“Tu quoque, Brute, fili mi!” (Cesare – Idi di marzo 44 a.C.)
Anno nuovo, vita vecchia. Il nuovo campionato è cominciato come quello passato, con una sconfitta. Ma la falsa partenza è l’unico punto in comune. A Jesi, campo “maledetto”. Anche i marchigiani hanno cambiato molto, anzi tutto. I due americani, il centro Rinaldi, il cambio dei lunghi Quarisa che giocava con Ikangi a San Severo, Ihedioha che era compagno di squadra di Palermo a Legnano, Marini da Treviglio, Piccoli da Chieti, il giovane Massone da Biella. E allora di cosa stiamo parlando? Che la “garra” tanto attesa e sperata si è vista solo per metà partita, più o meno, visto che anche prima dell’intervallo è emersa qualche incertezza figlia dell’inesperienza e della pressione di vestire la maglia di Verona. Una responsabilità che pesa.
Jesi ha ammazzato la partita con la coppia Usa, nella Tezenis Greene è stato troppo solo (e i 30 punti li ha fatti tirando quasi come i due avversari messi assieme) e i 55 punti subiti nella ripresa si commentano da soli. Troppi tiri aperti, troppe seconde opzioni, troppe palle perse ingenuamente e in modo confusionario. La panchina gialloblù è lunga, ma in questo esordio le rotazioni non hanno concesso tanti minuti ai rincalzi. Verranno tempi migliori, per forza.
P.S. L’avvistamento di Giuseppe Vicenzi e Andrea Fadini in tribuna a Ferrara accanto al patron degli estensi lascia spazio all’ipotesi che il presidente onorario della Scaligera entri come secondo sponsor dei ferraresi. Ognuno spende i suoi soldi come preferisce, ma si può dire che non ci piace? Parliamo di un titano dell’industria, mecenate del basket veronese per 40 anni. Forse il signor Giuseppe dà troppo ascolto a qualche cattivo consigliere.
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