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PERCHE’ IL VENETO NON E’ LA SCOZIA

Gli amici venetisti si sono sdegnati ed offesi per una mia opinione dove osservavo che il Veneto non è la Scozia. Mi hanno scritto diverse mail piene, oltre che di rimostranze, di dati storici sulla Serenissima.
Iniziamo col dire che i sogni non sono la realtà e, guardando alla realtà, mi sembra indiscutibile che il nostro Veneto sia oggi assai poco scozzese. Nel senso che l’idea indipendentista è portata avanti da un gruppo di filologi della storia e cultura veneta ma è ben lungi dall’essere un’istanza di massa.
Lo diverrà quando vedremo qualcosa di simile al Camp Nou dove centomila tifosi hanno smesso di tifare Barcellona contro il Real, hanno composto la bandiera catalana e si sono mesi a gridare all’unisono “indipendenza, indipendenza!”. Lo diverrà quando la maggioranza dei veneti voteranno per un partito indipendentista, come hanno fatto gli scozzesi con lo Scottish National Party.
Nell’attesa siamo, appunto, fermi ai sogni. Magari suadenti, ma sogni. Se mi domandano cosa penso di un Veneto indipendente, rispondo “magari”! E aggiungo che mi piacerebbe ancora di più un Veneto che scelga l’annessione all’Austria…Però sono solo sogni, non realtà.
D’altra parte quanto manchi di presupposti consistenti la battaglia per l’indipendenza lo dimostrano proprio le vicende dei movimenti venetisti: sono un pulviscolo che aveva generato quello che sembrava un partito (nome esatto, un partitino) ,Veneto Stato, che immediatmente si è spaccato in due: da una parte Indipendenza veneta, dall’altro ciò che resta di Veneto Stato. Una spaccatura netta, impensabile tra gli indipendentisti scozzesi, catalani o baschi.
Volendo si può spiegarla con le piccole miserie umane, cioè col desiderio di essere comunque il segretario o il portavoce o il presidente onorario non importa se del nulla o quasi. Penso però che la ragione sia più profonda: scozzesi e catalani non si dividono perchè hanno una consapevolezza culturale e storica della loro unità e, di conseguenza, della comune battaglia per l’indipendenza. Mancando la quale i venetisti son qui a testimoniare, non l’indipendenza del Veneto, ma l’eterno ritorno dei capponi di Renzo.
Avessino l’esempio di un partito piccolo ma compatto, potremmo credere che i veneti – con tempo – si convincano a vortarlo facendolo diventare una forza politica decisiva. Ma, al momento, i venetisti non si arrabbino se guardo la realtà: il Veneto è lontanissimo dal diventare la Scozia. E, se non nasce nemmeno il presupposto, dipende anche (non solo) dalle loro baruffe chiozzotte. Non certo da chi le osserva.

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