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SE LA CRISI FACESSE IL MIRACOLO…

 

 

E se la crisi economica alla fine facesse il miracolo? Se questa catastrofe, che di ora in ora si fa più minacciosa ed incombente, avesse in seno anche un risvolto positivo? Se il patarac delle finanze pubbliche e private servisse a farci ritornare un Paese serio? Il Paese che eravamo nel dopo guerra e per tutti gli anni Cinquanta: gente che lavorava e il lavoro andava a cercarselo in giro per il mondo, un Paese dove il pubblico latrocinio era davvero l’eccezzione, un Paese capace di ricostruirsi (alla friulana, non all’irpina…), un Paese senza assistenzialismo per il semplice motivo che non ce n’era per nessuno. E per lo stesso motivo i pubblici dipendenti erano un decimo degli attuali.

Di fronte al tran tran, all’inerzia, all’accidia di un Paese incapace di riformarsi, che ha trovato perfino il compromesso geografico Calderoli-Fitto sul federalismo fiscale del nulla, di fronte a tutto questo vien da pensare che solo un evento esplosivo, altamente traumatico, riesca a risvegliare un popolo; a fargli ritrovare la dignità e la serietà perdute. Così come fu terribile la seconda guerra mondiale con la miseria, la paura, la preoccupazione quotidiana per la sopravvivenza: non c’era spazio per le pugnette, per gli aiuti statali, ognuno doveva darsi da fare e sfangarsela. E questo spirito abbiamo conservato per almeno quindici anni finchè lo statalismo e l’assistenzialismo catto-comunista congiunti non hanno cominciato a corromperci.

Oggi come ne esci dall’apatia, dall’accidia, dal latrocinio diffuso di chi ruba direttamente il denaro pubblico e di chi lo ruba indirettamente intascando lo stipendio senza lavorare? Bisogna che nuovamente non ce ne sia per nessuno. Bisogna che la crisi economica mondiale metta in ginocchio le finanze pubbliche e anche quelle private.

Perchè il Nord accetta da decenni di finanziare il Sud con il frutto del proprio lavoro, e lo accetta sostanzialmente senza battare ciglio (salvo qualche fremito elettorale leghista)? Perchè produce ricchezza in eccesso. Perchè il tenore di vita medio resta molto elevato, resta svizzero, non ostante il continuo salasso di risorse a favore del Sud. Bisogna che l’acqua salga fino al sedere e poi fino alla gola, e allora anche il Nord sarà costretto a svegliarsi per non affogare… Uno Stato alla bancarotta non potrà più pagare milioni di pubblici dipendenti senza mai una verifica di produttività e di competenza. Non ce ne sarà nemmeno per i nostri amministratori locali del Veneto che oggi si permettono di finanziare tutte le sagre, di dare una sede a tutte le associazioni, di mantenere protezioni civili incapaci di proteggerci anche dalle zanzare.

Tutti torneranno a svolgere qualsiasi lavoro, senza più lasciare quelli sgraditi ai “negri” cioè agli immigrati (questo, se mai, è il vero razzismo…). I meridionali, senza più risorse pubbliche per assisterli, torneranno a fare quel che facevano fino agli anni Sessanta: andranno a cercare il lavoro dove c’è, o impareranno a crearselo sotto casa come hanno fatto i veneti. Ma vi pare possibile un Paese che ha il 30% di disoccupazione al Sud e la piena occupazione al Nord, non grazie alla migrazione interna, ma grazie a lavoratori stranieri che arrivano dall’Africa o dall’Europa centrale, mentre i “lavoratori” meridionali sono fermi al paesello ad inveire contro uno Stato che non fa abbastanza per aiutarli?….

Che arrivi la crisi economica e che faccia tabula rasa. Forse è l’ultima speranza di rifondare una Nazione.

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