FINCHE’ PASSA LO STRANIERO…

Finché passa lo straniero non ce n’è (di consenso) per nessuno. Se non per Zaia, Salvini e la Lega. Di certo non ce n’è per chi, al governo centrale, lo straniero dovrebbe fermarlo e invece lo fa passare.
In Veneto, e non solo, il vero sconfitto è Matteo Renzi, non la Moretti: un altro candidato Pd, più strutturato e meno Lady Like, avrebbe preso qualche punticino in più; non evitato la sconfitta epocale.
Per non parlare dell’inusitato consenso raccolto dalla Lega in Toscana, Marche, Umbria e Liguria
Non sono in discussione le politiche di Renzi. Ma la politica che lui (come nessuno altro) non può adottare con i migranti: il blocco navale che fermi l’invasione.
Collaterale anche la questione rom. Devastante, come impatto emotivo-elettorale, l’incidente stradale di Roma. Perfino il campione del conformismo italiano, l’uomo per tutte le stagioni e le mode, Adriano Celentano, si è trovato d’accordo con Salvini nel radere al suolo i campi rom. (Che in nessun altro Paese europeo esistono).
Problema grave, ma collaterale rispetto a quello degli stranieri, dei migranti, che nessuno ferma. Nemmeno Salvini se avesse la disgrazia di essere al governo, dove si deve fare, invece che la fortuna di stare all’apposizione dove basta chiacchierare…
Come mai siamo il Paese più accogliente? L’unico a respingimenti zero? Mentre Spagna, Francia, Grecia, Germania, Gran Bretagna, etc. etc. respingono eccome?
Che sia perchè siamo l’unico ad ospitare il Vaticano? Una Chiesa che un tempo bandiva le crociate, e oggi ha bandito l’auto invasione per motivi umanitari?
Secondo voi basta Salvini premier per espellere chi è arrivato Oltre Tevere “dalla fine del mondo”?
Dubito. E così, finché passa lo straniero…

PIU’ ONLUS CHE CAVALLETTE

La presunzione d’innocenza vale e deve valere per tutti, anche per Alfonso De Martino il presidente dell’onlus campana “Un’Ala di Riserva” arrestato con l’accusa di essersi appropriato di ingenti somme di denaro per l’assistenza ai migranti. Anche per don Vincenzo Federico, direttore della Caritas diocesana di Salerno, indagato per peculato
Ma alcune considerazioni di carattere generale vanno fatte su queste onlus, su queste associazioni senza scopo di lucro, anche perchè ormai sono più numerose delle cavallette: operano in Italia, ma anche all’estero, si occupano di qualunque umana emergenza: dall’assistenza, alla povertà, alla raccolta fondi contro ogni tipo di grave malattia.
Intanto sarebbe interessante sapere chi e con quale rigore controlla che siano effettivamente senza scopo di lucro. Più di una inchiesta sembrerebbe dimostrare che il lucro c’è…
Tanto sono sollecite a chiedere versamenti, tanto sono restie alla trasparenza.
In questi giorni siamo stati bombardati di telefonate da una onlus che chiedeva uno spot – ovviamente gratuito – per raccogliere fondi a favore dei disabili di un Paese africano.
Abbiamo risposto che eravamo pronti a fare di più: a dedicare cioè un’intera trasmissione, con le modalità di versamento in sovrimpressione, una trasmissione dove però bisognava accettare un serio contraddittorio, dare un rendiconto di interventi, costi e risultati. Risposta: grazie, non importa, lasciamo perdere…
Un numero spropositato di onlus dicono di raccogliere fondi per la ricerca utile a curare o almeno alleviare tutte le più gravi malattie, dai tumori in giù.
Certo Umberto Veronesi a Milano con la sua fondazione ha fatto e fa ricerca. La fa l’Istituto oncologico veneto che mette in rete tutti i reparti di oncologia della nostra regione, che studia e applica i protocolli terapeutici dei presidi ospedalieri più all’avanguardia.
Dobbiamo credere che fa ricerca anche ogni onlus che dichiara di farla?
Da un certo punto di vista oggi, nel tempo della rete, non servono grandi risorse: basta un computer per accedere agli studi scientifici più avanzati, ai risultati degli enormi, ultra finanziati, laboratori di ricerca medica americani.
Non vorrei che queste onlus-cavallette facessero anzitutto una ricerca: quella del messaggio più struggente per indurre il cittadino impietosito a versare due euro da cellulare o cinque da telefono fisso…

ORIGINE DELLA INGOVERNABILITA’

Sembra evidente che il nostro è un Paese sempre più difficile da governare. Difficile da governare perfino per l’organismo di autogoverno della magistratura: il Csm, il Consiglio superiore della magistratura, come noto ha nominato il nuovo procuratore capo di Palermo, ma gli esclusi hanno fatto ricorso al Tar del Lazio e la nomina è saltata. Tutto da rifare.
Se ci pensate è il colmo che nemmeno la magistratura riesca più ad autogovernarsi. Che nemmeno i magistrati riconoscano più l’autorità del loro Csm.
Difficile, quasi impossibile, governare gli uffici pubblici, la scuola, la sanità, non dico varare leggi che cambino davvero qualcosa.
Tante e remote possono essere le cause dell’ingovernabilità. Già Mussolini diceva che è inutile anche solo provare a governare gli italiani.
Tra le tante cause mi soffermo su una: i bambini, i ragazzi che non si alzano più in piedi quando entra in classe il maestro o l’insegnante.
Non c’è più il rispetto per chiunque eserciti una qualsiasi funzione. Si parte da qui per non riconoscere più l’autorità, nessuna autorità.
Non c’è più una distinzione di ruoli
Noi ci alzavamo sempre in piedi, nessuno si sognava di dare del tu al proprio insegnante.
Oggi i ragazzi danno sempre del tu, vanno al bar o al pub a bere assieme ai loro insegnanti.
I ragazzi, anche i miei figli, danno del tu a tutti; anche a chi vedono per la prima volta, qualunque ruolo abbia. E poi magari mi dicono: perchè ci hai fatto conoscere quell’ebete?
Mai mi sarei sognato di dar del tu agli amici di mio padre o di criticarli: li ascoltavo in silenzio cercando di imparare qualcosa…
D’altronde quando è cominciata l’ingovernabilità anche nella Chiesa, lo scetticismo per la sua funzione? Il parroco, qualunque sacerdote, lo salutavamo dicendo “Sia lodato Gesù Cristo!”. Oggi quando va bene gli dicono buongiorno, se non addirittura ciao don Luca, ciao don Luigi come stai!
E, quando al sacerdote dici ciao, diventa arduo credere che amministri i sacramenti; più facile pensare che vai con lui a giocare quattro raggi a briscola…
Per carità, la mia sarà solo la nostalgia di un vecchio, per un Paese serio e ordinato che non tornerà più.
Ma, volessimo provare ad invertire la tendenza, credo che dovremmo cominciare a far alzare in piedi i ragazzini quando la maestra o il maestro entrano in aula. A insegnare loro di nuovo e anzitutto il rispetto.

LA CONSULTA PENSA ALLA PENSIONE SUA

Scrive l’economista della Bocconi Roberto Perotti: “La Corte costituzionale prevede di pagare a ex giudici della Corte e loro superstiti 5,8 milioni di pensioni. Al momento ci sono 20 ex giudici e 9 superstiti. La pensione media è dunque esattamente di 200 mila euro l’anno”.
Aggiungiamo che l’attuale presidente della Corte, Alessandro Criscuolo, una volta in pensione avrà diritto ad autista, auto blu e telefono di casa pagato oltre ad una pensione nettamente superiore ai contributi versati. Ogni volta viene eletto presidente il giudice più anziano, per avere quanti più possibili presidenti emeriti da foraggiare…
Ce ne abbastanza per capire come mai la Consulta abbia prima giudicato incostituzionale il taglietto delle pensioni d’oro tentato da Monti ed oggi intimato a Renzi di pagare il mancato adeguamento alle pensioni superiori ai 1.423 euro lordi al mese: ci sono di mezzo le loro pensioni! Un chiaro conflitto di interesse, se mai qualcuno potesse giudicare l’operato della Suprema Corte…
Pare evidente infatti che il disagio sociale ed economico riguardi gli 11,5 milioni di pensionati sotto i 1.423 euro al mese, ben prima dei 5 milioni che percepiscono pensioni sopra questa cifra e che arrivano a 200 mila euro l’anno e oltre.
E’ ancor più evidente che il disagio sociale ed economico investe in primo luogo chi ha ancora tutto un percorso di vita lavorativa davanti: chi il lavoro lo ha perso a 30, a 40 anni, i giovani che non lo trovano. Rispetto a chi è arrivato, comunque, al termine della vita lavorativa.
Ma la Consulta distorce la realtà e la scala dei bisogni, pensando anzitutto alla pensioncina sua…
Osserva il procuratore Carlo Nordio :”La sentenza aggrava i conti pubblici, impone al governo di operare senza la necessaria copertura, cosa che invece la Costituzione prevede. Siamo ad un caso in cui, per assurdo, la Corte costituzionale forza l’esecutivo ad agire al di fuori della Costituzione”
Più che un assurdo è la regola italiana quando c’è da tutelare la propria trippa.

IERI ADEL SMITH OGGI SALVINI

Adel Smith fu il fondatore dell’Unione musulmani d’Italia, protagonista di una ferocissima polemica contro il Crocefisso ( lo definì un “cadaverino” che andava tolto dal muro dov’era appeso).
Ogni volta che vedo e sento gli antagonisti che vanno all’assalto di Matteo Salvini – con insulti, sputi, lancio di uova e pomodori – mi torna in mente Adel Smith.
Come ora il leader della Lega ai no global, così Smith era inviso agli estremisti di destra di Forza Nuova. Come Salvini non deve parlare, così Adel non aveva diritto ad esprimere le sue opinioni; ed era vergognoso che Telenuovo lo ospitasse per un dibattito.
Era il Gennaio del 2003. Un branco di forzanovisti danno l’assalto alla sede di Telenuovo a Verona, interrompono la trasmissione e pestano a sangue il fondatore dell’Unione mussulmani d’Italia.
Risultato di quella violenta contestazione: Adel Smith, fino alla morte avvenuta l’agosto scorso, resta un personaggio conosciuto e ricordato. E l’odiata Telenuovo che gli ha dato spazio ne ricava una pubblicità straordinaria; perchè il filmato di un’irruzione in uno studio televisivo, che non aveva precedenti, fa il giro del mondo.
Allora alcuni nostri maliziosi concorrenti insinuarono che avevamo pagato quelli di Forza Nuova perchè facessero l’irruzione. O che li aveva pagati Adel Smith…Ovviamente non era così nel 2003 e non è così nel 2015. Ma vien da pensare che gli antagonisti siano pagati da Salvini. Perchè il risultato è identico oggi come allora: una grande pubblicità gratuita fatta a chi detesti e contesti.
Non bastasse l’aiutone elettorale, che a Salvini e alla Lega arriva dal modo disastroso in cui viene gestita l’immigrazione, i no gobal garantiscono anche il loro aiutino…

NASCONDERE LO SPORCO SOTTO IL TAPPETO

Spazzare la polvere, lo sporco, sotto il tappeto è la prassi del nostro Paese: nascondere i problemi, invece che provare a risolverli.
Il test Invalsi certifica (con tutti i limiti che vogliamo, ma certifica) il livello di apprendimento degli studenti. Subito gli insegnanti lo spazzano sotto il tappeto. Il motivo è evidente: se tutti gli alunni di una classe risultano scarsi, non è che siano tutti asini, è che hanno insegnanti incapaci di insegnare e che, nell’interesse degli studenti, andrebbero mandati a casa.
Ma gli esempi si possono moltiplicare all’infinito. C’è un pil in crescita dello 0,3% nell’ultimo trimestre? Mettere subito sotto il tappeto che la Francia è cresciuta dello 0,6% e la Spagna dello 0,9! Che altrimenti capiamo che il governo Renzi non ha alcun merito, che siamo solo l’ultimo vagone di un treno europeo e occidentale che si è rimesso in moto…
Resti dieci anni (quando va bene) in attesa di una sentenza definitiva. Dieci anni sulla graticola. Basta spostare l’attenzione sui due Marò e denunciare la lentezza della giustizia indiana! Che così la strepitosa “celerità” della nostra giustizia finisce sotto il tappeto…
Stiamo a blaterare che le forze dell’ordine sono senza benzina e con mezzi vetusti. Nascondere subito sotto il tappeto che ne abbiamo un numero spropositato: percentualmente agli abitanti molte più di Germania, Francia e Spagna.
La soluzione ovvia sarebbe fondere polizia di stato e carabinieri, dimezzare gli ufficiali. Guai al mondo: i vertici ti rispondono che sono già così ben coordinate tra loro le nostre forze dell’ordine!
Quanto lo siano lo constatiamo in questi giorni di campagna elettorale. Ogni volta che un candidato (uno qualunque, mica il Salvini nel mirino degli antagonisti) organizza un incontro arriva una pattuglia di poliziotti, una di carabinieri e una di vigili urbani; oltre a qualche Digos in borghese. Di pattuglie, ovviamente, ne basterebbe una. Non si coordinano nemmeno per gli eventi elettorali, figurarsi per il contrasto alla criminalità…
Ma anche solo parlarne è inutile. Meglio alzare il tappeto e scopare sotto tutto. Senza illudersi che qualcosa cambi.

EUROPA SALVACI TU

Europa salvaci tu. Salvaci ora dall’immigrazione selvaggia come ci hai già salvato dal default.
E’ l’altra faccia della medaglia anti-Ue e anti-Euro. Chi non crede alla barzelletta che i debiti non si pagano, non può ignorare il precedente: l’Europa ci ha salvato dal fallimento. La spesa pubblica incontrollata, il welfare alla Landini, ci avrebbe portati dritti alla catastrofe che oggi si spalanca di fronte alla Grecia.
Adesso l’Europa prova ad insegnarci a gestire l’immigrazione.
Per derogare dal trattato di Dublino, e accettare di distribuire i migranti anche negli altri Stati della comunità, la Ue ci ha posto due precise condizioni: allestire dei grandi campi di accoglienza, rigidamente controllati, da dove nessuno possa scappare; e procedere all’identificazione, cioè alla distinzione tra profughi veri e clandestini, identificazione che sarà a carico delle commissioni internazionali inviate nel nostro Paese.
I tecnici del nostro Viminale (ministero degli Interni) dicono che è una “sorta di commissariamento”. Nessuna sorta: è un commissariamento vero e proprio, unica alternativa al nostro completo fallimento.
Come ci hanno commissariato perchè eravamo incapaci di tener sotto controllo la nostra spesa pubblica, così l’Europa ora ci commissaria per l’incapacità di gestire in modo decente il flusso di migranti.
Vi pare possibile avere attivato 1.861 “strutture temporanee di accoglienza” sparse in tutta Italia? C’è qualcosa che va ben al di là dell’incapacità. C’è il dolo consapevole: perchè la micro-accoglienza così diffusa è la garanzia della totale assenza di controlli.
Assenza totale di controlli su chi sono e cosa fanno e dove vanno i migranti. Ma anche (e soprattutto) su come vengono gestiti i fondi pubblici trasferiti a queste strutture private.
Chiunque riceva finanziamenti pubblici deve rendicontare con bilanci pubblici. C’è una sola coop che l’abbia fatto?
Per anni abbiamo invocato l’aiuto dell’Europa. Tutti a gridare che l’Italia da sola non può affrontare un evento biblico come la migrazione. Adesso l’Europa è pronta a darci una mano ma a condizioni precise: smetterla di fare i furbetti, per non dire i farabutti…
E’ un prendere o lasciare. O l’Europa ci salva dai migranti commissariandoci, oppure il barcone Italia è destinato ad affondare.

BED & BREAKFAST PER FINTI PROFUGHI

Fermo restando che è ormai dimostrato (vedi commissioni regionali del Veneto) che solo due su dieci di quelli che arrivano sono veri profughi, tutti i finti profughi vengono adesso accolti anche in case private prese in affitto dalle cooperative.
Il sindaco di Padova Massimo Bitonci sta per varare un’ordinanza che vieti questa prassi. Lo fa sulla base di argomentazioni che mi sembrano difficili da controbattere.
Bitonci ricorda cioè che, se un privato vuole aprire un bed & breakfast, deve prima ottenere il permesso dalla Regione, osservare le norme igienico sanitarie e pagare le tasse. E trovarsi i clienti.
Queste coop invece hanno i clienti garantiti e pagati dallo Stato, non devono chiedere alcun premesso e non sono sottoposte ad alcun controllo. Svolgono inoltre un attività che va al di là del b&b (colazione e pernottamento), garantiscono infatti ai “profughi” la pensione completa, una vera e propria attività alberghiera svolta fuori da ogni regola e controllo.
C’è poi un ulteriore, piccolo, dettaglio. Le inchieste romane hanno dimostrato che si lucra a piene mani. “Aoh, coll’accoglienza ai migranti se guadagna più che col traffico de droga!”. Ricordate l’intercettazione del capo, laico, della coop capitolina?…
Nel nostro Veneto operano quasi tutte coop riconducibili al mondo cattolico, con sacerdoti in prima fila, don Favarin, e il beneplacito dei vescovi: “la micro-accoglienza è la soluzione” ha affermato mons. Mattiazzo. (Sto parlando sempre di Padova).
A questo punto i vescovi per primi, nell’interesse della loro Chiesa, dovrebbero fornire un pubblico rendiconto che dimostri ai cittadini come non ci sono né speculazioni né guadagni illeciti.
Nell’interesse della loro Chiesa perchè, se prende piede anche il semplice sospetto delle ruberie per…ragioni umanitarie, gli effetti sarebbero devastanti. Già quella dei fedeli non è propriamente una folla. Rischia di ridursi a prefisso telefonico.

SIAM PRONTI…AL NAUFRAGIO

Non bastasse la Milano devastata, mancava la stronzata dell’Inno di Mameli riveduto e corretto: non siam più pronti alla morte, l’Italia chiamò, adesso siamo pronti alla vita…
C’è chi dice che la variante è stata introdotta perchè cantavano i bambini, e guai evocare loro la morte, chi dice che, essendo la nutrizione del pianeta il tema dell’Expò, andava evocata la vita e non la morte. Comunque sia, resta una stronzata tipica di un Paese che, oltre al resto, ha perso pure l’identità e la sua storia
Lo slogan delle Olimpiadi è “l’importante è partecipare” quindi, dovessimo mai ospitarne una prossima edizione, prepariamoci a cantare: “Siam pronti a partecipare, l’Italia chiamò!”. Premio Nobel al genio che ha ideato la variante valida per ogni evento ospitato in Italia
Siam pronti alla vita e, naturalmente, all’accoglienza. Dato che i devastatori sono “teppistelli figli di papà”, come li ha definiti Renzi, non sono abituati alle intemperie. Mica possiamo lasciarli per sei mesi all’addiaccio, che si prendono il raffreddore e ci accusano di averli torturati…Bisogna che le nostre cooperative – così caritatevoli e disinteressate – trovino subito appartamenti privati dove alloggiarli.
Se anche sporcano e imbrattano, no problem: i milanesi sono già abituati a dover fare le pulizie per gli altri…Tutti a lodare il loro gran senso civico, all’indomani della devastazione. Nessuno a sottolineare la vergogna che, ancora una volta, devono essere i cittadini a porre rimedio alle inadempienze dello Stato.
Un Paese serio, a calci in culo (cioè con condanna ai servizi sociali), avrebbe mandato i devastatori a ripulire e riparare i danni. Il nostro Paese li ha invece subito liberati perchè – così ha stabilito il giudice – sono solo dei “writer”, degli scrittori…magari anche degli artisti con la libertà di espressione! E, se servono pure auto bruciate e vetrine infrante, le esigenze dell’artista vanno comunque assecondate…
Quanto alla polizia la regola d’ingaggio è una, semplice e chiara: prenderle senza reagire.
Inno di Mameli quanto mai attuale: siam pronti alla morte, l’Italia naufragò…

EXPO’ MONDIALE DEI TEPPISTI

E’ cominciata ieri a Milano l’Expò mondiale dei teppisti. I puntuali protagonisti della guerriglia urbana, arrivati da tutta Europa, il sindaco Pisapia li ha definiti “imbecilli”, il ministro Alfano “farabutti”, il presidente Mattarella “teppisti”.
Stiamo col Presidente della Repubblica. Qualunque altra connotazione politica – “anarchici”, “black bloc”, “no global” – per loro sarebbe solo un regalo aggiuntivo. Tema dell’Expò è “nutrire il pianeta” ma se, per ipotesi, fosse “fine della globalizzazione!”, i no-global diventerebbero subito sì-global e, a colpi di cubetti di porfido e città devastate, ci spiegherebbero che la globalizzazione è assolutamente necessaria per non restare al medioevo…
Per i teppisti tutto è un pretesto. Tra i due preferisco quelli del calcio che almeno non si travestono da idealisti: fanno casino e basta. Mentre gli ipocriti giunti a Milano il piacere di far casino lo camuffano con ideali politici.
Il problema del nostro Paese è uno solo: guardarsi allo specchio. Se ci vedi un paralitico non puoi sognarti di fargli correre i cento metri come fosse Bolt.
L’Italia paralitica non ha saputo gestire nemmeno qualche centinaio di tifosi ubriachi del Feyenoord giunti a Roma per una partita di calcio. Città devastata. Italia paralitica perchè la polizia – già tacciata di essere fascista – se reagisse come indispensabile, diventerebbe nazista…Quindi resta ferma a prenderle
Pensiamo di saper gestire migliaia di teppisti, giunti dai nostri centri sociali e da tutta Europa, e decisi a restare in vacanza a Milano per i prossimi sei mesi? Ci siamo già dimenticati cosa hanno comportato i pochi giorni (non sei mesi…) di G8 a Genova nel 2001?
Un Paese impotente, ma quantomeno serio, dovrebbe far tesoro dell’esperienza e dei suoi limiti, e capire che non è in grado di ospitare, non dico l’Expò, ma nemmeno una partita di calcio internazionale. Figuriamoci il Giubileo o le Olimpiadi…
Tutti a preoccuparsi se i padiglioni erano finiti. Nessuno a preoccuparsi che sono finiti i milanesi: per sei mesi in balia dei teppisti che distruggono auto, spaccano vetrine, devastano la città.
A Milano Esposizione mondiale dei teppisti. Qui in Veneto e altrove, Expò mondiale dei predoni: più che mai liberi di agire indisturbati, con le forze dell’ordine dislocate all’impossibile presidio della metropoli meneghina.