Per discutere seriamente del caso di Alfonso Papa bisognerebbe sgombrare il campo dal più demagogico dei luoghi comuni, cioè sottolineare che un parlamentare NON è un cittadino come tutti gli altri: non è un giornalista né un idraulico né un magistrato.
Perchè lui, e solo lui, è investito della sovranità popolare (a prescindere dalla legge elettorale, anche la più porcella che ci sia) che lo rende (a prescindere dai suoi meriti e dalle sue colpe) un soggetto del tutto particolare, il cardine della democrazia. Se non gli riconosciamo questo status, e non lo mettiamo al riparo da assalti indebiti di altri poteri (fondati non sulla sovranità popolare, ma sul pubblico concorso) non esiste più la democrazia.
Bisognerebbe capire almeno questo. Mentre siamo qui a ripetere come beoti che i cittadini, parlamentari compresi, devono essere tutti uguali. In questo caso il massimo dell’uguaglianza non è solo il massimo dall’ingiustizia, ma anche il massimo della stupidità.
Bisognerebbe infatti capire che non è un privilegio del parlamentare, ma un sacrosanto diritto di qualunque cittadino vagliare se esistono oppure no le condizioni per ricorrere allo strumento barbaro della carcerazione preventiva. Strumento espressamente limitato dal codice penale ai soli tre casi – inquinamento delle prove, pericolo di fuga, pericolo di reiterazione del reato – proprio per la consapevolezza della sua barbarie se applicato indiscriminatamente.
Tanto per capirci. Parolisi è stato arrestato prima del processo perchè accusato di aver distrutto il profilo facebook della moglie: inquinamento delle prove. Ma che prove ha inquinato, che reato ha reiterato, che pericolo c’era che Papa scappasse? Nessuno. Quindi non andava arrestato nemmeno se fosse stato un semplice cittadino. ( E per questo la Franzoni, altro esempio, rimase libera anche dopo la condanna in primo grado per l’assassinio del figlio)
L’altra cosa che, come beoti, ripetiamo è che Papa è colpevole, che le prove lo inchiodano. C’è un modo per far capire che colpevolezza o innocenza non c’entrano per nulla? Purtroppo non c’è perchè oggi il popolo è assettato di sangue della casta politica. Eppure la differenza tra la giustizia sommaria e la civiltà giuridica è tutta qui, sta tutta nell’habeas corpus: cioè nel diritto di qualunque cittadino a comparire al più presto davanti ad un giudice, ad avere tutte le opportunità per discolparsi davanti a lui dalle accuse, e a non finire mai prima in carcere salvo i tre casi di cui parlavamo.
Se non riconosciamo questo diritto basilare, risparmiamo pure le spese per magistrati e tribunali e lapidiamo direttamente in piazza a furor di popolo i presunti colpevoli.
Il voto della Camera ci induce a fare proprio questo. Una Camera che ha calpestato la civiltà giuridica, che ha rinunciato in modo autolesionistico alla propria prerogativa ( che è base della democrazia e della separzione tra i poteri) offrendo alla mannaia giudiziaria ieri il collo di Papa, domani di un qualunque altro suo membro a gentile rischiesta delle procure.
Il tutto grazie alla regia miope di Roberto Maroni, per il quale l’enorme posta in gioco è stata solo strumentale: pur di mandare in pensione Umberto Bossi ha mandato il pensione anche l’autonomia del parlamento. Un comportamento da statista…