”Non attendere la felicità. Inseguila e se vuoi essere felice, comincia ad essere felice.” (Lev Tolstoj)
Mattia Palumbo, classe 2000, uno dei giustizieri della Tezenis nella serie con Treviglio, è in procinto di salire al piano superiore, destinazione Trento.
Penso a Palumbo e penso ai nostri 2000. Va bene Francesco Oboe, invocato da qualche tifoso durante l’infortunio di Amato nella disgraziata serie dei quarti, ma onestamente ancora acerbo e assai poco impiegato in RS (16’ totali), ma resta l’enigma Dieng. Omar, suo malgrado, può essere considerato il simbolo della squadra di quest’anno, nata un po’ storta, con diverse opinioni tra il g.m. e il coach, per dirla con le parole del presidente.
Lanciato puntualmente in quintetto nelle prime giornate dei campionato, poi finito ai margini o completamente al di fuori delle rotazioni, rivisto in campo in una manciata di partite e poi definitivamente confinato sui legni: 17’ nelle ultime 15 partite, playoff compresi, con 1’ nella prima partita con Treviglio e 2’ in gara-4, il tempo per mettere un airball.
Gestire una rotazione a 10 non è facile (anche Quarisa, gran lottatore e con la carica adatta ai playoff nelle 9 partite di postseason ha raccolto 21’) e un allenatore sa bene come si sono allenati i suoi giocatori durante la settimana.
Fatta questa doverosa premessa, bisogna tener conto anche della congiuntura, favorevole o contraria. Così Vertemati, ed esempio, ha gettato nella mischia il 17enne Belotti nel pieno di gara-2 della semifinale con Treviso. Parliamo di un ragazzo che in tutta la stagione regolare aveva giocato un minuto (uno!), e uno lo ha raccolto al Palaverde, prendendo in mano Treviglio sul -1 e riconsegnandola a Reati sul 53-53.
Chiamatelo, se volete, coraggio. Quello che forse è un un po’ mancato nella lunga sfida con Treviglio.
Omar Dieng – annunciato all’arrivo a Verona come un “crack” e “il miglior 2000 italiano” – andrà a fare esperienza in qualche club di A2 e speriamo per lui che possa raccogliere le stesse soddisfazioni di Visconti a Mantova.
Alla Scaligera si ripartirà da LDM che sarà pronto ad onorare al massimo, come del resto ha sempre fatto, il suo ultimo anno di contratto, facendo leva sullo zoccolo duro di questa stagione appena conclusa.
E se è scontato che in campo ci vanno i giocatori, è altrettanto ovvio che dipende dal manico quello che combinano sul parquet.
Poi se Giorgio Pedrollo darà le garanzie richieste, il ritorno di Alessandro Giuliani sarà un’assicurazione per la Verona dei canestri.
Buon vento a lui o a chi verrà, buon vento a coach Dalmonte e buon vento a Daniele Della Fiori, che se ne va con un anno di anticipo, pagando anche per colpe non sue.
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