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IL CIRCO DEI CANESTRI

“Si riprenderà soltanto quando tutti saranno nelle condizioni di svolgere il proprio compito” (Adam Silver, commissioner NBA)

Venghino siore e siori, il circo dei canestri è cominciato…
Ma partiamo dal calcio. Durante tutta la quarantena abbiamo assistito ad un balletto indecente tra Lega Serie A, Federcalcio e politica sulla ripresa del massimo campionato. In nome del Dio denaro bisogna ripartire. Senza pubblico e con le squadre blindate in una specie di 41bis. Con rare eccezioni (l’Udinese, ad esempio), i club premono sulla ripartenza perché in caso contrario ci sarebbe un taglio dei contributi delle pay-tv, con il rischio di default per parecchi bilanci societari.
Il basket si è distinto per avere deciso per primo di fermare tutto, senza le proteste urlate sentite nel volley, ma con l’ondivago presidente Petrucci che tra un’intervista ed un Consiglio Federale è saltato dalla ripresa a ottobre ai campi all’aperto per culminare con le mascherine per i giocatori.
Mascherine, attenzione, affidate a uno studio del Politecnico di Torino, assurto a fama controversa per il report che aveva inizialmente indicato la pallavolo come sport più a rischio di contagio e per il suggerimento di sottoporre a tampone tutti i giocatori (minors e giovanili comprese) 48 ore prima di ogni partita.
Per non parlare dei protocolli che impongono il distanziamento di almeno due metri, rendendo di fatto gli allenamenti una cosa piuttosto lontana dal concetto di pallacanestro.
Ma il teatrino più sconcertante è andato in scena con la Lega Basket di serie A. Che ha deliberato all’unanimità che il prossimo campionato di serie A sarà a 18 squadre, con l’ammissione di Torino. Promossa quindi anche con il voto di Sassari, club di Stefano Sardara che è proprietario anche di Torino.
E’ facile cogliere qualche lieve conflitto di interessi. Sardara ha annunciato che cederà la società, ma a chi? E comunque la cessione sarebbe dovuta avvenire prima che LBA comunicasse il ripescaggio di Torino. Per capirci: un conto è cedere un club di A2, ben diverso un club che ha i diritti per la serie A.
Tutto è avvenuto in base ad un fantomatico ranking che nessuno conosce, né ha mai visto. Nei criteri per l’ammissione al campionato superiore è corretto tenere conto non solo del risultato sportivo (Ravenna, per esempio, aveva vinto più partite di Torino), ma anche del palasport, del bacino d’utenza e della solidità economica della società. Tutto teorico però, perché il ranking ufficiale non è mai stato reso pubblico.
Neanche il tempo che Ravenna alzasse la voce, ed ecco che il patron della Virtus Roma, Claudio Toti, annuncia la messa in vendita della società. E il futuro del grande basket nella capitale è fortemente a rischio.
Tutto questo mentre Verona si è ben guardata dall’avanzare pretese o candidature. La certezza del budget viene prima di ogni cosa e la proprietà deve innanzitutto trattare il rinnovo con gli sponsor, in una fase economica decisamente sfavorevole. Nel frattempo LNP è pronta a ripartire con il campionato a ottobre, purché si giochi a porte aperte. E intanto il canestro più bello lo hanno segnato tutti i tifosi che hanno rinunciato al rimborso della parte di abbonamento non goduta. La passione non ha prezzo e i piccoli gesti talvolta sono i più belli.

6 commenti - 3.745 visite Commenta

Slandro

Ottima analisi, Mario.
Devo dire che, ancora una volta, la proprietà della Scaligera sta dimostrando di sapersi muovere con correttezza e senza voler fare il passo più lungo della gamba.

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Jes

Tezenis ricordo che aveva fatto un pluriennale ma è in scadenza o ancora valido?
Concordo su torino, oltre tutto neanche un anno fa si era deciso x la diminuzione delle squadre in A1….

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