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IL MONDO VA AVANTI

“La verità mi fa male, lo so…La verità mi fa male, lo sai!” (“Nessuno mi può giudicare” di Pace e Panzeri, canta Caterina Caselli)

L’estate mette allegria e a sostenere questo sentimento c’è anche il frizzante riscatto della Scaligera Basket. Colpi in serie: al completamento della squadra di Fratese mancano ormai solo i due extracomunitari ed il sesto esterno, che sarà sicuramente un under. Non male dopo settimane tormentate dalle tensioni tra i soci, spazzate via dalla saggia scelta di Sandro Bordato di cedere a Gianluigi Pedrollo il 35% delle quote della società. Il vicepresidente, che aveva tentato di imbastire una cordata per cambiare l’assetto nella Scaligera, con il suo gesto ha dimostrato attaccamento al destino della Verona dei canestri e resta in società con il 10%. La stessa quota di Giuseppe Vicenzi: “Rimango in un angolo a tifare e a soffrire per questo meraviglioso sport, rimango con il mio simbolico 10 per cento e con le mie opinioni” ha scritto lo storico patròn della Scaligera Basket in una lettera inviata all’Arena.
Una lettera che ha molto il tenore di “excusatio non petita accusatio manifesta”.

Un industriale del rango e dell’esperienza di Vicenzi (4 stabilimenti, oltre 350 dipendenti, il progetto di quotazione in Borsa) è tutt’altro che uno sprovveduto, quindi lascia alquanto perplessi che abbia manifestato un certo stupore per il passaggio di quote seguito alla scadenza dei patti parasociali, stipulati 5 anni fa, come prevede il Codice Civile. Stupisce e sorprende perché risulta che Gianluigi Pedrollo abbia costantemente tenuto informato Giuseppe Vicenzi, presidente onorario della Scaligera Basket, attraverso il suo rappresentante di fiducia. Però all’ultimo momento è stato comunicato che nessuno si sarebbe presentato dal notaio per la firma.
Il presidente onorario può aver ragione nel contestare la mancata rotazione della cariche sociali, ma se Pedrollo è rimasto in sella e la base societaria non si è allargata, quanti nuovi soci hanno portato Vicenzi e Bordato? Zero.

Poi Vicenzi, con un passaggio forse anche poco elegante, ha ricordato che “nel 2011 a Pedrollo e Bordato avevo ceduto al prezzo simbolico di un euro e 45 per cento cadauno delle quote societarie, riservando per me un 10 per cento come garanzia programmatica ed affettiva”.
Allora le cifre vanno precisate nel loro complesso. All’ingresso di Pedrollo e Bordato, nel 2010, è corrisposto il “contributo” annuale di 200mila euro per socio, a fronte di una quota del 16% ciascuno. Questa quota è stata versata per tre anni successivi da Pedrollo e Bordato (e da nessun’altro).
Nella prima stagione in A2 (2010/2011: “conquistata” rilevando la società di Pavia) il budget raggiunse i due milioni e 400mila euro, l’allenatore fu esonerato e il campionato si concluse con la retrocessione. E fu solo “grazie” alla retrocessione che si riuscì a tagliare il compenso di qualche giocatore, come previsto dal Contratto Collettivo in caso di retrocessione. Anche la stagione successiva non mancarono gli “extrabudget” (esonero di Garelli dopo tre giornate, taglio di Dušan Vukčević e ritorno di Waleskowski) e la squadra non arrivò ai playoff. Poi arrivò Alessandro Giuliani. Quindi Petronio, d.s. operativo con Giorgio Pedrollo responsabile dell’area tecnica. E siamo al presente. Nell’ultima disastrosa stagione il budget ha superato i due milioni di euro e il contributo dei due soci (che insieme controllavano il 55% delle quote societarie) è stato pari a 15.600 euro (dei quali 4.000 da saldare ad agosto). Quindicimilaseicento euro. Adesso qualcuno avrà le idee più chiare sulle legittime pretese della famiglia Pedrollo di avere più mano libera in Scaligera.

Non c’è altro da aggiungere. Se non di augurare buon vento al presidente Pedrollo e al vice Bordato, e soprattutto a Frates e Della Fiori. A Giuseppe Vicenzi (e a chi ha lavorato al suo fianco e al fratello Mario, che se n’è andato troppo presto) va l’eterna riconoscenza per le imprese, forse irripetibili, della Verona dei canestri. Se il basket gialloblù c’è ancora lo si deve a lui. Ma il mondo va avanti.

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