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CALI, CALZINI E CALZETTI

“Si, la forma è tutto. È il segreto della vita”. (Oscar Wilde)

Pensieri in libertà dopo la (sofferta) vittoria a Bergamo. Il +14 finale non deve ingannare: la Tezenis ha sudato le proverbiali sette…canottiere per piegare la matricola orobica che con sei giocatori e mezzo (anche Mascherpa era acciaccato) ha rimesso in equilibrio una partita che sembrava poter essere facilmente sotto il controllo dei giganti di Dalmonte. Un altro calo pericoloso, e a Jesi, contro un’avversaria al completo, finì male.
Sembrare e fare, facile e difficile, semplice e complicato. Questo campionato, non mi stancherò mai di ripeterlo, deve andare oltre le apparenze e l’intensità, la determinazione, la cattiveria (sportivamente parlando, s’intende), la celebre “garra”, sono armi che spesso fanno la differenza più del talento e del fisico. E comunque rappresentano un fondamentale valore aggiunto. L’esperienza di cui difetta la Verona dei canestri si può acquisire solo sul campo, partita dopo partita.
Poi se si incappa in un arbitraggio come quello del Pala Norda la situazione si complica. Sottolineato e ribadito che non bisogna mai cercare alibi (che sono l’arma dei più deboli), resta da capire per quale motivo ci siano arbitri che frantumano i cabasisi per i calzini tutti dello stesso colore anche negli Under 14 (per non parlare degli scaldamuscoli), e poi nel secondo campionato italiano troviamo lacune inaccettabili, tra non fischi scellerati e interpretazioni del tutto personali del regolamento, a cominciare dagli antisportivi.
Ma, come sempre, la colpa non è loro, ma di chi li manda, e di una Federazione tanto attenta alle apparenze e assai poco alla sostanza.

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