VARRICCHIO, LA SOCIETA’ E LE “BALLE”

Prima che si crei un caso "silenzio di Martina Moscato" o "Martina Moscato sa ma non parla" intervengo con un altro post sull’argomento Varricchio.

Battute a parte (grazie davvero per aver commentato numerosi, l’argomento era evidentemente molto solleticante!), volevo precisare che, se non ho aggiunto nulla rispetto al post in cui parlavo del "caso Varricchio, seconda e ultima parte" è perchè davvero non ne so di più.

I fatti di cui sono a conoscenza sono quelli di dominio pubblico: ovvero che la società sostiene che il 31 agosto ha ricevuto un’offerta per Varricchio da parte della Reggiana e l’ha valutata e il giocatore (che sostiene invece che la società racconta un sacco di "balle" e lì si ferma) si è infuriato. Al punto da salire sul palco nel giorno della presentazione ufficiale della squadra in piazza della Frutta con il muso lungo fino a terra. Con la faccia insomma di chi si è sentito quasi scaricato dal club con cui ha conquistato la serie B sul campo al termine di una meravigliosa quanto difficile e sofferta cavalcata. 

I dirigenti biancoscudati sostengono inoltre che l’assenza dell’attaccante all’inaugurazione della mostra del Centenario del 27 ottobre, episodio che ha scatenato il putiferio e provocato l’esclusione dalla rosa dello stesso giocatore da parte del presidente Cestaro in persona, non era giustificata, Varricchio invece, a me al telefono, ha detto che il motivo della sua non presenza al centro culturale Altinate San Gaetano è legata ad un motivo "assolutamente valido e personalissimo".  

Tutto quello che si dice in più sulla vicenda sono solo considerazioni personali, come tali non oggettive e dunque controvertibili. Anche io ho la mia opinione e non ho problemi a dirla, ma appunto è un’opinione, non qualcosa che so e che non voglio dire o una verità incontestabile. Sono giorni che ci penso e, secondo me, manca un tassello a questa vicenda. C’è qualcosa che non si sa ed è probabilmente il vero motivo per cui Varricchio, a torto o a ragione, si è arrabbiato.

Perchè non posso pensare che un giocatore di 33 anni, con così tanta ambizione e voglia di giocare e con tutta la propensione che ha lui a mettersi al centro dell’attenzione e ad essere sempre il numero uno, si sia buttato in questo modo la zappa sui piedi. Aveva l’opportunità di giocare di nuovo in B, di essere protagonista in B. Perchè gettarla al vento così, visto che per lui, per motivi anagrafici, questi sono gli ultimi colpi di carriera? Ho notato che c’è più di qualcuno tra voi che ha i miei stessi dubbi, che comunque non si capacita di questo epilogo.

Però magari mi sbaglio. Ripeto, sono solo sensazioni. Come le vostre.    

 

L’ITALIANO

"Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano, lasciatemi cantare una canzone piano piano, lasciatemi cantare, perchè ne sono fiero, sono un italiano, un italiano vero".

Penso che Toto Cutugno dovrebbe fare una tappa a Padova e stringere la mano al nostro Vincenzo Italiano. Sì, perchè se all’improvviso, nel capoluogo patavino, c’è stato un ritorno di fiamma per quella sua canzone datata anni Ottanta e tra i calciofili non si canta altro che il suo ritornello, il merito è proprio del regista biancoscudato. Sono sicura che la curva non ci metterà molto a trovare le parole per intonare un coro a Vince’ che segua proprio le note di quel motivo tanto conosciuto allora come oggi.

E’ davvero straordinario il destro di questo giocatore. Non smette mai di stupire. Quando ho visto l’1-0 contro il Mantova pensavo di aver assistito al massimo, al perfetto mix di potenza, precisione ed eleganza. Certo, quel gol è stato incredibile, ma ieri sera, dopo che già a Grosseto Italiano aveva fatto il bis, mi sono emozionata ancora di più: perchè contro il Mantova Vincenzo ha avuto qualche secondo e qualche metro a disposizione per coordinarsi, alzare la testa e prendere la mira. Ieri al Tombolato no: sul precisissimo assist di Rabito, non poteva fare altro che tirare al volo perchè altrimenti i difensori del Cittadella gli avrebbero preso tempo e traiettoria. E quel tiro di prima intenzione gli è riuscito perfetto tanto quanto quello contro il Mantova. Giù il cappello!

Purtroppo non sono solo liete le note del dopo derby: non si può non sottolineare che in attacco, quando Totò Di Nardo (reduce dall’influenza e da un avvio di campionato comunque molto intenso) è stanco, il Padova si appanna; che Soncin mostra solo a sprazzi quelle che sono le sue grandissime qualità; che Cani, ieri comunque assente per l’influenza, non era stato preso per caricarsi subito sulle spalle tutta ‘sta responsabilità: avrebbe dovuto essere il vice Varricchio, invece si ritrova a doverne fare in toto le veci. Cosa non semplice. 

A questo punto, la risoluzione del caso Varricchio è più che mai urgente e non solo per fare chiarezza sulla situazione. Occorre sapere con certezza se questa squadra potrà o no contare sul suo fiuto per il gol, la sua esperienza e la sua generosità lì davanti una volta che si sarà ripreso del tutto dall’infortunio al ginocchio. Continuo ad augurarmi che ciò sia possibile, ma, in caso contrario, occorre fin da ora cercare la giusta alternativa.     

IL CASO VARRICCHIO, SECONDA (E ULTIMA) PARTE

 

Il dato di fatto, e dunque il punto di partenza di questo mio post, è che ieri sera Massimiliano Varricchio, all’inaugurazione della mostra del centenario, non c’era. Me ne sono accorta subito nel salone interrato del centro culturale Altinate San Gaetano che l’Airone mancava e, come me, anche gli altri giornalisti e i tifosi presenti che già poco dopo il taglio del nastro sono venuti a chiedermi numerosi il perchè della sua assenza. 

Prima di trarre qualunque conclusione, ho fatto l’unica cosa che c’era da fare per capirne di più: gli ho telefonato, per sentire la sua versione dei fatti. Max non aveva molta voglia di parlare e mi ha ribadito di essere in silenzio stampa con tutti per scelta fatta ancora quest’estate: al suo presente e al suo futuro, con o senza la maglia del Padova addosso, non ha voluto nemmeno accennare. L’unica cosa che mi ha detto è stata: "Credimi, Martina, che, se non sono venuto stasera, ho un motivo più che serio e valido". Della serie: non è stato un dispetto, non è stata una presa di posizione a priori, se non sono venuto è perchè proprio non potevo. 

Clic, telefonata finita.

Verità assolute questo colloquio non me ne ha offerte. Però, affidandomi alle mie sensazioni e alla conoscenza della persona che ho maturato in questi due anni e mezzo, mi sento di dire che credo a Max quando dice che, se ha disertato, il motivo non è una semplice scaramuccia. E questo perchè credo che uno col carattere come il suo, che non te le manda certo a dire, non si sarebbe fatto problemi a dirmi che si trattava di una ripicca se ciò fosse stato vero. Cioè, se veramente Varricchio non fosse andato alla mostra del centenario per fare un dispetto, penso che l’avrebbe ammesso, senza problemi. Perchè se lui pensa una cosa e la fa, non ha problemi a rendere ragione del proprio operato.

Ciò premesso, è però innegabile che qualcosa si è rotto dentro di lui. Che non è più il Varricchio di sempre. Che la quasi cessione di quest’estate negli ultimi giorni di calciomercato gli ha lasciato un segno molto profondo e una ferita che non si rimarginerà mai. Penso quindi che, anche se riprenderà senz’altro ad allenarsi una volta che il medico gli darà il via libera (e da quel che ho capito non vede l’ora, dovrebbero mancare al massimo 15 giorni!) e, quando giocherà, darà il massimo per fare la differenza e far vincere il Padova, non senta più questa società come il suo posto ideale. 

Mi sa proprio che a gennaio non sarà più dei nostri. E mi dispiace vedere uno dei protagonisti della promozione in B, uno che nonostante un paio di infortuni non da poco è riuscito a fare 28 gol in due anni, andarsene via così.

Ma tant’è… Mi sa che non ritornerà sui suoi passi, duro e puro com’è.   

  

 

   

NESSUN DRAMMA

Contro la Triestina le polveri del Padova si sono effettivamente un po’ bagnate.

Complici l’assenza di Di Nardo e quella di Renzetti, negli ultimi sedici metri il Padova non è riuscito a sfoderare quella brillantezza e quella fluidità di manovra che erano state le assolute protagoniste del match contro il Mantova di due settimane fa.

Ma tant’è, diceva il grandissimo Gildo Fattori, non è il caso di drammatizzare. Intanto non si è perso e siamo ancora lì, a ridosso delle prime posizioni. Non è cosa da poco per una squadra che, lo sottolineo, è comunque una matricola, per quanto terribile! E poi la formazione titolare delle ultime settimane aveva trovato proprio giocando insieme con continuità certi automatismi: è normale che, sostituendo più di una pedina, qualcosa si inceppi. E’ normalissimo che alcuni giocatori, che hanno giocato meno di altri, non possano garantire lo stesso apporto.

Niente di allarmante dunque. Avanti con il derby a Cittadella!

SI’, SIAMO DA PLAYOFF

Mi sento come un fiume in piena. E non vedevo l’ora di tornare da Grosseto per aprire l’argine e convogliare qui il groviglio di pensieri che ho dentro.

Per tutto il viaggio di ritorno dalla Toscana, tra una curva e l’altra dell’autostrada che attraversa l’Appennino, mi è rimbombata in testa l’ultima frase della conferenza stampa tenuta da Carlo Sabatini allo stadio "Zecchini". Il tecnico del Padova ci ha provato fino alla fine a non discostarsi dal copione degli ultimi giorni, in cui il massimo cui si era lasciato andare era: "Devono essere i ragazzi a farmi capire dove vogliono arrivare, finchè andiamo avanti così non è giusto porsi limiti" e, di fronte all’incalzare delle domande poste anche dai giornalisti di Grosseto, incapaci anche solo di pensare che una squadra che li ha costretti al pari dopo che erano avanti di due gol possa accontentarsi di una semplice salvezza, ha trasformato questa frase in "Abbiamo dimostrato di poterci arrivare ai playoff, anche se questo, lo chiarisco, non è il nostro obiettivo". 

Oggi più che mai sono convinta che un posto nella griglia degli spareggi per la promozione in A non sia una chimera. Anzi, tutt’altro. Perchè una squadra che rimonta due gol come è riuscito a fare il Padova oggi, è una grande squadra. Andare sotto di due reti, rischiare di prenderne altre due, sbagliare il rigore che ti può riaprire il risultato e riequilibrare il tutto in soli 30 minuti nella ripresa, rischiando addirittura di andare a vincere nel finale è impresa che solo un gruppo eccezionale sotto tutti i punti di vista può compiere. Sabatini ha peraltro aggiunto un altro particolare che arricchisce di ancor più sapore l’ennesimo gustosissimo pomeriggio della recente storia biancocudata. Ha infatti confidato, rispondendo alla domanda di chi gli chiedeva cosa avesse mai detto tra primo e secondo tempo ai giocatori per provocare una reazione così veemente, di aver semplicemente raccomandato a  tutti di stare tranquilli "e fare le cose che sappiamo. Ma tanto non ce n’era bisogno perchè questi ragazzi ce l’hanno dentro la voglia di stupire, di dare il meglio di sè. Non c’è bisogno che glielo suggerisca qualcuno di farlo".

Touchè. E’ proprio da quando c’è questo spirito che il Padova ha smesso di inanellare una figuraccia dietro l’altra. E’ arrivata una sconfitta a Crotone, ci sono stati due pareggi consecutivi in casa per 0-0 con Piacenza e Gallipoli che hanno lasciato parecchio amaro in bocca, eppure nessun tifoso si è nemmeno lontanamente preoccupato, perchè è l’atteggiamento a fare la differenza, indipendentemente dal risultato finale. E’ questo spirito che mi fa dire oggi che il Padova può farsi più ambizioso.

Chiudo con alcune menzioni speciali.

Primo: ANDREA CANO. Portiere titolare nella cavalcata verso la serie B, sempre in panchina nelle prime nove giornate di questo campionato, conquistato anche grazie alle sue prodezze. Quando all’8′ della ripresa Sabatini ha avuto bisogno di lui perchè Agliardi (protagonista fin lì di una partita straordinaria!) si è infortunato, Andrea ha risposto presente. E alla grande. Il suo mettersi a disposizione umilmente e serenamente e il suo dare sempre una mano ai compagni, dentro e fuori dal campo, nonostante stare fuori sia un’immane sofferenza, siano l’esempio più lampante ed efficace del fatto che davvero ci sarà posto per tutti e si potranno ottenere ottimi risultati se si rema tutti dalla stessa parte.

Secondo: ANDREA SONCIN. A differenza di Cano, non ha vissuto qui con la vecchia guardia il percorso di crescita e maturazione umana avviato nelle ultime partite della scorsa stagione, ma ha dimostrato oggi di essersi calato alla perfezione nella realtà biancoscudata. Da giocatore vero e importante qual è, è entrato in partita in pochi secondi, infilando nella porta di Acerbis un gol pesantissimo. Il Padova ne ha ricavato un punto, sicuramente il morale e la continuità di rendimento dell’attaccante di Vigevano ne trarranno ulteriore linfa per proseguire sempre meglio in quest’avventura. 

Terzo: ANDREA RABITO. Mi ritrovo ancora una volta a difenderlo, ma non è un atteggiamento precostituito il mio. Anzi, ho già avuto modo di dire che in passato con Roger mi sono scontrata e anche aspramente per un suo atteggiamento che non condividevo ma che poi ho scoperto che ero io a fraintendere. Il punto è che quando i numeri e i fatti supportano c’è poco da contestare. Rabito è a Padova dall’estate del 2007. Quello iniziato dieci giornate fa è dunque il suo terzo anno all’ombra delle cupole del Santo. Ebbene, in due campionati e "un pezzo" Andrea ha tirato la bellezza di undici rigori. Sapete quanti ne ha sbagliati? Tre, precisamente contro la Paganese all’Euganeo nel 2007-2008 (ma sul conseguente corner il Padova segnò immediatamente dopo e poi vinse 2-0!), contro la Pro Patria nella finale playoff di andata dello scorso giugno e oggi a Grosseto. Ecco perchè io dico che non è stata una follia farglielo tirare anche stavolta.   

 

CHE SHOW

Sì, lo ammetto. Ero tanto preoccupata alla vigilia di questa partita. Vedevo nel Mantova un ostacolo davvero difficile da superare. Perchè c’era Nassi che aveva voglia di rivincita, perchè la squadra di Michele Serena veniva da una vittoria che l’aveva galvanizzata, perchè noi venivamo da una sconfitta che, per quanto sdrammatizzata da tutti, anche dai tifosi, aveva lasciato un segno.

Già, un segno effettivamente lo scivolone di Crotone l’ha lasciato. Ma non è stato, come gli altri anni, un segno che ha marchiato a fuoco la squadra, intrappolandola nelle sabbie mobili della mediocrità e dell’incapacità di reagire. Stavolta il Padova non si è accartocciato su sè stesso, anzi, ha fatto l’esatto contrario: si è rialzato immediatamente in piedi e ha affrontato il Mantova con una bava alla bocca e un’aggressività che se non era da finale di Champions League poco ci è mancato.

Chiedo scusa se il riaffiorare dei ricordi e dei fantasmi degli undici anni di serie C mi ha fatto prendere un abbaglio e dubitare anche solo per un attimo delle reali qualità di questo gruppo. Ancora una volta, i biancoscudati mi (ci) hanno dato una grande dimostrazione di compattezza e mentalità vincente. Di fronte a tutto questo, davvero, non c’è scarpa viola o santone che tenga: il miglior Padova basta e avanza!

Una menzione speciale la meritano, non me ne voglia Edgar Cani, Vincenzo Italiano e Andrea Rabito. Lo spettacolo che hanno offerto oggi con i loro gol-prodezza è stato davvero d’altri tempi. Erano anni che non si vedeva qualcosa del genere all’Euganeo. Giù il cappello. 

Grazie davvero, ragazzi, per non voler mai smettere di stupire! 

 

VI RICORDATE QUANDO…

… Eravamo in serie C e per dieci anni di fila siamo partiti tutte le estati ricolmi di entusiasmo, che poi si è dolorosamente e inesorabilmente sgonfiato nei modi più disparati a maggio dell’anno successivo?

… Giocavamo contro il Tempio, il Moncalieri, il Montichiari, il Legnano, la Pro Sesto e il Lumezzane e capitava anche di perdere (e talvolta pure malamente) in casa di queste squadre dal piccolo blasone, i cui campi, in qualche caso, erano perfino messi peggio di quello di Crotone?

… Andammo ai playoff di serie C e Colombo prese quel gol da 40 metri ad opera di Regonesi dell’AlbinoLeffe, dopo che a Porrini di gol non ne era stato convalidato uno validissimo di testa nell’azione precedente?

… Lo Spezia e il Grosseto vennero a vincere il campionato all’Euganeo, umiliandoci e svuotandoci di ogni buon sentimento, facendo invasione di campo e sbattendoci in faccia la loro gioia?

… Il Pizzighettone venne, da già retrocesso, ad espugnare il nostro campo, impedendoci di andare ai playoff?

… La Sambenedettese venne a vincere 2-0 all’ultima giornata con una doppietta di Martini (ennesimo ex che contro il Padova fece scintille!) ma tanto sarebbe stato lo stesso perchè Lanciano e Reggiana non dovevano pareggiare e finirono il match con un rotondo e assolutamente calcolato 2-2?

… La Grotteria sbagliò il calcio di rigore a Novara, colpendo in pieno la traversa e demolendo in quel momento l’ennesimo sogno di agguantare i playoff?

… La Pro Sesto venne a vincere sempre alla terzultima giornata, come il Pizzighettone già retrocesso, e ci tolse ancora una volta i tre punti che sarebbero bastati ad arrivare quinti?

L’elenco delle sofferenze calcistiche degli ultimi undici anni è lunghissimo, ma penso che gli aneddoti che ho citato siano assolutamente sufficienti a far venire il pelo dritto a ciascuno dei tifosi del Padova. Alla luce di tutto quello che è successo in questo lunghissimo e interminabile decennio, mi chiedo e vi chiedo: può una sconfitta patita oltre il novantesimo, al termine di una partita in cui fosse arrivato il pareggio nessuno si sarebbe certo scandalizzato, rovinare tutto l’entusiasmo che si è ricreato a Padova in questi mesi, ovvero dalla benedetta riconquista della serie B?

Be’, la mia risposta è no, per quanto la sconfitta di Crotone abbia messo in evidenza un Padova un po’ stanco e con ancora diversi meccanismi da oliare, sia dietro che davanti.

Mi sembra quindi assolutamente prematuro aprire processi. Errori da correggere ce ne sono, ma il Padova resta terzo in classifica all’ottava giornata di andata del campionato di serie B. Non dimentichiamolo.

Piedi per terra, anche nel gestire la sconfitta!

 

 

 

 

 

DICIASSETTE MERAVIGLIE

D’accordo. Il Padova poteva vincere col Gallipoli. Solo fosse stato un po’ più lucido davanti (vedi occasioni sciupate da Di Nardo e Soncin) o un po’ più fortunato (traversa di Italiano). Ma sono 17 partite in cui i biancoscudati non perdono. Da quel lontano 13 aprile che segnò, con la vittoria a Cremona firmata Massimiliano Varricchio, l’inizio dell’incredibile rimonta verso la serie B.

Due punti in più avrebbero significato addirittura primo posto in classifica, oggi. Ma rimaniamo con i piedi per terra. In B è importante fare punti e andare avanti, anche a piccoli passi. Le difficoltà ci saranno ma la sfida di Torino di martedì ci ha insegnato che questo Padova può davvero giocarsela con tutte.

Poi si può vincere, perdere o pareggiare, ma vuoi mettere la soddisfazione di uscire sempre dal campo a testa alta? 

MACCHE’ SOGNO… QUESTO PADOVA E’ UNA STRAORDINARIA REALTA’

Adoro il mio lavoro. Ma oggi è una di quelle giornate in cui la semplice adorazione si trasforma in attaccamento morboso alla maglia!!!!

Impossibile non essere di straordinario umore quando si è passata la giornata a guardare e riguardare le immagini dell’incredibile impresa compiuta dal Padova a Torino, con tanto di secondo posto in classifica! Non ho davvero più parole per esprimere la gioia che sento, che è la gioia di tutta la piazza e nemmeno per rendere l’idea della bellezza del gol di Totò Di Nardo. Ho sentito tantissimi tifosi oggi. Tutti che scherzosamente dicono: "Non svegliateci dal sogno, non dateci un pizzicotto". Addirittura Ire mi ha scritto un sms dicendomi che stamattina si è svegliata convinta di aver solo sognato ed è corsa al computer per verificare che i biancoscudati davvero avessero vinto a Torino.

Sì, ragazzi, non è un sogno. Questo Padova è una straordinaria realtà. Dotata di giocatori molto forti sul piano tecnico ma soprattutto di uomini immensi. Ancora una volta è stato il patrimonio umano a fare la differenza: al Torino è proprio mancata la voglia di soffrire, ogni volta che la regia inquadrava da vicino i giocatori con la maglia granata nei loro visi vedevo costantemente un alone di sufficienza, come se fossero convinti che prima o poi il gol lo avrebbero fatto, senza problemi. Invece no: per vincere contro il grande Padova bisogna almeno uguagliarlo sotto il profilo del carattere. E il Torino ieri sera non l’ha fatto.

E’ giusto godersi il momento. Erano troppi anni che la squadra della città non regalava emozioni così forti. Dopo aver festeggiato però, giusto anche riportare i piedi per terra: a Torino il Padova ha acquisito la consapevolezza di essere una grande squadra. Dovrà però dimostrarlo fino alla fine se vuole conquistare un traguardo più ambizioso della semplice salvezza.    

GUAGLIO’ CHE ME SONO PERSA!

"Guaglio’, che ve site persi!".

Questa frase, in napoletano stretto, è stata scritta il giorno dopo la conquista del primo scudetto da parte di Maradona & C. all’ingresso di un camposanto di Napoli. Ecco, domenica, dopo aver visto per la prima volta Padova-Ancona su Telenuovo (il giorno prima allo stadio non c’ero), la sensazione che ho provato è stata proprio quella di essermi persa un grandissimo spettacolo. Il Padova del primo tempo è stato qualcosa di impressionante: non dico che mi sembrava di vedere una partita di Champions, ma poco ci è mancato. Che bel gioco, che grinta, che emozioni!

Il Cobra che segna il suo primo gol e, dopo aver festeggiato sotto la tribuna Fattori, si fa largo tra i compagni per abbracciare e ringraziare Totò. Lo stesso Cobra che, nell’occasione simile a quella del gol in cui però Di Nardo non gliel’ha passata preferendo la soluzione personale (sbagliando!), si arrabbia ma poi, in intervista, sorride e ammette candidamente: "Be’, forse anche io avrei fatto la stessa cosa…", Italiano che ormai non ci sono più parole per dire quant’è bravo. 

Anche in questo caso c’è stato da soffrire, per carità, con quel brivido finale che ci si poteva risparmiare, ma onestamente non riesco a non far prevalere in me le impressioni positive. Anzi, più che positive, ottime. 

Continuo a pensare che questa squadra abbia un patrimonio umano, prima che tecnico-tattico, straordinario! Ed è questo che ci porterà lontano, tanto lontano…