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PROVINCE ABOLITE COME LE FESTIVITA’

Fatti, non parole. Crocetta e i 5 Stelle in Sicilia ce l’hanno dimostrato abolendo di colpo le province sicule! (con le lodi di tutti i media) Peccato che le cose non stiano proprio così…
La presidente della Provincia di Padova, Barbara Degani, che fa parte dell’organismo nazionale (Unione province) che segue la questione, mi spiegava infatti che in Sicilia hanno solo cambiato il nome: al posto delle nove province ci sono infatti ora nove comprensori con gli stessi dipendenti, gli stessi apparati, le stesse funzioni e, dunque, gli stessi costi. Non bastasse Crocetta e i suoi, avendo “abolito” le provincie, hanno dato il via a tre città metropolitane: Palermo, Catania e Trapani.
Ricordo che quando si parlava di varare la città metropolitana di Venezia era scontato che avrebbe sostituito la provincia di Venezia. In Sicilia invece si sono aggiunte, quindi ad esempio Palermo, oltre al comprensorio, ha la città metropolitana. Risultato: in Sicilia al posto di nove vecchi enti “aboliti” adesso ne abbiamo dodici. Nove comprensori più tre città metropolitane.
Ma non illudiamoci però che il problema sia solo siculo. Magari. Sicilia=Italia.
Parlavo ieri con un vecchio amico medico. Lo cerco spesso al telefono: una volta lo trovo a Lione, un altra a San Pietroburgo, a volte anche in ospedale…E così gli ho chiesto quante ferie hanno per contratto i medici del servizio sanitario nazionale. Lui mi ha fatto il conto spiegandomi che, per molti medici, la settimana lavorativa viene considerata di cinque giorni e quindi trenta giorni di ferie non sono un mese ma (30=5×6) sei settimane, cioè un mese e mezzo. Alla fine del conteggio precisava poi che vanno aggiunti anche “i cinque giorni di ferie per le festività soppresse” (sic!)
Confesso che me l’ero dimenticato. Ma diversi anni fa ci siamo accorti che, tra feste religiose e laiche, l’Italietta ne aveva più di tutti con grave danno per la produttività. E così, molto responsabilmente, ne abbiamo soppresse una manciata, a partire da quelle festività infrasettimanali che consentivano di fare ponte simulando raffreddori o improrogabili impegni familiari…
Ma, esattamente come le province sicule, le festività soppresse sono riemerse come ferie aggiunte a norma di contratto. Con eguale meccanismo: i cinque giorni di ferie (vedi sopra) equivalgono a una settimana. E, quindi, invece che non lavorare cinque giorni non si lavora per sette!
Concludo con la telefonata che ha fatto ieri, a Prima Serata, Mirko da Verona. Diceva di essersi convinto che non ha più senso agitare l’orgoglio nazionale e quindi respingere le ingerenze tedesche-Ue sulla nostra politica economica. “Mi sono ridotto – diceva – a sperare per il nostro bene che…ci invadano!”
Se ha ragione lui (e temo l’abbia), il problema si sposta: non si tratta più di riuscire a dare un governo al nostro Paese ma di sperare che ci invadano, che ci governino gli altri, che i tedeschi ci costringano a diventare persone serie e non pagliacci che fingono di abolire le province o le festività.
P.S. Dato per scontato che sono uno pseudo giornalista, un paraculo e per giunta un venduto a Berlusconi, gradirei – una tantum – qualche commento nel merito. Danke.

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