LA STORIA SI RIPETE, ORA DEVE RIPETERSI IL PADOVA

La storia si ripete. Anche due anni fa la finale di andata dei playoff per la serie B tra Padova e Pro Patria finì 0-0. Ci sarebbe voluta un’impresa per andare a vincere a Busto Arsizio in casa di una squadra che aveva mantenuto il primato in classifica praticamente dall’inizio alla fine del campionato e impresa fu, grazie alla magica doppietta di Di Nardo.

Ora, come dicevo, la storia di ripete: il Novara è stato a lungo capolista della serie B e non è mai sceso sotto il terzo posto, alle spalle delle corazzate Atalanta e Siena. E bisogna andare a vincere lì. Non sarà facile: gli uomini di Tesser si sono dimostrati organizzati e allo stesso tempo veloci a ripartire e avranno in più Bertani e Morganella, stasera assenti per squalifica.

L’unico rammarico di questa sfida di andata sta nel fatto che le occasioni per andare al "Piola" con l’animo più sereno e la possibilità di passare anche col pareggio il Padova le ha avute ma non le ha sfruttate. Ma la forza del Padova, alla fine, sta proprio nella sua capacità di tenere in piedi la barca fino all’ultimo, di conquistare la vittoria all’ultimo respiro, di gettare sempre il cuore oltre l’ostacolo.

Se uno nasce padovano e biancoscudato sa che deve mettere in preventivo un’infinita sofferenza, ma sa anche che la squadra poi al traguardo arriva sempre. Quindi continuiamo ad avere fiducia in ogni elemento di questo gruppo: chiunque giocherà, anche solo per pochi minuti (Di Nardo e Rabito docent, non a caso, due protagonisti della promozione in B del 2009), darà il massimo per conquistare la serie A. E questo deve bastare a farci dormire tranquilli da qui a domenica sera.  
 

CE LA FAREMO

Siamo in finale playoff. Solo a scriverlo mi vengono i brividi. E se ripenso alla partita che ci ha regalato l’accesso all’ultimo ostacolo che ci separa dalla serie A mi convinco sempre di più che ce la faremo.

Sì, ce la faremo.  

Perché a Varese abbiamo giocato la partita più difficile da quando in panchina c’è Dal Canto, andando sotto di due reti e non riuscendo mai a far girare la palla in maniera fluida e continua. Se abbiamo rimontato due gol e pure il 3-2 di De Luca vuol dire che niente può spaventarci più. Abbiamo troppa fame di arrivare in serie A, sbraneremo qualunque cosa ci si metta di traverso per impedirci di raggiungere questo traguardo.

Perché la vicenda del calcio scommesse che in queste ore continua ad avere sviluppi e a soffiare sul vento della paura che il Padova sia coinvolto (anche se devono ancora spiegarci come!) non ha avuto l’effetto di colpire al cuore il gruppo. Anzi: a guardarli negli occhi questa sera i giocatori, prima del fischio d’inizio, si è colta per l’ennesima volta solo la voglia di essere più forti di tutto e di tutti.  

Perché abbiamo uno straordinario talento di 18 anni che risponde al nome di Stephan El Shaarawy.

Perché dietro ci sono Legati e Cesar, oltre a Crespo e Renzetti.

Perché in attacco, oltre al piccolo Faraone, abbiamo un brasiliano che ride poco e si sacrifica molto e un centravanti che, anche se non vede la porta manco col binocolo, non si tira mai indietro quando è ora di lottare.

Perché a centrocampo abbiamo Italiano che, anche quando viene francobollato dagli avversari che gli rubano anche l’aria per respirare, è sempre Italiano. E Bovo e Cuffa ai suoi fianchi lo supportano alla grande.

Perché, aldilà dei singoli che andrebbero nominati tutti, anche chi non ha mai giocato, il Padova è un grandissimo gruppo, guidato da un grandissimo allenatore.

Perché abbiamo dei tifosi spettacolari, che meritano di tornare in serie A.

I segnali positivi sono troppi per non credere fin da ora che questo è proprio l’anno buono!    

BUONA LA PRIMA… E NON ERA FACILE

Non era facile stasera battere il Varese nella semifinale di andata dei playoff.

Per una serie di validi motivi:

1) E’ una squadra tosta, quadrata, compatta. Che non ti fa giocare. Ti sta col fiato sul collo. Insomma, la tipica squadra che il Padova ha sempre dimostrato di soffrire e pure molto.

2) Ieri è scoppiato il bubbone allucinante del calcio scommesse, nel cui calderone è finito anche l’incontro tra Padova e Atalanta dello scorso 26 marzo. Sono fermamente convinta che la società biancoscudata ne uscirà assolutamente pulita (opinione mia: ovviamente l’inchiesta farà il suo corso) perché ad ora non c’è alcun indagato del Padova e le intercettazioni che ho letto parlano di un generico amico di Cristiano Doni che avrebbe detto che c’era un accordo tra le società per far finire la partita 1-1. Insomma dichiarazioni poco circostanziate e tutte da dimostrare. Però non era semplice giocare una sfida di playoff al massimo della motivazione con questo pensiero addosso e la squadra è stata bravissima a tenerlo fuori dal campo, pensando solo ed esclusivamente a dare tutto per battere il Varese. Come poi è riuscita a fare.

3) Stephan El Shaarawy, uno dei giocatori con maggiore fantasia della rosa, veniva da una settimana e mezza a dir poco movimentata: prima l’impegno con la nazionale under 19 in Polonia (tre partite in sette giorni), poi l’esame orale di maturità a Savona. Era stanco, eppure ha messo il piede e la testa in quasi tutte le azioni pericolose del Padova, segnando pure un gol nell’azione poi fermata dall’arbitro quando ha dato il rigore.

4) Bovo e Cuffa, i mastini del centrocampo, non sono assolutamente al top della forma fisica. Stanno stringendo i denti e si vede.

Il Padova ha disputato una partita accorta, attenta, intelligente. Magari a tratti lo spettacolo non è stato intenso, ma alla fine bisognava vincere (per evitare di doverlo fare a Varese domenica nel match di ritorno in uno stadio in cui la squadra di Sannino non perde da due anni e mezzo) e si è vinto.

Ora tutti a Varese. Con in tasca il rigore trasformato da Vincenzo Italiano a darci ancora più convinzione che la finale è davvero a portata di mano. Basta il pari all’Ossola per continuare a sognare la serie A!   

UNO DI QUEI GIORNI…

Questo è uno di quei giorni in cui capisci perché è meraviglioso essere tifoso del Padova. E’ un giorno in cui ti dimentichi in un sol colpo di tutte le sofferenze patite a causa di questa squadra come la mamma dimentica i dolori del parto quando stringe tra le mani la sua bellissima creatura e prova la gioia più grande di tutta una vita.  

 

Che creatura questo Padova! Capace di rinascere squadra ammazzagrandi a metà campionato, di superare ogni ostacolo con una naturalezza incredibile, come a dire: "Se è tutto facile, non è nemmeno così bello arrivare in fondo".

Di facile non c’è stato niente per questa squadra. Neanche in queste ultime 11 partite in cui sono arrivati sette successi e quattro pareggi. Nessuno ha regalato niente a nessuno dei biancoscudati. Questo traguardo è meritatissimo perché frutto di un impegno e di una dedizione straordinari da parte di tutti. Da Dal Canto all’ultima delle riserve, che poi riserve non sono! Doveva essere la settimana più bella quella che ha accompagnato i giocatori alla sfida di Torino: invece prima la storia dei biglietti e poi la faccenda del mancato ritorno di El Shaarawy dalla nazionale under 19 hanno buttato tensione sulla tensione, hanno fatto arrabbiare i tifosi, hanno fatto pensare che, se il destino voleva che giocassimo la partita più importante senza il nostro gioiellino più talentuoso, voleva dire che eravamo destinati a perdere. Invece no: la squadra è stata più forte di tutto e di tutti e la tensione ha fatto un brutto scherzo solo al Torino, capace di sfoderare una prova convincente solo per la prima parte del primo tempo. Prima di soccombere sotto la superiorità mentale e la cinica tranquillità del Padova.

Questo è uno di quei giorni in cui essere tifoso del Padova ti riempie d’orgoglio. Ti fa dire a te stesso: io sono speciale, io tifo Padova. Siamo tutti speciali in questa fantastica ultima domenica di maggio. Perché in questa squadra, sotto sotto, abbiamo sempre creduto. E ci crederemo fino al 12 giugno.  

P.S.: finalmente Cestaro ha convocato Dal Canto per parlare della riconferma. Lo vedrà (lo ha detto lo stesso cavaliere) questa settimana, anche se non si sa ancora quando di preciso. Sì perché se c’è una persona un po’ più speciale di tutti gli altri, il "primus inter pares", questa è proprio l’allenatore Alessandro Dal Canto. Che il Padova non deve lasciarsi scappare, per niente al mondo!

PIU’ FORTI DI TUTTO E DI TUTTI

Eccomi qua. Chiedo scusa per il ritardo, ma, come ben potete immaginare, in questi giorni, tra la storia dei biglietti e quella del Faraone che non torna dalla Polonia, non ho avuto molto tempo per dedicarmi al blog, pur leggendo tutti i giorni i vostri commenti.

Scrivo ora ribadendo semplicemente una cosa che ho postato pochi minuti fa anche sul mio profilo di Facebook: se il Torino si è raccomandato così tanto alla Figc di far rispettare le regole (che purtroppo ci sono e sono chiare) e dunque di non far tornare a Padova Stephan El Shaarawy in tempo utile per partecipare alla sfida di domenica, vuol dire che, scusate il francesismo, se la sta facendo sotto ben più di noi. El Shaarawy è un grandissimo giocatore, è un talento di qualità indiscusse, ma è pur sempre UN elemento della rosa. UN giocatore di undici che scendono in campo. Certo, urta il sistema nervoso sapere che Cairo ha spinto all’inverosimile perché restasse in Polonia, ma credetemi che questo elemento, se lo guardiamo da un’altra prospettiva, non può che farci capire che il Toro ha paura di non farcela. Fallire l’obiettivo per loro sarebbe più che deleterio, visto il clima surreale che si respira da quelle parti e la contestazione manifestata in più occasioni dai tifosi nei confronti di società e squadra. E se si sono dati così da fare per tenere lontano dalla partita un solo giocatore del Padova, vuol dire che un po’ "presi con le bombe" sono.   

Il Padova, quest’anno, si è esaltato moltissimo nelle situazioni più difficili: ai giocatori non resta che essere più forti di tutto e di tutti (anche del mancato ritorno di El Shaarawy) pure questa volta. In fin dei conti in panchina il Padova ha Di Nardo, Vantaggiato e pure Rabito e Drame. Chiunque venga scelto per sostituire il piccolo Faraone, farà la sua parte e la farà con una motivazione e un orgoglio senza pari. 

A me personalmente, delle due rotture di scatole che sono piombate sul Padova nella settimana che doveva essere la più bella dell’anno, fa più incazzare (scusate il secondo francesismo!) quella della mancata concessione di biglietti ai padovani oltre il settore ospiti. Onesta e sincera: a me il direttore generale Sottovia ha detto di aver fatto di tutto per cambiare questo stato di cose, di aver coinvolto questura e prefettura di Padova. Può essere che non l’abbia fatto con abbastanza forza e determinazione e che, come dice qualcuno di voi, sia il più grande incompetente esistente sulla faccia della terra, per carità: rispetto l’opinione di ciascuno di voi e qui potrete esprimerla ogni volta che lo vorrete. Ma sinceramente di tutta la faccenda a me lascia molto più perplessa l’ordinanza della Prefettura di Torino che ha vietato la vendita di biglietti oltre il settore ospiti. L’Osservatorio e il Casms non hanno giudicato questa partita tra quelle pericolose per l’ordine pubblico. Perché ridurre così all’osso la disponibilità di biglietti per i padovani? Così facendo la Prefettura di Torino rischia di ottenere l’effetto contrario rispetto a quello che voleva perseguire perché in tantissimi partiranno per Torino anche senza biglietto. Una volta lì, che farà la Polizia? Li farà entrare ugualmente, come fu due anni fa a Busto, o li terrà fuori col rischio, a quel punto davvero concreto, che ne nascano forti malumori e incidenti?

Tutto questo sì che si poteva evitare.


IL SOGNO DEI SOGNI

Non siamo ancora ai playoff. Ci vuole un ultimo sforzo domenica prossima a Torino. E non sarà facile. Ma un "grazie" di cuore a questi ragazzi è doveroso dirlo già oggi. Comunque vada all’Olimpico tra otto giorni. Perché questa squadra ci ha regalato la cosa più importante che un tifoso di calcio possa avere: la possibilità di sognare.

Sognare che a Torino arriverà un bel pari e centreremo i playoff per la serie A. Sognare che, ai playoff, ce la giocheremo per tornare laddove manchiamo da 15 anni. E’ tutto un sogno, che non si sa ancora se si trasformerà in realtà, ma già il sogno basta e avanza, perché è il sogno dei sogni. Perché nella vita, a volte, sognare di poter arrivare in un posto è perfino più importante di arrivarci veramente, perché, a volte, quello che provi mentre corri e sei in gioco è più forte di quel che senti alla fine della corsa.

Questa squadra ci ha donato oggi una partita come non ne vivevamo da un sacco di tempo: in sala stampa Dante ha detto: "La gara di oggi è stata un’altra Padova-Barletta". Vero. Su Facebook Pierpaolo ha scritto: "Il rigore di Italiano mi è sembrato come quello che segnò Nanu Galderisi portandoci allo spareggio per andare in A col Cesena nel 1994". Verissimo. Davide e Maurizio Guerriero mi hanno mandato un messaggio con scritto: "Sto piangendo!", Lisetta si è preoccupata per me: "Sei viva?", Raffaello l’ha buttata in ridere con un bel "Robe da matti", mentre Stefano si è limitato a una serie di punti con il punto esclamativo nel finale. Perché in effetti non ci sono parole per definire appieno quello che stiamo provando tutti.  

E’ bello condividere con tanti tifosi questa gioia. E sarà ancora più bello domenica prossima spingere con tutta la nostra passione il Padova verso la realizzazione del sogno. Adesso sì che ci crediamo tutti fino in fondo!

P.S.: lo so che per qualcuno le mie battaglie sono destinate a fallire. Ma io le porto avanti comunque perché mi interessa lo spirito con cui le combatto, indipendentemente dall’esito finale. Io insisto da sei settimane e insisterò sempre: cosa aspettiamo a confermare Alessandro Dal Canto sulla panchina del Padova? Come si può spezzare questo incantesimo? Consiglio a tutti di guardare e riguardare l’immagine dell’abbraccio tra il mister e Italiano in ginocchio davanti alla panchina. Dopo averla vista, sfido chiunque ad avere ancora dubbi sulle capacità di questo ragazzo di 36 anni.


PER FAVORE, NON SVEGLIATECI PROPRIO ADESSO

"Fino a quel giorno voi non svegliateci", canta Luciano Ligabue.

Chissà se arriverà il giorno dei giorni: il giorno in cui il Padova, dopo aver sofferto e aver fatto soffrire come dei pazzi i suoi tifosi a metà della stagione e aver rischiato di scivolare nuovamente dalla zona playout, alzerà le braccia al cielo e festeggerà il traguardo che all’inizio dell’anno sognava di raggiungere: i playoff.

Non so se il giorno dei giorni arriverà: so solo che questa squadra mi sta facendo divertire, mi sta facendo sognare, mi sta regalando emozioni incredibili, sta facendo una cavalcata che per una squadra normale sarebbe stata impossibile. Sì, il nostro amato Padova è proprio da missioni impossibili: ogni volta che lo dai per morto ed è più di là che di qua, ci fa vedere cose che noi umani mai avremmo potuto immaginare! E chiedo scusa se, per il terrore di perdere uno degli artefici più importanti di questa risalita (il direttore d’orchestra Vincenzo Italiano), oggi ho visto un cartellino giallo ai suoi danni che non c’era: è diffidato Vincenzo e se fosse stato ammonito avrebbe saltato la prossima col Livorno, fondamentale come quella di oggi. Per fortuna così non è e "Ita" sarà al suo posto in cabina di regia anche contro i toscani.

Sotto col Livorno, dunque: e per favore, davvero, non svegliateci proprio adesso. E’ troppo bello da vivere il sogno che voi stessi avete iniziato a restituirci nove partite fa. Avanti così fino alla fine. Poi, al novantesimo di Torino-Padova, saranno comunque applausi a scena aperta. Perché sarete senz’altro stati grandissimi!

P.S.: insisto e ribadisco nella mia personale battaglia iniziata cinque settimane fa: cosa aspettiamo a riconfermare Dal Canto? Ora, non fra due settimane. Ora      

E ADESSO URLIAMOLA LA PAROLA PLAYOFF

Per mesi abbiamo dovuto tenercela dentro. Soffocarla. E se qualche volta, assistendo ad una grande vittoria del Padova, ci è scappata fuori perché non siamo riusciti a trattenerla, c’è sempre stato qualcuno che ci ha preso in giro, che ci ha fatto notare che a Padova siamo fatti così, siamo fatti male, perché ci esaltiamo troppo presto, perché non sappiamo tenere i piedi per terra, perché non abbiamo equilibrio.

E al diavolo l’equilibrio, almeno oggi che quella parola la possiamo urlare a squarciagola senza paura di sembrare fuori luogo: PLAYOFF, PLAYOFF, PLAYOFF, la vorrei scrivere mille volte. E forse noi padovani siamo belli anche per questo: perché è proprio perché ce l’abbiamo nel sangue la nostra squadra del cuore che ci arrabbiamo tanto e diventiamo un po’ disfattisti quando le cose vanno male ma le dimostriamo un amore unico e incontenibile quando ci regala le belle soddisfazioni che ci sta dando in queste ultime settimane.

Mancano tre partite al termine e il destino è nelle nostre mani: ora che è ad un passo, lo coltiveremo, eccome se lo coltiveremo questo sogno! E poi vada come vada: questa squadra ci ha fatto tornare a sognare, a credere il lei, è questa la cosa più bella che ci ha restituito.

P.S.: avviso ai naviganti: cominciate la preparazione atletica voi che avete scommesso lunghi percorsi a piedi in caso di raggiungimento dei playoff. Mi sa che vi (ci) tocca… 

 

NON E’ VERO, MA CI CREDO!

Tutto è partito tre anni fa. Un giorno, durante la nostra trasmissione "Tuttocalcio", che all’epoca coinvolgeva entrambe le redazioni sportive di Telenuovo, sia la padovana che la veronese, in un’unica diretta la domenica pomeriggio, il conduttore Gianluca Vighini indossò una giacca bianca che non gli avevo mai visto. Sia Padova che Verona portarono a casa tre punti quella domenica: così, a fine puntata, dissi a Gianluca: "Vedi, devi sempre indossare la giacca da gelataio". Detto, fatto. Lui lo fece e per un po’ le cose andarono bene.

Poi arrivò la mia divisa della rincorsa playoff del 2009: le scarpe lilla (ormai distrutte ma sempre nella scarpiera di casa a imperitura memoria dell’impresa compiuta!), i pantaloni e pure la borsa dello stesso colore, la maglia viola un po’ più scuro e il fazzoletto da collo bianco e nero. Il tutto indossato rigorosamente per tutte le domeniche da Cremonese-Padova 0-1 a quel magico Pro Patria-Padova 1-2 che regalò ai padovani una giornata magica. Nel frattempo si era passati dall’inverno alla primavera e dalla primavera all’estate, ma che importa: quei vestiti portavano fortuna al Padova e bisognava indossarli anche con 40 gradi all’ombra, anche se la maglia era misto lana e i pantaloni un po’ pesantini per la stagione più calda dell’anno.

Abbigliamento portafortuna non ne ho più trovato, pur ripetendo qualche abbinamento nella speranza, poi resa vana da una sconfitta, di aver scoperto un altro amuleto. In compenso, però, mi sono data ai riti scaramantici: se succederà una certa cosa (che non dico, guardacaso, per scaramanzia!), non mangerò più la pizza e il cioccolato (due cibi per cui impazzisco!) per un po’ di tempo, ad esempio (questo voto tuttora lo porto avanti, da ben otto mesi!).

Mi sono però accorta qualche giorno fa, in una delle serate (nate per scaramanzia pure quelle la settimana successiva alla prima vittoria di Dal Canto a Pescara!) in cui mi ritrovo con alcuni tifosi a consumare una bibita nel solito bar, che in questo delirio biancoscudato non sono sola: in tanti sono disposti a un sacrificio, a una rinuncia o a qualunque altra cosa pur di vedere il Padova approdare ai playoff e, perché no, pure in serie A. Lisetta ad esempio, assidua frequentatrice di questo blog, ha promesso che se i biancoscudati si qualificheranno agli spareggi promozione, farà a piedi il tratto da casa sua (Abano) a Bresseo. Massimo, invece, se ciò sarà, farà a piedi dai leoni del Pedrocchi al locale in cui ci troviamo da tanti mercoledì a questa parte a Taggì di Sotto. I più impavidi si sono rivelati Gloria e Alvise: si sono infatti detti disposti a percorrere a piedi il tratto che va da Prato della Valle a Bresseo, andata e ritorno!

Se si usa la razionalità, è chiaro che non sono certo queste le cose che spingeranno il Padova a battere l’Ascoli e a continuare a sperare di agganciare il treno playoff. Però è bello pensare che la passione e l’attaccamento che questa squadra ha riacceso in tutti i suoi tifosi si trasformi in questi riti portafortuna, della serie: so che non è vero ma ci credo!

E se non sarà la scaramanzia a far volare i nostri eroi, be’ sarà senz’altro l’entusiasmo dei tifosi che ne è il fondamento!

E voi a cosa sareste disposti pur di vedere Italiano e compagni giocarsi la serie A nelle prime due settimane di giugno?

 

 

STIAMO CONTENTI LO STESSO

E’ stato bello crederci e non è ancora detto che si debba smettere di farlo. I playoff, nonostante il Padova non sia riuscito nell’impresa di violare l’inviolabile stadio "Ossola", sono ancora lì. Non sono scappati via per niente. In queste ultime quattro partite i ragazzi di Dal Canto possono davvero materializzare l’impresa, coronandola con una vittoria esterna-scontro diretto in casa del Torino all’ultima giornata. Ma penso che, se, com’è probabile, non ce la faranno, nessuno di noi debba rimanerci più di tanto male.

Secondo il mio modo di vedere, in queste ultime sette partite, da quando cioè Dal Canto, si è seduto sulla panchina biancoscudata, abbiamo iniziato e stiamo portando avanti un lavoro importantissimo: stiamo capendo su quali pilastri si dovrà fondare la squadra dell’anno prossimo, quella sì costruita per andare in serie A fin dal mercato estivo. Stiamo lavorando per il futuro, un futuro che, con questa proprietà e, scusatemi se insisto, con questo allenatore, si prospetta luminoso quant’altri mai.

Anche se non arriveranno i playoff il prossimo 29 maggio, credo che dobbiamo essere contenti di questa squadra e delle emozioni che ci sta regalando. Se poi ce ne vuole regalare di più grandi e totalizzanti, prego si accomodi: non ha che da vincere le prossime quattro partite… E noi ci metteremo un nanosecondo a far tornare l’entusiasmo a mille!