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MINIMO SINDACALE

“Ci potrebbe essere un uomo libero con uno spirito da schiavo, e ci potrebbe essere uno schiavo con uno spirito pieno di libertà; ma chi è fedele a se stesso – quello è davvero un uomo libero, e chi si riempie la vita solo con ciò che è buono e bello agli occhi degli altri – quello è uno schiavo” (Abraham Isaac Kook)

Adesso è proprio finita. Scrivo a caldo, a poca distanza dal game over di questa stagione. Autogrill Valtrompia Sud. Unica consolazione di questa amara serie: non vedremo più per un po’ il barista diversamente alto che fa sempre il turno di notte e i suoi bufalini diversamente caldi,  tre volte in dieci giorni bastano e avanzano.
La delusione è legittima. Hai voglia a sentire LDM che parla di obiettivo raggiunto con il quarto posto in regular season e l’eliminazione dai playoff per un possesso e mezzo. Diciamo la verità: raggiungere la semifinale era il minimo sindacale per questa Tezenis che negli ottavi ha trovato Casale con Martinoni malmesso e nei quarti Treviglio con Pecchia appena uscito dall’intervento al menisco e Borra con due microfratture alla mano. La Scaligera, altrettanto vero, ha dovuto gestire uno stoico Poletti con una caviglia in condizioni proibitive e l’infortunio ad Amato che ha tolto di mezzo il capitano in tre partite della serie.
Ma se vogliamo dirla tutta: quando Vertemati si girava in panchina trovava un 2000 (Palumbo), un 2001 (D’Almeida) e non aveva uno straccio di cambio per il centro (Tiberti è stato utilizzato 14 minuti in tutta la serie), ma ha avuto la forza e il coraggio di lasciare in campo Caroti (1/19 al tiro, 0/7 nelle triple) che poi ha risolto il match. Mentre Dalmonte poteva pescare dai legni giocatori come Udom o lo stesso Ferguson, quando Amato non era k.o. Peccato però che nella decisiva “bella” il coach abbia sostanzialmente dovuto lasciare in panchina il centro per cui si era tanto battuto in estate, con l’acciaccato Borra a sua volta seduto a sostenere i compagni a bordo campo.
Come già in gara-3 è stato Ferguson, mollando un po’ le briglie, a trascinare la Tezenis alla rimonta dal -9 con 15 punti di fila, 24 tra ultimo quarto e supplementare, ma non è bastato. Non poteva bastare.
La serie dice che Treviglio ha cavalcato meglio l’onda, ha avuto più garra, già fantasia, più energia e brio. Qualità fondamentali nei playoff. Verona è rimasta prigioniera nel suo gioco talvolta noioso (il post sulla mezzaruota del Colonnello mi è testimone), spumeggiante quando è stata sorretta da buone percentuali di tiro (bella forza…), ma capace anche di difendere alla morte 72 ore dopo la pessima prestazione nella quarta partita.
Penso alla Tezenis appena eliminata e mi viene in mente la metafora di Aza Nikolić, coach della grande Ignis e maestro di tanti allenatori della scuola slava: “Noi come mucca di Erzegovina, prima fa secchio di latte e poi dà calcio a secchio”. Ecco, non vorrei che questa eliminazione producesse l’ennesima rivoluzione in casa Scaligera rovinando il lavoro impostato finora o, peggio ancora, inducesse il presidente Pedrollo a mettere in atto il suo durissimo sfogo dopo gara-4.

P.S. Lascio perdere il conto dei chilometri. In questa stagione vi abbiamo raccontato in diretta tutte le 15 trasferte di regular season (Cagliari compresa, e vi assicuro che in quel viaggio stavo male, ma davvero) e 5 dei playoff, anche quest’ultima, in sofferta coabitazione con i playoff dell’Hellas. Oltre naturalmente a 19 partite in casa per LNP Pass.
Ringrazio il Direttore-Editore Luigi Vinco per questa magnifica avventura. La Scaligera Basket, in particolare il responsabile della comunicazione, Gianpaolo Zaffani, per la puntuale collaborazione. E i miei compagni di viaggio: Emanuele Zantedeschi, Nicola Rigoni, Alessandro Zamboni, Massimo Ferro. Lo staff in regia a Verona. E naturalmente tutti quelli che ci hanno seguito con affetto e passione. Alla prossima.

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