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LA BARZELLETTA DEL “FEDERALISMO SOLIDALE”

 

Dopo decenni di annunci scocca l’ora del federalismo fiscale. Speriamo che non sia solo una barzelletta, ma c’è da temere il peggio. Per decenni il federalismo è stato la bandiera, la battaglia politica per il Nord che – si diceva – non può continuare ad essere “penalizzato” destinando troppe delle risorse che produce a finanziare l’assistenzialismo al Sud. Adesso che scocca l’ora il Nord viene quasi dimenticato, si rovesca il discorso: tutti si preoccupano, tutti rassicurano che il Sud non sarà “penalizzato”. Quindi continuerà ad avere le stesse risorse, magari qualcosa in più come garantisce il ministro La Russa nella lettera inviata al Corriere delle sera. E prendendole dove? Forse che il Sud ha cominciato a produrre risorse in più? Non risulta. Quindi continueranno ad essere prelevate al Nord: in Veneto, in Lombardia, in Piemonte, in Emilia. E destinate al Sud. Ma allora, scusate, cos’è cambiato?

Secondo un tipico costume italiano è cambiato solo il nome: per quello che fin qui abbiamo chiamato “assistenzialismo” è stata trovata una denominazione più nobile: d’ora in avanti lo chiameremo “federalismo solidale”. E questa del federalismo solidale è la barzelletta più tragica. Perchè il Nord continuerà a pagare e, molto verosimilmente, si ritroverà con una pressione fiscale aggiuntiva sul groppone.

Sarei molto curioso che qualcuno dei frequentatori del blog mi spiegasse la differenza sostanziale tra federalismo solidale e assistenzialismo. Federalismo fiscale doveva significare e dovunque significa una sola cosa: il territorio che produce le risorse, grazie alla ricchezza creata dal lavoro dei suoi abitanti, ha diritto a tenersele in massima parte per avere infrastrutture più moderne, scuole migliori, una sanità d’eccellenza e via dicendo. Il territorio che produce meno risorse deve imparare a rimboccarsi le maniche e produrne di più, se non vuol scivolare nel quarto mondo. Continuare con l’assistenzialismo o col federalismo solidale serve tanto quanto serve elargire a vita al figlio una paghetta da 700 euro: gli basta per sopravvivere e non si metterà mai a lavorare.

Che andasse a finire in barzelletta lo aveva vaticinato, col suo solito tono caustico, Massimo D’Alema osservando che, se si vuole dare maggiori risorse al Nord senza penalizzare il Sud, “o arrivano nuove tasse o arriva il mago Zurlì…”. Logica difficile da contestare. Mi rendo conto che l’accostamento è pesante, ma stiamo riesumando Aldo Moro con le sue famigerate “convergenze parallele”.

Ai dubbiosi ricordo le parole di Silvio Berlusconi riportate dal Corriere della sera. Il premier ha dato un preciso mandato al ministro per gli affari regionali, il forzista Fitto, affinchè concludesse la trattativa con la Lega con il seguente risultato: “Ti do carta bianca per trattare, ma tu devi portarmi un testo che sia equilibrato, che preveda un federalismo solidale per il Sud…Perchè io non ci sto a perdere un solo voto al Sud”. Also sprach Berlusconi. Ma, senza perdere voti al Sud, temo si facciano solo barzelette, non federalismo fiscale. Nello stesso tempo si intravvade una soluzione: forse bisogna che Berlusconi perda più voti al Nord…Forse quelli già persi l’aprile scorso in Veneto non bastano…

In conclusione: arriva il federalismo o arrivano nuove tasse? E, se arrivano anzitutto barzellete, chi paga lo scotto: più la Lega o più il Pdl?

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