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MORTI DI SALO’ E MALE ASSOLUTO

 

 

I morti di Salò sono morti 60 e più anni fa. Adesso c’è La Russa che vorrebbe restituire loro l’onore, e c’è Napolitano che replica diicendo che gli eroi veri furono quelli che andarono in montagna e non a Salò. Tanto interessante quanto appassionante. Di certo non meritano alcun onore coloro che riesumano a sessant’anni di distanza lo scontro ideologico a scopi puramente strumentali. Un discorso serio andava fatto decenni fa e doveva, appunto, essere serio: perchè la vera secessione in atto dal dopoguerra nel nostro Paese è la mancanza di una memoria e di un giudizio condiviso su quegli avveimenti che nel modo più tragico spaccarono in due gli italiani.

Oggi è troppo tardi, oggi è tutto solo strumentale: La Russa e Alemanno che riscoprono un pezzetto di radici fasciste un po’ perchè temono di finire inglobati senz’anima nel Pdb (Partito di Berlusconi) un po’ perchè si sentono scavalcati a destra da Storace; dall’altro lato un centrosinistra in confusione, incapace di fare opposizione, si aggrappa al frustro simulacro dell’antifascismo sperando di aver trovato almeno un collante contro il Cavaliere Nero. E’ patetico un Veltroni che abbandona il museo della shoah come protesta perchè Alemanno ha negato che il fascismo sia “male assoluto” riservando questa definizione solo alle leggi razziali.

Più patetico ancora Gianfranco Fini che, qualche anno fa in Israele alla ricerca di non si sa quale verginità, definì lui per primo così il fascismo. Definizione ridicola perchè un Paese da operetta come il nostro non poteva che dar vita (per fortuna, in questo caso) ad una dittatura da operetta, nemmeno lontana parente del nazismo o del comunismo quanto a sistematica e spietata pianificazione dello sterminio. Anche le dittature da operetta contemplano violenze, omicidi di Stato, negazione della libertà. Ma solo un “mona assoluto” può ignorare la differenza tra una dittatura da operetta che mandava gli oppositori al confino a Ponza e una dittatura “seria” che ne ha sterminati a milioni nei lager o nei gulag. (senza aggiungere che le definizioni apocalittiche sono sbagliate anche nei confronti di nazismo e comunismo che comunque andrebbero analizzati in chiaroscuro)

Con l’aggravante, tornando a Fini, di sputare sulle proprie radici. Da questo punto di vista i post comunisti hanno più dignità di lui. Perchè hanno preso le distanze dal comunismo, conoscono tutto il fallimento della loro vecchia ideologia di appartenenza, hanno voltato pagina, ma hanno conservato anche quel minimo di rispetto per la propria storia che impedisce loro di definire il comunismo “male assoluto”. (Che poi cosa ha ottenuto Fini mostrandosi così zelante? A cosa gli è servito rompere col passato e rifarsi una verginità antifascista: a farsi inglobare meglio nel Pdl?…)

Per concludere guardate come vanno via leggeri i leghisti: non devono portarsi sulle spalle il fardello di alcun passato, non hanno bisogno di dichiararsi né antifascisti né anticomunisti, non tediano i cittadini con gli ideologismi strumentali e, forse anche per questo, volano nell’urna elettorale.

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