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MANDORLINI? DUE PESI E DUE MISURE

“Perché Cirigliano se è così bravo non gioca mai? Hallfredsson è un palo della luce” esclama Mirko, dieci anni e una passione per il pallone. Lui batte i campetti di periferia dove il calcio è pane e salame. Beata innocenza, che poi spesso è cruda verità. Viene in mente quella bellissima canzone di Gaber: “Non insegnate ai bambini”. Poi crescono indottrinati dalle astruse complessità di noi adulti, capaci come siamo di collezionare supercazzole alla Conte Mascetti pur di giustificare l’incomprensibile. Vedi le scelte di Mandorlini ieri sera (Hallfredsson, Cacciatore, Jankovic). Testone e poco ardito il mister, che forse non si è ancora reso conto dell’ineluttabile destino della sua squadra, costretta ad attaccare per non doversi difendere.

Lo scrivo da settembre, l’unica difesa è l’attacco per questo Verona, che per la (scarsa) qualità dei suoi difensori e l’attitudine offensiva dei suoi centrocampisti non può giocare in trincea. Meglio quando dispiega le ali ed esprime il talento dei suoi uomini migliori. Si è visto anche ieri. Se Mandorlini vuole migliorarsi deve abbandonare testardaggine, orgoglio e supponenza (leggi allergia alle più ovvie critiche). E darci un taglio all’ormai grottesca politica dei “due pesi e due misure” coi calciatori. Come mai ad Hallfredsson fiducia cieca, mentre a Martinho basta steccare mezza partita? Perché Cirigliano non gioca mai nonostante gli ottimi spezzoni con Torino e Fiorentina? Con l’argentino ci guadagna pure Jorginho, che si esprime meglio da regista avanzato (non trequartista) che da metodista. Sala è così scarso da giustificare l’imprescindibilità di Cacciatore? Voglio dire, far giocare semplicemente i più bravi, no?

Aggiungo senza ghirigori semantici e sintassi paracule: il Mandorlini delle ultime settimane non mi è piaciuto neppure nell’atteggiamento. “Anche se perdiamo rimaniamo sesti”, aveva detto alla vigilia del derby. Parole simili prima della Fiorentina. Dichiarazioni furbine? Si sa, ognuno difende il suo lavoro e abbassare l’asticella delle aspettative significa alzare quella dei (propri?) meriti. O appagamento? Se fosse, guardarsi l’ombelico e ripensare a quanto siamo stati belli non serve a nulla. Anche perché i punti potrebbero essere di più e se siamo (ancora) sesti dopo 14 giornate e tre sconfitte di fila forse allora non è così impossibile restarci. Meno supponenza e più cattiveria, caro mister, così torniamo a divertirci.

 

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