In tempi non sospetti ho sollevato qualche perplessità sulle capacità dirigenziali di Marco Bonamico. Per certi aspetti, e con le debite proporzioni, mi ricorda Dino Meneghin: grande giocatore, dirigente d’immagine ma inconsistente. L’episodio capitato al g.m. Giuliani, allontanato a Cefalù, dove gli è stato impedito di vedere la partita e quindi di fare il suo lavoro, è solo l’ultimo di una serie di “incidenti” in un campionato che ha perso appeal e credibilità. Dov’erano Bonamico e la Legadue mentre si permetteva l’iscrizione-farsa di Napoli? Cosa facevano Bonamico e la Legadue per fronteggiare una crisi senza precedenti che tra il 2010 e il 2012 ha perso per strada, tra scomparse e autoretrocessioni, otto club? Vigevano, Rimini, Ferrara, Udine, Casalpusterlengo, Piacenza, Ostuni, Sant’Antimo… ma quale crisi, meglio organizzare le finali di Coppa nel deserto di Bari, come l’anno scorso. E dalla prossima stagione si passerà al dilettantismo, svilendo il peso del secondo campionato italiano.
Una semplice società avrebbe già fatto i conti con il suo massimo manager, che peraltro mi risulta ben pagato. A questa fila di perle si aggiungono incidenti minori, come quello che ha visto protagonista Giuliani, o come la presunta impossibilità di anticipare a venerdì per la diretta televisiva la trasferta della Tezenis a Capo d’Orlando, in modo da impedire ai veronesi un doppio viaggio in Sicilia.
Un presidente deve farsi sentire, imponendosi in scelta talvolta anche scomode. Il tempo dei democristiani è finito, non solo in politica.
Lascia un commento