52 società che facevano attività pro o nei campionati nazionali hanno rinunciato all’attività di vertice. Due in Lega A, due in Legadue, 3 in Dna, 6 in Dnb, 26 in Dnc. Altre 13 nel settore femminile.
La crisi picchia duro, soprattutto nelle minors, dove talvolta basta la rinuncia di un co-sponsor per mettere in ginocchio un club.
La parola d’ordine è: ridimensionare. A tutti i livelli. C’è chi l’ha capito, chi no. Della seconda schiera fanno parte qualche giocatore e soprattutto la Federbasket, che si è rifiutata di ritoccare al ribasso parametri e tasse varie.
Giusto escludere Treviso. Ci sono regole da rispettare (la Pallacanestro Treviso ha chiesto di fare la C regionale proprio per salvare i parametri sui giocatori usciti dal vivaio biancoverde) e si sarebbe creato un precedente.
Ma se si perdono per strada decine di realtà si dà colpa alla crisi. Non è solo così.
Per i dirigenti ogni estate è un dramma pianificare il budget e andare alla caccia di sponsor. E durante la stagione il sollecito del pagamento delle fatture insolute diventa un’ossessione.
Per fortuna ci sono imprenditori seri, affidabili e appassionati. Per fortuna c’è il “programma” della Scaligera (come l’ha chiamato coach Ramagli).
In via Cristofoli hanno aperto la finestra al primo piano, facendo entrare aria fresca. Il g.m. risponde puntualmente alle mail, svela i nomi dei giocatori seguiti e addirittura aggiorna i tifosi con un diario americano. Il responsabile dell’area tecnica non si fa problemi a confermare trattative di mercato ancora in definizione. E’ un piacere lavorare così.
In attesa che la pagina bianca di Ramagli si riempia di nomi, le mie trattative fino all’8 agosto si chiameranno spaghetti all’astice, ciavattoni ai frutti di mare, tagliatelle con il moscolo, fritto e grigliata del Conero, spigole, saraghi.
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