Fame, grinta, garra. E senso del gol. Ma non solo: si sacrifica, corre, fa assist. E’ come se il puzzle avesse trovato il tassello giusto quello che mancava da tempo. Un tassello che s’incastra alla perfezione: el Cholito Simeone è l’attaccante perfetto per il Verona, non a caso Juric lo ha inseguito per due anni e chissà cosa poteva diventare quella squadra con lui al posto di Stepinski.
E’ arrivato quando Juric se n’è andato, e siccome l’amore (ma non solo) a volte fa dei giri lunghissimi, Simeone è stato consigliato anche da Di Francesco che però non se l’è goduto. E così alla fine è Igor Tudor che ne mangia i frutti prelibati.
In realtà ce lo godiamo tutti noi, perché il Cholito è l’attaccante che abbiamo sempre sognato e poche volte avuto. E’ come tornare ai tempi di Cacia e poi di Luca Toni.
Simeone si è già ritagliato un posto nella storia del Verona con questo poker fantastico, ma a mio avviso siamo solo agli inizi. Perché mi pare più che evidente che Simeone abbia trovato finalmente il suo posto nel mondo. E cioè fare l’attaccante del Verona, magari al fianco di Gianluca Caprari, il miglior compagno che si potesse trovare.
I due messi assieme mi sembrano due “cagacazzo” come Iorio e Galderisi, i puffi al tritolo di Bagnoli. Uno inventa, l’altro conclude e si cercano come due che alla sera vanno a cena assieme, intesa perfetta.
Ridurre il Verona a loro due però sarebbe sbagliato. Questa squadra viene da lontano, dal lavoro eccezionale di Juric che ha scavato solchi profondissimi nello spogliatoio e in campo, viene dalle scelte oculatissime di D’Amico (Caprari rischia di diventare un capolavoro clamoroso, lo dice uno che pensava Zaccagni insostituibile), viene da una società che a piccoli passi continua a migliorare.
E viene anche dal buon senso di Tudor che pare un po’ come Capello dopo Sacchi. L’uomo che vive sull’onda creata dal predecessore ma che la mantiene in vita e persino la migliora.