“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”. (Agatha Christie)
La sconfitta di Forlì è stata sanguinosa, ma deve lasciare la consapevolezza che si può solo far meglio. Evito lo sciagurato “siamo in crescita” di pecchiana memoria, tuttavia la trasferta in Romagna, pur nel beffardo epilogo, qualche segnale lo ha dato. La miglior selezione dei tiri, il maggior coinvolgimento di Candussi (che ha dovuto sbattersi anche in difesa su Lawson). E qua ci fermiamo, come ha detto anche coach Dalmonte commentando la gestione dei falli da spendere nel finale al Palafiera.
Perché il rammarico è forte, soprattutto per gli episodi finali, appunto con tre falli da spendere negli ultimi 80 secondi, subendo però la tripla dell’aggancio di Lawson e quella del sorpasso di Marini, probabilmente dopo aver commesso il quarto fallo troppo presto. Ma si sono anche i colpevoli 20” di black-out sul +9, che hanno propiziato la tripla di Donzelli alla ripresa del gioco (con solo 6” a disposizione sul possesso), seguita da Johnson in transizione da una palla persa.
Aggiungiamo Ferguson che si ferma a 8 punti (comunque ingiustificabile anche in una serata con basse percentuali), Severini che si prende 3 tiri in 25’, Udom che troneggia a rimbalzo ma in tutta la ripresa tira solo 3 volte (dopo 11 tentativi fino all’intervallo) e un gruppo che deve prendere assolutamente confidenza a correre di più.
Allenatore e giocatori sono abituati a vivere con la pressione e per scacciare dubbi e preoccupazioni sarà necessario vincere domenica con Mantova. Perché poi incombe un’altra trasferta, a Imola, proprio dove in precampionato si è acceso il campanello d’allarme. Una cosa è certa: il disfattismo non aiuta. Se il calendario avesse mandato la Tezenis a Cagliari e poi in casa con Forlì, probabilmente adesso il clima sarebbe di esaltazione per 4 (verosimili) punti in classifica. Così va il basket, pollastri compresi.
Lascia un commento