Giacomo Bindi e Michele Russo, i due protagonisti assoluti della partita disputata oggi dal Padova a Bassano (il primo per alcune super parate nel primo tempo, il secondo per aver realizzato il gol che ha permesso ai biancoscudati di riacciuffare il punteggio dopo l’iniziale vantaggio bassanese: proprio per questo è toccato a loro venire in sala stampa a commentare la sconfitta) hanno rilasciato un’intervista molto simile. Puntando su concetti uguali. Dubito si siano messi d’accordo, credo che nella mezz’ora che ha preceduto il loro arrivo tra i giornalisti avessero altro per la testa che pensare ad una versione comune da dichiarare. Entrambi hanno sottolineato come l’atteggiamento della squadra sia stato quello giusto, dall’inizio alla fine, aldilà di qualche disattenzione (sui gol ad esempio, ma non solo) e al netto di qualche azione interrotta sul nascere per qualche passaggio sbagliato di troppo.
Sono d’accordo con loro. E’ vero che anche io oggi a Bassano ho avuto fino alla fine la sensazione che la squadra fosse in partita, che stesse mettendo tutta sé stessa, che davvero potesse anche all’ultimo secondo agguantare il pari e trasformare questo sabato di freddo e pioggia in una giornata positiva, con un pari che sarebbe stato un risultato apprezzabilissimo dopo le tre vittorie di fila delle scorse settimane.
Però, però, però c’è un però. Anzi più di uno. Continuo a pensare che noi non facciamo girare la palla bene come i nostri avversari più quotati. Che siamo ancora un po’ lontani da un’identità di gioco precisa e consolidata. Che lì davanti Altinier e Alfageme si impegnano un sacco e provano in tutti i modi a cercarsi e aiutarsi, ma proprio non ci azzeccano (come caratteristiche). E soprattutto che Altinier gioca troppo lontano dalla porta avversaria. A volte persino 50-60 metri. L’attaccante è andato in doppia cifra in tutti gli ultimi campionati disputati. Vuol dire che forse è lui che non è nel suo periodo migliore, ma vuol dire anche che va aiutato di più, ovvero deve essere messo nella condizione di rendere per quelle che sono le sue punte di diamante. E’ un uomo d’area, Cristian. Non da fuori area. Finché la squadra non alza il baricentro, ho come l’impressione che segneremo spesso su rigore (e faremo un monumento a San Michele Russo da Genova se riuscirà a buttarla dentro sempre!) ma non altrettanto spesso sugli sviluppi di un’azione corale in cui il finalizzatore è uno dei nostri attaccanti.
Mi auguro la musica possa cambiare anche con il rientro di Neto Pereira.