CONDANNATI ALL’ACCOGLIENZA

Piaccia o meno è del tutto inutile discutere di revisione della Bossi-Fini, piuttosto che di abrogazione del reato di clandestinità. Vogliamo forse rivedere una legge che – di fatto – non è mai stata operativa, se non per numeri di clandestini residuali rispetto agli arrivi? Vogliamo abrogare un reato mai applicato (se non per numeri residuali…)?
Piaccia o meno siamo condannati all’accoglienza. Punto. Cos’altro abbiamo fatto da vent’anni ed oltre, qualunque fosse il governo e/o il proclama? Solo accogliere, accogliere, accogliere. E nel modo più incivile: cioè senza risorse né adeguate politiche di inserimento degli immigrati.
Condannati a pagare i costi. Anche loro, anche gli stranieri: perchè prescindendo dalle opportunità del mercato del lavoro, senza politiche e risorse adeguate, significa condannare a delinquere per sopravvivere quelli stessi che vorrebbero un impiego. Condannati anzitutto noi a subire un degrado di giorno in giorno più intollerabile.
E intanto Papa Francesco predica l’accoglienza. Predica senza spiegare dove trovare le risorse per un accoglienza cristiana (e non meramente speculativa, ad opera di coop cristiane o meno) Predica da irresponsabile, come ogni capo religioso (che non lo sia di repubblica islamica) perchè può sempre dire di non avere responsabilità di governo, ma solo di indirizzo morale. Lui. I nostri politici no.
Loro – Renzi, Letta, Alfano, Boldrini – non possono predicare l’accoglienza senza fare i conti della spesa. Perchè sarebbe come promettere un reddito di cittadinanza da 5 mila euro il mese a tutti i cittadini, trascurando un particolare secondario: l’indicazione di dove trovare le risorse necessarie.
Le risorse? Semplice trovarle: tagliamo le pensioni d’oro, gli stipendi di politici e burocrati, lotta dura e senza paura agli evasori fiscali. Progetti magnifici e progressivi e che mai hanno visto la luce… Ma intanto i sindaci fanno i conti con la realtà: quattro soldi da destinare agli immigrati li trovano solo sottraendoli ai nostri poveri.
Anche loro come noi tutti: condannati all’accoglienza.
P.S. Sì, e vero: non siamo riusciti a riformare in modo concreto le politiche per l’immigrazione. In compenso ci siamo riusciti al meglio con la giustizia, la sanità, la scuola, la pubblica amministrazione, il mercato del lavoro, la Costituzione…

POPOLACCIO PEGGIO DELLA CASTA

Il popolaccio della rete ha dimostrato di essere peggio della famigerata casta politica. Lo ha fatto con la valanga di insulti scaricati contro il povero Bersani alla notizia che era stato colpito da ictus. Insulti, come racconta sul Corriere Aldo Cazzullo, nemmeno simulati dietro il nickname ma firmati con tanto di nome, cognome e fotografia da chi li ha inviati. Osservazioni del tipo: ”Anche mio nonno è stato in ospedale, ma non se n’è fregato nessuno”
Ennesima dimostrazione che la rete è diventata (anche) la fogna, lo sfogatoio delle pulsioni peggiori che albergano in ciascuno di noi. Il ricettacolo della violenza verbale che, con grande soddisfazione, oggi può essere “pubblicata”.
Nessuno della casta si è permesso un comportamento così incivile: il Giornale ha titolato “Oggi Forza Bersani”. Lo stesso Beppe Grillo, che da sempre lo dava per morto politicamente, gli ha mandato gli auguri: “Ti aspettiamo, non fare scherzi”.
Non esiste civiltà senza inibizione. Cioè senza la volontà e la capacità di controllare le proprie pulsioni: l’odio, l’aggressività, la violenza. La rete è servita (anche) ad abbattere definitivamente questa barriera, a trascinarci nella nuova barbarie.
C’è anche un’ipotesi più ottimistica. Che si rifà all’idea di catarsi di Aristotele. Il quale era convinto che il teatro (oggi la televisione) non istigasse all’odio e alla violenza, ma servisse invece a “purificare”: eri cioè appagato vedendo rappresentare uccisioni e drammi della gelosia, ed evitavi così di diventarne protagonista nella vita reale.
Speriamo dunque che la rete serva almeno a sfogare la violenza verbale, evitando così il ricorso alla violenza fisica. Un po’ come negli Anni di Piombo si diceva che era preferibile lo scontro tra tifoserie allo stadio, piuttosto della P38 impugnata in strada…Speriamo.
Ma intanto prendiamo atto che il popolaccio di internet è peggio della casta contro cui spara a zero.

ANZIANI AGLI ARRESTI DOMICILIARI

Anziani agli arresti domiciliari. Ce ne sono sempre di più. Non che siano i magistrati a metterceli. Sono loro che si autoconfinano in casa, che scelgono di non uscire più: perchè hanno paura, perchè sono stati aggrediti e rapinati da una delle tante bande di predoni che agiscono, indisturbati, nelle nostre città.
L’ultimo caso la sera di Capodanno a Padova (ma accade e può accadere ovunque). Una donna di 75 anni esce per andare a festeggiare con gli amici nella sala della sua parrocchia. Ma alla fermata del tram, alle sette e mezza di sera, viene aggredita, picchiata e rapinata da due giovani di colore che le rubano la borsetta con 100 euro, il telefonino, i documenti.
Passa la sera di Capodanno al pronto soccorso e poi dichiara: non uscirò più da casa mia. Si mette agli arresti domiciliari. Lancia un appello al nuovo questore, il quale non può che rispondere rassicurandola, dicendo che sarà fatto il possibile per arrestare i colpevoli e ridare un po’ di tranquillità a lei e ai tanti altri anziani terrorizzati.
Già. Ma con quali strumenti? Ce n’era uno relativamente efficace: prendere i predoni clandestini e mandarli nei Cie. Una qualche deterrenza l’aveva: il timore di essere rimpatriati, mesi di detenzione garantiti. Adesso, dopo i fatti di Lampedusa, i Cie vengono smantellati. Facevano più paura di un processo, con gli imputati nell’attesa quasi sempre a piede libero. Cioè uccel di bosco…
E qui c’è l’altro grosso problema, la mancanza di collaborazione tra forze dell’ordine e magistratura. Anzi: il conflitto che sempre più spesso traspare. Emblematico il caso della dottoressa Verrina, del tribunale di sorveglianza di Genova, quella del permesso premio al seria killer trasformatosi in evasione (e per fortuna che i francesi l’hanno catturato). Lei stessa ad un poliziotto, un investigatore molto considerato, Francesco Gratteri, nega l’affidamento ai servizi sociali e stabilisce che deve scontare agli arresti la condanna per le violenze alla caserma Diaz.
Domanda: usiamo il pugno di ferro con i tutori dell’ordine (che magari possono aver sbagliato) e il guanto di velluto con i delinquenti acclarati? E il potere politico cosa fa, dorme o pensa che esistano solo i problemi – certo drammatici – della crisi economica?
Tra le tante lettere strazianti arrivate al Quirinale, e lette in tivvù da Napolitano, nemmeno una che accennasse agli anziani che si autoconfinano ai domiciliari?
Con la tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico siamo allo sbando completo. L’unica soluzione sembra quella dell’anziana di Padova: sprangarsi in casa e rinunciare e vivere nelle nostre città infestate dai predoni. Predoni stranieri al 99%. Che ci risparmino almeno la balla della “par condicio” coi delinquenti nostrani…

ALBERO DI NATALE IN CATENE

Come siamo messi in questo Natale 2013 lo dice un immagine precisa: l’albero di Natale in catene.
Le associazioni benefiche che raccolgono fondi, ne mettono alcuni sparsi nelle città con accanto la cassettina per le offerte. Alberelli spogli, con qualche fiocco e nemmeno i gingilli. Ma li rubano lo stesso. Rubano perfino questi (oltre alle offerte). E così siamo ridotti a dover mettere la catena che leghi l’alberello al pilastro del portico, sperando che i predoni lo risparmino.
I nostri doveri di cittadini, in primis quello di pagare le tasse, non possono andare disgiunti dai doveri dello Stato: in primis difenderci dai predoni. Secondo utilizzare al meglio i soldi che versiamo: con una battaglia a sprechi e sperperi che sia pari almeno a quella contro l’evasione fiscale.
Battaglia questa che va indirizzata anzitutto sulle prede grosse, cioè le società di capitale. Invece vediamo fin troppo accanimento contro settori in piena crisi, come la ristorazione, con l’Agenzia delle entrate che va a controllare il numero dei tovaglioli mandati in lavanderia sostenendo che ad ogni tovagliolo corrisponde un coperto. Senza tener conto di quelli che usa il cameriere per servire o per pulire i tavoli…
Piccolo esempio di sperperi non più tollerabili: le barricate per impedire la privatizzazione dei trasporti pubblici. A Genova e non solo. Anche qui da noi si ostacola la fusione fra trasporto cittadino e provinciale, che comporta risparmi e migliore qualità. La ostacolano i dipendenti del trasporto cittadino, che hanno il contratto da pubblico impiego, e temono di essere equiparati ai trasporti provinciali già privatizzati.
la crisi c’è per tutti, e non consente più il mantenimento di privilegi e benefit per chi lavora nel pubblico (tipo l’orario degli autisti che viene conteggiato da quando partono da casa e non da quando salgono al volante dell’autobus).
Sicurezza, battaglia a sperperi e sprechi: uno Stato che finalmente faccia il suo dovere. Questo l’augurio, anzi l’impegno per Natale, che dovrebbero assumere Letta e Napolitano.
Invece blaterano di una ripresa che vedono solo loro. E noi intanto ridotti a mettere la catena all’alberello, e magari anche al presepe. Che non rubino pure quello.

BORSA E STATO PEGGIO DELLE SLOT

Allarme ludopatia. I poveri, in particolare, che diventano ancora più poveri giocando con le slot, videolottery, bingo e via dicendo.
Già nell’Ottocento Francesco Crispi (se non ricordo male) definì la lotteria “la tassa per gli asini”. Nel senso che la perdita – globalmente – era matematica. Da allora si sono moltiplicati in modo esponenziale sia le lotterie che “gli asini”, cioè i giocatori.
Un fenomeno certo preoccupante. Anche se non so quanto siano attendibili cifre che parlano addirittura di 80 miliardi l’anno spesi in gioco d’azzardo. 1.586 euro a testa nel 2011.
Fenomeno difficilissimo da controllare, perchè giochi non solo al bar ma anche in rete. Su siti stranieri che sfuggono a qualunque regolamentazione.
Ci sono i ludopatici propriamente detti che spendono ogni giorno centinaia di euro. Ma c’è anche la signora che esce a far la spesa e si concede il piccolo brivido di un gratta e vinci. Mica tutti sono malati, dipendenti patologici dal gioco.
Ci sono anche altri dati meno evidenziati e sorprendenti. Come la relativa onestà delle slot che, sempre globalmente, restituiscono il 75% delle cifre giocate (il 10% va ai gestori, il 15% in tasse allo Stato).
Non mi pare che lo Stato sia altrettanto onesto. Vi sembra che con sprechi, sperperi e carrozzoni della pubblica amministrazione, restituisca ai cittadini che pagano le tasse il 75% in termini di quantità e qualità dei servizi erogati? Direi proprio di no.
Quanto agli asini lo sono molto di più quelli che hanno giocato (quorum ego) e giocano in borsa. Ai tempi del primo governo Prodi, liretta ancora vigente, ci fu il boom, la bolla che diede a moltissimi l’illusione di essere diventati esperti di borsa. Tutti certi di conoscere e comprare il titolo che avrebbe fatto guadagnare il 10% in una settimana, raddoppiare il risparmio investito in pochi mesi. Tutti finiti tosati a zero. Magari Piazza Affari avesse restituito il 75%…
Qui la danza la mena un gruppo ristrettissimo di “crupiè” della finanza internazionale. Capaci di far perdere a Mediaset l’11% in un solo giorno nel Novembre del 2012 (per indurre Berlusconi a dimettersi). Capaci di tosare perfino quel caprone di Silvio. Figurarsi noi povere pecorelle smarrite.
Quindi lotta dura e senza paura alla ludopatia. Ma tenendo presente che le slot sono più oneste dello Stato, e che chi gioca in borsa è molto più asino, molto più imbecille, di chi lo fa al bar.

RENZI NON E’ UN FIGLIO ADOTTIVO

Perchè ha stravinto Matteo Renzi? Perchè non è un figlio adottivo, non viene cioè da quella lunga (e certo anche gloriosa) tradizione politica del Pci. Cuperlo invece sì. E per questo è riuscito nell’impresa di farsi battere, qui in Veneto, perfino dall’outsider Pippo Civati; finito comunque a livello nazionale ad un incollatura da lui. Da lui, Cuperlo, che aveva gran parte dell’apparato Pd e, non bastasse, anche della Cgil dalla sua parte.
Già se parliamo di imprese, sono un problema i figli naturali. Come dimostra la seconda generazione di imprenditori veneti: è un caso trovare in loro le stesse capacità del padre. Mediamente le doti non discendono al figlio dai lombi del padre.
Con i figli politici adottivi è ancora peggio. Perchè non vengono valutate le capacità (che in politica sono anzitutto capacità di cogliere il mutamento avvenuto nella società, nel corpo elettorale): devi avere idee molto simili, visione del mondo analoga, stesse frequentazioni, stesso modo o quasi di ragionare, e allora il “padre” politico ti adotta. Col risultato che – generazione dopo generazione – anche se hai trent’anni sei solo una fotocopia via via sempre più sbiadita del vecchio padre politico. Più vecchio ancor di lui.
Dalla adozione-cooptazione non arriva praticamente mai l’innesto di energie, visioni, approcci nuovi. E questo è avvenuto nei nostri partiti (Pd e non solo), nei sindacati, nell’università, in magistratura, nelle varie corporazioni. In tanti, troppi ambiti in cui la qualità è andata scemando.
Perfino negli allevamenti di cani lo sanno da sempre: bisogna innestare sangue nuovo, altrimenti la razza deperisce. Altrimenti fai la fine di quelle case regnati che, sposandosi tra consanguinei, finivano con l’avere figli rachitici.
Oggi Matteo Renzi di certo non è un figlio adottivo di nessuno. Il che non esclude che compia anche lui l’errore di circondarsi, da qui avanti, di figli adottivi.
Il Pci è stato una grande partito. Capace di interpretare la società italiana e raccogliere consensi in strati molto ampi, direi nei più qualificati.
Già. Aveva infatti un segretario più giovane ancora di Renzi: Palmiro Togliatti che divenne segretario del Pci a 34 anni! Morto nel 1964, ha lasciato l’eredità politica a varie generazioni di figli adottivi. E così oggi è morto anche il suo partito.

BIMBI MULTATI E FALSI POVERI

Non so se siamo ingenui o sprovveduti. Più probabilmente falsi: nel senso che mentiamo a noi stessi, rifiutando di guardarci allo specchio.
I bambini, i nostri, li immaginiamo puri, buoni, angelicati. E così li abbiamo messi nella curva dello Juventus Stadium al posto degli ultras squalificati per insulti e aggressioni verbali varie. Risultato: i bimbi bianconeri hanno coperto d’insulti il portiere dell’Udinese tali e quali i loro padri.
Ovvio. Sono, appunto, i nostri figli. Non vengono da Marte, sono il frutto della nostra diseducazione. Basta andare il sabato pomeriggio in un campetto di periferia per vedere come si comportano e come “educano” i genitori esagitati dei piccoli calciatori.
Juventus nuovamente multata. Dobbiamo illuderci che basti per riportare un po’ di bon ton negli stadi?
Pieno di falsi poveri. Tra i genitori che domandano un posto negli asili comunali l’80% (96% al Sud) nega perfino di avere un conto corrente. Si fa di tutto per nascondere il reddito reale e fruire delle agevolazioni pubbliche senza avere i requisiti richiesti. I politici rubano e imbrogliano. E questi genitori (centinaia di migliaia, milioni) cosa fanno?
Adesso il governo Letta ha varato il nuovo Isee ( Indicatore di situazione economica equivalente) per accertare i redditi reali. Quello nuovo, perchè il vecchio è in vigore dal 1999 ad oggi. Si fonda sull’autocertificazione dei redditi. Evidentemente chi l’ha concepito ha guardato allo specchio ed ha visto…dei tedeschi. Come fai altrimenti a dare l’autocertificazione ad un popolo di furbetti e scugnizzi quali siamo? Pura istigazione a delinquere. E ci son voluti 14 anni per accorgersene.
Adesso si cambia tutto: multe, controlli serrati, incrocio dei dati.
Vorrei capire cosa incrociano di fronte alla più alta quota di redditi in nero d’Europa? Vorrei capire cosa possono fare quando lo studente benestante sposta la residenza dalla nonna pensionata e risulta a suo carico, riuscendo così a non pagare le tasse universitarie?
Anche qui, come allo stadio, multe e repressione non bastano. Vengono eluse proprio come il fisco.
Servirebbe una rieducazione di massa al senso civico, all’etica civile. Chi riuscirà in questa impresa disperata? Lo Stato? La scuola? Le famiglie? I partiti e le associazioni varie, sindacati compresi? Forse la Chiesa, nel senso che sull’Italia dei furbetti dovrebbe tornare a scendere lo Spirito Santo.

CINESI: I VENETI DI UNA VOLTA

Nel blitz della finanza al China Ingross di Padova (che ha avuto un risalto mediatico nazionale) ci hanno mostrato – con scandalo e scalpore – che c’erano anche dei letti all’interno dei capannoni: cinesi che dormono nel luogo di lavoro in spregio alle norme igieniche. Mio Dio!
Vi dice niente “l’azienda nel sottoscala”? Una formula nata negli Anni Ottanta: migliaia di veneti che aprivano l’aziendina in garage, fabbricando componenti di calzature o altri prodotti, e lo facevano dove dormivano, mangiavano e vivevano. Per non parlare delle tantissime nostre donne che, sempre a casa, cucivano i jeans o le pelli per le pellicce.
Preferiamo forse che i cinesi si comportino come magrebini o nigeriani che dormono sotto i ponti o i portici, per il degrado delle città? Questi ultimi certo non possono dormire sui luoghi di lavoro, perchè la droga viene prodotta all’estero. Qui la spacciano e basta.
Certo, al China Ingross c’è una forte evasione fiscale. Non come il nostro lavoro domestico e le “aziende del sottoscala” che – notoriamente – operavano tutte rigorosamente in bianco…Un po’ alla volta noi veneti ci siamo rassegnati a pagare le tasse. Lo faranno anche i cinesi: Primum vivere, deinde…fiscalizzare.
Coi prodotti cinesi c’è sicuramente un problema di bassa qualità. Ma è sempre stato così: le sottomarche non hanno la qualità delle marche, in compensano costano meno. E così i negozianti veneti, per primi, acquistano in massa dai cinesi.
Certo quella cinese è una concorrenza da far paura, spesso fuori dalla nostre leggi commerciali. Contrastarla è complicatissimo. I controlli alle frontiere non esistono perchè i loro prodotti entrano da ogni dove e non solo dai porti. Pensare di recuperarli una volta diffusi nel territorio, con i blitz ripetuti della finanza, ricorda Sant’Agostino e la pretesa di svuotare il mare (cinese) col secchiello.
Ma pensare di disincentivare l’acquisto col salutismo è velleitario, oltre che pseudoscientifico. I prodotti cinesi – dicono – sono pericolosi per la salute! Il pennarello, o il giocattolo, made in China può provocare il tumore ai bambini che lo usano e lo mettono in bocca!
Abbiamo al certezza che il fumo induce ai tumori perchè – in decine d’anni – abbiamo verificato che la percentuale di cancri ai polmoni o alla laringe è più alta tra i fumatori che tra i non fumatori. Dunque avremmo la stessa certezza col pennarello solo dopo aver verificato se, negli anni, è più alta l’incidenza tra i bambini che lo usano e quelli no.
Ma, tornando al fumo, non sappiamo nemmeno qual’è la componente scatenante che genera la riproduzione incontrollata delle cellule. E’ la nicotina? E’ il catrame? E’ la combustione? Pare probabile che contribuiscano anche gli anticrittogamici con cui vengono trattate le foglie del tabacco. Quindi – sempre in nome della difesa della salute – aspettiamo e invochiamo blitz a tappeto che vadano a sequestrare la quasi totalità della nostra produzione agricola che contempla l’uso sistematicamente degli anticrittogamici, e che mangiamo ogni giorno. Altro che pennarelli cinesi.
Trovo spropositato criminalizzare la comunità cinese imputandole addirittura l’attentato alla nostra salute. Spesso sono sicuramente evasori. Ma sono persone serie che lavorano pancia a terra e non delinquono. Sono come eravamo fino a ieri noi veneti.

SIAMO IN BALIA DEI CRIMINALI

L’allarme sicurezza lo lancia Pansa, non il giornalista Giampaolo, ma Alessandro Pansa il capo della polizia. Anzi il capo di tutte le forze dell’ordine. Perchè Pansa è al vertice del Dipartimento per la sicurezza del Viminale e da lui dipendono Polizia, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza.
Ha detto che con il taglio degli organici – 15 mila poliziotti e carabinieri, migliaia di finanzieri in meno – non si può che garantire peggio degli anni scorsi la sicurezza: città e cittadini cioè sempre più in balia della criminalità. Con la crisi economica che fa, inevitabilmente, da volano ai reati.
Come se il ministro della salute avesse dichiarato che d’ora in avanti i malati verranno curati sempre peggio.
Auguriamoci che non si pensi di risolvere tutto facendo dimettere Alessandro Pansa o costringendolo a dichiarazioni “rieducative” come avvenuto col presidente dell’Inps sui conti delle pensioni.
Per anni abbiamo detto che erano politici e media di destra a cavalcare a scopi elettorali il tema della sicurezza. Le affermazioni di Pansa sono state riprese con grande risalto da Repubblica. Il quotidiano di Ezio Mauro sta facendo lo stesso, vuole tirare la volata a Renzi?
Prendiamo atto, finalmente, che è un problema reale, angosciante, in tutte le nostre città. Repubblica nota che:”E’ la prima volta che dalla massima autorità della sicurezza del Paese arriva un segnale così forte di resa alla criminalità”.
Il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Enzo Letizia, rende noti quei dati che il Viminale tiene top secret: non c’è città italiana dove nell’ultimo anno non siano aumentati in modo esponenziale furti, rapine e omicidi.
Giustamente si osserva che la sicurezza dipende anche dai magistrati che applicano le leggi e dal Parlamento che le vara. Ma non che dubbio che il calo di organici e il taglio di risorse di certo non aiuta. Se hai meno vigili in strada aumentano gli automobilisti indisciplinati. Se hai meno poliziotti i criminali vanno ancora di più a nozze.
Di fronte ai toni da barricata di Berlusconi, Napolitano ammonisce:”Ora si rispetti la legalità”. Sacrosanto. Vogliamo farla rispettare, la legalità, anche ai criminali o solo a Berlusconi?
Penso ai tanti cittadini che continuano a subire furti, rapine aggressioni. Mi domando quanto gliene può fregare di tutta la spasmodica attenzione concentrata sulla decadenza del Cavaliere o sulle dimissioni della Cancellieri o sulle spaccature nel Pdl e nel Pd.

ALTRO CHE PIPPE SULLA CANCELLIERI

Altro che le pippe sulla Cancellieri, cui stiamo assistendo in parlamento da settimane e che campeggiano in prima pagina sui media nazionali. Avrà anche fatto una telefonate che poteva risparmiarsi, ma siamo alle chiacchiere telefoniche; mentre nella vita reale ci sono i fatti.
Basta seguire i nostri telegiornali o leggere i quotidiani locali e vedi un altro mondo: c’é la crisi economica e c’è l’ordine pubblico che nessuno garantisce.
Furti, rapine, scippi non si contano più. Bisogna stare attenti anche a fare il bankomat. E, al di là dei tanti reati consumati, serpeggia la paura: gli anziani non si sentono sicuri a girare nelle nostre città, che sono le loro città (o dobbiamo rottamarli tutti?).
E’ la maleducazione, l’arroganza, la certezza di impunità che caratterizza il comportamento di troppi stranieri: Il controllore non può nemmeno più chiedere di mostrare il biglietto dell’autobus che lo accusano di essere un razzista che perseguita i poveri negri…
Lo ripeto. La colpa è più nostra che loro. Perchè gli stessi stranieri in Germania o in Gran Bretagna non si comportano come qui da noi. Esattamente come noi, giovani studenti, quando avevamo un professore severo e autorevole, in classe non volava una mosca. Arrivava il supplente sbarbatello e, nella stessa classe, scoppiava il casino.
Oggi sul fronte dell’ordine pubblico il nostro Stato è un supplente sbarbatello del vero Stato di diritto.
Il leghista Roberto Marcato ha lanciato una provocazione: davanti a criminali violenti, deve diventare violenta anche la risposta dello Stato.
Il nostro Luigi Primon ha interpellato i cittadini che hanno risposto con molto equilibrio: nessuno chiede la licenza di uccidere i criminali, ma tutti vorrebbero che la polizia non avesse le mani legate; che potesse intervenire con la dovuta fermezze, senza rischiare azioni disciplinari.
La magistratura dovrebbe dedicare lo stesso slancio, riservato ai “grandi processi” (che finiscono in prima pagina), anche al contrasto quotidiano della criminalità comune, garantendo anche qui la certezza della pena
Basta con lo Stato che fa lo sbarbatello. Lo Stato o è severo e rigoroso o non è. Tutti d’accordo nel dover essere inflessibili nella lotta agli evasori fiscali. E nel contrasto ai criminali no?
Quanto alla Cancellieri, anche i bambini hanno capito che è solo uno strumento nella battaglia di Renzi contro Letta. Nella battaglia di Repubblica per eterodirigere il Pd. Anche i bambini l’han capito, i grillini non ancora…
Tornassero i partiti ad occuparsi della realtà quotidiana, la smettessero con le pippe, ci sarebbe perfino il rischio che qualcuno torni a votarli…