UN ALTRO MATTONCINO

Un passo avanti. Potevano essere tre con conseguente conquista del titolo di campioni d’inverno con due turni d’anticipo sulla fine del girone d’andata, ma non ne farei un dramma se invece è arrivato un pareggio a reti inviolate contro la Fermana. L’importante è stato allungare la striscia e appoggiare un altro mattoncino sul cammino di questo Padova che si concluderà a maggio, non certo a fine dicembre.

L’ha detto anche l’allenatore Bisoli, sorridendo, in sala stampa: 1) non è che adesso le dobbiamo vincere tutte; 2) non è che vincendo il titolo di campioni d’inverno eravamo già promossi in serie B. Pillole di verità in una serata che ha confermato quanto il Padova vada in difficoltà contro le squadre che addormentano la partita, giocando sottoritmo e alzando le barricate.

Tempo fa, però, una sfida così, l’avremmo perfino persa. E invece l’abbiamo pareggiata. Con Merelli che alla prima da titolare in campionato ci ha pure messo una pezza decisiva, con Zivkov che all’esordio in campionato ha macinato chilometri sulla fascia sinistra, con Cisco e Marcandella che provano sempre a mettere in difficoltà l’avversario con la loro vivacità e fantasia. Tutti sono utili al risultato finale, anche chi spesso si deve accontentare di partire dalla panchina.

Non è male. Così come non è male, a due dalla fine del girone d’andata e a pochi giorni dal big match contro la Reggiana, essere primi a più 6 sul Renate.

IL CORAGGIO DELLE SCELTE

Ci vuole coraggio. E pure un pizzico di sana incoscienza. Sì, dopo aver visto AlbinoLeffe-Padova, son convinta che l’allenatore biancoscudato, Pierpaolo Bisoli, ha innanzitutto questo pregio: il coraggio. Il coraggio di fare tre cambi tra primo e secondo tempo, dopo aver visto che la squadra nei primi quarantacinque minuti non aveva girato come doveva. Il coraggio di buttare nella mischia il giovane Cisco, che lo ha ripagato con la prima doppietta in campionato tra i prof., così come aveva fatto con Marcandella contro il Mestre, schierandolo dall’inizio nella sorpresa generale. Il coraggio di sacrificare qualche big, anche tra i suoi pupilli, vedi Tabanelli, vedi Pinzi, vedi Russo che, siamo sicuri, dopo questa sfortunatissima autorete, saprà rifarsi e con gli interessi perché ha già dimostrato quanto vale.

Certo, sarà anche fortunato, Bisoli, perché magari in questo periodo gli gira tutto bene e, come Re Mida, tutto quel che tocca si trasforma in oro. Ma non può essere solo fortuna se il Padova è sempre più primo in classifica e, vincendo in un campo difficile contro un avversario storicamente ostico, ha messo in atto la prima mini fuga in campionato. La fortuna, peraltro, aiuta gli audaci e di audacia questo allenatore ne ha da vendere perché non appena si accorge che qualcosa non va non ci pensa due volte a fare scelte anche forti, al momento sbalorditive, assumendosi responsabilità, prendendosi il rischio di sbagliare e quindi di finire sulla graticola.

Se questo coraggio e questa capacità di lettura in tempo reale dell’evoluzione della partita in corso lo accompagneranno lucidamente fino alla fine del campionato, il Padova farà davvero grandi cose. La sensazione è sempre più quella che possa essere l’anno buono, ma ovviamente lo scopriremo solo vivendo. Anzi, solo giocando. Un primo bilancio già si potrà tirare tra qualche settimana, alla fine del girone d’andata. Speriamo di arrivarci con questo sorriso sulla faccia e questa leggerezza nel cuore. Sarebbe tantissima roba in vista del girone di ritorno!

UN CHIARO SEGNALE

Un segnale di forza. Un avvertimento alle altre. Una crescita della consapevolezza di sè. La vittoria contro la Triestina di questa sera, anzi, mi correggo, contro questa Triestina, così tosta e brava a far girare la palla e, a tratti della partita, anche la testa ai giocatori del Padova, ha un valore immenso. E’ il chiaro segnale che gli uomini di Bisoli, sempre più primi in classifica, possono davvero sostare nella posizione con la miglior visuale fino alla fine del campionato.

Non mi piace troppo parlare dei singoli. Preferisco, di solito, evidenziare i miglioramenti del gruppo sotto la guida di un allenatore che si rivela ogni settimana vincente nelle sue scelte azzeccate. Stavolta però è inevitabile applaudire, oltre allo stesso Bisoli, anche una serie di giocatori che stanno mostrando pregi tecnici e mentali straordinari. Un bravo va a Tabanelli che, nella serata del suo esordio dopo un brutto infortunio muscolare, ha trovato anche la via del gol. Un bravissimo va a Marcandella che continua a dimostrare all’allenatore che quest’estate ha fatto bene a riportarlo a casa, nella sua città, per tornare a fargli indossare la maglia biancoscudata. Un altro immenso stasera è stato Carlo De Risio: subentrato a metà ripresa si è attaccato alle caviglie degli avversari e non le ha più mollate, mostrando un temperamento eccezionale. Per non parlare di Trevor Trevisan: il difensore, già al Padova dal 2009 all’inizio del 2014, sta dimostrando una maturazione pazzesca. Non è più il ragazzino che ogni tanto si perdeva per strada, è diventato un uomo, maturo, un giocatore di cui ti puoi fidare sempre. Non tutti, quest’estate, avevano gradito il suo ritorno: lui ha chiuso la bocca e ha iniziato a pedalare e ha fatto l’unica cosa che andava fatta, da persona intelligente quale è: ha lasciato che fosse il campo a parlare per lui. Un ultimo plauso lo voglio riservare a Michele Russo: il difensore, titolare irremovibile e rigorista d’eccezione l’anno scorso con tanto di 7 gol all’attivo, si ritrova ora a doversi sedere in panchina, chiamato ogni tanto da Bisoli a dare il suo contributo a partita in corso. Be’, ogni volta, Michele mi stupisce per come entra in partita senza accusare minimamente il colpo, senza lamentarsi, senza diminuire di una virgola l’impegno di sempre. Non è facile, ma lui sa che, solo facendo così, si farà ritrovare pronto dal primo minuto quando il tecnico avrà nuovamente bisogno di lui.

Segnali di un Padova forte, segnali di una squadra che vuol dimostrare di non essere solo un sogno, ma una splendida realtà.

UNA SQUADRA COI CONTRO…

Cinico, spietato, che non molla mai. Questi sono i primi aggettivi che mi vengono in mente dopo aver visto il Padova avere finalmente la meglio sul Pordenone in uno stadio che negli ultimi due anni ci aveva regalato solo sofferenza e sconfitte con code polemiche. Per una volta tanto sono stati i “ramarri” a fine gara ad avere qualcosa da dire all’arbitro per qualche decisione che comunque non scalfisce minimamente la grande prestazione, di cuore e sostanza, dei biancoscudati. Ai nostri non è rimasto che stringersi in un lungo e caldo abbraccio e correre verso lo spicchio del “Bottecchia” in cui avevano appena iniziato i festeggiamenti i 618 tifosi arrivati da Padova per l’occasione. 618 eroi, a loro volta, che sia chiaro!

Lo dico senza il rischio di essere smentita o, peggio ancora, di essere considerata una che fa voli pindarici ed è troppo ottimista: oggi il Padova, da Pordenone, si è portato a casa una bella fetta di stagione. Solo una fetta, per carità, non significa avere già in frigo tutta la torta ovvero aver già vinto il campionato! Ma questa fetta non potrà non essere una molla che si rivelerà decisiva! Aver battuto a domicilio una diretta concorrente, anzi LA diretta concorrente, dà un segnale di forza pazzesco all’intero girone. Offre l’immagine di un Padova forte soprattutto dal punto di vista mentale, di una squadra in cui i singoli sono fortissimi e valgono ben più della serie C in cui si ritrovano a giocare (vedi Pulzetti, finalmente in gol dopo vari tentativi, Belingheri, Pinzi e via discorrendo), singoli che però hanno l’umiltà e la cultura del lavoro necessarie a mettersi a disposizione dei compagni, per la creazione di un gruppo che si sta rivelando vincente sotto ogni punto di vista. Un gruppo coi contro…fiocchi!

Ennesima domenica di festa da queste parti… Non succedeva da una vita! Godiamoci il momento, pensando, per una volta tanto, che non sarà solo “una primavera”… E che anzi sarà proprio la primavera a portarci finalmente buone notizie!

IL CORAGGIO DI BISOLI

Non c’è niente da fare: stasera il derby contro il Mestre lo ha vinto innanzitutto e soprattutto lui: Pierpaolo Bisoli.

E’ all’allenatore del Padova che vanno gli applausi più scroscianti per questo successo che vale finalmente il primo posto in classifica senza se e senza ma (anzi, con due partite in meno disputate visto che il riposo i biancoscudati l’hanno già fatto alla terza giornata e i 3 punti presi col Modena a tavolino sono stati cancellati in seguito alla radiazione del club gialloblù dal girone B di serie C). E’ stato lui a scegliere, a sorpresa, di rispolverare in attacco Marcandella, dopo aver cercato in questi mesi con il suo vice di ricostruirlo dal punto di vista fisico, e il baby di Mestrino lo ha ripagato con due assist e un quasi gol, esibendo alla grande le sue qualità dopo che lo aveva fatto quest’estate in Coppa contro il Rende, nell’unico match disputato fino a questo momento dal primo minuto. E’ stato sempre Bisoli a decidere di rischiare Guidone che non stava benissimo ma soprattutto a continuare a difendere l’attaccante arrivato dalla Reggiana, ancora a secco di gol dopo 12 giornate. “Non mi interessa se Guidone fa o non fa gol. A me è utile lì davanti per il lavoro che fa indipendentemente dai palloni che finiscono oltre la linea della porta avversaria”. E Guidone che ha fatto? Non solo, finalmente, ha segnato ma si è concesso pure il piacere di una doppietta, regalandosi e regalandoci uno sguardo sognante e una serata che non scorderemo tanto facilmente (e chissà che molto presto tocchi la stessa piacevole sorte anche a Chinellato!). E’ stato sempre Bisoli a decidere che in cabina di regia ci poteva stare l’estro del giovane Serena al posto dell’esperienza dell’esperto Pinzi, poi comunque subentrato a dare una mano. Tutte scelte determinanti per portare a casa l’intera posta in palio e la settima vittoria in campionato.

Contro il Mestre non era facile e lo si è capito una volta di più quando, avanti di due reti, il Padova non ha mai potuto cullare l’illusione di aver già vinto. La formazione allenata dall’ottimo Zironelli ha portato all’Euganeo un calcio propositivo, bello da vedere e, anche quando si è ritrovata sotto di due gol, non ha mai mollato, riuscendo solo in parte nella rimonta. Complimenti davvero, farà strada, facendo parlare bene di sé ovunque andrà a giocare.

Ma complimenti di cuore in primis a questo Padova e, ribadisco, al suo allenatore. Ci vuole coraggio per compiere delle scelte non scontate e questo tecnico ne ha parecchio. Se riuscirà, fino alla fine del campionato, a mantenerlo di queste dimensioni senza mai sconfinare nell’incoscienza pura, allora forse davvero potrà esserci una conclusione di stagione di quelle ancora più memorabili della splendida vittoria di questa sera… Chi vivrà vedra. Sempre e doverosamente una domenica alla volta.

 

I DUE LATI DELLA MEDAGLIA

A Salò è finita 2-2. Alla vigilia molti di noi avrebbero messo la firma sul pareggio e per diversi motivi: l’avversario forte (una diretta concorrente nella corsa alla serie cadetta), il campo pesante, la pioggia che è caduta incessante e abbondante per tutti e 90 i minuti, la voglia pazzesca degli ex di mettersi in mostra di fronte al Biancoscudo, il fatto che mercoledì c’è il derby col Mestre dunque ci saranno anche questa settimana 3 partite in 7 giorni…

Il punto conquistato in fin dei conti permette al Padova, anche se non è più primo, di tornarsene a casa con un secondo posto in solitaria a una sola lunghezza dalla neo capolista Renate. Il Pordenone ha perso in casa con la Triestina ed è rimasto sotto. Insomma, ragioni per sorridere oggi ne abbiamo, anche perché la squadra, come sempre, ha dato il massimo, ha corso come una pazza, ha rimesso in piedi la partita con volontà e impegno dopo che la Feralpi aveva rovesciato a proprio favore il risultato, non si è risparmiata in una giornata in cui a farla da padrone è stato soprattutto il tempo da lupi, con conseguente campo pesante.

E però un risvolto della medaglia c’è. O meglio, l’altro lato della medaglia, che bisogna, per dovere di cronaca, guardare e analizzare. Quel che fa inserire questo pareggio nell’elenco dei “pari con rammarico” è il fatto che il Padova la poteva vincere questa gara. Eccome se la poteva vincere. Aldilà delle 4 reti realizzate, infatti, le palle gol più nitide sono state dei ragazzi di Bisoli e se la traversa dello strepitoso Pulzetti nei primissimi minuti, quando si era ancora sullo 0-0, sa di episodio sfortunato (non preoccuparti, Nico, se vai avanti così la cacci dentro molto presto!), quella colpita da Chinellato nella ripresa ha il sapore della beffa. Dell’occasione clamorosamente mancata. Della squadra ancora incompiuta. Se ambisci al primo posto occasioni come queste le devi sfruttare, con cinismo e lucidità. Se le perdi per strada, probabilmente sei molto forte lo stesso (altrimenti non saresti nemmeno arrivato a liberarti così bene di fronte al portiere avversario) ma ti manca ancora qualcosa. Devi lavorare ancora molto. Devi crescere. Devi maturare.

Sottolineato questo, però, dico chiara e tonda una cosa e cioè che, finché i fatti su cui ci ritroviamo a ragionare sono questi, io continuo a sposare la teoria di Bisoli: cioè che sarà importante essere primi da marzo in poi per tirare davvero una volata importante verso la promozione diretta in B. Oggi sto contenta del pareggio che male non fa e rappresenta pur sempre una strada per dare continuità ai risultati. Ho fiducia nel lavoro che l’allenatore continuerà da qui in avanti a svolgere per riempire quei piccoli vuoti, per far crescere le qualità dei suoi ragazzi, per tirare fuori quel che è ancora rimasto inespresso. Quindi, avanti scudati e sotto col Mestre!

ROBE DA MATTI

E’ ufficiale: il Padova ha ottenuto poco fa la vittoria a tavolino per la partita non disputata a Modena domenica. Un bellissimo e rotondo 0-3 che fa decollare i biancoscudati fino a far loro raggiungere la vetta della classifica a quota 22 punti. Almeno fino quando dei canarini e del loro breve passaggio in questa stagione non vi sarà più traccia e allora i 3 punti a tavolino e i punti fatti dalle squadre che sono riuscite a giocarci contro sul campo saranno cancellati.

Vittoria a tavolino per il Padova dicevamo, sconfitta su tutta la linea, invece, per la Lega, la Figc, la proprietà del Modena e tutto il mondo del calcio. Ogni anno sembra impossibile che possano verificarsi vicende come quella de club emiliano che è riuscito regolarmente ad iscriversi al campionato nonostante il Comune stesse per togliergli la disponibilità dello stadio “Braglia” per mancato pagamento dell’affitto. Eppure succedono. Succede purtroppo che ci deve vigilare non si accorge. Che chi è in regola con i conti ed è società virtuosa viene escluso dai ripescaggi e viene concessa la possibilità di partecipare al campionato di categoria superiore a chi è sull’orlo del baratro.

Augurandomi per l’ennesima volta che episodi come questo non si verifichino più (ma mi sento una povera illusa a pensare questo, dico la verità), auspico anche che questa seconda sosta forzata del Padova (che già aveva riposato alla terza giornata perché inserito nel girone B, ovvero un raggruppamento a 19 squadre…) non porti danno agli uomini di Bisoli che tanto hanno lavorato e stanno lavorando per trovare continuità di rendimento e risultati.

Spero infine che torni quanto prima il sorriso a chi, a Modena, sta perdendo tutto. Dai segretari e impiegati ai magazzinieri che sono indubbiamente quelli che se la stanno passando peggio, fino ad arrivare ai giocatori e a Eziolino Capuano che qualche giorno fa, in un’intervista raccolta da Trc Modena, si è quasi messo a piangere. Non aveva più voce per commentare quello che gli stava succedendo. E soprattutto non aveva parole per spiegare la sensazione di schifo che provava a dover fare ogni settimana le convocazioni della sua squadra ben sapendo che in campo non ci sarebbe mai andato.

LA VITTORIA DELLA MATURITA’

Non succedeva dalla notte dei tempi che il Padova si ritrovasse primo in classifica in serie C. Certo l’anno della D, 2014-2015, ha visto i biancoscudati davanti agli altri per quasi tutta la stagione fino al trionfo finale a Legnago ma, per quanto sia stato un campionato sotto tutti i punti di vista straordinario, era calcio dilettanti.

Merito di una squadra che, dopo l’inatteso passo falso di Teramo, ha saputo rialzarsi e lo ha fatto con maturità, intelligenza tattica e capacità di gestione dei nervi e della partita. Il secondo tempo di questa sera contro il Bassano mi è piaciuto molto perché i biancoscudati, pur protagonisti di accelerate devastanti che meritavano di finire col gol del raddoppio e della tranquillità, non hanno mai perso di vista il gol di vantaggio e dunque il risultato di vittoria da tenersi stretto. Bisoli, che ogni settimana riesce a far aggiungere a questi ragazzi un tassello sia sotto il profilo del gioco che dal punto di vista caratteriale, non ha avuto paura di far esordire tra i professionisti il baby figlio d’arte Riccardo Serena, che gli ha ricambiato la fiducia con la sicurezza di un veterano e giocate sempre pulite ed efficaci (ha pure sfiorato il gol, se fosse entrato quel pallone sarebbe venuto giù lo stadio!). Il rientro di Pulzetti lì nel mezzo è stato fondamentale, Capello ha trovato la via del gol e mantiene una lucidità invidiabile ogni volta che si presenta dagli undici metri. Certo, Guidone non segna (e ogni tanto ci accorgiamo che è un po’ “attapirato” quando fa l’ennesimo scatto ma il pallone non gli arriva tra i piedi…) ma lì davanti, probabilmente, senza le sue sportellate e il suo sacrificio, non riuscirebbero a gonfiare la rete nemmeno gli altri.

Niente è a caso in questo Padova. L’impressione è che ogni dettaglio sia una scelta consapevole che può portare la squadra davvero lontano.

Ora bisogna solo sperare che domenica prossima a Modena non si consumi l’ennesima tragedia di questo calcio malato. Non si sa ancora se si giocherà oppure no, viste le pesanti difficoltà della società ospitante. Vedremo come evolverà in settimana una situazione che mai si sarebbe dovuta verificare. Comunque vada a finire, un po’ falsata questa stagione alla fine risulterà.

 

NON PERDIAMO LA TESTA

Dispiace ovviamente molto aver perso oggi a Teramo, dopo 4 vittorie di fila. Personalmente però sono amareggiata non tanto per la battuta d’arresto in sè (pure Bisoli aveva detto alla vigilia: “Non è che adesso pretendo che le vinciamo tutte. Non siamo una corazzata, siamo una buona squadra come altre che aspirano alla parte alta della classifica”) quanto per la modalità con cui è arrivata.

Il Padova è uscito sconfitto dal “Bonolis” un po’ perché il Teramo ha saputo tenergli testa disputando la sua più che onesta partita e un po’ perché, dopo essersi portato in vantaggio con Capello, si è un po’ lasciato andare, forse nell’illusione di averla già vinta e di poter dunque portare a casa il quinto successo in 5 gare. A questo atteggiamento un po’ leggero si è aggiunto poi un carico di ansia e preoccupazione al momento del pareggio del Teramo, fatalità poco prima del riposo, carico che è degenerato in nervosismo quando gli uomini di Asta hanno trovato il vantaggio con Ilari.

Dal 2-1 in poi, mi dispiace dirlo, ma il Padova non è più stato il Padova. Ha cominciato a commettere falli inutili e ad affidarsi a lanci lunghi senza più nemmeno provare a costruire un’azione con palla a terra e manovra collettiva. Agli attaccanti, nel caso di Guidone e Chinellato già un po’ in difficoltà perché non riescono a segnare (Guidone) o a farlo con continuità (Chinellato, finora a segno solo col Fano), sono arrivati pochissimi palloni giocabili e il risultato è stato che la squadra si è incartata su sé stessa, favorendo la gestione tranquilla della partita da parte del Teramo.

E’ sempre la testa a fare la differenza. Quando il Padova l’ha messa in campo con la massima concentrazione i risultati sono sempre arrivati. Oggi è bastato perderne un po’ per poi perdere la partita. Succede e non è il caso di farne una tragedia. Ma col Bassano occorre tornare alla rotta intrapresa precedentemente. Quella buona. L’unica che può portare lontano.

 

IL POKER E’ SERVITO

La partita disputata oggi contro il Sudtirol è stata forse la più difficile fino a questo momento. Per molti motivi.

1) Innanzitutto dopo le ultime tre vittorie di fila le aspettative si erano alzate. Da parte di tutti. Giocatori e allenatore in primis. E non era facile confermarsi, contro un Sudtirol che si è dimostrato tostissimo anche in inferiorità numerica. Invece poker è stato e bisogna urlare a squarciagola un “bravi, bravissimi” a tutti i biancoscudati.

2) Forse non tutti ci hanno dato il giusto peso, ma a centrocampo, ad esempio, mancava Pulzetti. Uno che in queste prime giornate non ha risparmiato nemmeno una goccia di sudore e ha garantito qualità, quantità e ordine lì nel mezzo.

3) Anche Guidone (che non segna ma quanto a sportellate ci dà dentro alla grande) era a mezzo servizio tant’è che è partito dalla panchina. Mandorlini era in tribuna in piedi di fianco alla nostra postazione. Contessa ha giocato con un fastidio, che non gli ha impedito di impossessarsi della sfera al momento giusto nel contropiede che ha chiuso definitivamente la sofferta gara.

4) Si veniva da due partite in pochi giorni e questa è stata la terza in una settimana. Ai ritmi che chiede Bisoli, non è facile stare dietro a questi turni ravvicinati mostrandosi sempre al top della forma.

Sì insomma, senza proseguire nell’elenco, è stata dura. Ma sono proprio queste le partite che, se riesci a vincere nonostante tutto, dimostrano che la mentalità è quella giusta. Che si può ribaltare un inizio un po’ sottotono sfruttando al meglio un episodio (rigore ed espulsione) e chiudendo la partita nel momento opportuno, pur continuando a patire l’iniziativa dell’avversario.

Sono queste le vittorie che regalano maggiore soddisfazione. Perché conquistate con le unghie contro un avversario che non ti ha mai concesso neanche un centimetro e anzi ha continuato a tentare di pungerti ai fianchi per farti perdere calma, lucidità e metri sul campo.

Ora tocca al Teramo in trasferta sabato prossimo. Chissà che la cena che la società dovrà pagare alla squadra e allo staff questa settimana (scommessa fatta sulla quarta vittoria di fila…) possa portare ancor più unità e spirito di spogliatoio in un gruppo che sta davvero dimostrando buonissime cose. Chiudo con una menzione speciale a Cisco: entrato nel secondo tempo, si è rivelato l’asso nella manica di Bisoli. Nel giorno del suo 19esimo compleanno. Che dire: bravo bocia, continua così che vai forte! Buon compleanno!