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IL RAGAZZO DELL’85

Quando muore un giocatore la rabbia e lo sconforto sono sentimenti che prendono il sopravvento. Quando se ne va un ragazzo di 27 anni, ai suoi ricordi sul campo si sovrappongono le immagini dei suoi amici, dei suoi compagni, muti e increduli, seduti per terra fuori da un palazzetto, prima di un’amichevole che non giocheranno. Per rispetto, per dolore.

Nicola Masè era l’emblema dei giocatori “genio e sregolatezza”. C’erano momenti in cui l’avresti ucciso, ma tanti altri in cui ti chiedevi cosa ci facesse in Dnc uno con i suoi mezzi.
Parlava poco, era introverso e intransigente, ma generoso e pieno di energia. Per questo gli volevano bene tutti, tranne forse qualche avversario con il quale si era attaccato in campo.
In campo andava sempre di corsa, scontato per uno che amava le moto; una passione di famiglia, che gli è costata cara, troppo cara.

Nicola Masè era uno delle minors, ma era stato, non ancora 18enne, uno dei protagonisti della prima stagione della Sanzeno in C1, dopo il fallimento della Scaligera. Era uno dei ragazzi dell’85, la fantastica nidiata allevata da Simone Guadagnini e Fabio Barba: quattro veronesi in un colpo solo chiamati in Nazionale Cadetti (Costantino, Bolcato, Rossignoli, Masè): quando mai succederà ancora? Un gruppo irripetibile, che ha portato tutti a giocare almeno in C.
Una catena formidabile che si è spezzata improvvisamente e nel modo più straziante. Ti sia lieve la terra, Desmomaso.

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