa quasi del tutto. Fare il presidente del Verona è difficilissimo. È un ruolo di responsabilità che viene messo sotto esame come neanche quello di sindaco… Pensi di fare bene e sbagli. E tutti danno consigli pensando di avere in tasca la verità. Meglio fare così, no così. Però intanto a pagare è sempre e solo il presidente. L’avventura nel Verona gli è costata tantissimo. Più di venti milioni di euro. Una cifra enorme, forse superiore alle sue possibilità. Per questo è legittimo che ora stia cercando dei soci. Credo che Martinelli abbia sbagliato due cose. Il low profile nei confronti degli arbitri che poi è clamorosamente naufragato con la piazzata garonziana di Bergamo. E l’attaccare frontalmente i tifosi su richiesta del Palazzo. Quel Palazzo che non ci ha giudicati probabilmente “maturi” per andare in serie A. Mediaticamente attaccare i tifosi o una parte di essi ha avuto il sapore di una sfida, inutile e dannosa. Altro non ha fatto che aumentare il livore dei media nazionali nei confronti di Verona. Ecco, se lo dice anche il presidente, allora è vero. In realtà e lo sappiamo benissimo, a Verona non è peggio che da altre parti. Anzi, probabilmente è meglio. Certo, c’è da fare molto, ma appunto c’è da fare e non da dire. Vale di più in questo senso un colloquio costante e non pubblicizzato che non una presa di posizione pubblica. E poi bisogna anche essere bravi a mettere in risalto quanto di buono comunque la tifoseria ha fatto in questi anni. E perché no? Qualche volta anche difenderla… Infine, l’ultimo peccato di Martinelli è stato avvallare le continue dichiarazioni del signor Setti. Ma questo lo affrontiamo nell’ultimo punto.
IL FUTURO. Cosa succederà adesso? Beh intanto dopo tante chiacchiere aspettiamo veramente i fatti. Setti, ora che il Verona giocherà in B deve dimostrare a Martinelli e alla città che veramente vuole il Verona. In A eravamo capaci tutti con la valanga di contributi che arrivano. Ma è adesso che serve benzina. La metterà veramente Setti? Oppure adesso si tirerà indietro? Sono veramente curioso di vedere come andrà a finire. Non è stato comunque gradevole ascoltare gli spifferi aperti da Setti e dai suoi collaboratori durante questi play-off. E il fatto che nessuna delle stupidaggini uscite in questi giorni (Mandorlini via, arriva Mangia) siano state smentite è sintomo che qualcosa di vero c’è. Questo, ha fatto malissimo al Verona e molto ne farà se questi propositi verranno realmente perseguiti. Oltretutto c’è da capire se Setti è da solo o se ha vicino l’amico con cittadinanza nigeriana Volpi. Sogliano, il futuro, a quanto pare, direttore sportivo, avrebbe confidato che nei suoi incontri con Setti, per parlare del Verona, c’è sempre stato anche Volpi. È un aspetto tutt’altro che secondario, anche se qualcuno in malafede, dice che è lo stesso e che valuteremo in seguito che cosa farà Setti. Vorrei ricordare a tutti, ma senza fare del populismo ma solo per realismo, che scempio ha creato al Verona aver tollerato Pastorello con i suoi perversi legami con Tanzi e la Parmalat. In realtà affrontare il prossimo campionato è più semplice del previsto. Basta non buttare il bambino con l’acqua sporca. Serve qualche rinforzo intelligente davanti magari ad una cessione eccellente (Hallfredsson? Gomez?). L’allenatore c’è già, il gruppo è straordinario e l’ha dimostrato anche ieri nel post-partita, la piazza e da serie A. L’entusiasmo non manca. Ci siamo stati, ci siamo e ci saremo. Sempre.
MASSA BRAVI
Forse questa è la colpa dell’Hellas… Forse siamo stati sempre MASSA bravi… E nel calcio corrotto degli italiani questa è una colpa….
LETTERA ALL’HELLAS VERONA
Cara Hellas Verona,
prima di tutto volevo dirti che nonostante le sofferenze a cui mi sottoponi, continuo ad essere innamorato di te. Come succede quando si ama, non è chiaro il perchè. Forse è proprio perché mi fai soffrire, forse è perché il destino si è spesso accanito contro di te, forse perché vesti con i colori più belli del mondo…. Ci provo a dimenticarti: ma non ci riesco. Ogni volta che mi giro da un’altra parte per non vederti, per non sentirti, per non stare più male, finisce che penso ancora di più a te. Ed anche se a volte, come mercoledì scorso, mi fai incazzare, non ce la faccio proprio a lasciarti. Così, anche oggi, prima di un’altra partita, sono qui con i nervi tesi e la testa piena di te. Ed anche stavolta, prima dell’appuntamento di domani, comincio ad avere i soliti sintomi. Tensione dei muscoli, farfalle nello stomaco, irritabilità spinta nei confronti di chi non capisce il mio amore.
Ci chiamano “irriducibili romantici” e non capiscono perché siamo ancora lì a seguirti, mentre da altre parti ci avrebbero fatto ponti d’oro per tradirti… Il bello è che non se ne fanno una ragione… Non concepiscono che si possa amare una squadra per la sua stessa essenza, per quello che rappresenta, perché simbolo di una città e di una comunità. Dimenticano che per amore siamo andati in cinquemila a Busto ad un passo dalla C2. Andare in A non significa andare a vedere Milan, Inter, Juve. Per noi significa vedere l’Hellas. Ed infatti c’eravamo anche a Legnano, a Sesto, ad Alessandria e a Bassano.
Ho un sogno: vorrei vedere domani sera il Verona gettare il cuore oltre l’ostacolo. Vorrei vedere ragazzi distrutti dalla fatica. Vorrei vedere le zolle dell’erba alzate. Vorrei che l’Hellas mi regalasse una partita eroica. Mi hanno insegnato così. Ho tifato il Verona e sempre lo tiferò non perché mi interessa vincere ma perché voglio che la maglietta gialloblù con il mastino e la scala venga sempre onorata. Poi guarderemo anche il risultato certo. Ma state sicuri, ragazzi che oggi avete l’onore di essere i portacolori del glorioso Hellas Verona, se sputerete il sangue per noi e non ce la farete, noi vi applaudiremo in ogni caso. E adesso… ANDIAMOOOOOOOOOOOOOOO
NO, RAGAZZI, NON PUO’ FINIRE COSI’
E’ finito il primo tempo. Il Verona ha giocato il peggior calcio della sua meravigliosa stagione. Difficile capire il perchè. Un black-out, un passaggio a vuoto che può aver compromesso la rincorsa alla serie A. Non so dove finiscano i meriti del Varese e dove inizino i demeriti del Verona. La squadra non è andata in campo. Si è fatta aggredire, non ha saputo ripartire, è andata nel pallone. Di questo squadra, al di là di tutto ho sempre apprezzato l’indomito spirito guerriero. Ed è questo che si è smarrito a Varese. Il Verona non ha lottato. Troppo brutto per essere vero. Al Varese è venuto tutto facile. Può darsi che l’Hellas abbia preparato una gara di contenimento e quando al minuto 3 Kurtic ha segnato su punizione i piani sono saltati. Ma il Verona che conosciamo avrebbe comunque rinserrato le fila e preparato le contromosse. Questo Verona è evaporato. Chiuderei qui l’analisi della gara d’andata. E’ un esercizio inutile a questo punto. Non posso pensare che l’avventura finisca in questo modo. Può finire certo, perché è nelle cose del calcio e della vita. Ma se deve finire, è necessario che il Verona torni se stesso e sabato pomeriggio nel catino infuocato del Bentegodi faccia valere tutte le sue armi e renda durissima la vita al Varese. Ce la possiamo ancora fare. Poche chiacchiere da qui a sabato. Abbiamo 90 minuti per la nostra “remuntada”. Tutti insieme. Come sempre.
FEBBRE A 90′
“Nessuno dei momenti che la gente descrive come i migliori della propria vita mi sembrano analoghi. Dare alla luce un bambino dev’essere straordinariamente emozionante, ma di fatto non contiene l’elemento cruciale della sorpresa, e in tutti i casi dura troppo a lungo; la realizzazione di un’ambizione personale – una promozione, un premio, quello che vuoi – non presenta il fattore temporale dell’ultimo minuto, e neppure l’elemento di impotenza che provai quella sera. E cos’altro c’è che potrebbe dare quella subitaneità? Una grande vincita al totocalcio, forse, ma la vincita di grosse somme di denaro va a toccare una parte completamente diversa della psiche, e non ha niente dell’estasi collettiva del calcio. E allora non c’è proprio niente che possa descrivere un momento così. Ho esaurito tutte le possibili opzioni. Non riesco a ricordare di aver agognato per due decenni nient’altro (cos’altro c’è che sia sensato agognare così a lungo?), e non mi viene in mente niente che abbia desiderato da adulto come da bambino. Siate tolleranti, quindi, con quelli che descrivono un momento sportivo come il loro miglior momento in assoluto. Non e’ che manchiamo di immaginazione, e non è nemmeno che abbiamo avuto una vita triste e vuota; è solo che la vita reale è più pallida, più opaca, e offre meno possibilità di frenesie impreviste”.
da Fever Pitch di Nick Hornby
A TESTA ALTISSIMA
Settantotto punti dopo quattro campionati di Lega Pro, la quarta posizione in classifica, l’effettiva possibilità di andare in serie A. Il Verona di Mandorlini finisce la stagione a testa altissima. Eppure, è così sottile il confine tra la gloria e la sconfitta che ora non possiamo dirci soddisfatti. Il Verona, l’Hellas, Mandorlini, questi fantastici ragazzi sanno meglio di noi che per finire dentro i libri di storia, per diventare mito, devono riuscire ad arrivare all’obiettivo che tutti noi speriamo e desideriamo ormai da dieci lunghi anni. Questo è stato un campionato straordinario. Ma perchè sia eccezionale deve per forza essere coronato dall’impresa finale. Mica facile. Ma possibile. Per tutto quello che ha dimostrato il Verona quest’anno, per la solidità della squadra, per la forza del gruppo, per la consapevolezza, per i record centrati, il Verona ce la può fare. Ora non guardiamo troppo avanti. Se sia meglio giocare con la Sampdoria o con il Sassuolo e se siamo favoriti o sfavoriti dal Palazzo. Godiamoci queste gare, una alla volta, ed iniziamo da mercoledì a Varese. Saranno quindici giorni (speriamo) di passione e di esaltazione. Vivremo emozioni a cui comunque siamo (in parte), già abituati. Se c’è una tifoseria vaccinata a queste sfide siamo noi. E’ un bel vantaggio, credetemi. Siamo pronti, i ragazzi sono pronti e, come mi ha detto il dottor Fontana, saggiamente venerdì scorso dopo la rifinitura: “Se qualcuno vuole batterci dovrà sputare sangue”. Ne siamo certi. Forza Hellas che “ghe la femo”.
TUTTI INSIEME AI GUERRIERI GIALLOBLU’
Prima Modena, poi i play-off. Se volessimo dare un nome a questo finale di stagione, dovremo a tutti gli effetti chiamarla zona-Hellas. Non c’è campionato, ormai, senza che il Verona non ci abbia abituato a questa coda esaltante ed emozionante. Pare proprio un destino. Sembra ieri che ci apprestavano a giocare a Busto Arsizio per non andare in C2. Ora ha tutto un altro sapore, è un’altra storia. Eppure come ogni volta, ti sale un groppo nello stomaco che ti prende dentro al solo pensiero di essere qui a lottare per andare in serie A. Abbiamo celebrato le imprese di questa inestimabile formazione. L’abbiamo esaltata, giustamente, per lo straordinario campionato che ha disputato. Ma il bello arriva ora. E’ adesso, che più di sempre il Verona ha bisogno di noi tutti. Domani a Modena, poi mercoledì, sabato e speriamo, ancora mercoledì e poi un altro sabato. Il popolo dell’Hellas, baluardo invalicabile contro le mille manovre che sulla testa di questa squadra e questa società sono state fatte, è pronto a scendere in campo. Assieme agli indomiti guerrieri di Mandorlini ci saremo anche noi….