Nel fronte liberale e liberista, tra noi sostenitori di Marchionne e detrattori di Emma (Camusso) Marcegaglia, si apre una clamorosa contraddizione quando, nel mercato del lavoro, entrano in ballo gli stranieri.
Prescindendo da loro non abbiamo dubbi: basta contratti nazionali, sostituiamoli con quelli aziendali, la retribuzione va contrattata e definita in rapporto alla produttività; per reggere la concorrenza internazionale bisogna tornare ad essere concorrenziali, non possiamo mantenere piccoli o grandi privilegi improduttivi chiamandoli “diritti acquisiti”; anche l’orario di lavoro va rimodellato in funzione degli odinativi, e via dicendo.
Tutto giusto, tutti d’accordo, noi liberali. Ma, quando si parla di lavoratori stranieri, il fronte si spacca: una parte cospicua, invece che ribadire il viva Marchionne, si mette gridare viva la Fiom. Invoca cioè regole molto rigide e controlli ferrei per tutelare i lavoratori italiani dalla concorrenza degli stranieri.
Esempio lampante quello di Libero che, fin dalla testata si presenta come quotidiano liberale, ma che non lo è affatto nei confronti dei tanti stranieri per bene che sono nel nostro Paese per lavorare. (Non stiamo parlando, sia chiaro, dei delinquenti che sono tutt’altra questione).
Proprio oggi Libero, con un articolo di Gilberto Oneto, critica duramente la deregolamentazione che gli stranieri hanno introdotto nel mercato del lavoro, accettando di farsi pagare di meno, di essere molto flessibili sull’orario e sulla tipologia contrattuale. Per tutto questo vengono accusati di fare “concorrenza sleale”. Ma è, in sostanza, la stessa concorrenza che gli operai della Crysler fanno a quelli della Fiat! (col risultato di incrementare le vendite del 27%). Il loro modo di lavorare non è l’incarnazione del modello Marchionne?
Oso dire che i lavoratori stranieri sono una benedezione. Anzitutto per la semplice ragione che ci ricordano come, per campare, bisogna lavorare. Danno la sveglia ai loro colleghi italiani, nel senso che ci mostrano come eravamo e quanto lavoravamo nel recente passato. Sono la forza d’urto che forse (forse) riuscirà a spezzare il nostro mercato paralizzato dalla difesa degli interessi corportivi e quindi ormai privo dell’indispensabile mobilità sociale.
Purtroppo è solo a livello di manovalanza che vengono pagati meno. Speriamo che arrivino frotte di dentisti stranieri, che finalmente non servirà più andare in Slovenia per curarsi una carie senza contrarre il mutuo. Speriamo che arrivino legioni di ingegnieri, di giornalisti, di farmacisti e geometri, che finalmente mandino al macero gli ordini professionali e torniano a farci pagare tutto ad un prezzo equo.
Altro che demonizzarli: i lavoratori stranieri sono il sale della terra italiana. Almeno fino a quando non si iscriveranno tutti alla Fiom…che a quel punto saranno diventati italiani anche senza la cittadinanza…