“L’amor che move il sole e l’altre stelle.” (Dante Alighieri, “Divina Commedia” – Paradiso, XXXIII, v. 145)
Pensieri in libertà dopo la tre giorni azzurra a Verona. Tante cose positive: l’entusiasmo degli appassionati che hanno abbracciato la Nazionale anche durante i giorni di allenamento, la disponibilità dei giocatori e dello staff azzurro, l’organizzazione di Master Group.
Altre cose sono andate meno bene. Soldout solo nella giornata-clou per la sfida con la Russia e pur tenendo conto che si era in pieno agosto qualcosa non è funzionato nella promozione, soprattutto tra le società del territorio. Bisognava cominciare molto prima, invece la vendita dei biglietti è stata lanciata quasi a ridosso dell’evento.
Poi è opportuno lasciare ai boccaloni da tastiera le critiche a Meo Sacchetti per i primi tagli operati. Escluso Moraschini (Mvp italiano del campionato, però mai schierato in tre partite), per non parlare delle rinunce fin dall’inizio a Tonut e Polonara (quest’ultimo peraltro ignorato anche dai precedessori di Sacchetti)…tutto questo per preferire Brian Sacchetti (tra l’altro un ruolo diverso da quello di Moraschini). Chi sostiene che il c.t. faccia giocare Brian solo perché è suo figlio dimostra di non conoscere Meo e soprattutto di capire ben poco di pallacanestro.
Infine parecchi hanno notato l’assenza dell’amministrazione comunale durante le tre giornate della Verona Basketball Cup: erano giorni di ferie, d’accordo, però c’era la Nazionale di basket (che tornava dopo 11 anni) e mandare un assessore con la fascia tricolore almeno una sera avrebbe evitato questa brutta figura. Nei primi due giorni è stato avvistato il presidente della Commissione Sport, Stefano Bianchini, che era presente a titolo personale, tra l’altro avendo messo per primo in contatto Master Group con Palazzo Barbieri, che poi ha concesso l’uso gratuito del palasport. Ma la giunta non pervenuta.
Insomma, da Meo a…Marameo cucù il passo è breve.
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