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MORTO IL PARENTE, SISTEMATI A VITA

Tra le varie cose vergognose che accadono nel nostro Paese c’è – sempre più spesso – anche questa: le cause intentate ai medici di fronte ad un caso – vero o presunto di malasanità – che non si concludono, come eventualmente sarebbe logico, con la condanna del medico; ma contemplano anche ed anzitutto un lauto risarcimento ai congiunti del deceduto.
E’ diventato ormai questo il primo e vero motivo per cui gli stessi congiunti aprono il procedimento giudiziario. Uno squallore infinito, perchè mi sembra corretto riassumerlo così: speriamo mi muoia il figlio, la moglie, il marito, che così mi sistemo per il resto della vita.
Non solo il parente più stretto, ma perfino gli eredi del parente del morto sotto i ferri lui pure nel frattempo deceduto. Da non crederci.
Invece bisogna crederci perchè l’ultimo caso è successo qui in Veneto. 16 anni fa una bimba pugliese, con problemi cardiaci, fu operata al Centro cardiochirurgico di Padova, poco dopo entrò i coma e morì. Oggi, sedici anni dopo, la Corte d’Appello di Venezia ha confermato che va pagato un risarcimento ai famigliari di 505 mila euro.
Così distribuito: 250 mila alla madre, 60 mila alla gemellina della bimba morta, 35 mila a testa agli altri due fratelli, e in fine 125 mila da distribuire tra gli eredi del padre (fratelli, cugini?) che nel frattempo è morto pure lui in un incidente stradale! Furono anche loro, i parenti del padre, così turbati da aver diritto ad un risarcimento in denaro?
Mi sembra una follia. Che, tra l’altro, serve a foraggiare le apposite “agenzie” che istigano i parenti del morto per mala sanità ad intentare la causa di risarcimento sulla quale lucrano.
Ora non intendo entrare nel merito di una sentenza che avrebbe appurato la responsabilità dei chirurghi. I quali, come tutti i medici, non godono del privilegio concesso ai soli magistrati: la irresponsabilità civile delle loro azioni. Loro, i medici, devono rispondere. Bene che il giudice li faccia rispondere, senza però consentire questo lauti risarcimenti ai parenti tutti che innescano un meccanismo della più vergognosa speculazione sui propri cari morti.
Senza aggiungere un dettaglio non secondario. Le cause vengono intentate anzitutto ai chirurghi, professione divenuta così rischiosa che i laureati in medicina tendono ormai a disertare la specializzazione in chirurgia.
Risultato: continuando così tra qualche anno dovremmo andare a farci operare all’estero. In Paesi più civili, e con una giustizia più attenta a non fare il gioco degli speculatori sui propri morti.

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