Tutto come previsto. Il Verona riparte da Toni D’Amico e Fabio Grosso. Il primo è un direttore sportivo senza esperienza, nonché lo storico collaboratore di un ds (Fusco) di poca esperienza e reduce da un fallimento tecnico. Il secondo un allenatore non certo cuor di leone e con alle spalle dieci soli mesi di professionismo a Bari, senza peraltro grandi acuti (i play off erano l’obiettivo minimo da quelle parti).
Nessuna sorpresa, dicevo. Parlai di D’Amico e Grosso più di un mese fa nell’ultima puntata di Ghe la Femo. Il resto (Foschi, Luca Toni e soprattutto Marchetti) sono nomi usciti più per gettare fumo e spostare l’attenzione. Non a caso non ho mai scritto una riga su Marchetti. Ma davvero qualcuno di voi ha creduto all’ipotesi Marchetti? Suvvia…
Dunque D’Amico e Grosso. Meritocrazia al contrario. Colpacrazia potremmo definirla coniando un neologismo. Sì, a Verona vige proprio la colpacrazia. Sbagli? E io ti promuovo. Hai poco o zero pedigree? Prego, s’accomodi. Sia chiaro, qui non vige il pregiudizio. Seguiremo D’Amico e Grosso e valuteremo i fatti, pronti a elogiarli se è il caso (e lo speriamo di cuore). Il nostro è semmai un giudizio sulla scelta, che non tiene conto dei precedenti (Fusco-Pecchia) e del clima attuale. Perché con la piazza tra il depresso e l’incazzato e dopo una stagione che ha lasciato macerie morali, erano necessarie scelte di altro peso specifico e di totale discontinuità. Con il bilancio sano (come ci è sempre stato detto fino alla nausea), 25 milioni di paracadute e altri milioni di probabili plusvalenze era lecito pretendere un ds affermato e un allenatore vincente e carismatico in grado di ricompattare la piazza. Sarebbe stato anche un gesto di distensione nei confronti dei tifosi.
Sia chiaro, Setti ha ragione quando dice “decido io”, ma ha torto quando questo principio lo porta a chiudersi in se stesso e a incaponirsi. Ed ecco dunque il continuo giocare d’azzardo con scommesse low cost e il solito schema: ds e allenatori deboli. Con un’aggravante: ora il mare è in tempesta.
Sullo sfondo resta irrisolta, almeno dal punto di vista della percezione, la questione Fusco. Con la promozione di D’Amico resta da valutare il suo effettivo peso nell’Hellas. Il diretto interessato al Corriere di Verona ha negato qualsiasi coinvolgimento. A non fare chiarezza però contribuisce la frecciata di Pazzini a margine del recente scazzo pubblico con l’arcinemico: “Auguro al sig. Filippo Fusco di ritrovare un po’ di serenità in questa sua estate apparentemente libera dal lavoro”. Apparentemente?
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