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ALFABETO OLIMPICO

Passano in archivio anche le Olimpiadi 2012. Breve abbecedario di pensieri e commenti da “spettatore-tecnico-tifoso” in chiave veronese, dedicati agli italiani protagonisti a Londra con qualche divagazione, lasciando stare le stelle come Bolt o Phelps, o le ragazze della scherma, sulle quali è stato detto di tutto e di più.
A – Allenatori: ma anche come Alberto (Castagnetti). Mai come a Londra si è sentita la sua mancanza. Allenatori come gli italiani Scariolo, Placì, Anastasi, profeti oltre confine.
B – Bonifacenti (Federico, allenatore nuoto): vedi sopra.
C – Calcio: a mio modesto parere lo sport che in assoluto non ha nulla a che vedere con le Olimpiadi.
D – De Vecchi (Manuel, mountain bike): ha fatto tutto il possibile per onorare la sua seconda Olimpiade, facendoci amare uno sport come il bmx, che sembra da bambini. Per uno che si cerca da solo gli sponsor, chapeau.
E – Ejjafini (Nadia, atletica): ha gareggiato per il Marocco, suo paese natale, poi per il Bahrein. Adesso per l’Italia. I criteri della Iaaf sono quantomeno bizzarri, rispetto alla severità di altre federazioni.
F – Federica (Pellegrini, nuoto): quando anche Naomi Campbell l’ha criticata è cominciata a diventarmi più simpatica. Strano che nessuno abbia cercato di spiegare che i cicli sono destinati a chiudersi e che l’imbattibilità, prima o poi, finisce. Bello vederla fare un tifo accanito alla nazionale di pallanuoto. Sulle esternazioni del boyfriend meglio stendere un velo pietoso.
G – Giudici: ginnastica, tuffi, pugilato. Ogni volta la solita storia, a quelli della finale di Cammarelle (in particolare l’americano) tutti gli insulti possibili. Molto meglio quando la vittoria è certa per chi va più forte, segna più reti, salta di più o lancia più lontano.
H – Hooper (Gloria, atletica): nata a Villafranca da una famiglia ghanese, vive a Isola della Scala. Ha cominciato a correre da poco, scoperta a scuola: ne sentiremo parlare ancora.
I – Ilva (acciaieria): il danese Anders Golding, argento nello skeet, ha dedicato la medaglia ai lavoratori dell’azienda di Taranto, dove il tiratore si allena durante l’inverno. Da ricordare. Come è da ricordare l’immagine della figlia di Farah, “costretta” dal papà appena vincitore dei 10mila a togliersi le scarpe per camminare sulla pista olimpica. Un esempio per tutti Liu Xiang che zompetta in lacrime su una gamba sola fino al traguardo dopo che gli è saltato il tendine di Achille come quattro anni fa a Pechino.
J – Josefa (Idem, canoista): a 48 anni un esempio per tutti. Sarà un caso, ma non è italiana. Ma anche come Jessica (Rossi), la più giovane medaglia d’oro azzurra.
K – Kobe (Bryant, cestista Usa): avvistato durante le gare di nuoto, in tribuna al beach volley (femminile, of course), al tennis e naturalmente alle partite delle colleghe della Nazionale femminile. Non male per una superstar dello sport mondiale.
L – Lasko (Michal, volley): è stato per tanto tempo veronese. Simbolo della nazionale di volley che si è fermata al bronzo. Ad Atlanta ed Atene aveva fatto meglio. Ma alle ancor più favorite donne è andata peggio. Commovente il gesto di portare la maglia di Bovolenta sul podio.
M – Misturini (Renato, ex atleta paralimpico): è scomparso durante le Olimpiadi. Ha finito di soffrire, gli sia lieve la terra.
N – Nereo (Rocco, allenatore calcio): “Mi te digo cossa far, ma in campo te va ti”. Vecchio detto del “paròn” che resta sempre molto attuale. Dedicato a chi dà la colpa solo agli allenatori. Poi uno come Di Capua (c.t. canottaggio) andava cacciato ben prima.
O – Olimpiadi: del calcio ho già detto. Poi c’è il volano: ufficialmente di chiama badminton. Momenti di celebrità per il “ciapanò” di cinesi, indonesiane e coreane. Con beach volley e ginnastica ritmica fa parte degli sport da giocare in vacanza al mare o al circo.
P – Pubblicità: quella Rocchetta non ha portato bene alle azzurre del nuoto. La fine delle Olimpiadi è motivo di gioia almeno perché vedremo un po’ meno lo spot Wind con Aldo, Giovanni e Giacomo, riproposto fino allo sfinimento.
Q – Quintavalle (Giulia, judo): lei, come altri campioni uscenti, ha disputato la sua Olimpiade a testa alta. Confermarsi è sempre difficile, ma esserci è già un grande risultato.
R – Roata (Lorenzo, giornalista Rai): anche questa volta ha raccontato la prima medaglia d’oro italiana. Emozioni nel tiro con l’arco. Per il resto, salvo qualche eccezione, le Olimpiadi della tivù di stato sono da “no comment”. Spesso imbarazzante, quasi sempre “vorìa ma non posso”, fino ai picchi d’insopportabilità di Bragagna, che pare godersi ad interrompere in continuazione le sue “spalle” tecniche.
S – Schwazer (Alex, marciatore): il mondo si è diviso sul caso di doping e sulla drammatica testimonianza dell’altoatesino. Qualcosa non quadra, però adesso è il tempo di lasciare tranquillo lui e la sua famiglia. Ma anche S di Sky: bravi, però con la storia dei “talent” hanno un po’ esagerato. Non devono scordarsi che chi si loda s’imbroda. E non ci s’inventa telecronisti di hockey o di pallamano dalla mattina alla sera. Un pizzico di veronesità con Eleonora Cottarelli (figlia dell’ex d.g. Marmi Lanza). Una domanda a Fiona May: ha imparato l’italiano da Don Lurio?
T – Twitter: la ricerca ossessiva dei tweet di atleti e dei commentatori più improbabili dovrebbe rientrare di diritto nella categoria “e chi se ne frega?”. Ma anche Triplo: il salto che con Donato ci ha regalato l’unica medaglia dell’atletica ed il quarto posto dell’emergente Greco.
U – Unioni: c’è quella Pellegrini-Magrini, e quella Kostner-Schwazer. Quale coppia scoppierà per prima?
V – Viviani (Elia, ciclismo): meritava una medaglia, sfuggita agli ultimi metri dell’ultima corsa. Ci ha ricordato che la pista esiste ancora, peccato che in Italia sia sempre più difficile allenarsi.
Z – 007 (personaggio cinematografico): la scena con Daniel Craig e la regina Elisabetta resta la più bella di queste Olimpiadi.

P.S. La federazione di atletica della Giamaica ha due dipendenti, tutto il resto va avanti con i volontari. In Italia i dipendenti della Fidal sono 61. Dov’è l’errore?

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