IL SOGNO PUO’ DIVENTARE REALTA’

Da sogno a traguardo possibile. Questo sono diventati i playoff per il Padova dopo la bella e rotonda vittoria di oggi al “Martelli” contro il Mantova.

Sono sincera: come molti di voi, continuo a pensare che sarà difficile conquistarli questi spareggi per la B e che in ogni caso ci sia chi, quest’anno, è molto più attrezzato di noi per potersi giocare le sue chances.

Il fatto che però, a nove giornate dalla fine, siano diventati, appunto, un traguardo almeno possibile, la dice lunga sull’evoluzione positiva che ha avuto questa squadra, nonostante qualche alto e basso e qualche prestazione da dimenticare (vedi quella contro il Renate della scorsa settimana). Il percorso fin qui effettuato da Pillon ha portato ad una solidità e ad una maturazione che saranno i capisaldi e i punti di riferimento del Padova che verrà, del Padova che l’anno prossimo partirà con le migliori ambizioni. Se poi si riuscirà ad anticipare l’assaggio della parte alta della classifica a quest’anno sarà bellissimo, in ogni caso, in quest’ultimo periodo, si è andati avanti con la costruzione di una squadra e di un gruppo.

A questo proposito, oggi voglio tributare un applauso particolare a Bepi Pillon di cui spesso ho sottolineato la scarsa attitudine a cambiare, a osare, a stupirci con “effetti speciali”. Oggi ho infatti molto apprezzato la sua decisione di fare qualche ritocco nella formazione titolare. Finocchio mi è stra piaciuto, Baldassin, subentrato nella ripresa, pure. Anche l’atteggiamento più aggressivo della squadra mi ha ben impressionato. Si è proprio capito che stavolta, in spogliatoio, il buon Bepi ha detto ai ragazzi: “Attaccate senza paura”. Avanti così dunque. Che adesso, contro Pavia, Pordenone e Cremonese, forse si può aggiungere ancora più concretezza a questi playoff che fino a qualche mese fa nemmeno potevamo nominare!

NESSUNA VERGOGNA, MA BISOGNA INVERTIRE IL TREND

Mi ha colpito molto il primo commento che ho letto sul mio profilo “facebook”, sotto le immagini della sintesi di Padova-Renate. “Che vergogna avere vinto”, ha scritto un tifoso, dimostrando ancora una volta, oltre alla propensione alla sofferenza della piazza padovana, anche quella all’autolesionismo puro!

Be’ andiamoci piano. E’ verissimo che il Padova ha sofferto, e un tantino troppo, per portare a casa la vittoria contro il Renate, ma da qui a “vergognarsi di aver vinto” ce ne passa. I 3 punti sono stati meritati, contro una squadra che fa giocare male le avversarie e riparte veloce in contropiede ma sulla quale i difensori biancoscudati hanno preso bene le contromisure. Non era facile, dopo la sconfitta nel derby contro il Cittadella, scendere in campo senza nemmeno più una scoria addosso. Aver vinto è tanta, anzi, tantissima roba.

Detto questo, aggiungo solo una considerazione: ormai il Padova, così come Pillon lo ha forgiato fin dal momento del suo arrivo sulla panchina al posto di Parlato, è ormai noto e stranoto. Ci vuole qualche cambio, negli uomini e nelle giocate, fin dall’inizio. Le alternative, adesso, ci sono. Chi fino a questo momento è sceso in campo dando il massimo e tirando la carretta, non deve sentirsi bocciato o messo in secondo piano. Anzi: forse rifiatando per un po’ potrà essere messo nelle condizioni di tornare a rendere al meglio e con più imprevedibilità tra qualche settimana. Ritengo, al momento, possa essere questa la strada da percorrere per ricominciare ad esprimere una prestazione migliore.

 

SQUADRA BUONA CONTRO SQUADRA FORTE

A rivedere le immagini della sintesi tra Padova e Cittadella il rammarico che già c’era al fischio finale della gara raddoppia. Diniz ha commesso un’ingenuità mostruosa a farsi cacciare nel momento in cui erano i biancoscudati con un uomo in più e potevano forse perfino vincerla questa partita: avevano in mano il pallino del gioco, dopo che nel primo tempo si era visto un Cittadella nettamente superiore, e invece, proprio sugli sviluppi della punizione nata dal fallo di Diniz, poi cacciato anzitempo negli spogliatoi, è nato il gol che è bastato agli uomini di Venturato per aggiudicarsi il derby. Il rammarico, dicevamo, raddoppia perché in effetti Altinier non sembra proprio essere in fuorigioco nell’azione del primo tempo in cui l’arbitro aveva dato rigore al Padova e ha poi ritrattato per la segnalazione di offside del guardalinee. E Lora, nel finale, ha toccato il pallone con il braccio in piena area di rigore: in un calcio sempre più deciso dagli episodi, sono già due situazioni che potevano decisamente far girare la partita in favore del Padova.

Detto questo, però, non si può, almeno a mio avviso, perdere di vista la visione globale della partita. E pure del campionato e della classifica. Se tra Cittadella e Padova c’erano 15 punti di differenza fino a stamattina (e ora sono 18), significa che i granata hanno avuto un cammino decisamente più positivo dei biancoscudati. Se fino a qui gli uomini di Venturato hanno vinto 15 partite e sono primi a più 7 vuol semplicemente dire che sono forti. Terribilmente forti. Certo poi, aiutati che il ciel ti aiuta, magari hanno anche avuto diversi episodi a favore: ma ciò non toglie che sono sempre stati, aldilà di qualche rara sconfitta qua e là che non ha creato strascichi, la squadra da battere.

Ecco io credo che oggi abbiamo avuto una dimostrazione della differenza che c’è tra essere una buona squadra (come il Padova, che è peraltro notevolmente cresciuta negli ultimi mesi) ed essere una squadra forte. Il Cittadella è una squadra forte. Tecnicamente, tatticamente, psicologicamente e anche dal punto di vista della società che, dopo una retrocessione amarissima, ha saputo ricreare forza ed entusiasmo in pochissimo tempo, per tornare da dove era arrivata. Ovvero la serie B. Che a questo punto solo lei può perdere.

Il Padova stia contento dei miglioramenti di quest’ultimo periodo, della crescita individuale e collettiva dei suoi elementi e dell’esperienza che sta maturando la società che, lo ricordiamo, è nata nell’estate del 2014 ripartendo dai dilettanti. Tutti gli altri sogni, per ora, lasciamoli agli altri. Sperando di poterli rifare nostri in un futuro non troppo lontano.

UNA SQUADRA

Il Padova è diventato una squadra. Compatta, ordinata, affidabile. E’ questo il dato (confortante) che emerge dalla trasferta di Bolzano in cui i biancoscudati non sono riusciti a vincere ma hanno comunque allungato la striscia positiva arrivando a 10 partite senza perdere.

La difesa e il centrocampo sono una garanzia. Favaro in porta ha dimostrato ancora una volta di essere una certezza tanto quanto lo è Petkovic, Diniz è semplicemente mostruoso, Sbraga solido e bello da vedere allo stesso tempo (dispiace per Fabiano che di qualità ne ha da vendere: ma se prima Parlato e ora Pillon non hanno puntato su di lui, evidentemente non convince la sua condizione fisica), Dionisi un pendolino instancabile e Favalli in continua e costante crescita.

“Lì nel mezzo” l’ingresso nell’undici titolare di De Risio, forte fisicamente e pronto a mordere qualunque caviglia transiti dalle sue parti, ha fatto fare all’intero reparto un salto importante di qualità e anche Corti è tornato il Corti che ricordavamo, quello dei tempi di Varese. Il settore che in questo momento è un po’ in sofferenza è l’attacco (o meglio la fase d’attacco, che comprende anche il gioco sulle fasce che non sempre è fluido ed efficace) ma, se tanto mi dà tanto, un po’ alla volta Pillon, ora che il mercato di gennaio gli ha garantito qualche soluzione alternativa, riuscirà a far decollare anche quello.

Continuo a pensare che per i playoff la strada sia complicata e troppo affollata, anche se ogni volta che finisce la partita e il Padova ha inanellato un altro risultato positivo chiedo a Pillon e ai giocatori se è lecito provare a crederci in un qualche angolo del nostro cuore. L’importante, comunque, è crescere, migliorare, evolversi. E questo Padova, aldilà della posizione che occuperà a fine campionato in classifica, lo sta facendo.

 

PER ORA ACCONTENTIAMOCI DI UN’OCCHIATA…

Un’occhiata alla zona playoff. Sì, dopo aver assistito alla partita di oggi e al gran secondo tempo del Padova contro la Feralpi Salò, soprattutto dal punto di vista dell’atteggiamento, penso che un’occhiata alla zona playoff possiamo anche buttarla. Giusto per gustarci l’occhio e provare un brivido nel nostro vecchio ma sempre sinceramente innamorato cuore biancoscudato.

Fermiamoci all’occhiata, però, almeno per adesso. Come ha detto anche ai microfoni e taccuini dei giornalisti più volte anche Bepi Pillon, oggi bisogna stare sul pezzo, umili e non fare voli pindarici, perché il rischio di inciampare sulle bucce di banana disseminate qua e là lungo il cammino c’è sempre. Se poi contro Sudtirol e Cittadella, due squadre che all’andata ci hanno fatto provare le pene dell’inferno, ci saranno ulteriori importanti passi avanti, allora l’occhiata potrà anche trasformarsi in uno sguardo intenso e duraturo.

La mia linea di pensiero resta dunque coperta e prudente. Però è stato un piacere oggi pomeriggio vedere la squadra con la mentalità di chi ha voglia di vincere, di chi non si arrende di fronte ad un primo tempo difficile e di chi vuole arrivare sulla palla sempre prima dell’avversario. Sono concetti semplici nel calcio, eppure da quanto tempo non si provava questa sensazione di “sicurezza”. Solo in un clima di consapevolezza così importante potevano nascere il gol stratosferico di Corti prima e la prima rete tra i professionisti di Sparacello poi. 

Che poi, a proposito di Sparacello, chiudo con una sottolineatura che va a sostegno di quanto per mesi ho detto e ripetuto in questo blog e nelle mie trasmissioni (peraltro non da sola!): in panchina ci volevano i giusti cambi per permettere a questa squadra di dimostrare appieno le proprie qualità. Sparacello ha già dato un primo fondamentale apporto oggi nello spezzone disputato. Ora aspettiamo anche quello di Finocchio e Baldassin.

 

UN COMPLEANNO FESTEGGIATO COME SI DEVE

Il Padova ha compiuto ieri 106 anni. Domani, domenica 31 gennaio, alle 17 in piazza Cavour ci sarà la consueta festa dei tifosi per la speciale ricorrenza.

Non poteva arrivare in un momento più azzeccato questa terza vittoria del Padova di Pillon dopo quattro pareggi consecutivi. Giunta al termine di una partita in cui, a differenza delle due ultime, il Padova ha avuto l’approccio giusto alla gara, disputando un primo tempo su buoni livelli e gestendo bene il finale, prima che il raddoppio di Altinier chiudesse la faccenda a doppia mandata.

Lunedì alle 23 chiude il mercato. E io spero vivamente che i rinforzi che devono arrivare arrivino. Senza Cunico a poter fare da alternativa a Neto o Altinier (ci auguriamo ovviamente che l’assenza del capitano non sia lunga visto che anche Pillon ha capito quanto è importante il suo impiego, anche parziale), con Aperi che ha rescisso e con Bucolo che forse se ne andrà i vuoti da provare a colmare sono parecchi.

Attendiamo fiduciosi. Felici del ritorno al successo di oggi. Fiduciosi che, da lunedì, avremo in mano un Padova più forte e completo.

PILLON MISTER X

Questo quarto pareggio di fila del Padova mi spinge a diverse riflessioni. E alcune di queste affondano le loro radici a un po’ di tempo fa, quando sembrava che l’avvento di Bepi Pillon sulla panchina biancoscudata al posto di Carmine Parlato avesse risolto all’improvviso tutti i problemi di questo gruppo.

All’allenatore trevigiano vanno riconosciute onestamente due cose: 1) non ha ancora perso una partita, anche se oggi contro la Pro Piacenza ci è andato molto vicino; 2) Col suo 4-4-2 (che un tifoso, inviando un sms in trasmissione, ha definito “Anni 70”) ha restituito alla squadra compattezza e ordine. Le squadre avversarie fanno più fatica a farci gol, anche se, sempre oggi, è successo.

D’altro canto, però, se contro AlbinoLeffe, Giana Erminio e in parte anche Bassano e Alessandria l’impressione era di una squadra che poteva solo andare in meglio e che avrebbe presto sviluppato anche una manovra offensiva importante, contro Reggiana e Pro Piacenza abbiamo assistito ad una piccola involuzione. I biancoscudati perdono troppi palloni, fanno fatica a ripartire e, in alcuni casi, sono appannati. Stanchi. Qualcuno, altrettanto onestamente, avrebbe bisogno di rifiatare.

E qui veniamo all’altro punto che da settimane mi ronza in testa (e non solo a me): l’allenatore fa fatica a fare i cambi. E se ad Alessandria, a precisa domanda, ha risposto: “Quelli che erano in campo stavano facendo bene, io non sono uno che cambia tanto per cambiare”, con la Reggiana e oggi pomeriggio, sinceramente, qualcuno di quelli in campo andava sostituito e il tecnico non lo ha fatto. Non si fida di chi è in panchina perché non ha le caratteristiche per interpretare il suo 4-4-2? Oppure preferisce portare a casa il pareggio perché “intanto portiamo la barca nel porto sicuro della salvezza e poi penseremo anche a giocare meglio?”.

A questa domanda non ho una risposta certa. Certo è che io Cunico lo avrei visto bene oggi, così come domenica scorsa, in campo per un minutaggio più elevato. Il capitano ha qualità e, se si cerca l’episodio, lui è il più indicato a farlo succedere a suo favore. Insieme a lui merita una chance in più anche Mazzocco. Oppure Aperi o magari anche quell’oggetto misterioso di nome Turea di cui tutti parlano bene ma che non ha mai visto il campo neanche per un minuto. 

Perché non provare, in caso di difficoltà, qualcosa di diverso, provando a sorprendere le avversarie che un po’ alla volta iniziano a conoscerci?

 

INSISTO: CONCENTRIAMOCI SUL MERCATO

Dopo aver “emulato” Parlato con due vittorie e due pareggi nelle prime quattro gare della sua gestione, Bepi Pillon oggi è incappato per la prima volta in una prestazione un po’ sottotono da parte di alcuni giocatori che lui stesso aveva rivitalizzato dopo l’esonero dell’allenatore napoletano.

Succede. Non c’è da fare drammi. In fin dei conti, alla quinta Parlato le ha prese in casa dal Sudtirol, mentre oggi Pillon è riuscito a portare a casa uno 0-0 che, per quanto a tratti brutto da vedere, almeno muove la classifica e non interrompe la serie positiva.

Oggi più che mai però insisto sul tasto che per me, e per molti tifosi, da mesi è dolente. Il mercato. In difesa si è provveduto a colmare il vuoto lasciato da Niccolini con l’innesto di Sbraga. In attacco arriverà una punta (che serve per far rifiatare Neto e Altinier o dar loro un’alternativa), ma occorre un colpo (e forse anche più di uno) anche a centrocampo. E’ lì che oggi abbiamo sofferto in modo particolare e per quello davanti sono arrivati pochi palloni a Neto e Altinier.

Non aggiungo altro. Ma mi auguro che da qui a fine mese si faccia tutto quel che si deve fare per aumentare la qualità di questa rosa. Anche, e anzi soprattutto, in prospettiva futura.

BENE PER SBRAGA E PER IL PARI, AVANTI COSI’

Oggi le buone notizie sono due.

E per prima metto quella dell’acquisto del difensore centrale Andrea Sbraga. Non è che per forza, nell’ambito di una finestra di mercato, i colpi debbano arrivare all’inizio, per carità, ma, dopo il grave infortunio di Niccolini, lì dietro non si trattava solo di acquistare un giocatore con più o meno qualità, si trattava di colmare un vero e proprio vuoto. Sinceramente mi ha lasciato un po’ perplessa il fatto che siamo andati ad Alessandria con questo “spazio” ancora da riempire, dunque oggi son contenta che la società abbia dato un pugno importante sul tavolo, puntando su questo giocatore anche in maniera decisa per vincere la concorrenza di altri club. Credo si tratti del primo di una serie di ingaggi che verranno portati a termine e che questi riguarderanno anche il centrocampo e l’attacco. Anche alla luce del fatto che il nuovo allenatore, Bepi Pillon, oggi non ha effettuato nemmeno un cambio fino al novantesimo, buttando dentro Mazzocco al 46′ della ripresa. E’ evidente che si fida degli undici titolari ma si fida, diciamo così, molto meno della gente che ha in panchina.

E arrivo così alla partita di oggi che ha dimostrato come Pillon sia stato bravo, a (quasi) parità di giocatori in campo rispetto a Parlato, a dare un’organizzazione più efficiente alla squadra. Più compattezza. Più quadratura. Il pari raccolto ad Alessandria, portato a casa dopo aver corso qualche rischio grosso nella seconda parte del primo tempo ma dopo aver anche sfiorato il gol del 2-1 con Altinier nella ripresa, è un risultato che dà continuità a quanto di buono fatto vedere nella parte finale del 2015 e fa sorridere. Per tornare a grasse risate però bisogna continuare così. C’è ancora tutto un girone di ritorno da disputare, in cui provare a tornare un po’ più protagonisti.

 

ORA BISOGNA PENSARE SERIAMENTE AL MERCATO

7 punti in 3 partite. Penso che, se nel momento in cui ha accettato l’incarico sulla panchina del Padova, avessero chiesto a Pillon di firmare per questo ruolino di marcia nelle prime tre partite della sua gestione lo avrebbe fatto. Due vittorie contro due squadre di bassa classifica e un pareggio a testa alta contro la terza forza del campionato rappresentano un bottino di tutto rispetto per il nuovo allenatore biancoscudato. Un bottino che permette ai tifosi di passare un sereno Natale e guardare con maggiore fiducia al girone di ritorno.

C’è però un piccolo rammarico, pur nel clima di soddisfazione generale che in questo momento, legittimamente, sta riempiendo il cuore del tifoso. Anzi due. 1) Quando nel primo tempo giochi meglio di un avversario così attrezzato e le occasioni per portarti sul 2-0 e addirittura sul 3-0 le hai le devi sfruttare. Perché il calcio non ti perdona niente e si è visto. 2) Se nel secondo tempo, pur con l’attenuante dei due infortuni in un minuto, non abbassavi così il baricentro prestando il fianco alle scorribande avversarie, forse, l’1-0 lo portavi a casa.

Del senno di poi sono piene le fosse. E lo stesso Pillon in sala stampa ha ammesso che, forse, mettere un centrocampista per un attaccante nel momento dell’infortunio di Neto non è stata l’idea giusta perché, appunto, il Padova ha iniziato a snaturarsi e a fare le barricate, atteggiamento che non è certo nel suo dna. Ma aldilà delle scelte di Pillon (che un po’ difensivista, lui sì, lo è di natura) è evidente, come già lo era in passato, che questa rosa, che pur ha ricominciato con gli undici, diciamo così, titolari, a mostrare cose egregie, non ha ricambi all’altezza. La coperta è corta, insomma, e non lo scopriamo certo adesso.

Ecco perché occorre un’attenta e seria riflessione sul mercato. Perché qui c’è da mettere mano a tutti i reparti se si vuole viaggiare con maggiore tranquillità fino alla fine del campionato (o magari sognare qualcosa di più di una semplice salvezza). E Pillon dovrà assolutamente confrontarsi con il direttore sportivo De Poli per far arrivare i giocatori che veramente servono alla causa. Non comparse destinate a riempire la parte bassa della lista e a scaldare la panchina (o peggio ancora la tribuna). Solo allora, cioè quando saranno stati ingaggiati i rinforzi da lui richiesti, potremo giudicare fino in fondo l’operato di Pillon. E capire se, anche oggi, ha fatto di necessità virtù oppure ha sbagliato la filosofia dei cambi pensando a difendersi quando invece non doveva. Per ora stiamo contenti dei miglioramenti visti e attendiamo che si apra il mese di gennaio.

P.S.: chiudiamo con un sentito e affettuoso “in bocca al lupo” a Daniel Niccolini. Un giocatore che ha dato tantissimo alla causa del Padova. Sia l’anno scorso, nella cavalcata promozione che difficilmente i tifosi che l’hanno vissuta in prima persona dimenticheranno, anche se era “solo” serie D, sia quest’anno, nelle poche occasioni in cui ha avuto l’occasione di giocare. Ha commesso qualche errore per carità, ma ha sempre profuso il massimo impegno. Anche oggi ci stava riuscendo ad uscire a braccia alzate dal campo. Il brutto infortunio alla tibia e al ginocchio della gamba sinistra lo terranno lontano dal campo per un po’ ma, ne siamo certi, non ne spegneranno lo spirito da guerriero. Che tornerà a ruggire quanto prima.