La chiave di lettura me l’ha data durante Supermercato Stefano Magrini, imprenditore veronese che per anni ha sorretto il volley a Verona assieme ad altri soci. Magrini ha spiegato in poche parole perché Maurizio Setti farà sempre meglio di un veronese alla guida del Verona: “Setti non è tifoso del Verona. E questa è la chiave. Quello che apparentemente un difetto” ha detto Magrini “è in realtà il suo miglior pregio. Il fatto di non farsi coinvolgere nelle vicende del Verona in maniera pesante gli consente di avere una visione della realtà distaccata e quindi di prendere decisioni che non sono di “pancia” ma sempre aziendali. Inoltre non si lega agli uomini. Non ha debiti di riconoscenza nei confronti di nessuno che lavora con lui, non c’è affetto, ma solo un rapporto di lavoro. Credetemi, io l’ho vissuto nel mio piccolo sulla mia pelle. Il volley mi aveva così assorbito che non vivevo più. Volevo sempre migliorare e sono finito in una spirale che mi impediva di vedere le cose in maniera aziendale. E così ho fatto tanti errori che poi ho pagato caro”.
Qualche settimana fa raccontavo di un Verona “distaccato” dalla città e dai tifosi, se vogliamo una delle cose che mancano a Setti per essere “perfetto”. Magrini però mi ha dato una chiave di lettura diversa. Quella freddezza è figlia di un presidente che non si vuole “scottare” e che fa di tutto per non diventare tifoso per non rischiare di perdere la testa. Mi chiedo se non sia possibile una via di mezzo, cioè un Verona più vicino alla gente e un Setti meno “freddo”. Ma forse è proprio come la storia di Icaro: se ti avvicini troppo al sole (della passione) si scioglie la cera delle ali e tu cadi impietosamente.

