TUTTI UTILI, POCHI INDISPENSABILI

Mi ferma un amico: e Gepy come mai non gioca? Poi un altro: e Pichlmann? Un terzo: e se… Un quarto: ma Galli? Un quinto: Doninelli? Sparito? Un sesto: meglio Cangi di Abbate. Un settimo: ciao Vigo, ma che fine ha fatto D’Alessandro? Dio mio ragazzi… Certe volte sembra che tutto quello che di buono sia stato fatto in questo campionato l’abbia fatto un’altra squadra e non il Verona… Premessa: o ci fidiamo di Mandorlini o non ci fidiamo. Che dite? Ci fidiamo? Beh direi di sì. Vivaddio, allora le scelte le faccia lui, visto che abbiamo sessanta punti e che siamo la vera sorpresa calcistica della serie B. Lo sa benissimo anche il mister che uno come D’Alessandro verrà utilissimo da qui alla fine, e lo sa anche lui che Bjelanovic fino ad oggi ha reso molto sotto a quello che ci aspettavamo e che Pugliese è un buon giocatore. Ma se fino ad oggi Mandorlini ha dimostrato una dote è proprio quella di non aver avuto preclusioni per nessuno. Oh s’intende: il mister ha le sue idee, tecniche e tattiche e ha ragione a portarle avanti. Ma mi pare che in un gruppo così numeroso tutti hanno avuto la loro chance e il loro quarto d’ora di gloria. Ce l’ha fatta persino quel simpaticissimo francesino che arrivato con i chili di troppo ha conquistato a suon di serietà (e di gol più assist) il mister. Insomma, Mandorlini agirà ancora una volta per il meglio e la lezione è una e una soltanto: tutti sono utili in questo Verona, in pochi davvero indispensabili. E’ il nostro segreto, non l’avete ancora capito?

IL CAMPIONATO AUSTRIACO

“Fatemi per favore giocare nel campionato austriaco…”. Mi sto domandando perchè si arrivi a pronunciare una frase così. Una provocazione evidente che però racchiude un disagio sempre crescente, un senso di nausea e impotenza senza confini, infine una ribellione a tanti troppi soprusi. Una semplice partita di calcio porta lontano. Porta a considerazioni politiche-sociologiche probabilmente più grandi di noi, ma che ci lanciano un segnale chiaro: Houston abbiamo un problema.
Il problema che nascondiamo come polvere sotto il tappeto non è tanto la questione meridionale, il Ti amo terrone di Mandorlini o le trite e ritrite accuse di razzismo che il Sud fa al Nord. Questo nodo inestricabile che provoca tutto questo conflitto si chiama “legalità”. È quella che tiene un paese unito, è quella che oggi alza un muro tra Nocera e Verona, tra noi e loro, se ci può essere in un discorso del genere un “noi” ed un “loro”. Perchè la legge dovrebbe essere “uguale” per “tutti”.
All’andata, tanto per fare un esempio, ci furono arrestati in entrambe le tifoserie. I giudici che lavorano a Verona ritennero quei soggetti pericolosi e lì lasciarono in galera qualche mesetto. A Nocera, invece, il giudice mandò tutti a casa il giorno dopo, pur essendo simili i reati di cui erano accusati. Giusto? Sbagliato? Perchè questa applicazione così disomogenea della stessa Legge?
È questa costante disparità nell’applicazione delle regole che innesca il conflitto. Se fossero stati i veronesi a rubare uno striscione sono certo al cento per cento che non sarebbe ricomparso in Curva. C’è poco da fare: quello è uno sberleffo bello e buono non tanto ai veronesi ma alle forze dell’ordine che lo hanno cercato per giorni, e quindi allo Stato italiano.
Quell’affermazione di poter agire, appunto, in un’illegalità perenne che poi sfocia nell’accusa generica: “voi siete terroni” e la risposta classica: “razzisti”.
Qualcuno dal Sud mi ha rimproverato di non aver raccontato la verità nell’ormai famoso dossier che abbiamo pubblicato su Tggialloblu.it.. Nessuno si è sognato di dirmi, solo per capire, se è normale che un tecnico abbia due poliziotti che lo scortano in panchina. Se è normale che parta una sassaiola da dentro lo stadio sui tifosi ospiti, se è giusto che un giocatore provochi gli avversari dopo un gol. Dove sono le falsità? Cosa c’è di non vero in quelle immagini?
C’è stata invece quasi una sorpresa che un media del nord applicasse per primo quella che nel ’68, chiamavano anche “contro informazione” quasi che quel settore fosse un monopolio esclusivo. In effetti quando la Rai, cioè la tivù pubblica, arriva a censurare nel servizio sulla partita l’episodio del calcio di rigore non concesso a Gomez, delle domande bisogna pur farsele anche su chi ha il potere dentro i mezzi d’informazione nazionali…
C’è un’ultima domanda che mi tortura: sono equi i trentamila euro di multa alla Nocerina, cioè gli stessi dati al Verona per due razzi lanciati da un solo spettatore (uno su 17500…) in un derby? È lo stesso concetto di legalità che viene applicato? È questa la mano fermissima promessa da Abodi al presidente Martinelli a cui la Lega ha chiesto un impegno in prima persona con la propria tifoseria?Bah, secondo me è proprio il contrario. Qui si allontana ancora di più il Sud dal Nord, dove sempre meno gente è disposta a farsi fare la morale da gente così…

PRESA IN GIRO

Non vorrei nemmeno commentare quello che è successo a Nocera. Dico solo che il Verona ha subito un furto spaziale. Di più premeditato.

Dopo una settimana in cui si sono sprecati i comunicati per appellarsi al pubblico veronese e al buon senso, è tempo che la società cambi strategia e cominci anche a farsi rispettare da chi comanda questa mondo del calcio. Oggi a Nocera i tifosi dell’Hellas si sono comportati in maniera esemplare dimostrando che non sono loro il “male assoluto”. Una prova notevole d’intelligenza, in mezzo a provocazioni d’ogni tipo.

Non è tollerabile che un tesserato della federazione vada a festeggiare sotto una curva come ha fatto oggi Merino e come fece Cutolo a Verona senza subire nessun provvedimento.

Non è tollerabile che Mandorlini abbia visto la partita in panchina scortato dalla Polizia.

Tutelare i tifosi vuol dire anche difendere la squadra. E’ vero, magari il Verona dei primi venti minuti non è stato il massimo, fare andare sul 2-0 in quel modo la Nocerina meriterebbe un approfondimento. Se fosse stata una gara normale. Ma il commento tecnico finisce inevitabilmente davanti al rigore negato a Gomez e quello concesso ai campani. Che altro vuoi dire? Mi aspetto a breve una dura presa di posizione di Martinelli. Io sarò al suo fianco in questa battaglia.

PARLEMO DE BALON?

Il nostro meraviglioso Hellas sabato giocherà contro la Nocerina, ultima in classifica. Non tragga in inganno questo dato. In realtà la squadra di Auteri può diventare una gran brutta bestia se affrontata con la testa sulle nuvole e senza le dovute cautele. Chi l’ha vista giocare al Bentegodi ricorderà quanto ci fece penare e quanto sudammo per ricavare un misero pareggio che forse stette più stretto a loro che a noi.
Certo che l’ultimo Verona mandorliniano è tutt’altra cosa rispetto a quello che con la Nocerina iniziava appena il grande ciclo.
Fossi nel mister non cambierei questa formula vincente con i tre micidiali là davanti. Con Gomez finalmente calato dentro l’attacco, quasi fosse lui il vero centravanti, con Ferrari a fare il lavoro che gli riesce meglio (prendere botte, lottare su ogni palla, svariare e creare spazi) e col mio amico normanno di dieta perenne a dipingere palloni dorati, non tralasciando le sue conclusioni verso la porta ma anche gli angoli e finalmente le punizioni tirate come dio comanda.
I campi asciutti e la primavera, in più, non possono non farci pensare ai nostri giocatori più tecnici e veloci che ora potranno fare la differenza.
Si credo proprio che da qui in poi saranno preziosissimi Mancini, Berrettoni e quel D’Alessandro che può diventare arma letale nei finali di gara, molto di più credo di un Bjelanovic che ha ritmi, stazza e attitudini che poco si addicono a cambiare marcia ad un match.

IL CERBIATTO E IL CERVO

Un bellissimo cerbiatto dal manto scuro e con delle stupende macchioline bianche sul dorso viveva con la sua famiglia in una meravigliosa foresta con un ricchissimo sottobosco che offriva cibo in abbondanza. Il cerbiatto ammirava il suo caro babbo e desiderava diventare grande e forte proprio
come lui aspettando con ansia che gli spuntassero finalmente le stesse lunghissime corna che tutti invidiavano al suo genitore.

Nell’impazienza di quel momento egli seguiva costantemente il grosso cervo cercando di imitarlo in ogni cosa. Durante un bel mattino di fine inverno, mentre il grande cervo brucava tranquillo le foglie dei cespugli più bassi in compagnia dell’inseparabile figliolo, un possente ruggito squarciò il silenzio della foresta. Era un leone! Il cerbiatto sconcertato osservò il suo babbo e, con enorme stupore scoprì che questi tremava come un fuscello al vento.

Sì, il suo venerato papà aveva paura! Come era possibile? Ma prima ancora che egli potesse chiedergli spiegazioni il cervo gridò al figlio: “Corri!” e si lanciò in una velocissima fuga. Il cucciolo obbediente lo seguì con le lacrime agli occhi per la vergogna e la delusione. Quando finalmente si fermarono il cervo si avvicinò al figlio e scorgendo il suo pianto gli parlò con voce dolce: “Piccolo mio, questa paura che tu disprezzi ci ha salvato la vita. Quel leone non avrebbe avuto pietà di noi e ci avrebbe sicuramente sbranati se non fossimo fuggiti. A volte bisogna ingoiare il proprio orgoglio e sapersi arrendere di fronte a chi é più forte di noi. Questo significa diventare adulti e saggi.”

Quelle parole consolarono il cerbiatto. Adesso ammirava ancora di più quel suo babbo che non aveva esitato a dimostrarsi un fifone rischiando di perdere la stima del figlio pur di salvargli la vita. Questo era il vero coraggio. Morale: Nella vita serve più coraggio per rinunciare ad affrontare persone più forti e prepotenti piuttosto che per accettare sfide inutili e violente.
(Esopo)

MENO MALE CHE C’E’ IL VERONA

Al termine della più assurda settimana degli ultimi anni, in cui si è parlato di più del razzismo, delle penalizzazioni, dei cori, delle maximulte che della meravigliosa vittoria di Torino, l’Hellas ci ha ricordato quanto stupendo sia gioire per i suoi gol, quanto sia fantastico vincere un derby, quanto è bello essere testimoni di gol fantastici come il primo di Gomez e quanto sia meraviglioso vedere il tuo portiere saracinesca chiudere la porta all’attaccante avversario.

E’ questa la magia del calcio a cui non si può resistere. Lo sport più bello e più seguito del mondo avrà sempre la meglio anche se cialtroni di ogni risma tentano di rovinarlo. E’ ancora più fantastico se tutto questo accade a Verona, la nostra stupenda città, dove il sole è un po’ più giallo e il cielo è po’ più blu rispetto ad altre parti. C’è un’alchimia che rasenta la magia tra il Verona e il suo pubblico. C’è un’onda emotiva che trascina la squadra e viceversa.

E’ qualcosa che esce dal nostro animo e si fa collettivo. Quando l’Hellas respira questa aria non teme avversari. Mi pare assurdo il dibattito che qualcuno ha tentato di animare in questi ultimi giorni. Prima i “butei” o prima il Verona? Ma che cosa vuol dire? Senza essere blasfemo è come se la religione cristiana dicesse che c’è prima il padre, poi il figlio e infine lo spirito santo. Ma vi sembra possibile? Il Verona è la nostra squadra, vive perché ci siamo noi e noi viviamo come tifosi perché c’è l’Hellas. La squadra, la società sono un bene prezioso e il nostro bene va salvaguardato come si salvaguarda un arcovolo dell’Arena o le Arche scaligere.

Senza i tifosi, non c’è dubbio, che non esisterebbe d’altro canto l’Hellas. Sappiamo bene quali manovre sono state messe in atto negli ultimi anni per cancellare questa centenaria storia e probabilmente se non ci fossero stati i “butei” a fare da muro invalicabile, il progetto sarebbe andato in porto. Che fine avrebbe fatto il Verona se diecimila e più veronesi non si fossero abbonati in Lega Pro, dimostrando amore incondizionato al di là di ogni categoria?

E’ giusto, quindi anche sentire le istanze di questa gente che spesso viene trattata peggio delle bestie, senza ragione, negli stadi italiani, inondati di piscio a Salerno o quasi avvelenati dal topicida a Pescara.Gente che sa benissimo che ora c’è poco da scherzare perché ci sono in ballo punti decisivi. Per il Verona, il “nostro” Verona, cioè noi. Il Verona di Mandorlini ci rende orgogliosi ogni sabato di essere suoi tifosi. Altro non c’è da aggiungere. Anzi, qualcosa c’è. Non ero allo stadio e leggo da molti di voi dei due razzi lanciati. Giovanni Vitacchio ne aveva parlato in diretta e ora che è tornato in redazione mi ha riferito l’episodio che riportiamo anche nella home page come notizia, sottolineando come comunque non ci sia stato nessun incidente nel dopo gara. Non so se rischiamo la squalifica. So solo che l’idiota che li ha lanciati è nemico dell’Hellas. Su questo sono d’accordissimo con Martinelli.

ADESSO DOBBIAMO PROTEGGERE L’HELLAS VERONA

Cantare “Veronese pezzo di merda” non è discriminazione territoriale. Ma cantare “Terrone ti amo” sì. L’ha deciso il Minculpop che gestisce il cristallino mondo del calcio italiano. Ma sì certo: gli stessi dei passaporti falsi, del calcioscommesse, delle partite vendute, di Moggi e degli arbitri chiusi nei camerini. Gli stessi che come delle verginelle assestano alle casse del Verona quarantamila euro di multa. Quarantamila.

Probabilmente gli stessi che giudicano un “uh” fatto allo Juventus Stadium appena visitato da Roi Michel che si è professato juventino a vita, non razzista, mentre uno fatto al Bentegodi o all’Olimpico di Torino dai tifosi del Verona, sì. Eppure non ho mai visto un giornalista che chiedesse ad Andrea Agnelli conto di quegli uh come ad ogni intervista fanno con Martinelli. Neanche a Moratti ieri sera dopo gli ululati razzisti di San Siro a Mandanda nessuno si è sognato di porre la domanda.

Grazie a orecchie bioniche, a Torino sono stati sentiti ululati razzisti in due specifiche occasioni. Al 1′ e al 30′ del secondo tempo. Vorrei specificare che Maietta ha segnato un gol pazzesco al 75′, cioè al 30′ del secondo tempo: ergo, dubito che in mezzo a quel delirio qualcuno possa aver bueggiato gli avversari. Vabbè. Ammettiamo che quella veronese sia veramente una tifoseria razzista. A questo punto i cori avrebbero dovuto colpire i giocatori di colore dal primo all’ultimo minuto e non solo due volte, se partiamo dal presupposto che quella del Verona sia una dependance del Ku Klux Klan. Non mi pare sia stato così. Si può dire che non è il numero di cori che fa la differenza nella multa. Ed allora cosa la fa? La simpatia del giudice o dei commissari? E’ politica? Che differenza c’è tra l’Olimpico di Roma e l’Olimpico di Torino? Perchè quarantamila al Verona, zero ad altri, ventimila alla Lazio? Anche perché il non senso della faccenda è che i cori più gravi, idioti e insensati nemmeno sono stati uditi e citati (e questa se vogliamo è un aggravante per i giudici e i commissari…).

Detto questo: a mio avviso il Verona farebbe bene a presentare subito un ricorso, come ha fatto anche recentemente il Padova per diecimila euro di multa.

Parallelamente deve partire un messaggio chiaro e forte: ormai siamo in mezzo alla bufera, qualsiasi cosa facciamo, diciamo, respiriamo può danneggiare pesantemente (e sottolineo pesantemente) la fantastica corsa dell’Hellas Verona verso la serie A. Non possiamo offrire il fianco a nessuna strumentalizzazione. Non è il momento dei se e dei ma, anche se come ho spiegato, sarebbe giusto qualche volta far sentire le proprie ragioni. Teniamone conto da qui in avanti. Martellarsi da soli i coglioni è un esercizio molto stupido.

BENVENUTI IN PARADISO

Quando tra una decina d’anni riguarderemo nelle nostre cineteche la gara con il Torino ci verrà da sorridere a ricordare una serata come questa: ti ricordi come giocava quel Verona di Mandorlini? Solo in paradiso giocano così.

In paradiso e a Verona, appunto. Non sia un’iperbole, ma l’Hellas all’Olimpico ha messo in scena uno spettacolo meraviglioso, una poesia infinita, una superiorità schiacciante. In casa della potenziale capolista che non aveva mai perso il Verona è stato perfetto. Non sai nemmeno da chi iniziare con gli elogi e con chi finire. Tutti perfetti, tutti uniti, un’orchestra eccezionale che ha suonato una sinfonia da pelle d’oca.

Quattro gol, uno più bello dell’altro, un palo, un miracolo di Benussi, almeno altre tre nitide occasioni. Non c’è stata partita perchè il Verona non ha voluto che ci fosse. Il Torino, cioè la squadra che più ci era stata superiore fino ad oggi, è stato schiantato da un Verona bellissimo, persino troppo perfetto. I meriti vanno davvero divisi tra tutti. Non si può non partire dalla testa, cioè da Martinelli, e poi a scendere Gibellini, Rafael, tutti coloro che hanno giocato e anche chi non ha giocato.

Ho tralasciato appositamente Mandorlini perchè lui è il demiurgo di questo Hellas, l’uomo che riesce a tramutare il paradiso in realtà. Siamo in corsa, siamo lì, e sicuramente dovranno fare i conti con noi. Ne ero certo dopo Genova, ne sono certissimo oggi. Il campionato non è finito, ma per una settimana non voglio scendere da questo paradiso. Dopo tanti anni di inferno, credo di meritarmelo. Anzi: ce lo meritiamo. Tutti noi.

LA PAURA

Un amico mi dice: c’è poco da fare. Se il Verona non va in serie A resteremo tutti molto delusi. Gli rispondo: ma se un anno fa ti avessero detto che saresti stato promosso in B e che a marzo stavamo giocando per la promozione cosa avresti pensato? Dice: è vero. Ma un tifoso guarda solo al presente e al futuro. E adesso ha paura di non farcela.
Legittimo. Ma sbagliato. Hai paura di non farcela quando hai qualcosa da perdere. In realtà il Verona di Mandorlini non ha nulla da perdere. Deve solo continuare a stupire. Con la testa sgombra, conscio di aver fatto già tantissimo.
Quella paura è la stessa che ci ha fatto giocare venti minuti con il “braccino” a Genova e che ogni tanto affiora in alcune gare. Credetemi. Se veramente vogliamo provare andare in serie A, dobbiamo liberarci di quella paura, noi tifosi e la squadra di conseguenza. Giocare “leggeri” da qui in avanti, con la consapevolezza di chi sa che non c’è nulla da perdere ma solo da guadagnare. È un campionato meraviglioso, non roviniamolo con le nostre stupide apprensioni.

CLIENTI O TIFOSI?

Ogni tanto c’è qualcuno che parlando di chi assiste ad una partita di calcio tira fuori il termine “cliente”. Lo fa anche oggi la Gazzetta rispondendo ad una lettera di un lettore. Mi fa un po’ ridere francamente. Cliente è qualcuno che paga per avere una merce sperando che quello che ha pagato corrisponda al valore della cosa comprata.
Fosse così, vedendo quanto costa assistere ad un match di calcio, raramente quel “cliente” sarebbe soddisfatto dell’acquisto. Senza contare il masochismo: alzate all’alba per seguire la squadra, ore di trasferte in pullman disagiati, tornelli, peripezie per acquistare i biglietti, eccetera, eccetera.
Fossimo stati “clienti” a Verona saremmo andati ad abbonarci in massa in Lega Pro? È evidente che il concetto di “cliente” è un concetto che esce dalla testa bacata di qualche addetto al marketing che ritiene quel povero tifoso, null’altro che un soggetto da spremere al fine di svuotargli il portafoglio.
È evidente anche che il calcio è molto di più del semplice rapporto tra azienda e cliente. C’è una passione, a volte persino malsana, che non è possibile riscontrare da nessuna parte. C’è una totale e cieca fiducia, tanto che si arriva a chiamarla “fede calcistica”.
È quella che ha permesso al Verona di non crollare in questi anni, di reggere l’urto di una squadra che stava in serie A, ma senza quell’appeal di passione e di emozione che il Verona ha riservato invece ai propri tifosi.
Il Chievo ha cercato di attingere in questi anni ad un pubblico “tiepido”, appunto un pubblico di “clienti” che era interessato più a vedere la serie A (Inter, Milan, Juve in primis) che il Chievo stesso. Colpisce quindi che Campedelli, ai mugugni di questo pubblico-cliente davanti a penosi spettacoli (non di risultati, sempre discreti in realtà) abbia risposto: “Se vogliono divertirsi vadano al cinema o al circo”.
Il problema, per Campedelli è infatti proprio questo. I clienti se ne sono andati da altre parti in cerca di uno spettacolo decente e lo stadio, così, è rimasto vuoto con l’unica cornice di pochi ma veri e affezionati tifosi (e non clienti, appunto).
Resta però un dubbio: lo spettatore televisivo di Sky e Mediaset premium è un cliente o un tifoso? Perchè oggi è proprio grazie ai diritti televisivi che chi non ha tifosi allo stadio riesce a sopravvivere. È giusto? Ma soprattutto reggeranno Sky e Mediaset Premium a distribuire denaro, tantissimo, senza un ritorno? È quello che vedremo nel prossimo futuro.