Scrivo da Nottingham, patria di Brian Clough, il più grande allenatore di calcio inglese, che fece grande il Derby County e grandissimo il Nottingham Forest. Alla sua storia è dedicato un bel libro e un magnifico film, “Il maledetto United”, il migliore ambientato nel calcio. Oibó, tutte queste righe per lo sport minore…che c’azzeccano?
Per ricordare, a chi se lo fosse scordato, che un bravo allenatore e un manager preparato fanno la differenza, in qualsiasi sport.
Un anno fa la Tezenis era cosa fatta. Allenatore, giocatori. Poi alcune scelte si sono rivelate fallimentari, ma quello è un capitolo chiuso. Bisogna guardare avanti, ma l’orizzonte mostra poco. Solo la stella di Leonardo Totè, che tutti speriamo possa brillare dei colori gialloblù. Il coach in pectore e un nuovo d.s. che arriva onusto del peso di aver lavorato con l’oligarca russo-elvetico di Cantù, impegno paragonabile alle proverbiali fatiche di Sisifo. A Della Fiori (e a coach Frates) buon lavoro, perché dovrà ricostruire una squadra azzerata dallo stallo societario e dalla fuga (si spera momentanea) dello sponsor.
E qui si apre un altro capitolo, molto più triste. Beghe o non beghe, baruffe o non baruffe, tra passioni e ambizioni più o meno legittime si è incrinato il rapporto con il Gruppo Calzedonia, che durava da otto anni.
Ho già detto come la penso e c’è poco altro da aggiungere, almeno che se non si vuol far valere l’articolo quinto, conta l’articolo “terso”: ci no gha i schei gha perso (Massimiliano cit.).
Ma qui non è questione di vincere o di perdere, perché se lasceremo per strada il marchio Tezenis sarà una sconfitta per tutta la Verona dei canestri. Con rsponsabilità precise, che non possono essere addossate alla famiglia Pedrollo o ai risultati deludenti. Quelle sono scuse. Tuttavia suscitano profonda tristezza le mosse di un manager che è stato protagonista di tutti i trionfi del basket gialloblù ed ha cercato di scombinare le carte, millantando “se vinco io, porterò quell’allenatore”.
Le battaglie si fanno a viso aperto, come Robin Hood, senza seminare zizzania e tramando nell’ombra, manco si fosse lo Sceriffo di Nottingham.
Bisogna metterci la faccia, se poi si mette anche il taccuino, tanto meglio. Come ha sempre fatto Gianluigi Pedrollo, con tutti i difetti che gli si possono riconoscere.
Se qualcuno ha necessità di rinfrescarsi la memoria faccia un giro dalle parti di San Bonifacio per vedere com’è ridotta la Sambonifacese: con Pedrollo era in Legapro e vinse addirittura 5-2 al Bentegodi un derby di Coppa Italia.
Adesso stacco lo smartphone. Le ferie sono già cominciate.
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