La settimana scorsa scrivevo che toccava a Zanetti registrare una squadra che sul piano delle individualità è competitiva per il campionato che deve disputare, cioè salvarsi. Va riconosciuto all’allenatore di non aver perso tempo dopo le tre sconfitte consecutive (e gli 11 gol subiti): ha inserito Ghilardi e Bradovic, ed ha messo fine a una certa ambiguità tattica tornando a quattro dietro (puntualizzo: chi scrive non è uno che s’impicca ai moduli essendo il calcio sport di movimento, quel che conta è mettere i calciatori nel posto giusto e dare indicazioni chiare). Il Verona è sembrato meno confuso e quindi anche più concentrato e intenso nelle due fasi, difensiva e offensiva. Detto che un senatore come Dawidovicz deve essere recuperato mentalmente (almeno fino a gennaio gli va dato credito) e che Frese può ristabilirsi senza forzare, è giusto che l’allenatore abbia dato dei segnali anche nel reparto difensivo, sulla carta quello con le alternative più risicate, ragion per cui qualche senatore forse ha dato la titolarità scontata.
Adesso, grazie alla sosta e al recupero di Serdar, si può anche provare a dare alla squadra quella che a nostro avviso è la sua più congeniale fisionomia: copione fisso 4 difensori e tre centrocampisti (Belahyane, Duda e Serdar) e davanti la possibilità di essere camaleontici date le tante alternative – puoi giocare con la punta centrale e due trequartisti esterni come Suslov e Lazovic, o anche Livramento; o con il trequartista (qui hai gli stessi Suslov, Lazovic, Harrui e Kastanos) e le due punte, qui Tengstedt, Mosquera e Lambourde danno ampie garanzie.
Ma, al di là delle alchimie, quel che più conta è che il Verona prenda consapevolezza dei suoi mezzi. A questa squadra non fa difetto l’umiltà, semmai la personalità, specie, paradossalmente, nei più esperti. Aggiungici che i (tanti) talenti più giovani sono ancora in fase di maturazione e non hanno nelle corde la continuità, e capiamo che il nostro sarà un campionato di alti e bassi, imprese e tonfi (non abbiamo ancora pareggiato, non è un caso…). Dove non arriviamo con la malizia, arriveremo con la qualità tecnica. Non saremo i più solidi (ma dobbiamo diventarlo), ma siamo i più estrosi. Tuttavia lo ribadiamo: nel circoscritto ambito di quelle 5-6 contendenti per non retrocedere, l’Hellas è forte, probabilmente la più forte. Non facciamoci ingannare dal budget, il calcio lì in basso è tante altre cose. Prendiamone coscienza e (un po’) ci divertiremo.