L’ARMA IN PIU’ DEL PADOVA

Il coraggio di buttare nella mischia un giocatore giovanissimo dal primo minuto in uno dei campi più caldi della serie B. La tempestiva ed efficace lettura della partita in corso con conseguente cambiamento del modulo iniziale. La capacità di scegliere le pedine giuste da inserire per cambiare il volto della gara, in una giornata in cui mancano i pezzi da novanta della rosa ovvero, oltre a Di Gennaro e Vantaggiato, anche Di Nardo, Succi e Italiano. 

Sì, il Padova ha costruito una buona squadra, andando ad aumentare soprattutto a centrocampo e in attacco la propria qualità, ma l’arma in più, quest’anno, è in panchina. E si chiama Alessandro Calori. Un allenatore cui non servono molte parole per farsi capire. Basta l’espressione del viso, basta l’esperienza che porta con sè, basta il carisma che trasmette anche solo guardando negli occhi i giocatori. Crotone-Padova ha rafforzato in me una convinzione che mi porto dietro fin dal momento in cui il tecnico ex Portogruaro è stato scelto come successore di Carlo Sabatini sulla panchina biancoscudata.

Se così non fosse il Padova oggi mai e poi mai sarebbe tornato da Crotone con un punto. Calori è stato bravo innanzitutto a motivare i ragazzi al termine di un primo tempo decisamente sottotono (il cambio di marcia nella ripresa è stato decisivo) ma anche e anzi soprattutto a sistemare nel migliore dei modi il materiale umano e tecnico che aveva a disposizione. Non disdegnando di cambiare l’assetto che aveva scelto all’inizio e che non gli stava dando le giuste risposte.

E poi questo allenatore non guarda in faccia a nessuno e non ha paura di niente: sono convinta che non sono tanti coloro che avrebbero mandato in campo Jerry Mbakogu dal primo minuto in una sfida così delicata. Lui invece l’ha fatto perchè, ha poi detto, "bisogna pur darla prima o poi una possibilità ai giovani". Sante parole. Il baby talentino della Primavera, reduce da una stagione in prestito alla Primavera del Palermo, ci ha messo un po’ ad entrare in gara, bloccato dall’emozione, ma a mano a mano che passavano i minuti ha acquisito sempre più sicurezza, anzi sempre più personalità.

Per tutti questi motivi giudico il pareggio di Crotone un punto d’oro sulla strada che deve innanzitutto portare alla tranquilla salvezza e poi a togliersi le famose soddisfazioni in più. Ma a quelle penseremo più avanti. Bisogna prima che il Padova cresca evitando accuratamente di fare il passo più lungo della gamba.  

‘DISCRETA’ LA PRIMA, MA LA DIFESA VA REGISTRATA

 

Fughiamo subito ogni dubbio: meglio aver pareggiato ed essersi resi conto immediatamente che c’è ancora tantissimo da lavorare.

L’anno scorso la partenza sprint col Modena (1-0 gol di Di Nardo), cui seguirono altri positivi risultati anche e anzi forse soprattutto fuori casa (penso, ad esempio, ai pareggi di Reggio Calabria e Frosinone), alzò una coltre di nebbia sugli aspetti in cui si doveva crescere e, quando la nebbia si diradò, il Padova si infilò in un tunnel buio dal quale a fatica riuscì ad uscire. 

Lati positivi e certezze il pareggio contro il Novara ne ha regalati diversi: Italiano è il solito direttore d’orchestra, El Shaarawy è davvero un talento destinato non troppo in là nel tempo a calcare palcoscenici importanti e Succi è l’ariete d’area che mancava: quanti cross l’anno scorso sono andati perduti perchè in mezzo all’area non c’era nessuno che ci metteva la crapa…

Ci sono però anche delle ombre sulle quali va fatta luce al più presto e la prima è sempre lei: la difesa. Legati non è un terzino di ruolo e si vede e Cesar e Trevisan, partiti discretamente, si sono poi persi nei meandri dei soliti errori. Delle disattenzioni. Delle paure che, con il ricordo di quel che è successo nel passato torneo, sono diventate di minuto in minuto fantasmi sempre più grandi e ingestibili. Senza poi dimenticarsi delle ormai famigerate palle inattive, in cui a turno è un centrocampista a perdersi l’uomo che va a fare gol nella porta di Agliardi (ieri sera è successo a Cuffa ben due volte in una situazione analoga).

Il presidente Cestaro ha detto ieri sera ai nostri microfoni che qualcosa farà ancora sul mercato e che quel qualcosa sarà principalmente proprio in difesa. Questo mi fa ben sperare. Ma ancor di più mi fa stare fiduciosa il fatto che Alessandro Calori, quando giocava, faceva il difensore. Di partite in serie A ne ha disputate a centinaia, sicuramente ha in mano l’antidoto per far guarire la "malaticcia" fase difensiva padovana.     

FOSCHI ORA TOCCA A TE

Non che fino ad oggi si sia grattato. Anzi. Il direttore sportivo, Rino Foschi, ha portato a casa dei giovani che più vedo all’opera e più mi convincono. El Shaarawy ha grandissima personalità, comincio ad intravvedere anche le qualità di Vicente in cabina di regia e Crespo deve solo capire fino in fondo le caratteristiche della serie B italiana, poi sarà definitivamente pronto per ergersi a protagonista.

L’infortunio al ginocchio di Vantaggiato però, che viene in ordine temporale dopo l’infiammazione all’adduttore di Di Nardo e la contusione alla zona cervicale di Di Gennaro, costringe il ds biancoscudato a pigiare sul piede dell’acceleratore. Siamo di fronte ad un’emergenza attacco, inutile nascondersi dietro ad un filo d’erba. La situazione con le punte che Foschi sta inseguendo da settimane con continui tira e molla (Succi e De Paula), per quanto il mercato sia strano e lento, deve a questo punto sbloccarsi al più presto. 

Il campionato inizia tra poco più di una settimana. Non c’è più tempo per aspettare. Foschi deve sferrare l’attacco decisivo e portare a casa i giocatori che servono a completare la rosa. Basta indugi e perdite di tempo. Succi vuol tornare a vestire la maglia del Padova? Bene, gli si faccia una congrua proposta. Non la vuole perchè la serie A è meglio, perchè preferisce aspettare, perchè questo no e quello no? Si cambi obiettivo. E in fretta altrimenti anche gli altri papabili si accaseranno altrove, come ad esempio ha fatto Sasà Bruno in queste ore firmando un triennale col Sassuolo.

Purtroppo, anche quest’anno, la sfiga ci ha visto benissimo e si è materializzata sotto forma dell’ennesima catena di infortuni. Bisogna contrapporle la forza della concretezza e della programmazione. Foschi, ri-pensaci tu!  

LA PASSIONE NON SI IMBAVAGLIA

 

Eccomi qui. Ho lasciato passare qualche ora per lasciar decantare rabbia e delusione. Non ci sono riuscita un granchè, ma almeno adesso riesco a scrivere senza fermarmi ogni due minuti. Senza pensare ad ogni parola che ticchetto sui tasti a quanto assurda e ingiusta sia la decisione del nuovo regolamento della Lega di serie A e di serie B di vietare audio e telecronache delle partite in diretta, siano esse fatte dallo stadio, dallo studio o da qualunque altra postazione. 

Mai e poi mai avrei pensato che l’urlo che ho cacciato al terzo gol di Giacomo Bonaventura al "Nereo Rocco" di Trieste lo scorso 12 giugno potesse essere l’ultimo. Non vedevo l’ora di ricominciare a gridare la mia passione per il Padova. Di poter rivedere un gol di Totò Di Nardo, una parata di Andrea Cano, una giocata da brividi di Vincenzo Italiano e di condividere con voi la gioia, il dolore, le lacrime, la rabbia quando si perde, l’orgoglio quando si vince con il cuore, insomma tutti i sentimenti che i biancoscudati ci fanno provare. 

Invece non potrò più fare tutto questo. In molti in queste ore mi hanno fermato per strada dicendo che sono affranti quanto me, che rappresentavo un’impareggiabile compagna di viaggio durante le appassionanti sfide dei nostri eroi. Che facevo vivere la partita in maniera umana e divertente anche a chi di calcio non si intende e pure alle morose dei tifosi più sfegatati che hanno così smesso di litigare con il proprio lui per via del pallone. Su Facebook Raffaello da Galliera ha creato un gruppo dedicato a me, l’amica Silvia ha scritto "vogliamo Martina Moscato in diretta", i colleghi mi sono vicinissimi, perfino quelli di sponda Hellas (incredibile!). 

Voglio dire, di cuore, grazie a tutti. Il vostro affetto mi sta facendo reagire nel modo giusto. Non so se alla fine le cose cambieranno e non intendo sfogare qui il mio senso di impotenza e ingiustizia: se potrò tornare a fare le telecronache allo stadio, sentirete il mio urlo di gioia partire dalla redazione di via Po ad un raggio di 1000 chilometri. Se invece il muro alzato dalla Lega rimarrà lì, alto e insuperabile, potrà avere poteri sulla mia voce in diretta, ma non sulla passione che fa battere il mio e il vostro cuore. Quella non morirà mai e in qualche modo continuerò a farvela arrivare, trovando una strada alternativa.

Dal 23 agosto riprenderemo con il Tg Biancoscudato, tutti i giorni. A metà settembre comincerà inoltre un serale interamente dedicato al Padova, il martedì, in cui approfondiremo tutto quello che riguarda la partita del sabato precedente, la squadra e i tifosi dalle 21 in poi.

Il Padova resterà parte viva e importante del nostro palinsesto. Anche se non potrò più sfondarvi i timpani con il mio grido liberatorio.   

IL BOMBER DI RAZZA

Rino Foschi, fino a questo punto del mercato, si è mosso non bene, di più. Il direttore sportivo del Padova ha portato a casa giocatori molto interessanti e sta pure iniziando a piazzare quelli che già il Padova ha in rosa e non rientrano nei piani. Quello che finora mi ha colpito di più è Davide Di Gennaro perchè, detto molto semplicemente ma proprio per questo efficacemente, ha la fantastica dote di saper sempre cosa fare del pallone. Non è poca cosa. Anche Crespo ed Esposito mi convincono, mentre rimando il giudizio su Vicente, Ronaldo e Legati che ho visto poco e non ancora nel loro momento migliore.
Condivido in pieno l’idea di puntare su giovani di qualità. E’ la strada giusta. A Padova di vecchie glorie che alla fine hanno solo svernato ne sono passate fin troppe in questi anni. Una sconfitta o un traguardo mancato si possono anche digerire se vedi negli occhi di chi scende in campo la voglia di provarci. Se invece noti che chi ha la palla tra i piedi non ha alcuna voglia di dimostrare alcunché allora ti girano e anche violentemente le scatole. Ciò premesso, però, i giovani da soli non bastano. E siccome Foschi lo sa bene, perchè non è certo un direttore sportivo alle prime armi, il rinforzo d’esperienza lo sta cercando proprio nel reparto che più di ogni altro è chiamato a fare la differenza: l’attacco.
Quando è venuto fuori dai corridoi del calciomercato il nome di Davide Succi mi è tornato automaticamente in mente un aneddoto che risale all’estate del 2002. Il Padova era reduce da una salvezza un po’ sofferta al termine del campionato 2001-2002, in C1. Ebbene uno dei primi acquisti che l’allora direttore sportivo Ruben Buriani fece fu proprio Succi: un giovane poco più che ventenne che arrivava in prestito con la voglia e la speranza di emergere. Qualche giorno dopo il suo ingaggio intervistai il capitano di allora, il grandissimo Andrea Bergamo. Andrea, rispondendo alla mia domanda se la rosa così com’era poteva andare bene per puntare almeno ai playoff che portavano in B, mi disse: “Io non conosco questo giovane Succi: gli auguro di esplodere qui a Padova e di segnare 20 gol. Ma non possiamo pensare di farcela solo con Succi. Ci vuole un attaccante esperto, uno di categoria”. Alla fine Succi esplose veramente (di gol ne fece 11) ma la società, pochi giorni prima della chiusura del mercato, si riportò a casa Ciro Ginestra, che di gol ne fece 22. E sulla corsia destra ci mise un certo Mariano Sotgia, mica l’ultimo arrivato.
Tutto questo per dire che i giovani vanno benissimo ma devono essere adeguatamente supportati. E il bomber di razza ci vuole. Altrochè che ci vuole. E l’atteggiamento giusto di quelli che già ci sono deve essere quello che oggi mi ha sottolineato Daniele Vantaggiato al telefono, un altro che quest’anno sono sicura che farà la differenza. “Lo aspettiamo a braccia aperte il nuovo attaccante perchè ci darà una grossa mano. Io da parte mia garantisco massimo impegno perchè finalmente sto bene e voglio dimostrare tutto il mio valore”. Troviamone uno che, unito alla grande voglia di rivalsa del ritrovato Vantaggiato, faccia decollare perbene l’attacco del Padova. Occorre che sia adatto all’ambiente padovano in tutto e per tutto: tecnicamente ma anche umanamente. Insomma, Foschi è atteso ora al compito più delicato. E questa scelta proprio non la può sbagliare. Per questo deve ponderarla bene valutando bene se è il caso di insistere con Succi (che va preso solo se viene volentieri!) se invece quello giusto è De Paula (dico la verità non mi convince!) oppure se è il caso di spendere un po’ di più con la garanzia che si tratti di un ottimo investimento (vedi Bruno). 

GIOVANI SI’, MA SANNO IL FATTO LORO

Siamo solo all’inizio (dunque bando ai facili entusiasmi, specie dopo quello che è successo l’anno scorso!), ma devo dire le impressioni che ho ricavato dal mio primissimo viaggio in quel di Villabassa sono positive.

In primis a catalizzare la mia attenzione, com’è normale che sia, i nuovi: lo spagnolo Crespo, utilizzato nel primo tempo a destra come esterno alto in un inedito 3-4-1-2, spinge molto e ha due piedi ottimi. Velocità e gioco di gambe sono le sue caratteristiche principali: chissà, magari quando proprio le gambe saranno più leggere perchè avrà smaltito i carichi della preparazione, avremo finalmente un tipo di giocatore che l’anno scorso, per lunghi periodi, ci è mancato come il pane, ovvero uno che, molto semplicemente, salti l’uomo e crei superiorità. Mi ha colpito anche Di Gennaro: quando ha il pallone tra i piedi sa sempre cosa farsene. Ieri ha probabilmente rinunciato a strafare, sempre per via della pesantezza della gambe, ma le cose semplici ma efficaci che gli ho visto fare bastano e avanzano per aspettarsi buone cose dal suo campionato. Infine, tra i nuovi, nomino El Sharaawy: anche lui, da seconda punta di fianco a Soncin, si è mosso bene. Passando alla vecchia guardia, non ho potuto non notare che Vantaggiato è in forma smagliante (5-6 chili buoni li ha persi), che Renzetti è il solito ottimo Renzetti (anche lui è stato schierato esterno alto a sinistra nel primo tempo), che Italiano non ha perso il grande senso della geometria, che Filippini può adattarsi a fare la punta in caso di necessità.  

Dopo di che è chiaro che siamo in una fase in cui tutti si vogliono mettere in mostra per entrare nelle grazie dell’allenatore. Vedremo chi resisterà più a lungo. Come diceva un tifoso ieri, seduto in tribuna, "Bene oggi il Padova. Ma bisogna vedere a novembre se è ancora così". Come dargli torto?  

LA TESSERA DEL TIFOSO

 

Torno ora dalla conferenza stampa di presentazione della nuova campagna abbonamenti del Padova. Dalla sala stampa dell’Euganeo è emerso quanto segue:

1) I vecchi abbonati potranno sottoscrivere il nuovo abbonamento allo stesso prezzo dello scorso anno (grazie anche al colloquio-confronto con i rappresentanti dei club dell’Aicb che hanno spinto in questa direzione) più 10 euro per la spedizione a casa della tessera stessa, unico modo per ritirarla. (Per intenderci: se uno pensa di risparmiare i dieci euro andandola a ritirare in sede non può farlo. Quest’anno la si riceve solo spedita a casa).

2) Anche i nuovi abbonati che però sottoscriveranno la tessera con il nuovo sistema interamente VIA INTERNET usufruiranno del prezzo vecchio più i 10 euro.

3) I nuovi abbonati che andranno a sottoscrivere la propria tessera in sede invece vedranno i prezzi dell’anno scorso aumentati dei consueti 10 euro per la spedizione a casa più un 10 per cento circa. 

A tutti gli abbonati, vecchi e nuovi insieme, la tessera che verrà recapitata a casa sarà UN’UNICA CARD che comprende anche la famigerata tessera del tifoso. Sulla card ci sarà la foto insieme alle generalità dell’abbonato e basta. Il numero del posto e della fila occupati allo stadio verranno invece scritti su un involucro di plastica a parte, che contiene la card stessa: questo perchè appunto la tessera del tifoso vale 5 anni, a differenza dell’abbonamento che ne vale uno solo. In pratica la card varrà sia da abbonamento che da tessera del tifoso, ma proprio perchè quest’ultima vale cinque anni, non avrà scritta l’indicazione del posto a sedere che scadrà il prossimo maggio.

E’ ovvio che, durante la conferenza stampa, sono state molte le nostre domande sulla tessera del tifoso. "Sapete che non convince neanche me e che di media le squadre italiane perderanno il 20 per cento degli abbonamenti con questo sistema – ha detto Gianni Potti – ma tant’è, questa è l’indicazione del ministero dell’interno e a questa dobbiamo adeguarci. Da parte nostra abbiamo fatto il possibile perchè sottoscriverla per i nostri tifosi non fosse un calvario, semplificando al massimo le procedure. Speriamo basti a tenerci stretti i nostri sostenitori". 

Onesta e sincera, penso che la tessera del tifoso, alla fine, non sortirà nessun tipo di effetto. Ce la si dovrà fare per forza se si vuol entrare nel settore ospiti degli stadi, ma non so se alla fine avrà tutta questa utilità. I miei dubbi nascono dal fatto che alla precisa domanda di un tifoso stamattina ("Ma chi ha la tessera del tifoso potrà andare a vedere il Padova fuori casa anche quando la trasferta viene vietata?), l’avvocato presente in sala ha risposto. "Ad ora sì, le indicazioni sono queste. Ma poi bisogna vedere le singole disposizioni dell’Osservatorio durante l’anno". Una risposta che vuol dire tutto e non vuol dire niente. Ho l’impressione che se il Casms dirà che una certa trasferta i nostri non la possono fare, non la potrà fare neanche chi presenta il certificato di santità. Punto e stop.

Staremo a vedere. Intanto mi auguro che l’amore per il Padova sia più forte di tutto e di tutti. E che in tantissimi corrano ad abbonarsi per non perdersi una virgola di un campionato che si prospetta davvero interessante.    

 

FOSCHI CENTRA IL PRIMO OBIETTIVO: CALORI

"Scusi, Foschi, perchè Alessandro Calori?". "A me piace analizzare gli allenatori a 360 gradi e credo che Calori sia completo. L’ho seguito sia la domenica, e a Portogruaro ha portato a casa un risultato storico, sia durante la settimana, ed è uno che gli allenamenti li prepara bene, gestendo pure il gruppo in un certo modo".

Questo il Rino Foschi-pensiero nel giorno della sua presentazione ufficiale a Padova. Alessandro Calori, per lui, è l’uomo giusto al momento giusto e ha spiegato perchè con estrema sintesi e altrettanta chiarezza. Abbiamo anche provato a esprimere dubbi su un lato in cui un po’ carente è il tecnico aretino, ovvero l’esperienza, ma Foschi li ha fugati immediatamente: "Sono 30 anni che faccio questo mestiere e ho visto allenatori navigati fare male in piazze meno impegnative ed esigenti di Padova. In questo mondo non si può mai dire. Magari mi sbaglio, ma magari anche no. Non ho la bacchetta magica". 

Se ha ragione o torto lo scopriremo solo vivendo, ma intanto ci sono un paio di dati di fatto di non trascurabile importanza: il ds è uno che il calcio lo mastica e pure bene da anni, ha le idee chiarissime ed è un tipo che non molla l’osso finchè non le ha realizzate. Una volta che ha individuato in Calori il mister che voleva per il suo Padova, ha fatto di tutto per far cadere la resistenza del presidente del Portosummaga, Francesco Mio. E ce l’ha fatta. Ora bisognerà vedere come si regolerà nella costruzione della squadra, ma, anche se oggi ha detto che per le decisioni importanti dovrà aspettare l’arrivo di Calori e confrontarsi con lui, la mia impressione è che abbia già in testa tutto quel che c’è da fare.

Dalle considerazioni prettamente calcistiche passo ora alle sensazioni personali.

Su Foschi posso per ora esprimere un giudizio solo d’istinto e, a pelle, dico che mi ha colpito assolutamente in positivo. Essenzialmente per due motivi: 1) come dicevo appunto prima, ha le idee chiare e tenacia da vendere per realizzarle; 2) è letteralmente un "drogato" di calcio: la cosa che ama di più, ha detto, è respirare l’erba del campo. A questo proposito ha raccontato un simpatico aneddoto a margine della conferenza stampa che voglio condividere con voi. "Amo talmente questo lavoro – ha confessato – che in questi ultimi mesi, a ritrovarmi a casa dopo aver chiuso l’esperienza a Torino, stavo malissimo. Se mi vedete un po’ abbronzato è perchè di recente sono finito al mare allo stabilimento balneare di Alberto Zaccheroni e ho passato le ore con lui in riva al mare a parlare di calcio, contando le onde. Pensa un po’ quanto stavo disperato…".

Senza contare, a coronamento del tutto, che Foschi si è legato al Padova per un solo anno e lo ha fatto per scelta personale. "Tanto se le cose poi vanno bene si può sempre rinnovare e prolungare un contratto – ha sottolineato – io non mi fermo mai dove non sono gradito o non mi trovo bene, quindi fare accordi di due o tre anni non mi va bene".

Nemmeno io ho la bacchetta magica e magari mi sbaglio, ma come inizio, vi dico la verità, non mi pare proprio male. Anche se abbiamo dovuto attendere un bel po’ di giorni prima di avere notizie.

Ora aspettiamo Calori.

LA PRIMA PEDINA C’E’: FOSCHI

Tanto tuonò che… piovve!

Il Padova ha finalmente posato sulla scacchiera del prossimo campionato di serie B la sua prima pedina: il direttore sportivo sarà Rino Foschi.

Che dire: di sicuro l’esperienza non gli manca. Siamo indubbiamente di fronte ad un uomo che di calcio ne sa e che il calcio lo mastica da tantissimi anni e pure a grandi livelli. 

Questa prima scelta di Cestaro va dunque nella direzione opposta rispetto a quella imboccata l’anno scorso di questi tempi con la nomina dell’esordiente Ivone De Franceschi a direttore sportivo e la promozione interna di Gianluca Sottovia da direttore organizzativo a direttore generale. Stavolta il presidente ha scelto una persona "scafata".

Ora manca all’appello l’altra fondamentale pedina: l’allenatore. A Rino Foschi l’ardua decisione.  

DI “PREZIOSI” CI SON SOLO I GIORNI PERSI

Passano i giorni e cresce, giustamente, la preoccupazione dei tifosi. Come ogni anno, al calcio Padova sta andando in scena una telenovela che solo Dio sa quando finirà. Come ho già avuto modo di sottolineare in un commento al post precedente, preferisco aspettare che le varie indiscrezioni su Pastorello, Preziosi e compagnia briscola acquisiscano un pizzico di realistica conferma prima di esprimere su questa cosa il mio punto di vista. L’incontro tra il patron biancoscudato e quello del Genoa c’è stato, ma prima di fasciarmi la testa voglio capire cosa ne è venuto fuori e se e in che modo i due avranno a che fare l’un con l’altro nella gestione del Padova.

Su una cosa però non posso nè tacere nè transigere. E cioè sul tempo prezioso (quello sì, altro che l’Enrico genoano!) che come ogni anno si sta perdendo nel momento in cui andrebbero invece fatte le scelte più importanti e radicali. Non è possibile che anche stavolta i giorni immediatamente successivi alla conclusione del campionato non siano stati sfruttati a dovere per porre solide basi per la stagione 2010-2011. 

Capisco la grande voglia di Cestaro di trovare qualcuno che condivida con lui le fatiche economiche e fisiche di un "giocattolo" che gli costa milioni di euro e, a tratti, gli provoca più ansie e preoccupazioni che gioie e soddisfazioni. Ma non può, per la quinta estate di fila, dimostrare di non aver capito che sono questi i giorni più "fertili" e che non si possono continuamente rimandare le scelte relative allo staff tecnico che è il vero caposaldo su cui si fonda la gestione di una squadra.

Così si perdono le prime scelte e poi si deve andare alla ricerca dei rincalzi. Che in qualche caso non vanno bene e costringono poi il presidente a riallargare gli ormai famigerati cordoni della borsa a gennaio per rimediare. Gennaio che peraltro non è sempre garanzia di "riparazione eseguita" (vedi Vantaggiato).

Giuseppe Giannini se n’è andato a Verona perchè col Padova aveva già un accordo verbale ma Cestaro continuava a fargli slittare la firma e lui non si è più fidato. Fidandosi invece legittimamente dei dirigenti gialloblù che, quando hanno deciso che era il loro uomo, non lo hanno mollato un secondo. Ci siamo lasciati scappare l’opzione che avevamo su Bonaventura e pure Darmian. Perdite già importanti, cui NON devono seguire quelle di Cuffa e Renzetti. Come emorragia può bastare: ora è arrivato il momento di agire.   

Aveva chiesto tre giorni per fare un grande Padova, presidente. Ne sono passati quattro e non sappiamo ancora niente. E allora riprenda in mano le redini di questa società e faccia le scelte giuste, nei tempi giusti. I tifosi hanno appena ripreso fiducia, in lei e nella squadra: non gliela faccia andare via così!