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BRAVA TRIESTE, POVERA ITALIA

“La mia anima è a Trieste”. (James Joyce) 

Trieste è in serie A. Dopo 14 anni la squadra giuliana torna dove ha dimostrato di meritare di stare, al termine di una stagione corsa sempre ai vertici. Una sola sconfitta in casa (al supplementare con Udine) tra regular season e playoff inquadra il magnifico campionato della squadra di Eugenio Dalmasson. Dal 2011, stagione del ritorno in A2 della Scaligera, è sempre salita una squadra del Nord o del Centro, e da quando è stata attuata la divisione Est-Ovest ha sempre conquistato la promozione una squadra dell’Est. Un applauso a Casale che ha onorato fino alla fine la serie, come Trento nella finale scudetto. Quell’Aquila che nel 2014 era ancora in A2 ed è arrivata alla seconda finale tricolore di fila. Un esempio emblematico che la programmazione, unita alla disponibilità economica, porta risultati. Aggiungiao anche un g.m. con pieni poteri come Salvatore Trainotti, sulle cui orme si sta muovendo Daniele Dalla Fiori.

A proposito di finale scudetto. Nelle 6 partite gli italiani, a parte Cinciarini, hanno fornito un contributo pressoché insignificante. Milano neocampione d’Italia ha concesso un minutaggio irrisorio a Pascolo, Abass e Cusin, tutta gente che gioca in Nazionale. Per Trento, con Flaccadori infortunato, il solo Lechtaler ha messo il piede in campo in rarissime occasioni. Non è certo un buon biglietto da visita per l’Italbasket. Ed ecco perché il vero campionato italiano è più che mai la serie A2.

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