Verona-Vicenza é il vero derby. Non ce ne vogliano altre squadre: non lo diciamo per snobbare altre societá. É proprio che tra Verona e Vicenza (56 minuti di strada, 60,2 chilometri di distanza tra i due stadi) la rivalitá é storica, profonda, sentita.
Non c’é mai stato un derby normale. Sempre in altalena, Verona e Vicenza hanno vissuto questa partita azzerando sempre i valori della classifica. Personalmente me ne ricordo tre o quattro con particolare emozione. Un derby di Coppa Italia al Menti in cui arrivò un black-out che mi fece temere il peggio. S’accesero anche dei fuochi sugli spalti dei veronesi e se ricordo bene scoppiarono anche incidenti.
Me ne ricordo uno al Bentegodi, in cui i vicentini riuscirono, per una volta a fare meglio e più tifo della nostra curva: era il Vicenza monstre di Guidolin che giocava, anche qui vado a memoria senza guardare l’almanacco, contro quello triste e depresso di Cagni.
E poi il fantastico 5-3 del Verona di Ficcadenti, francamente una delle partite più belle ed emozionanti che abbia mai visto nella mia vita.
C’é stato anche il derby vinto all’ultimo secondo, nell’anno della retrocessione, quello con il gol segnato dal turco Akagunduz. Un derby che non mi piacque perché uscii dallo stadio con la sensazione che la partita fosse combinata e che doveva essere un pareggio. Infatti scoppiò una rissa a fine gara con i vicentini avvelenati e Akagunduz dopo quel gol non si vide più in campo.
E poi, fantastico, il Verona di Mandorlini, che appena tornato in B dalla Lega Pro andò al Menti in Coppa Italia a vincere.
Giá Mandorlini. Il pistolero dell’Hellas, di solito non fa prigionieri quando si tratta di vicentini. Prima osannato, poi odiato dalla Curva biancorossa, Mandorlini ne ha fatto quasi una questione personale. Devo dire che per noi é stato un bel vantaggio visto come solitamente é andata a finire.
Ora questo derby arriva in un momento in cui le due squadre sono molto lontane in classifica. Ma, proprio qui sta l’inghippo. Essendo un derby ci saranno motivazioni e fattori esterni che renderanno la gara durissima. Tanto per dirne una: il ritorno di Bojinov al Bentegodi.
É una delle finali che aspettano il Verona da qui alla fine. E questi tre punti ci servono tantissimo se vogliamo andare a prendere Sassuolo e Livorno che ormai sono lì ad un tiro di schioppo. Come il Bentegodi dal Menti…
E SE AL BENTEGODI SUCCEDE CHE CONTE VIENE OSANNATO…
La strada é ancora lunghissima e per niente semplice. Ma, se dovesse succedere, mi chiedo che serie A ritroverà il Verona dopo undici anni passati all’inferno. Tecnicamente mi sembra una A nettamente impoverita. Se il Verona di Malesani retrocesse con Oddo, Camoranesi, Mutu e compagnia, oggi un Verona di quel tipo probabilmente sarebbe in zona Champions. Penso al Pescara che l’anno scorso giocava con Verratti, Immobile e Insigne e quest’anno punta su Cascione.
Però il Palermo é ultimo e il Genoa annaspa. Significa che non bisogna mai cullarsi sugli allori.
Credo che molto sia cambiato sugli spalti. Oggi un giornalista della Gazzetta, parlando di Chievo-Juventus, dice testuale che Conte é stato “osannato dai tifosi del Chievo”. Ora, pur riconoscendo ai tifosi del Chievo un grande fair play, mi pare dura che quelli che osannavano Conte ieri al Bentegodi fossero tifosi del Chievo. É piú facile che il Bentegodi fosse pieno di tifosi della Juve che hanno sovrastato quelli del Chievo. O forse, semplicemente erano simpatizzanti di Juve e Chievo, arrivati allo stadio per vedere Matri e compagnia e applaudire appunto Conte salito in tribuna stampa. Comunque sia: é questa la serie A? Uno spettacolo per pubblico pagante che persino il presidente del Chievo, ossia la società che più di ogni altra vive con i soldi dei diritti televisivi, rifiuta (cfr precedenti dichiarazioni “se volete lo spettacolo andate al cinema”)?
Credo, purtroppo, di sì. Anche se a Verona siamo in netta controtendenza. In questi undici anni i veronesi hanno dimostrato che non é importante il Balotelli di turno per andare allo stadio. Né tantomeno i risultati. C’é un’idea romantica che ci tiene ancora insieme e questa idea, forse un’utopia, riguarda un nostro modo di essere e di intendere il tifo. É giusto? É sbagliato? Io credo, e l’ho detto mille volte, che senza la sua gente il Verona era destinato a sparire. Sarebbe stato mille volte più conveniente e più facile, fondersi con il Chievo e ottenere un’unica squadra che avrebbe riscosso milionate di euro dalle tivù. I veronesi hanno detto no. Lo hanno detto restando attaccati alla propria squadra, anche a costo di essere scomodi. Tra poco potrebbero tornare in serie A, con la loro passione, il loro tifo, che forse la categoria non conosce più (vedi le trasferte oceaniche in Coppa Italia, che hanno stupito Olimpico e San Siro). Mi pare certa una cosa: sarà impossibile che qualcuno scriva un giorno che Conte, al Bentegodi, venga osannato dai tifosi del Verona…
I SOLITI ERRORI, LA SOLITA DELUSIONE, MA IN FONDO IL BICCHIERE E’ MEZZO PIENO…
Spero solo che non riparta la litania dell’andata…. Se il Verona vince Mandorlini santificato, se perde o pareggia bisogna cacciarlo… Sarebbe un errore madornale avvitarsi su questa insulsa annotazione. Dico davvero. Se è vero che è iniziato un nuovo campionato e che il Verona del ritorno marcia con un confortante più due rispetto all’andata, dobbiamo mantenere nervi calmi. Anche se girano maledettamente le pelotas aver buttato una gara così, l’ennesima in fotocopia dopo quella col Cesena, con il Novara, eccetera.
Come spesso mi è accaduto quest’anno (troppo spesso…) mi trovo in imbarazzo a commentare. Cosa vuoi commentare? Abbiamo pagato un errore assurdo, un calo di concentrazione perchè se alla fine avessimo vinto questa partita saremmo qui a sperticarci in elogi a battere le mani e a gridare al mondo la nostra forza. Poiché abbiamo pareggiato nascono le solite domande: perché non chiudiamo le partite? Perché non gestiamo un vantaggio? Perché uomini affidabili e bravi come Moras e Maietta si fanno uccellare in quel modo da tal Comi? Perché, perché…
Cerchiamo di essere equilibrati e di guardare il bicchiere mezzo pieno: è il sesto risultato utile consecutivo, Cacia continua a segnare con una regolarità stupefacente e in fondo un pareggio a Reggio Calabria non è da buttare. Adesso arriva il derby che è la nostra partita. Una gara che non si può sbagliare e che dobbiamo giocare con l’attenzione massima. Purtroppo (ma neanche tanto) siamo condannati a vincere.
L’ACCIAIO NON SI SPEZZA!
L’infame accusa che aveva portato ad un’abnorme squalifica è caduta. E’ rimasta solo l’omessa denuncia. Sei mesi di squalifica, già scontati. Vuol dire che Nicola Ferrari torna a disposizione di Mandorlini. E vuol dire che il Verona ritrova il suo acciaio, un ragazzo buono, onesto, lavoratore. La storia di Nicola Ferrari la conosciamo tutti: era arrivato a Verona in mezzo allo scetticismo. Era stato contestato. Si era risollevato, fino a diventare il simbolo di quella squadra uscita dalla melma della Lega Pro. Poi lo splendido campionato in B. La squalifica, le lacrime. Fin dal primo momento sapevo che Nicola non c’entrava nulla con quella gentaglia che lo accusava. Pagava in maniera assurda, probabilmente, proprio il fatto di essersi messo di traverso alle loro sporche combine. Ma Nicola è fatto d’acciaio e l’acciaio non si spezza, nè si piega.
E ora è pronto a tornare. Neanche le cannonate, come mi ha confidato due giorni fa, lo sposteranno da Verona. Con questa maglia, in questo stadio, vuole giocarsi tutte le sue chance. Ha una voglia pazzesca di tornare in campo. E se lo conosco bene, ci stupirà anche questa volta.
Bentornato Iron Nick.
CARO SETTI, ABBIAMO BISOGNO DI TE
Setti è un buon presidente. Questo glielo dobbiamo riconoscere. E’ appassionato, serio, e con le idee chiare. Fino ad oggi ha svolto alla grande il suo compito. Ha dato al Verona organizzazione e ha scelto perfettamente gli uomini. Non è poco. Ha creduto più lui nel Verona di molti veronesi facoltosi. Ha costruito una squadra forte e completa. Niente da dire su questo versante. Setti, dopo Martinelli, sta restituendo dignità ad una gloriosa società. Basterebbe a giudicarlo. Eppure, Setti fino ad oggi, è stato eccessivamente prudente. Troppo freddo. Troppo distaccato. Solo una sensazione, sia ben chiaro. Il rapporto con lui è troppo filtrato. Sabato scorso, per fare un esempio, è arrivato in sala stampa solo per una fugace battuta. Troppo poco. Verona, una piazza così, ha bisogno del suo presidente condottiero. Per noi può diventare una figura molto importante. Setti non può limitarsi ad essere un gestore. Deve instaurare un rapporto con i tifosi, con la piazza con i giornalisti. Questo rapporto, purtroppo oggi è quasi assente. Setti vive a Carpi, è poco a Verona, è irragiungibile. Le poche volte che ha parlato, come a Natale, è stato frainteso. Per ora ha la parola facile più con Sky che con i veronesi. E non è un bene, credetemi. Presidente, abbiamo bisogno di te. Tra il fare un’intervista al giorno e una all’anno (e sbagliata) c’è una via di mezzo. Ti aspettiamo. Perché sono certo che dietro quella apparente aria da “sborone” emiliano c’è, ormai, un grande tifoso dell’Hellas.
COL VENTO IN POPPA
Miglior ripresa di campionato non ci poteva essere. Il nuovo Verona, cresciuto con le radici di quello vecchio e migliorato dal mercato, ha battuto lo Spezia e approfittato dei passi falsi di Varese, Sassuolo e Livorno. A testimonianza che pensare che il campionato fosse chiuso a dicembre con i giochi già fatti era l’ennesima castroneria detta da critici repressi e gufi da strapazzo.
Il campionato in realtà è apertissimo. Per chi nemmeno è capace di guardare la classifica, vorrei dire che il Verona è terzo, a dieci punti dal Varese, a due dal Livorno e a cinque dal Sassuolo. Non siamo delusi da questo Verona (anche questo è bene dirlo a chi ce la tira un giorno si e un altro pure…) ma felicissimi. E, ahi loro, un bomber così non l’abbiamo mai avuto.
Dico anche che Sgrigna mi ha già convinto. Avevo delle perplessità, ma l’impatto con cui si è presentato e ha giocato questa gara, mi ha fatto subito cambiare idea. E’ solo la prima, è vero, e speriamo che Sgrigna sia così sino alla fine. Direi che, a livello generale (non è un paragone, non sarebbe giusto), abbiamo molto migliorato dando Bojinov al Vicenza e prendendoci Sgrigna.
Agostini ha sistemato la fascia sinistra, le alternative abbondano e Mandorlini ha confermato che sulla sua idea tattica (il 4-3-3) ci possono essere un sacco di deliziose varianti.
SOCIETÁ, SQUADRA, ALLENATORE: IL VERONA ADESSO É MOLTO PIÙ COMPATTO
Finalmente si riparte. Il Verona si é rafforzato, ha limato qualche imperfezione, ha ceduto chi non rientrava nell’idea di squadra, ha mantenuto chi é sempre stato qui. Mi pare di poter dire che il Verona uscito da questo mercato sia più figlio di un’idea comune e non di un’imposizione dall’alto come quello estivo. Mandorlini é stato ascoltato e questa mi pare un’ottima notizia. L’allenatore gode di un’alta stima tra i suoi giocatori. Possiamo dire, senza enfasi, che é amato dalla squadra. Nessuno, nemmeno Bojinov, che poteva essere una potenziale bomba messa sotto il sedere del mister, gli ha fatto la guerra. Non ci sono state congiure di spogliatoio. La società lo ha capito e ha rafforzato il suo allenatore. Sebbene le parole pre-natalizie di Setti potessero essere viatico di un imminente cambio al vertice della guida tecnica, si sono rivelate invece solo un pungolo. Per fortuna. Il Verona di fine anno era stanco, spossato, involuto. Eppure ha fatto sette punti incontrando le tre squadre più in forma del momento: c’é da meditare su questo. Il Verona é forte, anzi fortissimo. Ma non é scontato che vinca sempre e comunque. Se qualche tifoso pensa ciò ha sbagliato tutto. In B ogni gara é una battaglia e se c’é di mezzo il Verona lo é ancora di più. Avvalorare la tesi che questa squadra può essere allenata dal custode dello stadio é stato, secondo me, uno dei gravi problemi dell’andata, in cui si é guardato di più a ciò che il Verona non ha fatto, rispetto a quello che ha messo in cascina. La squadra e Mandorlini vanno applauditi per quello che hanno combinato, consci che però, non basterà per andare subito su. Non manca molto per essere perfetti. Basta solo affrontare ogni gara con lo spirito di sacrificio e la voglia che abbiamo messo in campo con il Modena. Se siamo quelli non c’é da aver paura.
ADESSO BASTA CON QUESTI BUFFONI!!!
A Verona li conosciamo bene. Conosciamo i legulei bizantini, figli di uno stato meridionale e meridionalista, capaci di dimostrare tutto e il contrario di tutto. Li conosciamo da anni, per tutte quelle poetiche e, per certi versi, geniali e innovative forme di vessazione che hanno messo in atto nei confronti di Verona città e di Verona Hellas, intesa come espressione della città. Nel calcio e in politica. Abbiamo ancora bene in mente che cosa scrissero quando un professore di religione andato via di testa si picchió da solo dando poi la colpa ad una banda di nazifascisti skin. O la multa rimediata per “aver insultato il proprio allenatore”. I casi e gli esempi possono essere mille. E hanno creato un vulnus che difficilmente sarà colmato. L’ultimo atto, anzi il penultimo, é l’umiliazione umana, professionale, civile a cui sarà sottoposto Mandorlini al quale il barocco organo legislativo ha obbligato a recitare una vergognosa frase di circostanza, ricattandolo moralmente che se non l’avesse fatto, la squalifica sarebbe stata a data da destinarsi, forse le idi di marzo.
Ma ultima vergognosa vessazione riguarda un nostro calciatore, una persona per bene, probabilmente l’unico innocente di tutto lo schifoso caso scommesse: Nicola Ferrari. Da mesi Nicola attende un chiarimento, un confronto, ha portato testi a proprio favore, ha dimostrato la propria innocenza. Ma ancora non basta. Laddove la giustizia ha abbassato lo sguardo davanti a Don De Laurentiis, che addirittura é sbarcato nell’aula, come facevano i signori borboni, togIiendo due punti al Napoli, accusato, pensate un po’, dal veronese Gianello, che in quanto veronese é già una persona poco credibile, davanti a Ferrari si usa l’interruttore della discrezionalità.
Cosí Gervasoni che due giorni fa era il peggiore delle persone, non credibile, distrutto dalle motivazioni del Tnas che hanno assolto Fontana, ora torna credibile, mentre Carrobbio che testimonia a favore di Ferrari torna ad essere non credibile. A questo punto é indubbio che Nicola Ferrari, che ancora sta attendendo il suo destino, é purtroppo vittima dell’essere un giocatore del Verona, cosí come Mandorlini é vittima di essere il tecnico dell’Hellas. Ma questo, in fondo, ce lo aveva raccontato giá Orwell. La legge é uguale per tutti gli animali ma per i maiali é piú uguale.
E POI NON DITEMI CHE MANDORLINI NON E’ BRAVO…
E pensare che c’era chi nella scorsa stagione diceva che il Verona era fortissimo e che Mandorlini aveva clamorosamente fallito non portando quella squadra in serie A. Questa mattina mi sono dilettato a guardare sulla Gazzetta i tabellini della Lega Pro per vedere quanti di quei giocatori che hanno lasciato Verona stanno facendo la differenza in una categoria inferiore…
Vado a Perugia dove giocano Cangi ed Esposito, due uomini che al tempo della Lega Pro parevano pilastri inamovibili. La squadra umbra ha perso in casa per 1-0 contro il Barletta. Nè Cangi, nè Esposito hanno inciso: il primo ha rimediato un sei, il secondo un 5,5. Per la cronaca a Perugia gioca anche Rantier, bocciato con un 5,5.
Disastro anche per Martina Rini e Le Noci, entrambi alla Cremonese. Il primo, appena arrivato da Brescia rimedia in pagella un 5, il secondo è senza voto, essendo subentrato al 22′ del secondo tempo a Carlini.
Per la cronaca, Tiboni e Aiman Napoli non hanno giocato, invece, nel Prato, impegnato con la Nocerina per l’impraticabilità del campo.
Passando alla serie B, anche qui non ci sono giocatori ex Verona che stanno facendo particolarmente bene. Russo, ceduto all’Ascoli, incontra più di una difficoltà: finora ha inanellato appena nove presenze e segnato un gol.
Non se la passa meglio Thomas Pichlmann il fiore all’occhiello della campagna acquisti in Lega Pro: l’austriaco passato allo Spezia ha messo insieme 12 presenze non segnando neanche un gol.
La nostra ricerca prosegue con Lepiller: a Novara il simpatico “Ciccio” ha giocato 13 volte segnando un solo gol.
Se volete possiamo aggiungerci D’Alessandro: a Cesena, il baby della Roma ha giocato con sufficiente continuità: 17 presenze ma zero reti.
L’unico che pare aver fatto un balzo in avanti nella carriera è Tachtisidis, pupillo di Mandorlini. A Roma Zeman lo preferisce a De Rossi ma la critica è spietata: anche ieri il greco ha rimediato un 5 in pagella dopo la sconfitta a Catania.
Infine, aggiungerei anche Abbate e Scaglia, andati alla Pro Vercelli…
Cosa voglio dire con tutto questo? Che la squadra dell’anno scorso era fatta di brocchi? No, assolutamente: ma che sicuramente non c’erano talenti immensi e che molti di quei giocatori sono stati valorizzati proprio da Mandorlini che li ha portati al massimo delle loro possibilità. E che quando Mandorlini fa delle scelte le fa dopo averci pensato bene…
CHIAREZZA DI PROGETTO FA RIMA CON SUCCESSO
Credo di aver capito dopo tanti anni che una squadra ben costruita la vedi subito. Elkjaer e Briegel erano esattamente quello che servivano a Bagnoli per esaltare il collettivo. Terzini destri e sinistri, centrocampisti, mediani: la squadra dello scudetto a rivederla oggi sembra un meraviglioso puzzle assemblato da mastro Bagnoli.
Senza scomodare il passato, anche quella della scorsa stagione, pur con tutti i limiti che conosciamo era una squadra ben costruita. Erano facilmente individuabili due giocatori per ogni ruolo, c’erano riserve e titolari, un’idea di base.
Idea che ritroviamo in parte in quella di questa stagione in cui però alcune falle individuate ad agosto, si sono poi clamorosamente (ed anche un po’ per sfortuna) rivelate penalizzanti.
Il Verona costruito da Sogliano si é basato sull’asse del vecchio Verona. Rafael, Maietta, Jorginho, Hallfredsson, Gomez. Su questa linea verticale si sono inserititi degli elementi. Cacciatore e Crespo a destra (ok), Fatic e Albertazzi a sinistra (mezzo disastro), Laner e Martinho a centrocampo (ottimo), Cacia in attacco (ottimo), Grossi, Rivas, Carrozza sugli esterni (mezzo disastro). In più, la società ha portato un giocatore difficilmente collocabile e molto ingombrante come Bojinov (delusione sportiva, non certo umana, vista la disponibilità).
Ora durante questo mercato di gennaio si tratta di rimodellare con chiarezza il gruppo. É arrivato Agostini e a mio avviso questo acquisto tappa la falla più evidente della rosa. É arrivato Sgrigna e qui, francamente, mi riservo qualche dubbio. Serve? É un esterno? Una seconda punta? Un trequartista? Aumenterà la confusione là davanti? Spero di essere smentito, ma credo che Sgrigna non sia il giocatore che serve a Mandorlini.
Come, anche se il nome é allettante e fa sognare i tifosi, potrebbe servire poco a Mandorlini, uno come Brienza. Dove metterlo? Alle spalle delle due punte? Sí potrebbe essere un’idea, ma sappiamo con quanta riluttanza Mandorlini cambi il suo modo di giocare. Su Ragatzu non mi pronuncio. Ancora non si é capito se resterà o meno.
É assolutamente necessario, invece, acquistare un centrocampista di qualità ed esperienza. Senza Laner, quantità, peso specifico e qualità, abbiamo battuto in testa. E poi, bisogna sfoltire. Anche se il campionato é lungo, difficile, anche se alla fine tutti possono servire.
Di certo, peró, serve piú la chiarezza che non la confusione. Tantomeno servono i musi lunghi di quelli che ogni partita vanno in tribuna o in panchina.