“Chi si loda, s’imbroda” (proverbio popolare)
E’ un’estate di sfoghi. Prima quello, legittimo, di capitan Boscagin. Poi quello, meno comprensibile, di Marco Portannese. Il siciliano-rossocrociato, fresco di convocazione nella nazionale elvetica, ha scelto la pagina ufficiale di Facebook (quella di atleta, non la sua personale) per togliersi qualche sassolino dalla scarpa.
Libero di esprimere la sua opinione, se non avesse tirato in ballo il ventilato taglio (“manifestato quasi subito”), la stima di molti suoi compagni e l’affetto dei tifosi.
Sarebbe opportuno lasciar dire agli altri gli attestati di stima, altrimenti si corre il rischio di autoincensarsi, per non parlare delle lamentele a scoppio ritardato. E bisogna distinguere il bravo ragazzo dal buon giocatore, visto e considerato che, fino a prova contraria, cuore e altruismo dovrebbero sempre far parte delle qualità di un atleta, senza la necessità di tirare il ballo il contratto.
Poi ci sono i tifosi e tanti hanno osannato il ragazzo di Agrigento (e adesso pure un po’ di Berna…). Giustissimo. Però veder paventare, come ho letto sui social, il mancato rinnovo dell’abbonamento o lo sciopero del tifo, invita a una domanda molto semplice: ma si tifa per la squadra o per un giocatore? Altrimenti suggerisco di trasferirsi a Treviso, o a Scafati o dove sarà la prossima destinazione dell’ultimo numero 8 gialloblù, che sicuramente rispetterà la tradizione degli ex in gran spolvero quanto ritrovano Verona da avversari .
La seconda domanda invece è un po’ più intrigante: nessuno si è mai chiesto perché Portannese, escluso il biennio a Capo d’Orlando, ogni anno cambia squadra? E perché dopo essere approdato in serie A alla Virtus Bologna è finito a Latina, in A2 Silver? Magari si potrebbe chiederlo ai suoi compagni…
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