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RENZI, PRANDELLI E LA BANANA

Renzi, Prandelli e la banana

Il disastro della nazionale di Prandelli fa tornare alla mente la foto dove lui e Matteo Renzi sono assieme a mangiare la banana. Col senno di poi non proprio una mossa azzeccata del premier. Anzi, una pagliacciata mostrarsi così proni alla moda, al banalmente (o bananamente) corretto.
Ce ne fosse bisogno, le tragedie di questi giorni ci mostrano che il razzismo vero è tutt’altra cosa da un buu gridato allo stadio. E’ il razzismo religioso di sunniti e sciiti che si massacrano in Iraq, è la caccia al cristiano in tanti Paesi del mondo; è il razzismo tribale che insanguina l’Africa.
Magari dalla debacle degli azzurri nascerà anche un piccolo risvolto positivo: i tanti Balotelli del calcio, questi eterni adolescenti mai maturati, potremo irriderli – come meritano – anche se hanno la pelle nera, senza essere più accusati di razzismo…
Quanto a Prandelli è rimasto solo e isolato a mangiarsi la banana. Renzi invece può contare su ogni sorta di soccorso: quello azzurro di Berlusconi, quello rosso dei transfughi di Sel; da oggi pomeriggio – dopo la diretta streaming – è garantito anche il soccorso pentastellato.
Insomma tutti a mangiar banane sul carro del vincitore, secondo consolidato costume italiota. Con questo premier, così abile a sguazzare tra sinistra e destra e nuovo centrodestra, rischiamo di ritrovarci con il partito unico di Matteo Renzi. Non proprio il massimo della democrazia.
Speriamo almeno che il “dittatore” fiorentino sia un abile ct per il Paese, che lo rivolti come un calzino. Perchè siamo proprio a banane. Non tanto e non solo sotto il profilo economico e sociale. Il punto è che siamo trattati come scimmiette dalle lobby conservatrici dei propri interessi che in ogni modo ostacolano qualunque riforma che sia di sostanza e non solo di facciata.
Diamogli pure mille giorni come ha chiesto ma, sia chiaro, che senza risultati non ci sarà il rinnovo del mandato…Il Paese Italia è messo proprio come il calcio italiano: o lo ricostruisci dalle fondamenta o basta un Uruguay, anche una Costarica, per travolgerci.

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