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OGNUNO FACCIA LA SUA PARTE

“I can accept failure, everyone fails at something. But I can’t accept not trying – Posso accettare la sconfitta, tutti falliscono in qualcosa. Ma non posso accettare di rinunciare a provarci” (Michael Jordan)

Dopo le lacrime (di emozione) viste a Biella, le lacrime (di delusione) sul volto di Marco Portannese alla fine di gara-3.
A chi si lamenta per l’eliminazione subita per mano di Ravenna, considerata “meno forte di Biella e molto più alla portata di Verona” forse è sfuggito che dall’inizio di gennaio (dopo l’editto di Dalmonte a Roseto sulla merda, giorno dell’Epifania) la Tezenis ha sempre giocato a tutta, senza mai staccare dall’acceleratore.
Poi sono arrivati i playoff, e quando giochi una partita ogni due giorni il serbatoio delle energie psico-fisoche presenta il conto ed è evidente che i giganti gialloblù si sono presentati a questa serie con Ravenna con la luce della riserva già abbondantemente accesa. Per contro i romagnoli, che hanno disputato un campionato straordinario (che non è ancora finito) hanno potuto gestire senza affanni qualche passo falso in regular season, mantenendosi costentemente al quarto posto, con le spalle piuttosto coperte. Poi la serie con Roma, di tutt’altra intensità rispetto a quella tra Biella e Verona, per di più chiusa in anticipo.
Ciò non toglie che la Scaligera abbia avuto in mano il break in gara-2, ma se l’è lasciata colpevolmente strappare di mano. Una sconfitta che è equivalsa ad una mazzata, mentre Ravenna al contrario si è caricata ulteriormente, con il vantaggio di poter giocare senza ansia e pressioni, sebbene prima di un americano. Però la Tezenis ci ha provato, fino alla fine.

Un epilogo che tuttavia non pregiudica la stagione della Tezenis, dopo aver allestito la squadra per ultima, visto che al 15 luglio in casa c’era solo il contratto di Boscagin. Vi ricordate da quanto tempo la Scaligera non passava un turno dei playoff? Tre anni. 2014: eliminata Veroli 3-2 nei quarti vincendo le ultime due partite al supplementare. Il campionato si chiamava “Divisione A Gold”, c’erano ancora solo 16 squadre e fu promossa Trento, che è già andata in Europa ed ora sfida Milano nella semifinale scudetti. Poi ci fu la sanguinosa eliminazione per mano di Agrigento (un po’ quello che è capitato quest’anno a Biella…) e lo 0-3 con Scafati l’anno scorso nella disgraziata stagione con Crespi.

Adesso è il momento di guardare avanti, ripartendo proprio dall’impresa di Biella, che ha riportato grande euforia attorno alla Verona dei canestri, integrando la squadra con la città, come ha dimostrato anche la bella partecipazione di Pini, DiLiegro, Portannese, Basile in piazza la sera del ritorno in serie A dell’Hellas.
Il club si sta consolidando e deve assolutamente ripartire dall’accoppiata Dalmonte-Della Fiori. Il coach è lusingato dalla speranza di un ritorno in serie A, è stato contattato da Cremona appena retrocessa in A2, ma il progetto triennale della famiglia Pedrollo dovrebbe continuare con lui e con il dirigente canturino, che merita di lavorare da g.m., con le mani libere per occuparsi non solo di mercato. La proprietà ha investito dopo avere sistemato un assetto societario che si era incrinato, è l’ora che ognuno faccia concretamente e realmente la sua parte: l’owner faccia il proprietario (come avviene in tutti i grandi club) e lo staff tecnico-dirigenziale lavori per costruire la nuova squadra e poi guidarla sul campo. Con l’auspicio, condiviso da tutti, che i cambiamenti siano limitati. Di rivedere altre nove facce nuove accanto al Bosca non se ne può più.

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