VENETI RICCHI PER MERITI PROPRI

Nell’incontro a Vicenza con Mattarella il sindaco della città berica, Achille Variati, gli ha rivolto un appello: “Presidente spieghi al resto del Paese che noi veneti non siamo una terra di ricchi e egoisti”.
Una preoccupazione che nasce da una certa cultura cattolica, di cui Variati è partecipe, secondo cui la ricchezza sarebbe sempre e comunque una colpa. Dipende invece da come te la sei conquistata la ricchezza: se è col tuo lavoro, hai diritto di girare anche in Porche; se rubi o sei un assenteista vergognati di avere pure l’utilitaria.
La ricchezza vissuta come colpa porta alla dissimulazione: spinge un Papa a girare in Renault 4; mentre la regina Elisabetta non ha problemi ad usare la Rolls royce…
La cultura protestante è radicalmente diversa: la ricchezza per loro è sempre un merito.
Lo è, un merito, anche per i veneti. Se pensiamo a come sono cambiati nel tempo gli stereotipi. Nelle vecchie commedie all’italiana la servetta parlava sempre in veneto. Perché eravamo una regione povera, costretta mandare le sue donne a servizio, come oggi la Moldavia che offre schiere di colf e badanti.
Se abbiamo voltato pagina, arrivando ad essere dipinti come ricchi ed egoisti (passando per lo stereotipo targato Santoro:” Veneti ricchi e puttanieri”…) è merito nostro: di un popolo di partite Iva, di produttori che, mediamente, la ricchezza l’hanno creata col loro lavoro. La Sicilia di Mattarella, per dire, è ricca ma di posti pubblici. Quali sono i ricchi da deprecare?
Quanto all’accusa di essere egoisti, facciamola finita con la facile demagogia a costo zero, cioè a costo altrui.
Ognuno ha diritto di trattenersi tutto ciò che si è guadagnato onestamente con il proprio lavoro. Fatte salve le tasse da pagare che servono ad alimentare l’altruismo. O, per non essere tacciati di egoismo, dobbiamo forse spogliarci di ogni bene, dobbiamo accogliere poveri e migranti da tutto il mondo?
Se è così non basta girare in R4, ne aprire una mensa caritatevole (da 30 posti!…) in Vaticano. Il Papa e i vescovi veneti, tanto accoglienti, tanto pronti a tacciare gli altri di egoismo, vadano a stare nelle case Ater, vendano i loro sontuosi palazzi, si spoglino di tutti i beni ecclesiastici, e diano con i fatti l’esempio di autentico altruismo. Si da convincere noi egoisti.

VENEZIA RIABILITA LA MORETTI

Tante letture si possono dare della storica batosta subita dal Pd a Venezia. Una porta anche a riabilitare Alessandra Moretti.
Sembrava lei la causa prima della debacle subita in Veneto due settimane fa. Ora forse capiamo che Alessandra era solo carne da macello in una regione che non ne può più delle politiche (della mancanza di politiche) del governo Renzi.
Un Veneto dove il Pd registra una disfatta anche nella rossa Rovigo. Dove continua a guidare Vicenza, Treviso e Belluno solo perché questi comuni non sono andati al voto.
A Venezia il Pd è precipitato dal 45% delle europee al 16,8%. E non è che il candidato in laguna fosse un Mister Like, dedito ai centri estetici e alla cura del proprio corpo (questa la prima accusa mossa dai vecchi compagni alla Moretti). Non è che fosse “poco strutturato” (seconda accusa ad Alessandra). Anzi era “l’uomo della legalità”, il magistrato integerrimo, perfetto per svoltare dopo il Mose.
Peccato che “legalità” (senza nulla togliere alla vergogna della corruzione) per il cittadino veneto, ed anche veneziano, significhi anzitutto ordine pubblico, sicurezza, argine all’immigrazione selvaggia e al degrado dilagante.
Felice Casson lo aveva capito e, negli ultimi giorni, ha tentato invano una svolta leghista dichiarando che “a Venezia di profughi ce ne sono già troppi”.
Sembra averlo capito anche Renzi che oggi, a fronte della batosta generale, dice al Corriere “bisogna ripartire da immigrazione e fisco”. Già, ma bisogna farlo con i fatti e non solo con le chiacchiere.
Sulle non politiche dell’immigrazione è già stato detto tutto.
Intanto, alla vigilia del pagamento di Imu e Tasi, i fatti fiscali mostrano che il Veneto della produttività diffusa viene massacrato con le tasse sui capannoni e gli edifici dediti ad attività commerciali.
I Paesi confinanti prevedono agevolazioni fiscali per chi va là a lavorare e produrre. In Veneto il governo Renzi continua invece il massacro fiscale.
Dopo di che la colpa del massacro elettorale sarebbe della Moretti perché va dall’estetista…

GATTI, TRIPPA E MIAGOLII UMANITARI

Aggiornamento all’ultimo post.
Il proprietario della casa nel padovano, destinata all’accoglienza ai profughi in cambio di un canone mensile di 5.400 euro, ha infatti scritto una lettera al Mattino di Padova dove lamenta di essere stato attaccato perchè riceve i migranti.
Ammette e scrive “riceviamo un affitto adeguato da parte della cooperativa”. ( Eh sì, l’importo è indubbiamente adeguato) Aggiungendo subito: “Ma ciò che ci spinge non è il tornaconto personale”.
Dopo di che spiega:” Martedì sera sono arrivati i profughi. E sono tutti ragazzi. Chiunque di noi abbia figli sa cosa intendo: hanno 18 o 20 anni al massimo. Sono arrivati con il cappuccio della felpa sulla testa e le mani in tasca. Sono ancora piccoli ma hanno già visto e vissuto cose che nessuno di noi immagina”.
Dopo un analisi tanto toccante era lecito aspettarsi che la lettera si concludesse così: e quindi ho deciso di mettere 5 mila euro in tasca a questi poveri disperati, tenendomene io solo 400 per le piccole spese sostenute…Invece, finita la commozione, non c’è stata elargizione: i soldi restano tutti nelle sue tasche.
Ora chiariamo bene un punto. Se i gatti mangiano la trippa non è colpa dei gatti: colgono l’opportunità. Se ne mangiano da indigestione, la colpa è sempre di chi mette troppa trippa a loro disposizione. (Cioè di uno Stato che stanzia somme spropositate da destinare ai privati – coop e proprietari di case – per l’accoglienza ai migranti).
Tutto legale e lecito; chiunque si papperebbe la trippa.
I gatti però dovrebbero mangiare in silenzio, risparmiandoci – per pudore – i miagolii umanitari.
Anche perché nessuno è tanto fesso da crederci. Ai miagolii.

MIGRANTI VACCHE DA MUNGERE

Il secondo capitolo dell’inchiesta romana sembrerebbe confermare l’assunto: i migranti sono vacche da mungere. Oramai va bene tutto – appalti, traffico di droga, accoglienza – tutto bene purché se magna. Purché tutti magnino, non solo i famigerati politici ma anche tanti cittadini illibati…
Dico sembrerebbe, perché – da garantista – non cesso di indignami per come il circuito mediatico-giudiziari presenti delle semplici accuse, tutte da verificare, come una condanna certa senza nemmeno aspettare il primo grado di giudizio (ricordo che la “Costituzione più bella del mondo” prevede la presunzione di innocenza fino al terzo e ultimo grado di giudizio…)
Ma, anche dove tutto è legale, trasparente e alle luce del sole, è ormai evidente come i migranti siano vacche da mungere. Non solo per coop e onlus; anche per privati “caritatevoli”.
Lo dimostra il caso di Teolo, piccolo comune del padovano, dove una cooperativa ha preso in affitto da un privato una grande casa – non Villa Arvedi a Grezzana, ne villa Pisani a Strà – una villotta anni Settanta sfitta, e ci ha sistemato dieci migranti.
Al proprietario vanno 18 euro al giorno per ospitato che, moltiplicato per dieci ospiti e per trenta giorni, fanno 5.400 euro al mese! Senza spese per lui, dato che la coop provvede sia ai pasti che al servizio di lavanderia.
Il sindaco di Teolo sta indagando per appurare se il proprietario – avendo affittato per “finalità sociali” – non goda anche dell’esenzione di Imu e Tasi…
I comuni da sempre, di fronte all’emergenza abitativa, prevedono agevolazioni fiscali. Ma per chi affitta sotto il prezzo di mercato, non spropositatamente al di sopra. In condizioni normali il proprietario di questa villotta in pianura alle Feriole di Teolo (nemmeno sui Colli Euganei) si sarebbe sfregato le mani ad affittarla a mille euro il mese.
Ma, buon per lui, sono arrivate le vacche da mungere…
Non mi pare servano inchieste giudiziarie per provare che si guadagna più coi migranti che col traffico di droga. E senza correre alcun rischio. Nemmeno nell’Aldilà, dal momento che l’Inferno “è vuoto”…

FINCHE’ PASSA LO STRANIERO…

Finché passa lo straniero non ce n’è (di consenso) per nessuno. Se non per Zaia, Salvini e la Lega. Di certo non ce n’è per chi, al governo centrale, lo straniero dovrebbe fermarlo e invece lo fa passare.
In Veneto, e non solo, il vero sconfitto è Matteo Renzi, non la Moretti: un altro candidato Pd, più strutturato e meno Lady Like, avrebbe preso qualche punticino in più; non evitato la sconfitta epocale.
Per non parlare dell’inusitato consenso raccolto dalla Lega in Toscana, Marche, Umbria e Liguria
Non sono in discussione le politiche di Renzi. Ma la politica che lui (come nessuno altro) non può adottare con i migranti: il blocco navale che fermi l’invasione.
Collaterale anche la questione rom. Devastante, come impatto emotivo-elettorale, l’incidente stradale di Roma. Perfino il campione del conformismo italiano, l’uomo per tutte le stagioni e le mode, Adriano Celentano, si è trovato d’accordo con Salvini nel radere al suolo i campi rom. (Che in nessun altro Paese europeo esistono).
Problema grave, ma collaterale rispetto a quello degli stranieri, dei migranti, che nessuno ferma. Nemmeno Salvini se avesse la disgrazia di essere al governo, dove si deve fare, invece che la fortuna di stare all’apposizione dove basta chiacchierare…
Come mai siamo il Paese più accogliente? L’unico a respingimenti zero? Mentre Spagna, Francia, Grecia, Germania, Gran Bretagna, etc. etc. respingono eccome?
Che sia perchè siamo l’unico ad ospitare il Vaticano? Una Chiesa che un tempo bandiva le crociate, e oggi ha bandito l’auto invasione per motivi umanitari?
Secondo voi basta Salvini premier per espellere chi è arrivato Oltre Tevere “dalla fine del mondo”?
Dubito. E così, finché passa lo straniero…

PIU’ ONLUS CHE CAVALLETTE

La presunzione d’innocenza vale e deve valere per tutti, anche per Alfonso De Martino il presidente dell’onlus campana “Un’Ala di Riserva” arrestato con l’accusa di essersi appropriato di ingenti somme di denaro per l’assistenza ai migranti. Anche per don Vincenzo Federico, direttore della Caritas diocesana di Salerno, indagato per peculato
Ma alcune considerazioni di carattere generale vanno fatte su queste onlus, su queste associazioni senza scopo di lucro, anche perchè ormai sono più numerose delle cavallette: operano in Italia, ma anche all’estero, si occupano di qualunque umana emergenza: dall’assistenza, alla povertà, alla raccolta fondi contro ogni tipo di grave malattia.
Intanto sarebbe interessante sapere chi e con quale rigore controlla che siano effettivamente senza scopo di lucro. Più di una inchiesta sembrerebbe dimostrare che il lucro c’è…
Tanto sono sollecite a chiedere versamenti, tanto sono restie alla trasparenza.
In questi giorni siamo stati bombardati di telefonate da una onlus che chiedeva uno spot – ovviamente gratuito – per raccogliere fondi a favore dei disabili di un Paese africano.
Abbiamo risposto che eravamo pronti a fare di più: a dedicare cioè un’intera trasmissione, con le modalità di versamento in sovrimpressione, una trasmissione dove però bisognava accettare un serio contraddittorio, dare un rendiconto di interventi, costi e risultati. Risposta: grazie, non importa, lasciamo perdere…
Un numero spropositato di onlus dicono di raccogliere fondi per la ricerca utile a curare o almeno alleviare tutte le più gravi malattie, dai tumori in giù.
Certo Umberto Veronesi a Milano con la sua fondazione ha fatto e fa ricerca. La fa l’Istituto oncologico veneto che mette in rete tutti i reparti di oncologia della nostra regione, che studia e applica i protocolli terapeutici dei presidi ospedalieri più all’avanguardia.
Dobbiamo credere che fa ricerca anche ogni onlus che dichiara di farla?
Da un certo punto di vista oggi, nel tempo della rete, non servono grandi risorse: basta un computer per accedere agli studi scientifici più avanzati, ai risultati degli enormi, ultra finanziati, laboratori di ricerca medica americani.
Non vorrei che queste onlus-cavallette facessero anzitutto una ricerca: quella del messaggio più struggente per indurre il cittadino impietosito a versare due euro da cellulare o cinque da telefono fisso…

ORIGINE DELLA INGOVERNABILITA’

Sembra evidente che il nostro è un Paese sempre più difficile da governare. Difficile da governare perfino per l’organismo di autogoverno della magistratura: il Csm, il Consiglio superiore della magistratura, come noto ha nominato il nuovo procuratore capo di Palermo, ma gli esclusi hanno fatto ricorso al Tar del Lazio e la nomina è saltata. Tutto da rifare.
Se ci pensate è il colmo che nemmeno la magistratura riesca più ad autogovernarsi. Che nemmeno i magistrati riconoscano più l’autorità del loro Csm.
Difficile, quasi impossibile, governare gli uffici pubblici, la scuola, la sanità, non dico varare leggi che cambino davvero qualcosa.
Tante e remote possono essere le cause dell’ingovernabilità. Già Mussolini diceva che è inutile anche solo provare a governare gli italiani.
Tra le tante cause mi soffermo su una: i bambini, i ragazzi che non si alzano più in piedi quando entra in classe il maestro o l’insegnante.
Non c’è più il rispetto per chiunque eserciti una qualsiasi funzione. Si parte da qui per non riconoscere più l’autorità, nessuna autorità.
Non c’è più una distinzione di ruoli
Noi ci alzavamo sempre in piedi, nessuno si sognava di dare del tu al proprio insegnante.
Oggi i ragazzi danno sempre del tu, vanno al bar o al pub a bere assieme ai loro insegnanti.
I ragazzi, anche i miei figli, danno del tu a tutti; anche a chi vedono per la prima volta, qualunque ruolo abbia. E poi magari mi dicono: perchè ci hai fatto conoscere quell’ebete?
Mai mi sarei sognato di dar del tu agli amici di mio padre o di criticarli: li ascoltavo in silenzio cercando di imparare qualcosa…
D’altronde quando è cominciata l’ingovernabilità anche nella Chiesa, lo scetticismo per la sua funzione? Il parroco, qualunque sacerdote, lo salutavamo dicendo “Sia lodato Gesù Cristo!”. Oggi quando va bene gli dicono buongiorno, se non addirittura ciao don Luca, ciao don Luigi come stai!
E, quando al sacerdote dici ciao, diventa arduo credere che amministri i sacramenti; più facile pensare che vai con lui a giocare quattro raggi a briscola…
Per carità, la mia sarà solo la nostalgia di un vecchio, per un Paese serio e ordinato che non tornerà più.
Ma, volessimo provare ad invertire la tendenza, credo che dovremmo cominciare a far alzare in piedi i ragazzini quando la maestra o il maestro entrano in aula. A insegnare loro di nuovo e anzitutto il rispetto.

LA CONSULTA PENSA ALLA PENSIONE SUA

Scrive l’economista della Bocconi Roberto Perotti: “La Corte costituzionale prevede di pagare a ex giudici della Corte e loro superstiti 5,8 milioni di pensioni. Al momento ci sono 20 ex giudici e 9 superstiti. La pensione media è dunque esattamente di 200 mila euro l’anno”.
Aggiungiamo che l’attuale presidente della Corte, Alessandro Criscuolo, una volta in pensione avrà diritto ad autista, auto blu e telefono di casa pagato oltre ad una pensione nettamente superiore ai contributi versati. Ogni volta viene eletto presidente il giudice più anziano, per avere quanti più possibili presidenti emeriti da foraggiare…
Ce ne abbastanza per capire come mai la Consulta abbia prima giudicato incostituzionale il taglietto delle pensioni d’oro tentato da Monti ed oggi intimato a Renzi di pagare il mancato adeguamento alle pensioni superiori ai 1.423 euro lordi al mese: ci sono di mezzo le loro pensioni! Un chiaro conflitto di interesse, se mai qualcuno potesse giudicare l’operato della Suprema Corte…
Pare evidente infatti che il disagio sociale ed economico riguardi gli 11,5 milioni di pensionati sotto i 1.423 euro al mese, ben prima dei 5 milioni che percepiscono pensioni sopra questa cifra e che arrivano a 200 mila euro l’anno e oltre.
E’ ancor più evidente che il disagio sociale ed economico investe in primo luogo chi ha ancora tutto un percorso di vita lavorativa davanti: chi il lavoro lo ha perso a 30, a 40 anni, i giovani che non lo trovano. Rispetto a chi è arrivato, comunque, al termine della vita lavorativa.
Ma la Consulta distorce la realtà e la scala dei bisogni, pensando anzitutto alla pensioncina sua…
Osserva il procuratore Carlo Nordio :”La sentenza aggrava i conti pubblici, impone al governo di operare senza la necessaria copertura, cosa che invece la Costituzione prevede. Siamo ad un caso in cui, per assurdo, la Corte costituzionale forza l’esecutivo ad agire al di fuori della Costituzione”
Più che un assurdo è la regola italiana quando c’è da tutelare la propria trippa.

IERI ADEL SMITH OGGI SALVINI

Adel Smith fu il fondatore dell’Unione musulmani d’Italia, protagonista di una ferocissima polemica contro il Crocefisso ( lo definì un “cadaverino” che andava tolto dal muro dov’era appeso).
Ogni volta che vedo e sento gli antagonisti che vanno all’assalto di Matteo Salvini – con insulti, sputi, lancio di uova e pomodori – mi torna in mente Adel Smith.
Come ora il leader della Lega ai no global, così Smith era inviso agli estremisti di destra di Forza Nuova. Come Salvini non deve parlare, così Adel non aveva diritto ad esprimere le sue opinioni; ed era vergognoso che Telenuovo lo ospitasse per un dibattito.
Era il Gennaio del 2003. Un branco di forzanovisti danno l’assalto alla sede di Telenuovo a Verona, interrompono la trasmissione e pestano a sangue il fondatore dell’Unione mussulmani d’Italia.
Risultato di quella violenta contestazione: Adel Smith, fino alla morte avvenuta l’agosto scorso, resta un personaggio conosciuto e ricordato. E l’odiata Telenuovo che gli ha dato spazio ne ricava una pubblicità straordinaria; perchè il filmato di un’irruzione in uno studio televisivo, che non aveva precedenti, fa il giro del mondo.
Allora alcuni nostri maliziosi concorrenti insinuarono che avevamo pagato quelli di Forza Nuova perchè facessero l’irruzione. O che li aveva pagati Adel Smith…Ovviamente non era così nel 2003 e non è così nel 2015. Ma vien da pensare che gli antagonisti siano pagati da Salvini. Perchè il risultato è identico oggi come allora: una grande pubblicità gratuita fatta a chi detesti e contesti.
Non bastasse l’aiutone elettorale, che a Salvini e alla Lega arriva dal modo disastroso in cui viene gestita l’immigrazione, i no gobal garantiscono anche il loro aiutino…

NASCONDERE LO SPORCO SOTTO IL TAPPETO

Spazzare la polvere, lo sporco, sotto il tappeto è la prassi del nostro Paese: nascondere i problemi, invece che provare a risolverli.
Il test Invalsi certifica (con tutti i limiti che vogliamo, ma certifica) il livello di apprendimento degli studenti. Subito gli insegnanti lo spazzano sotto il tappeto. Il motivo è evidente: se tutti gli alunni di una classe risultano scarsi, non è che siano tutti asini, è che hanno insegnanti incapaci di insegnare e che, nell’interesse degli studenti, andrebbero mandati a casa.
Ma gli esempi si possono moltiplicare all’infinito. C’è un pil in crescita dello 0,3% nell’ultimo trimestre? Mettere subito sotto il tappeto che la Francia è cresciuta dello 0,6% e la Spagna dello 0,9! Che altrimenti capiamo che il governo Renzi non ha alcun merito, che siamo solo l’ultimo vagone di un treno europeo e occidentale che si è rimesso in moto…
Resti dieci anni (quando va bene) in attesa di una sentenza definitiva. Dieci anni sulla graticola. Basta spostare l’attenzione sui due Marò e denunciare la lentezza della giustizia indiana! Che così la strepitosa “celerità” della nostra giustizia finisce sotto il tappeto…
Stiamo a blaterare che le forze dell’ordine sono senza benzina e con mezzi vetusti. Nascondere subito sotto il tappeto che ne abbiamo un numero spropositato: percentualmente agli abitanti molte più di Germania, Francia e Spagna.
La soluzione ovvia sarebbe fondere polizia di stato e carabinieri, dimezzare gli ufficiali. Guai al mondo: i vertici ti rispondono che sono già così ben coordinate tra loro le nostre forze dell’ordine!
Quanto lo siano lo constatiamo in questi giorni di campagna elettorale. Ogni volta che un candidato (uno qualunque, mica il Salvini nel mirino degli antagonisti) organizza un incontro arriva una pattuglia di poliziotti, una di carabinieri e una di vigili urbani; oltre a qualche Digos in borghese. Di pattuglie, ovviamente, ne basterebbe una. Non si coordinano nemmeno per gli eventi elettorali, figurarsi per il contrasto alla criminalità…
Ma anche solo parlarne è inutile. Meglio alzare il tappeto e scopare sotto tutto. Senza illudersi che qualcosa cambi.