LETTERA APERTA A MAURIZIO SETTI

Caro Maurizio Setti,

intanto volevamo darle il benvenuto nella nostra famiglia. L’Hellas Verona, come lei saprà è una gloriosa squadra che nella sua centodecennale vita (l’anniversario scade nel 2013 e ci sarà una gran festa in Arena…) ne ha viste e passate di tutti i colori. Grandi vittorie, grandi trionfi, incredibili sconfitte, rocambolesche vicende. Negli ultimi anni abbiamo visto la Lega Pro, la C1, quasi la C2. Abbiamo navigato attraverso i procellosi mari degli spareggi, abbiamo visto arbitraggi deliranti, campi infami, monsignori finti e truffatori, gente che si presentava con un “progetto” e in cantina aveva la salsa di pomodoro marcia da riciclare e valigie piene di soldi falsi.

Abbiamo toccato il fondo ma mai, mai mai, siamo mancati. Il Verona è veramente la squadra che rappresenta una città e una tifoseria. E se non ci fossero stati i tifosi, questo è bene che lei lo sappia, oggi non ci sarebbe stato un Verona. Non si faccia per questo mai plagiare da chi ritiene il tifoso dell’Hellas un nemico. Non è vero. E non lo dico per piaggeria ma per pura conoscenza. Razzisti, beceri, cattivi: il male del mondo viene dipinto come se trovasse spazio e dimora nella Curva Sud e sugli spalti del Bentegodi. Ma non è vero: qui c’è gente capace di slanci eccezionali, gente che è capace di amare sinceramente un presidente (chieda a Martinelli) ma che non vuole essere presa in giro, che sa essere solidale verso chi se lo merita. E che non è falsa. Certo: c’è anche qualche testa bacata: ma non sufficiente a rovinare l’amore e la passione che ci sono attorno a questi colori.

Lei non ha comprato una squadra normale. Il Verona è l’unica provinciale che ha una scudetto (vero, non come le stelline della Juventus…) appuntato sul petto. Uno scudetto vinto quando gli arbitri erano scelti per sorteggio e quando in Italia giocavano tutti i più grandi. Non siamo normali, altrimenti non saremmo stati in ventimila ad applaudire una squadraccia retrocessa in C. Non siamo normali quando in cinquemila siamo andati a Busto Arsizio (capisce? Busto Arsizio…) per non sprofondare in C2. E non siamo normali quando abbiamo fatto oltre diecimila abbonamenti in C1, mentre nella stessa città, a prezzi stracciati c’era chi offriva la lussuosa vetrina della serie A.

Questo vuol dire essere veronesi. Lei lo ha già capito, ne sono certo, in questo frangente in cui ha assaporato l’urlo del Bentegodi e ha visto la massa che segue l’Hellas in ogni campo. Sappia che noi la giudicheremo solo ed esclusivamente per le sue azioni. Senza pregiudizi. Non c’è piaciuto il suo “esternare” pre-play-off e l’abbiamo detto. Ci è piaciuto, invece, quello che ha fatto dopo. L’ingaggio di un ds giovane, bravo ed ambizioso come Sean Sogliano, l’arrivo di un uomo prezioso per il nostro organigramma come Massimiliano Dibrogni. Sono due ottime mosse. Ora attendiamo fiduciosi il mercato, convinti che darà a Mandorlini una squadra competitiva che possa riportare il Verona molto in alto. In bocca al lupo e… forza Hellas.

TIPI DA BLOG

Dopo tanti anni di osservazione e di contatti “diretti” mi posso permettere di parlare con cognizione di causa della gente che frequenta un blog. E in particolare di chi frequenta il blog Vighini. Vorrei qui di seguito illustrare degli esempi.

IL TIPO: CONTRARIO A TUTTO. Costui è il bastian contrario della compagnia. Se scrivi A, risponde B, se dici C risponde D. Lui ha un contratto con l’opposizione: deve per forza non essere d’accordo. A volte, quando alla mattina si fa la barba e si guarda allo specchio, è contrario anche a se stesso.

IL TIPO: DI QUESTO BLOG NON ME NE FREGA UN CAZZO. Altezzoso e spocchioso giura di non aver mai letto una volta il blog Vighini. Lui è un essere superiore. Solo butei, solo Curva. Di nascosto però posta le foto su FB con birra in mano e morosa al seguito. Di notte commenta. Ma rigidamente anonimo.

IL TIPO: DEVO PENSARGHE SU. Di una lentezza esasperante. Ritiene che da un suo post dipendano le sorti dell’umanità. Riflette, lima, collima, ci pensa. Poi emette il giudizio. Il problema è che non lo caga nessuno.

IL TIPO: SEMPRE PRESENTE! Ma come cazzo fa? C’è sempre: a qualsiasi ora del giorno o della notte. E’ dotato di vari sistemi per stare sempre connesso. Smartphone, tablet, computer. Persino quando è sul Wc non smette di essere della compagnia. Ha la sindrome dell’abbandono.

IL TIPO: ORGANIZZIAMO UNA CENA? Fosse per lui saremmo sempre a tavola. Ogni occasione è buona. Il Verona ha perso? Cena. Il Verona ha vinto? Cena. Il Verona ha pareggiato? Cena. Il Verona non gioca: femo una cena…

IL TIPO: STO DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO MA SO TUTTO. Solitamente abita in posti sperduti con almeno quindici ore di fuso orario di differenza. Non vede una partita del Verona dal vero da quando c’era “el fiol del cogo” in porta. Si nutre di quello che offre RAI INTERNATIONAL e delle informazioni che gli arrivano via piccione viaggiatore. Eppure è sempre il più informato, il più “saone”, e non è mai sfiorato dal dubbio che le sue analisi siano un pelino fuori fuoco a causa della distanza. Crede che in Italia ci sia ancora il pentapartito e che Bagnoli debba ancora firmare il rinnovo.

IL TIPO: SON DEL CEO E ROMPO LE BALLE. Ha gusti sessuali inequivocabili: gli piace il sado e anche il maso. Per questo trova divertente venire a prendersi la sua dose di insulti quotidiana stuzzicando quelli dell’Hellas quando le cose vanno male e gufando quando vanno bene.

IL TIPO: SON DEL RESTO D’ITALIA MA ANCH’IO MI GODO A ROMPERE LE BALLE. Appartiene a aree geografiche ben precise: Spezia, Salerno, Nocera e Pescara. Come quelli sopra ha un certo gusto masochistico. Segretamente ama il lesso con la pearà e vorrebbe trasferirsi in un attico in Piazza Erbe.

IL TIPO: SON SPIRITOSO. La butta sempre in vacca. Fa delle battute orripilanti qualsiasi cosa succeda. Ama il gioco di parole. Nessuno ha il coraggio di dirgli che le sue battute hanno l’effetto del Falqui.

IL TIPO: SON POETA. Gioca con la rima baciata, azzarda sonetti. Per dirla alla Puliero: “El par che el diga zapame…”

Se vi siete riconosciuti in uno di questi ritratti, vuol dire che c’ho visto giusto… Beh… Sappiate che siete grandi anche per questo… Vi voglio bene… Davvero.

MERCATO, BUFALE, COLPI E NOTIZIE

Mi sono francamente un po’ stufato che quando si parla di mercato ci sia sempre qualcuno che dice: massì sono solo chiacchiere… Qui c’è da chiarire una volta per tutte che il mercato del calcio è fatto in gran parte di chiacchiere, di trattative abbozzate, di idee, e anche, perchè no? Di bufale che vengono sparse ad arte da chi il mercato lo fa. Il lettore, se è vero che questi articoli hanno sempre il più alto numero di visualizzazioni sono attratti da questo tipo di informazione. Ci sono siti che se ne occupano in modo massivo, per tutto l’anno. Se vogliamo, attraverso il mercato, spesso fanta, il tifoso può sognare, immaginare, illudersi su come sarà la sua squadra. Mi piacerebbe che ci fosse uno studio che spiegasse quante di quelle notizie finiscono poi realmente per concludersi con un affare. Ma questo non vuol dire che non siano vere. In realtà ve lo assicuro, dietro c’è un lavoro, anche minuzioso. Vi spiego ora quali sono le fonti a cui attingere.
IL DS DELLA SOCIETÀ. È la principale fonte, ma solitamente è anche la più reticente. Teme che parlando delle proprie trattative si possano bruciare. E che altri possano buttarsi su quel giocatore facendone lievitare il prezzo. Raramente un ds mi ha dato direttamente una notizia. Più facile, invece, che il ds spieghi il quadro generale. Se Sogliano, ad esempio, ha detto che per cambiare è necessario prima cedere qualcuno, è evidente che io vado a vedere chi c’è nella rosa che può partire. Bisogna tenere presente anche la storia del ds, i suoi precedenti. E conoscere i suoi “giri” di mercato, i procuratori amici e quelli nemici. Sartori al Chievo, ad esempio, ha da anni un rapporto privilegiato con De Giorgis e spesso se pensi ad un giocatore di questo procuratore e lo accosti al Chievo, non sbagli.
I PROCURATORI. Al contrario del ds, sono i più loquaci. Sono loro la principale fonte di informazione. Bisogna però stare attenti: spesso i procuratori parlano anche troppo. Nel senso che parlano anche quando in realtà la trattativa non è ancora decollata, solo per far viaggiare il nome del loro assistito. I siti di cui abbiamo detto sopra hanno tante volte questa funzione: far viaggiare il nome del giocatore…
I GIOCATORI. Quasi sempre, sono i più attendibili. Io, personalmente li uso con frequenza. Ad esempio: l’altro giorno prima di dare la notizia di Sforzini, l’ho chiamato e gli ho chiesto che cosa ne pensasse di un suo arrivo a Verona. Non ho riportato nessuna dichiarazione solo perchè Nando era in silenzio stampa, imposto dalla società. L’avrei messo in difficoltà.
L’INTUITO. Non ultimo, ma molto utile, anche se servono verifiche, c’è l’intuito del giornalista. Mi piace dire che molto spesso ragionando sul ds, sull’allenatore, sul giocatore, ci azzecco. Anche qui faccio un esempio: ho messo Pugliese col punto di domanda solo perchè mi sono chiesto se davvero sia il giocatore che Mandorlini veramente vuole, visto che gli ha preferito per tutto l’anno Scaglia. È una mia sensazione, non credo tutta sbagliata anche se poi probabilmente Pugliese resterà qui. L’anno scorso si parlava di Marcolini. Anche lì fu un’intuizione poi suffragata da un colloquio con Michele. L’affare non andò in porto, ma non si può certamente dire che furono solo chiacchiere…

TOC, TOC… C’E’ QUALCUNO IN QUEL PALAZZO?

Che ci sia stato, in questi anni, un deficit “politico” del Verona nelle stanze dei bottoni, appare evidente. Scompensi e sbilanciamenti si sono perpetrati per tutta la stagione (pensiamo solo alle multe, mai in linea con quelle delle altre società…) o il trattamento riservato nel calendario delle ultime giornate, o l’ultima scandalosa direzione di gara del signor Massa di Imperia (sono proprio curioso di vedere se sarà promosso in serie A, ma non dubito: in fondo la sua missione l’ha compiuta e molto bene…). Il Verona non è mai stato tutelato. A Nocera sono successe cose scandalose e le pene sono state minime, nonostante el assicurazioni di Abodi. Alla fine, come era nelle previsioni. è andata in serie A la Sampdoria che non è la squadra che se l’è meritato di più. Agevolata dallo scandaloso rigore assegnatole a Sassuolo, la squadra di Iachini altro non ha fatto che seguire il vento favorevole che il Palazzo le aveva concesso. C’è molto da lavorare in questo senso. I rapporti non si costruiscono in un giorno. Ma finalmente nel Verona pare arrivata un figura che andrà a coprire questo “buco”.

Si chiama Massimiliano Dibrogni, è un giovane dirigente che però ha già maturato un’ottima esperienza. E’ stato il braccio destro di Sogliano al Varese dove ha fatto veramente di tutto, dall’addetto stampa, al segretario. Prima però si è laureato con ottimi voti con una tesi sulle società sportive e ha lavorato in federazione. Ha fatto persino l’ispettore di campo. Conosce tutti e tutti lo stimano. E’ calabrese e questo gli permetterà di aprire un dialogo con quelle istituzioni che credono che Verona sia una sorta di base del Ku Klux Klan. Dibrogni ha lavorato anche al Palermo, sempre con Sogliano. Con lui, credo, non ci saranno più vergognose e umilianti situazioni come fu l’errato tesseramento di Natalino nella scorsa stagione.

Ci aspettiamo molto da lui. Finalmente anche il Verona avrà un uomo capace di andare a bussare alla porta del Palazzo per chiedere di entrare e dire come stanno realmente le cose. A Verona abbiamo una sola linea di condotta. Chiediamo rispetto e lo stesso trattamento riservato agli altri. Non ci piacciono i torti e i favoritismi. Vediamo se stavolta qualcuno gli aprirà…

BUON LAVORO

Impressione sincera: Sogliano è uno che sa quello che fa e quello che vuole. Poi, chiaramente saranno il campo e i fatti a dirci se è vero. Mi pare comunque che il Verona abbia fatto una buona scelta. Intanto è un ragazzo giovane che però ha un’ottima esperienza. E poi è uno abituato a costruire. Mi è piaciuto molto il discorso fatto sui giovani. Sono d’accordo: nel calcio d’oggi è imprescindibile. Il nodo di questo arrivo, senza girarci attorno è tutto attorno al rapporto che troverà Sogliano con mister Mandorlini. Mi piace anche che siano due che se hanno da mandarsi a quel paese lo fanno in libertà. L’importante è che dopo il “vaffa” ci sia la riflessione e soprattutto che non ci sia rancore. Solitamente chi sbotta facilmente è anche uno che se la fa passare subito. E che dopo, solitamente, si pente di quello che ha detto e che ha fatto.  Ma dall’unione di questi due caratteri così duri credo che possa nascere qualcosa di buono per l’Hellas. Mandorlini sa che cosa serve al Verona. Lo ha comunicato a Sogliano che gli avrà sicuramente esposto la sua idea. Il vantaggio è che non si deve rivoluzionare tutto come è successo in passato. Ma solo migliorare. Se partiamo col piede giusto, potremo anche divertirci un altro anno…

UNA BRUTTA STORIA

Da qualunque parte la si giri è una brutta storia. Brutta e triste. Il mancato rapporto tra Gibellini e Mandorlini, le accuse, i dispetti, un anno ad alta tensione e adesso lo sfogo finale del ds. Non mi va, francamente, di tifare per uno o per l’altro. Più che ai demeriti dei due ho sempre cercato di guardare ai meriti che entrambi hanno avuto. Enormi quelli del mister che ha preso una squadra alla deriva e l’ha portata prima in B e poi ad un passo dalla A. Grandi anche quelli di Gibellini che ha scoperto buoni giocatori e ha costruito un Verona che può anche durare nel tempo. C’è però un fatto, assoluto, che non deve distogliere l’attenzione. A forza di parlare di Gibellini, di Mandorlini, di sfoghi e di accuse c’è il rischio di dimenticarci che tutto questo avviene sulla pelle dell’Hellas Verona. Che continuerà a vivere anche dopo Mandorlini, Gibellini, Martinelli e tutti coloro che per un anno, due o dieci vestono questa maglia. Ecco, secondo me in molte delle vicende di questi anni, purtroppo il Verona è sempre stato messo all’ultimo posto a beneficio delle tante piccole posizioni personali, di uno o dell’altro. E questo è stato uno dei mali che ci hanno massacrato. Questo è successo essenzialmente per un motivo: la debolezza della società. Debolezza strutturale, incapacità di far valer le proprie ragioni. Quando senti cose come quelle che ha detto Gibellini questa mattina, ti chiedi in che razza di mondo siamo capitati. Bastavano dieci minuti e grande risolutezza per risolvere la questione anche a costo di prendere drastiche decisioni, giuste o sbagliate che fossero. Ma mai si doveva arrivare ad un tale livello di bassezza.

DI GUERRE FRATRICIDE E BATTAGLIE CHE CI ASPETTANO

Che cosa sta succedendo in casa del Verona? Davvero è partita una guerra, un tutti contro tutti, come le ultime dichiarazioni di Martinelli nei confronti di Gibellini hanno fatto intendere? Come al solito la vittoria ha molti padri mentre la sconfitta è orfana. Vediamo dunque di tracciare una sintesi per capire meglio.
1) Gibellini contro Mandorlini o Mandorlini contro Gibellini? È come dire se è nato prima l’uovo o la gallina. I due non si sono mai piaciuti, c’è poco da fare. Eppure avrebbero avuto tutto per andare d’accordo. Il mister vulcanico e rivoluzionario, il direttore sportivo pacioso e più riflessivo. Non si sono capiti. Mandorlini imputava al Gibo i pochi investimenti sul mercato. Il Gibo si chiudeva in se stesso e non spiegava il suo lavoro. E soprattutto non diceva che la colpa non era tutta sua ma che era semplicemente un problema finanziario del presidente. Morale: incazzature a raffica, risse sfiorate, divieto al Gibo di andare negli spogliatoio, battute pubbliche al vetriolo e piazzate private da pelle d’oca. Il conflitto è rimasto sotto traccia per il bene dell’Hellas e per fortuna non è mai arrivato allo spogliatoio dove poteva deflagrare senza lasciare vivo nessuno. Alla fine Gibellini si è tolto qualche sassolino dalla scarpa e solo in quel momento è intervenuto Martinelli che ha da tempo fatto la sua scelta. Mandorlini evidentemente.
2) La malattia del presidente. Lo so che non è bello parlarne, ma è un grosso problema. Martinelli, purtroppo deve essere concentrato sulla sua malattia che lo costringe a lunghe degenze in ospedale. Diciamoci la verità: una persona normale avrebbe buttato tutto a mare molto prima. Martinelli, invece, ha trovato nel Verona una fonte inesauribile di vitalità. Ma inevitabilmente l’assenza di Martinelli, ha nuociuto sulla vita societaria. Emblematico l’imbarazzo di Magnani e Siciliano dopo la dichiarazione di Setti. “Non sappiamo nulla, non possiamo dirvi nulla perchè non abbiamo parlato col presidente”. Il problema è che non era una frase di circostanza per prendere tempo. Era drammaticamente vero.
3) Arriva Setti. Pare l’unico in grado di aiutare Martinelli. È vulcanico, rampante, entusiasta. Guida aziende in espansione, il calcio farà bene al suo ego e al suo business. Martinelli ne è rimasto conquistato. Il presidente lo fu anche di Parentela e questo, se vogliamo, non è un gran biglietto da visita. Setti ha parlato, parla, parlerà. Vuole smorzare gli ardori di Mandorlini. Al Corriere di Verona ha dichiarato: “Serve più collegialità, non esiste che un direttore sportivo non vada nello spogliatoio”. Per questo ha già un allenatore di scorta: Devis Mangia, che il nuovo direttore sportivo Sogliano aveva portato alla Primavera del Varese. Forse è solo una tattica per limitare il “potere” di Mandorlini che per i veronesi è una sorta di profeta. È bene che le parti si parlino in fretta e si chiariscano. E se avessero anche un solo dubbio, lo cancellino immediatamente. Per evitare tensioni e crisi durante l’anno. È chiaro che non si può prescindere da Mandorlini. Setti lo sa benissimo. Dovesse cambiare partirebbe col piede sbagliato e con i tifosi contro. Ma, d’altro canto, è giusto che la proprietà si faccia sentire, impedendo al tecnico di esporsi in maniera brutale come ha fatto Mandorlini in questi anni, anche per compensare a deficienze strutturali e comunicative.
4) Non più outsider. Il Verona quest’anno ha goduto di un’invidiabile privilegio. Ha giocato da outsider. Nessuno ha chiesto ai giocatori e al mister più di una salvezza tranquilla. E ciò ha sgravato la squadra da responsabilità eccessive. Forse non è un caso che il Verona ha dato il peggio di sè proprio quando le gare valevano doppio. Il prossimo campionato non sarà così. Il Verona partirà con i favori del pronostico, sarà una delle squadre da battere, in pole-position. Deve tenerne conto Setti e la nuova proprietà. Ci aspettiamo grandissime cose da lui e dal mercato. L’obiettivo non può che essere uno solo. L’immediata conquista della promozione.

I COMPLOTTI E LE LEZIONI DI GIORNALISMO

E’ simpatico assai notare come ci sia qualche pennivendolo che, sempre al soldo del solito padrone, tenta di inquinare l’aria con le sue teorie, miste a lezioni di giornalismo. Qualcuno che, invece di andare allo stadio a vedere Verona-Varese dal vero si è impegnato in uno zapping spasmodico, anche in quelle televisioni da lui tanto detestate e che continuano suo malgrado, forse perchè libere, a registrare grandi record d’ascolto.

E’ altrettanto simpatico che sullo stesso giornale si sia letto per settimane da parte di un apprezzato e stimato collega, articoli che ipotizzavano (credo giustamente visto come sono andate le cose..) che ci fosse un complotto del Palazzo (Sky, media nazionali, Lega ) per favorire la Sampdoria. Complotto oggi negato con forza dallo stesso organo d’informazione.

Ma del resto: questi personaggi teorizzavano qualche anno fa una grande fusione con il Chievo e avevano già pronte magliette, loghi e altro come il padrone gli chiedeva… Al resto, a fare confusione con la storia ci avrebbero pensato loro… E’ logico, quindi che oggi siano qui a negare l’evidenza. E cioè che questo Verona è stato fortemente penalizzato dagli arbitri, a Nocera come in casa con l’Empoli, passando per la gara con l’Abinoleffe (solo per citare gli ultimi episodi)… Massa è stato solo l’ultimo della serie. Ma è inutile ribadirlo a certa gente. Per loro i complotti ci sono solo quando i torti accadono alla loro squadra del cuore. Allora sì che il Palazzo c’è l’ha con la piccola squadra della favola eterna… Ah, la squadra del cuore non è il Verona, ma questo era evidente…

RIFLESSIONI

Sbollita la rabbia e contato fine a mille per evitare di scrivere improperi è tempo di fare una prima riflessione sulla stagione del Verona.
GLI OBIETTIVI. Qual era l’obiettivo dell’Hellas ad inizio stagione? È bene chiarire subito il concetto. Il Verona dopo quattro anni di Lega Pro doveva solo raggiungere una salvezza tranquilla. Questo gli chiedevamo, questo avremmo firmato ad agosto scorso. Detto questo che è molto importante, il resto viene di conseguenza. Aver raggiunto i play-off è stato un sogno, un fantastico sogno che si è interrotto sull’altare di due fattori principalmente.
I PLAY-OFF. Chiariamo subito allora che cosa ha spinto il Verona fuori dal sogno. Il primo motivo è che l’Hellas ha ciccato clamorosamente la gara d’andata. Un Verona irriconoscibile, abulico, disposto male in campo che ha preso due gol e che poteva prenderne altri due, minimo. Il secondo, evidentissimo è che il Verona è stato spinto fuori dal signor Massa di Imperia, che già una volta nella sua carriera ci aveva tolto una promozione. Non so quanto Massa sia stato in malafede, quanto un incapace e quanto, nel linguaggio arbitrale che ha dei suoi precisi codici, abbia voluto dimostrare ai suoi capi la personalità di non fischiare un rigore davanti al pubblico del Bentegodi. Fatto sta che qui risiede il problema. Il Verona, nolenti o volenti, in questa stagione è stato defraudato di almeno otto, nove punti. Sviste arbitrali che pesano come macigni sulla classifica.
MANDORLINI. Che sia un fuoriclasse della panchina è innegabile. Che abbia un feeling straordinario con la piazza è evidentissimo. Che anche lui abbia dei difetti è altrettanto chiaro, quanto umano. Ma sono quei difetti che alla fine fanno la differenza tra un allenatore “normale” e lui. Cosa gli imputiamo? Il coro di inizio stagione? In molti si sono scandalizzati imbarazzati, dimenticando che quel coro era il frutto delle vergognose aggressioni che il mister aveva subito a Salerno, dopo che alla vigilia di quella partita, sostituendosi alla società, troppo spesso indietro su questi argomenti, aveva denunciato lo stato fallimentare dei conti dei campani. Ciò che era di dominio pubblico, ma non detto, divenne ufficiale. E forse il Verona venne un minimo tutelato dal Palazzo che non poteva promuovere una squadra già fallita. È pur vero che il mister dà il meglio di sè quando è sotto pressione, quando è “nervoso”. Paradossalmente quando è tranquillo non riesce a trasmettere alla sua squadra la sua rabbia e la sua competenza. Non è diplomatico e si sa. Se l’è legata al dito quando Gibellini non l’ha difeso a Sport Italia, mentre lo mettevano alla gogna. Da quel momento per lui il “Gibo” non è più esistito. Ragionandoci un momento avrebbe capito che poteva avere un grande alleato in Gibellini. Che non è uno di quei ds che va ad attaccare casini negli spogliatoi e che è tutto sommato per un allenatore come lui, cioè un allenatore con caratteristiche manageriali, il “male minore”. Esistono nel mondo del calcio ds che non lasciano tregua all’allenatore e che a volte agiscono nell’ombra per destabilizzare l’ambiente. Ci sono anche ds che fanno la formazione e che scelgono tecnici di scarsissima personalità proprio per imporre le proprie idee. Basta guardarsi attorno per capirlo… Mandorlini è questo, nel bene e nel male. Prendere o lasciare. E noi, prendiamo.
LA SOCIETÀ. Martinelli è stato ed è il miglior presidente del Verona dopo Garonzi. Non c’è dubbio. Ha il merito enorme, incommensurabile di aver restituito una dignità ad una società che l’aveva persa quasi del tutto. Fare il presidente del Verona è difficilissimo. È un ruolo di responsabilità che viene messo sotto esame come neanche quello di sindaco… Pensi di fare bene e sbagli. E tutti danno consigli pensando di avere in tasca la verità. Meglio fare così, no così. Però intanto a pagare è sempre e solo il presidente. L’avventura nel Verona gli è costata tantissimo. Più di venti milioni di euro. Una cifra enorme, forse superiore alle sue possibilità. Per questo è legittimo che ora stia cercando dei soci. Credo che Martinelli abbia sbagliato due cose. Il low profile nei confronti degli arbitri che poi è clamorosamente naufragato con la piazzata garonziana di Bergamo. E l’attaccare frontalmente i tifosi su richiesta del Palazzo. Quel Palazzo che non ci ha giudicati probabilmente “maturi” per andare in serie A. Mediaticamente attaccare i tifosi o una parte di essi ha avuto il sapore di una sfida, inutile e dannosa. Altro non ha fatto che aumentare il livore dei media nazionali nei confronti di Verona. Ecco, se lo dice anche il presidente, allora è vero. In realtà e lo sappiamo benissimo, a Verona non è peggio che da altre parti. Anzi, probabilmente è meglio. Certo, c’è da fare molto, ma appunto c’è da fare e non da dire. Vale di più in questo senso un colloquio costante e non pubblicizzato che non una presa di posizione pubblica. E poi bisogna anche essere bravi a mettere in risalto quanto di buono comunque la tifoseria ha fatto in questi anni. E perché no? Qualche volta anche difenderla… Infine, l’ultimo peccato di Martinelli è stato avvallare le continue dichiarazioni del signor Setti. Ma questo lo affrontiamo nell’ultimo punto.
IL FUTURO. Cosa succederà adesso? Beh intanto dopo tante chiacchiere aspettiamo veramente i fatti. Setti, ora che il Verona giocherà in B deve dimostrare a Martinelli e alla città che veramente vuole il Verona. In A eravamo capaci tutti con la valanga di contributi che arrivano. Ma è adesso che serve benzina. La metterà veramente Setti? Oppure adesso si tirerà indietro? Sono veramente curioso di vedere come andrà a finire. Non è stato comunque gradevole ascoltare gli spifferi aperti da Setti e dai suoi collaboratori durante questi play-off. E il fatto che nessuna delle stupidaggini uscite in questi giorni (Mandorlini via, arriva Mangia) siano state smentite è sintomo che qualcosa di vero c’è. Questo, ha fatto malissimo al Verona e molto ne farà se questi propositi verranno realmente perseguiti. Oltretutto c’è da capire se Setti è da solo o se ha vicino l’amico con cittadinanza nigeriana Volpi. Sogliano, il futuro, a quanto pare, direttore sportivo, avrebbe confidato che nei suoi incontri con Setti, per parlare del Verona, c’è sempre stato anche Volpi. È un aspetto tutt’altro che secondario, anche se qualcuno in malafede, dice che è lo stesso e che valuteremo in seguito che cosa farà Setti. Vorrei ricordare a tutti, ma senza fare del populismo ma solo per realismo, che scempio ha creato al Verona aver tollerato Pastorello con i suoi perversi legami con Tanzi e la Parmalat. In realtà affrontare il prossimo campionato è più semplice del previsto. Basta non buttare il bambino con l’acqua sporca. Serve qualche rinforzo intelligente davanti magari ad una cessione eccellente (Hallfredsson? Gomez?). L’allenatore c’è già, il gruppo è straordinario e l’ha dimostrato anche ieri nel post-partita, la piazza e da serie A. L’entusiasmo non manca. Ci siamo stati, ci siamo e ci saremo. Sempre.

MASSA BRAVI

Forse questa è la colpa dell’Hellas… Forse siamo stati sempre MASSA bravi… E nel calcio corrotto degli italiani questa è una colpa….