POTEVA ANDARE MEGLIO (MA ANCHE PEGGIO)

Eccoci qui, per l’ennesima volta, a commentare un esordio diverso da quello che avevamo sognato tutti. Si sperava che l’AlbinoLeffe sarebbe stato un avversario facile da piegare, invece, non è stato così. Anzi: per l’ennesima volta abbiamo capito che il Padova, contro le squadre che si chiudono e non fanno giocare, va in grande difficoltà. E trova sulla sua strada portieri capaci di sfoderare sempre la prestazione super all’Euganeo.

Un pareggio, meritato, è arrivato, ma quanto è stata dura scacciare i fantasmi della prima sconfitta stagionale. Coser ha fatto davvero miracoli stasera e in una qualunque altra partita, con tutte queste occasioni create, i biancoscudati avrebbero senz’altro vinto e vinto bene, ma nel finale il Padova ha pure rischiato di perdere, graziato dal palo colpito da Moreo. Quindi? Quindi qualcosa da rivedere c’è.

Le tante occasioni create ci sono e restano lì a testimonianza di un percorso positivo fatto fino a questo momento dall’allenatore e dai giocatori, ma c’è anche da superare un po’ di leziosità a centrocampo, bisogna sfondare di più sulle fasce (soprattutto la destra), saltare l’uomo, creare superiorità. Essere un po’ più concreti e incisivi. Tutte cose che, col lavoro sul campo, possono arrivare tranquillamente.

Con il Forlì sabato prossimo sempre all’Euganeo c’è subito la possibilità di trasformare il mezzo sorriso dei tifosi in un’esultanza completa e liberatoria.

IN ATTESA DEL CAMPIONATO

Per il Padova non ci saranno altre partite ufficiali fino al 28 agosto, data di inizio del campionato che vede i biancoscudati partire da San Benedetto del Tronto.

Non c’è attualmente, aldilà di qualche amichevole, molto materiale su cui esprimere giudizi profondi, affidabili e capaci di durare nel tempo. Sulla rosa abbiamo detto che gli acquisti di qualità ci sono stati, ora bisognerà vedere, nelle gare che contano, come l’allenatore Brevi farà giocare questa squadra per condurla al successo.

Attendiamo allora che cominci questo campionato che ci vede tra fine ottobre e fine novembre affrontare, una di fila all’altra, le più forti del girone B (che se hanno chiamato B è proprio perché sembra una succursale della serie B, alla faccia che dovevano fare i raggruppamenti un po’ più equilibrati).

Io vado a riflettere in ferie per qualche giorno, ci risentiamo alla prima di campionato.

 

Un saluto a tutti e buone ferie o buona permanenza!

POSSIAMO INIZIARE A GIUDICARE

Nel mio post precedente ho messo come titolo: “I pregiudizi non servono”. Avvertivo un’aria troppo negativa intorno alla società ancor prima che quest’ultima iniziasse effettivamente a lavorare per costruire la squadra che andrà a cercare di essere protagonista in Lega Pro da agosto in poi.

Ora che importanti operazioni sono state portate a termine, direi che il momento dei primi giudizi è arrivato. E, con tutta l’onestà intellettuale di cui dispongo, posso solo dire che non possono che essere positivi. Il direttore generale Giorgio Zamuner ha lavorato seguendo una sua precisa logica, di comune accordo con l’allenatore Brevi e i suoi gusti tattici (lo so, è il modo corretto e più comune di lavorare ma dalle nostre parti non sempre è stato così scontato…) e soprattutto ha portato a casa proprio gli elementi che ha indicato come i suoi preferiti fin dall’inizio. Prima Dettori, poi Madonna, Filipe, Emerson, Tentardini, Bindi e Russo. Non è finita: arriveranno un attaccante e un difensore forti, probabilmente Mandorlini dal Pordenone e un po’ di giovani a completare il tutto.

Non male come inizio, non c’è che dire. Se Zamuner riuscirà a piazzare in uscita i giocatori che non rientrano nei piani con la stessa “agilità” con cui è riuscito ad assicurarsi chi voleva lui in entrata, credo proprio che potremo definirlo una sorta di piccolo “mago” del mercato (sarà proprio questa la parte più difficile del suo compito!). Non basta come garanzia di successo, perché poi il campo a volte sovverte ogni programma anche quando sulla carta sei veramente forte, ma è sicuramente una premessa tranquillizzante. Tant’è che i tifosi, inizialmente un po’ dubbiosi sulla rivoluzione operata nell’intera area tecnica, stanno ora manifestando segnali di timido ma autentico entusiasmo.

E’ presto per esaltarsi, me ne rendo conto. Anche perché, ribadisco: il campo è bastardo e spesso rende merito a squadre sulla carta più deboli. Ma quando si vede una società operare in modo serio e logico si può almeno fare spazio nel proprio cuore da tifoso a un po’ di ottimismo sulla buona riuscita della prossima stagione. Se poi a questa serietà corrisponderanno una ritrovata “compattezza interna” capace di durare nel tempo e il gruppo, ampiamente rinnovato, riuscirà a cementarsi come si deve, allora forse si potrà davvero fare le cose fatte bene.

Intanto accontentiamoci di questa buonissima premessa. Cosa non da poco.

 

 

I PREGIUDIZI NON SERVONO

Da quando il Padova ha ufficializzato l’ingaggio di Oscar Brevi sulla panchina ho ricevuto una serie di messaggi su facebook e sul telefonino di tifosi preoccupati per la scelta di un allenatore che, dal punto di vista del curriculum, non darebbe (il condizionale è d’obbligo) le opportune garanzie di successo.

Io ho risposto a tutti la stessa cosa: inutile esprimere giudizi adesso, a bocce ferme. Ci troviamo tutti nella stessa identica posizione e situazione: dobbiamo aspettare e vedere innanzitutto che squadra il direttore generale Zamuner metterà a disposizione di Brevi e poi come quest’ultimo la metterà in campo. Il mio giudizio è per forza di cose rinviato ad un momento successivo, ora come ora i pregiudizi non solo sono inutili ma rischiano di far calare sull’ambiente una cappa di negatività che può solo peggiorare lo stato d’animo di tutti.

Due sono le cose che subito mi sono venute in mente e voglio condividere: 1) Il Cittadella l’anno scorso ha puntato su Venturato, allenatore di cui si poteva dire tutto fuorché che avesse una fama da assoluto vincente. Sappiamo tutti come è andata a finire. Certo poi il dg Marchetti ha messo a disposizione di Venturato un’autentica Ferrari ma il mondo del calcio è pieno di gente che, alla guida della Ferrari, ha sbandato ed è finita fuori strada. Quindi non c’è mai niente di scontato; 2) Nel 2005 il Padova ha puntato su Maurizio Pellegrino. Quando l’allora ds Renato Favero mi disse il suo nome al telefono, ebbi una reazione un po’ così, perché lo conoscevo poco e non mi pareva l’uomo giusto per una piazza ambiziosa come Padova. E’ vero che poi le cose, alla lunga, non gli sono andate benissimo, ma finché la situazione non gli è sfuggita di mano, portandolo prima a non raggiungere i playoff che parevano stra sicuri e poi all’esonero, Pellegrino ha fatto molto bene. Utilizzando un 4-1-4-1 che ci ha fatto anche parecchio divertire.

Non darei dunque per spacciato il Padova prima di vederlo iniziare il prossimo campionato il 28 agosto. Se c’è una cosa che la scorsa stagione ci ha insegnato è che i risultati non vanno sempre di pari passo col budget investito: l’Alessandria è uscita di scena subito ai playoff, il Pordenone (di Zamuner) invece per un soffio non è arrivato fino in fondo.

In attesa di vedere quale sarà la rosa e come lavorerà, i miei ultimissimi, ma non meno importanti, pensieri vanno a un padovano doc e a un vicentino che però ormai è padovano nell’animo (e se provate a cantare la canzone “chi non salta vicentino è”, lo vedrete saltare come una cavalletta, come ha fatto a Legnago!). Il primo è ANDREA BERGAMO: è stato capitano del Padova negli anni della risalita dopo la terribile serie di retrocessioni dalla serie A alla fine degli anni Novanta e ora affiancherà Brevi come viceallenatore. E’ intelligente, preparato e conosce molto bene la piazza e i suoi umori. La sua presenza darà una marcia in più al Padova. Il secondo è MARCO CUNICO. E’ stato il capitano dell’ultima rinascita. Ora è pronto a smettere di giocare e ad entrare in società. Anche il suo apporto, sia dal punto di vista professionale che sotto il profilo della conoscenza della piazza e del calcio, sarà un bel colpo di vento sulle vele della nave biancoscudata. Per spingerla a tutta velocità verso il porto in cui tutti noi sogniamo di approdare la prossima primavera… O in un futuro non troppo lontano.

 

ORE DECISIVE

Torno operativa oggi dopo una settimana di vacanza a Rodi (bellissima: ve la consiglio, se non sapete dove andare!).

Sapevo ancor prima di imbarcarmi nell’aereo che al mio ritorno Fabrizio De Poli non sarebbe più stato il direttore sportivo del Padova. Lo avevo capito guardandolo negli occhi la sera della festa del club degli Amissi biancoscudati due martedì fa, cena in cui ha accettato di alzarsi in piedi per parlare al microfono (lui che di solito invece evita queste cose come la peste!) e ha pronunciato un discorso che ai presenti è suonato subito come un malinconico addio. Fabrizio, che dal punto di vista umano è una delle persone più simpatiche e schiette che abbia mai conosciuto, ha così pagato a caro prezzo alcuni errori commessi durante il campionato, sia in fase di campagna acquisti estiva (la riconferma di Amirante col suo ginocchio ballerino, la riconferma di Aperi che usciva da un infortunio importante e non poteva essere pronto fin da subito a ritmi importanti, l’ingaggio di Gorzelewski poi mai tesserato, l’acquisto di Ramadani tanto per citare i più importanti…) sia successivamente (su tutti il cosiddetto “caso Amirante” che lo ha fatto traballare a novembre qualche settimana prima dell’esonero di Carmine Parlato).

A quanto pare il suo successore sarà Zamuner ma per l’ufficializzazione si deve attendere qualche giorno ancora. Personalmente non lo conosco e quindi non sono in grado di dire adesso se la scelta è azzeccata oppure no. Una parola in piazza l’avrei spesa volentieri per Mauro Meluso che ad un certo punto era rientrato in pista dopo la sua esperienza qui conclusa a gennaio del 2009. Sarebbe stato l’uomo giusto al momento giusto, secondo me: nel torneo 2008-2009 fu lui a costruire la squadra che andò poi in B con Sabatini in panchina, ma non si godette la festa finale per via di un esonero che arrivò a gennaio, dopo che era stato proprio lui a gestire anche il mercato di riparazione. Avrebbe messo qualcosa in più di chiunque altro, se non altro per la voglia di festeggiare qualcosa di importante stavolta sul campo, insieme ai tifosi. Ma tant’è, quell’ipotesi è sfumata.

Staremo a vedere. La scelta è fondamentale perché da essa dipende poi anche quella dell’allenatore. Mica uno qualunque!

UN SEGNALE DI COMPATTEZZA E LUCIDITA’

Il Padova ha chiuso il suo primo campionato da professionista dopo la rinascita dell’estate 2014 al quinto posto. Un buon piazzamento se si va a vedere cosa hanno fatto le altre neopromosse negli altri gironi e se si considera che si era partiti per disputare una stagione di transizione e si sono addirittura sfiorati i playoff.

Non è però tutto oro quel che luccica. Fosse davvero tutto così lineare, non ci sarebbero dubbi sulla riconferma della coppia direttore sportivo-allenatore, ovvero Fabrizio De Poli e Giuseppe Pillon, tenendo conto dei risultati ottenuti dal secondo una volta arrivato sulla panchina del Padova e del mercato di riparazione effettuato dal primo a gennaio dopo aver commesso più di un errore l’estate scorsa nella costruzione del gruppo.

Invece, come è peraltro giusto che sia visto che non c’è un’unità di vedute, ci sono dubbi, incertezze e la società sta attentamente valutando la situazione senza farsi prendere dalla fretta che è una cattiva consigliera. I dirigenti hanno incontrato altri direttori sportivi, sondando il terreno qua e là e va da sé che se non sarà De Poli il diesse della prossima stagione (nonostante abbia in mano un altro anno di contratto) anche l’allenatore cambierà perché il nuovo direttore si porterà un proprio uomo di fiducia.

Sono giorni decisivi quelli che sta vivendo il Padova insomma, di quelli che porteranno conseguenze a lungo termine. Meglio prendersi qualche ora in più e dare un segnale di compattezza e lucidità, piuttosto che decidere in poche ore e poi ritrovarsi ad aver effettuato una scelta sbagliata. Anche l’anno scorso i biancoscudati hanno chiuso presto la stagione (addirittura il 18 aprile grazie alla vittoria a Legnago che ha sancito la promozione con tre giornate d’anticipo) ma le scelte fatte sull’onda dell’entusiasmo e del “facciamo presto così guadagniamo tempo prezioso in vista della costruzione della rosa” sono poi state riviste a novembre, con l’esonero di Carmine Parlato, e a dicembre, con scelte importanti nel mercato di riparazione.

Meglio dimostrare di aver imparato la lezione, per non peccare più d’inesperienza.

L’EMBLEMA DI UNA STAGIONE

Il tiro di Petrilli al 92′ che finisce in bocca al portiere del Bassano Rossi per il possibile 2-1 del Padova. Il Bassano che poco dopo realizza il 2-1 al posto dei biancoscudati, condannandoli ad una sconfitta immeritata. L’Alessandria che perde in casa con la Reggiana. Ecco gli ingredienti dell’ennesima delusione in salsa biancoscudata. La squadra oggi ha dato tutto, ma si è divorata i playoff domenica scorsa facendo quella figura barbina contro la Giana Erminio.

Spesso capita così. Questa squadra è capace di cavalcate impossibili, in cui non sbaglia niente, ma anche, purtroppo, di rincorse in cui inciampa in una buccia di banana a pochi metri dal traguardo. Nel 2005, inseguendo i playoff, andammo a fare un partitone allo stadio San Paolo di Napoli per poi perdere malamente in casa contro il Benevento la sfida che contava veramente. Nel 2007 eravamo ad un passo dal paradiso e ci siamo fatti battere in casa dal Pizzighettone già retrocesso.

Va così purtroppo da queste parti. Amen. Facciamocene una ragione. E speriamo che l’anno prossimo sia l’anno “sì”, cercando almeno di chiudere in bellezza contro un’Alessandria che, in quest’ultimo periodo, mi sembra tutto fuorché irresistibile…

ERA NELL’ARIA…

Premesso che il Padova ha fatto un campionato nel complesso più che positivo per essere una neopromossa e che 51 punti al primo anno di Lega Pro sono un buon bottino specialmente dopo un quasi fallimento e una rinascita partendo dalla serie D…

Mi sento di dire che la sconfitta di oggi contro la Giana Erminio ha dimostrato in maniera chiara e quasi raggelante che non tutti al Padova credevano con la stessa intensità a questa rincorsa verso i playoff. Erano settimane che avvertivo che c’era aria da “sbaraccata”: nel 2009, ribadisco, quando nelle ultime giornate siamo andati a prenderci prima gli spareggi e poi la serie B partendo da 6 punti di ritardo sul quinto posto, si è capito fin da subito che la squadra voleva quel traguardo con tutta sè stessa. Stavolta no: mi spiace doverlo riscrivere ma è così.

Aldilà della soddisfazione per la salvezza raggiunta con largo anticipo, che resta molta, il retrogusto è amaro. E pieno di rammarico. Bastava davvero poco. L’Alessandria aveva perfino pareggiato a Bolzano. Purtroppo il Padova è stato battuto da una squadra, la Giana Erminio, che oggi ha avuto più fame di arrivare al risultato. I biancoscudati, evidentemente, avevano già la pancia piena.

Meglio archiviare e iniziare a pensare al futuro a questo punto. Farlo fin da ora, per non perdere tempo prezioso. Mi fermo qui. Perché un po’ amareggiata, in questa fredda domenica di fine aprile, lo sono anche io. Insieme ai tifosi che oggi, presentandosi all’Euganeo, hanno dimostrato di crederci più di qualcuno dei signori che sono scesi in campo.

Nessun dramma. Ma che peccato…

PENSANDO A UN ANNO FA

Il Padova ieri sera ha vinto 4-2 in casa dell’AlbinoLeffe, approfittando, come doveva fare, del pareggio dell’Alessandria col Mantova e della sconfitta del Pordenone col Cittadella. Ora i punti di distacco dal quarto posto sono 5, a tre partite dalla fine. Restano sempre basse le possibilità di agguantare i playoff, visti anche gli impegni dell’Alessandria prima dello scontro diretto col Padova dell’ultima giornata, ma sono sempre più di quelle che c’erano quando i punti da recuperare erano 7. Avanti dunque, con la sfida di domenica contro la Giana Erminio all’Euganeo.

Oggi però è un giorno speciale e per tutta la giornata non sono riuscita a pensare ad altro che alle fortissime emozioni che ho provato l’anno scorso, 19 aprile 2015, insieme ai tifosi del Padova nel giorno del ritorno del nostro amato Biancoscudo tra i professionisti dopo la vittoria di Legnago. Era “solo” serie D mi sono sentita ripetere più volte durante quest’anno. Certo: era “solo” serie D. Ma come ho sentito battere il cuore di quella squadra e della città intera all’unisono col mio in quell’occasione, quest’anno mai. E come me tantissimi altri tifosi.

Mi rendo conto che, appunto, era “solo” serie D e che il quasi smantellamento di quella rosa fantastica è stato necessario per costruire un gruppo quanto più possibile competitivo, anche se di errori ne sono stati fatti: la Lega Pro, soprattutto nel girone A in cui è stato inserito il Padova, si è dimostrata un campionato ad alto tasso tecnico, di grandi difficoltà e con tante squadre allestite per stare nella parte alta della classifica. Mi chiedo però perché quest’anno non si è riusciti a creare tra città e tifosi quella vicinanza particolare, quell’empatia che l’anno scorso è stata una forza trascinatrice pazzesca. Probabilmente, semplicemente, perché non si è fatto un campionato di vertice… Ma forse non solo per questo. Lascio anche a voi una risposta in merito.

Spero solo che di questa “empatia” non smetta mai di tenere conto chi costruirà il Padova del prossimo anno, ripartendo, stavolta, da una base che c’è già. Chiunque esso sia. A Padova l’empatia può fare la differenza ben più di un giocatore forte…

 

 

UN FINALE CHE NON STA PIACENDO

Il Padova, battendo la Pro Patria, ha mantenuto acceso il lumicino dei playoff. Essendo sempre 7 i punti di distacco dalla quarta posizione a quattro giornate dal termine della stagione regolare, la luce è assai fioca ma c’è.

Detto questo, non di sola matematica dovrebbe vivere questo finale di stagione. Ad accompagnarla dovrebbero esserci entusiasmo, voglia di crederci, passione, tifosi che incitano. In questo momento tutto questo sta succedendo solo in piccola parte. Non occorre andare troppo indietro nel tempo per ricordare che razza di onda emotiva accompagnò la cavalcata del 2009, quella che portò il Padova ai playoff, agganciati all’ultima giornata, e poi in B grazie alle imprese di Ravenna e Busto Arsizio.

Mi spiace sottolinearlo ma stavolta ci si crede davvero poco alla riuscita dell’impresa: tira piuttosto una bella aria di smantellamento e di vacanze estive!

Il bello della faccenda è che, giocando come ha fatto ieri, il Padova per primo sta dimostrando di non volersi giocare fino in fondo le sue (poche, pochissime) chances. Pillon si è arrabbiato per la prestazione, soprattutto dei più giovani, ma probabilmente il problema dell’atteggiamento sbagliato è proprio legato al fatto che non c’è più convinzione in molti giocatori nelle possibilità di arrivare in fondo alla strada.

Non è un dramma, per carità. L’ho scritto mille volte e non solo io: i biancoscudati, conquistando la salvezza con mesi di anticipo, hanno già fatto il loro dovere. Hanno centrato l’obiettivo stagionale. Però, se ancora si parla di possibili playoff, diano almeno la parvenza di crederci. Perché qua pare che qualcuno abbia già le valige in mano e la testa proiettata alle più amene località di villeggiatura.