Non c’è dubbio che una crisi profonda, dopo la duplice batosta amministrativa e referendaria, abbia investito, oltre al Pdl, anche la Lega Nord. E lo dimostra il fatto che, alla vigilia di Pontida, sia entrata in fibrillazione perfino la Lega Veneta fin’ora sempre paciosa, silente e allineata.
L’assessore regionale Franco Manzato, bossiano di stretta osservanza, sostiene che bisogna cacciare “gli eretici”. Sarebbero – per capirci – quei leghisti veneti che al cospetto dell’Umberto non rispondono comunque e sempre :”Si capo, giusto capo, hai ragione capo”. Per essere ancora più chiari quelli che non fanno come il segretario “nazionale” veneto Giampaolo Gobbo.
Si capisce però come – almeno in teoria – esista anche un’alternativa: o cacci via dalla Lega Nord del Veneto gli eretici, oppure cacci via gli yes man, quelli che hanno rinunciato comunque ad avere un giudizio politico autonomo. Per chiamarli col loro nome: cacci via i servi di Bossi e dei lombardi.
Val la pena di ricordare che la Lega in Veneto raccoglie, in percentuale, il doppio dei consensi della Lombardia. Ma non ha mai messo sul piatto questo peso elettorale. Non si sogna di pretendere un rapporto paritario all’interno della federazione Lega Nord, non sa imporre nemmeno un po’ di rispetto per i suoi leader e i suoi elettori veneti. E così non conta nulla, non ha ministri, viene sistematicamente esclusa dai tavoli delle decisioni. La si consulta solo dopo, per avvallare le decisioni prese da Bossi. E già è andata bene che il Senatùr abbia risparmiato al Veneto di ritrovarsi con il Trota al vertice di Palazzo Balbi…
L’ultimo, clamoroso, esempio di questa esclusione sistematica della Lega Veneta anche dai tavoli delle decisioni, è arrivato l’altro lunedì ad Arcore alla riunione convocata da Berlusconi per cercare si un individuare una via d’uscita dopo la prima batosta alle amministrative.
A villa San Martino si presentarono: Bossi con figlio Renzo (sic) detto il Trota, il ministro Maroni, il capogruppo alla Camera Reguzzoni, il segretario della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti e il presidente del Piemonte Roberto Cota. In sintesi: cinque lombardi, un piemontese, nessun veneto.
Bossi deve aver pensato che era inutile portarsi appresso anche…i camerieri. Può darsi che Gobbo l’abbia mandato il giorno dopo a sparecchiare i tavoli e lavare i piatti. Di certo quando si discutevano scelte fondamentali per il futuro del Carroccio la sua presenza è stata ritenuta superflua.
Penso ai tavoli da sparecchiare e ai piatti da lavare perchè, da vecchio che sono, ricordo come venivano rappresentati i veneti nei primi film della commedia all’italiana: i maschi da bravi ragazzi un po’ tonti che finivano a fare i carabinieri in Sicilia; mentre le ragazze venete erano lo stereotipo delle servette, cameriere tutto fare di facoltosi padroni romani o milanesi cui fornivano ogni genere di servizio e servizietto (e senza pericolo che loro, i padroni, facessero la fine di Strauss Kahn…)
Oggi, cinquant’anni dopo, la Lega Veneta è ridotta a fare la servetta di Bossi e della Lega Lombarda: ascari che ramazzano voti da offrire come “onoranse” al Senatùr
Bossi ha un unico pensiero, una sola preoccupazione, più che comprensibile dal suo punto di vista: che i leghisti veneti restino servette e non si sognino di alzare la testa e rivendicare i dividendi elettorali. Per questo ha concentrato tutti i suoi interventi al fine di impedire che emerga la realtà, cioè che il vero leader della Lega in Veneto è Flavio Tosi. Lo ha impedito negandogli la presidenza della Regione, bloccando per anni il congresso regionale, quelli provinciali, mandando il”cerchio magico” (ma imbelle) a cercare di sovvertire anche il congresso provinciale del Carroccio di Verona.
E l’Umberto ha perfettamente ragione perchè, con Tosi leader consacrato, basta ascari, basta leghisti veneti ridotti a sparecchiare il tavolo e lavare i piatti. Invece con Gobbo tutto a posto, tutto tranquillo come da anni e anni, proni e pronti a rispondere sempre: obbedisco sior capo!
Mentre ad Arcore si decideva il futuro del governo e della stessa Lega, il segretario “nazionale” veneto sarà rimasto a Treviso a bersi un prosecco, pensando felice: finché obbedisco a Bossi continuo a fare il sindaco, il segretario e anche l’eurodeputato. Che culo!…
Proseguirà nella Lega Veneta l’era dei maggiordomi, ben ricompensati per servigi e fedeltà; o arriverà il tempo della rabbia e dell’orgoglio?