COMINCIA DA QUI…

… il secondo tempo del campionato del Padova.

O meglio: comincia dal secondo tempo di Cremona il secondo tempo del campionato del Padova. Che mai come oggi ho visto simile a una squadra vera. Una squadra che, anche se non è fortissima, sa sopperire con le doti umane a tutto quel che, per ora almeno, non riesce a mettere ancora in campo dal punto di vista tecnico.

Oggi è in assoluto la giornata in cui al novantesimo ho provato le migliori sensazioni e non solo perché sono finalmente riuscita a tornare allo stadio e a vivere la partita dal vivo, ma perché è stato lo stesso Padova a regalarle a me e ai suoi tifosi che, non a caso, a fine gara, hanno urlato: “Siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai”.  Al termine del primo tempo, per un attimo, ho pensato che sarebbe finita come nelle altre occasioni in cui eravamo andati sotto: ovvero con una sconfitta. Invece no. Il Padova è stato bravo a stupirci, sfoderando una prestazione nella seconda metà della gara di grande sacrificio e impegno, sfiorando perfino nel finale il colpo del ko con Petrilli.

Dovrà sempre essere così se si vorrà soffrire il meno possibile e fare risultato, contro chiunque. Dalla sfida dello stadio Zini di oggi sappiamo che ci si può credere. E molto anche.

 

 

 

UN PUNTO. UN PASSO AVANTI

La settimana, inutile sottolinearlo, è stata particolare. Difficile. Turbolenta. Perché, per quanto i giocatori siano dei professionisti pagati per scendere in campo e dare il meglio di sé in ogni occasione, la componente umana c’è sempre e spesso prevale sui fattori tecnico-tattici.

Il primo “bravi”, dunque, i biancoscudati oggi se lo meritano per come sono scesi in campo contro il Pordenone, una delle squadre più in forma del momento, reduce dal tris calato sul tavolo dell’ex capolista Bassano, non certo un’avversaria qualunque. Cunico e compagni sono entrati subito in gara con l’approccio giusto, concentrati, umili ma allo stesso tempo desiderosi di osare qualcosa in più per vincere e riportare il sorriso sulla bocca di tutti. Non era facile, ma ce l’hanno fatta: sintomo che, in settimana, sono riusciti a estraniarsi da tutto quello che succedeva in società e a ricompattarsi tra di loro, complice forse anche il ritiro prepartita deciso da mister Parlato per la prima volta dall’inizio del campionato.

Per il resto, certo, avesse vinto, ora il Padova starebbe decisamente meglio. Di umore e di classifica. Ma non bisogna ignorare il passo avanti che questo punto conquistato col Pordenone porta con sè. A Pavia, sabato scorso, si era sbagliato tutto. Stavolta invece è mancato solo il gol. E poteva pure arrivare se l’arbitro avesse visto il sacrosanto rigore su Neto Pereira a metà del primo tempo.

Il bicchiere è mezzo pieno. Se poi a Cremona la squadra dimostrerà di aver trovato la continuità di prestazione che nelle ultime settimane è mancata, allora davvero si potrà dire di aver intrapreso la strada giusta. Proiettiamoci già lì con la mente, ma stiamo contenti di quel che oggi l’Euganeo ci ha regalato. Ribadisco: non era così scontato che andasse così.

 

 

IL “CASO” AMIRANTE, CHE MAZZATA!

Il Padova ha perso a Pavia. Vista la forza dell’avversario, potevamo pure metterla in preventivo la sconfitta. E difatti non ho molti appunti da fare alla squadra. Ci ha provato, ha lottato con i mezzi a propria disposizione fino all’ultimo e ha dovuto arrendersi di fronte ad una squadra più attrezzata. Punto.

Quel che mi lascia senza parole è il caso Amirante, che, ancora una volta, mi “regala” la spiacevole consapevolezza che a nascere tifosi del Padova non ci si fa mancare proprio niente. In campo, fuori dal campo e pure nelle carte bollate! Gettato nella mischia al 27′ del secondo tempo in sostituzione di Petrilli, l’attaccante genovese non è potuto entrare in campo perché non è inserito nella lista dei 24 presentata al termine del mercato estivo dal Padova.

Il direttore sportivo Fabrizio De Poli si è assunto in pieno la responsabilità della vicenda. “Non c’è dubbio che abbiamo sbagliato noi – le parole del diesse che ho raccolto in una breve e, devo dire la verità, “surreale” telefonata – c’è alla base della faccenda una dimenticanza da parte nostra. Amirante non è in lista. A suo tempo non l’abbiamo inserito tra i 24 perché non sapevamo con certezza quali sarebbero stati i suoi tempi di recupero”.

E’ tutto allucinante. Ovviamente, appena ne saprò di più, vi aggiornerò. Perchè mi sa che questa sarà una lunga e poco serena notte per molti…

P.S.: ho cancellato alcune parti di questo post perché, essendo la situazione in divenire ed essendo io attaccata al telefono da ore per capire di più su quel che è successo, è cambiata la versione che era passata in un primo momento. Sembrava che la lista dei 24, in cui Amirante non è inserito, non potesse essere modificata fino a gennaio. Invece non è così. Se è stato lasciato il posto libero, basta una comunicazione alla Lega e Amirante può essere inserito anche domani. Dunque con il Pordenone domenica prossima potrà giocare. Certo questo riduce l’assurdità della situazione che si è venuta a creare (mi risultava infatti davvero difficile credere che Amirante, e non solo lui, avesse rilasciato interviste dicendo che sarebbe rientrato a fine ottobre se ciò non era possibile) ma non cancella una figuraccia erga omnes che sinceramente era meglio evitare.

 

 

UNA VITTORIA DAI TANTI RISVOLTI

Oggi era necessario solo vincere. In qualunque modo e con qualunque tipo di prestazione, servivano come il pane i 3 punti per riportare un po’ di sereno sopra la testa dei biancoscudati (e dei tifosi) dopo tre settimane di nuvole e ombre.

Il Padova invece non si è accontentato. Oltre al successo, sul piatto ha messo anche la prestazione, il gioco e il cuore oltre l’ostacolo. Restituendo al suo pubblico la sensazione di una squadra che forse non sarà da primi posti assoluti ma non è nemmeno da retrocessione. Il ritorno di Neto ha restituito peso specifico ed esperienza all’attacco, ma anche gli altri interpreti di questa gara si sono mossi molto bene.

Non è sulla squadra, tutta pienamente sufficiente e da elogiare, che voglio soffermarmi in questo post. Voglio piuttosto fare un lungo e meritato applauso al mister. Carmine Parlato. Di cui addirittura qualcuno ha chiesto sconsideratamente la testa in queste settimane additandolo come un allenatore inesperto, non adatto alla Lega Pro, incapace di leggere le partite.

Se c’è una cosa che invece Parlato ha dimostrato oggi è di saperle leggere e pure molto bene le gare. Le sue scelte sono state determinanti, sia all’inizio che a gara in corso, per portare in porto questa vittoria. La formazione iniziale ha lasciato più di qualcuno sorpreso, perché se Giandonato in regia dal primo minuto bene o male se l’aspettavano tutti, l’esclusione di Altinier a beneficio di Bearzotti no. Anche gli ingressi di Bucolo e Petrilli sono arrivati al momento giusto, dettati dalla giusta lettura tattica del momento. Petrilli, poi, ha strappato gli applausi più intensi con due gol da cineteca.

Questo è il Padova che vogliamo. Forte, consapevole, determinato, cinico. Il resto sono solo chiacchiere che si porta via il vento…

POTEVA ESSERE LA SVOLTA

Ha ragione Parlato. I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli. E capita anche ai più forti e affidabili di non riuscire a cacciarla dentro. Di sicuro Altinier segnerà tanti altri rigori, probabilmente anche durante questo campionato, ed esulteremo tutti con lui, come abbiamo fatto a Cittadella la scorsa settimana, illudendoci che quel penalty tirato con così tanta potenza e forza d’animo potesse permetterci di tornare a casa dalla città murata con almeno un pareggio. Purtroppo non è stato così: a Cittadella sabato, visto che siamo tornati con una sonora sconfitta, e a Meda oggi, visto che l’errore dal dischetto non ha permesso al Padova di dare una piccola svolta al proprio campionato.

Dispiace e anche tanto. Perché, onesta e sincera, il Padova oggi non avrebbe meritato di vincere, pur avendo messo in campo molta buona volontà. Ma quel rigore trasformato nel finale avrebbe avuto tutto il sapore di una svolta. Di un’iniezione di fiducia e consapevolezza che in questo momento mancano come il pane. D’accordo: c’è chi non sta rendendo secondo le sue reali potenzialità per mille motivi, magari qualcuno è stato sopravvalutato, l’assenza di Neto pesa più del dovuto ma mi rifiuto di pensare che ci siamo ridotti a non saper più costruire nemmeno un’azione di gioco degna di tal nome. Ci deve essere anche qualcosa a livello psicologico che non funziona più come prima.

Vincere, in qualunque modo, oggi avrebbe permesso ai biancoscudati di diradare almeno un po’ la nebbia che si è creata sopra la loro testa. Così non è stato. Bisognerà dunque profondere uno sforzo ancora più grande per provare a tornare sulla giusta via sabato prossimo contro il Mantova. Niente è compromesso e anzi almeno un punto oggi si è portato a casa dopo due sconfitte. Ma occorre rialzare la testa. Adesso. Subito. Prima che la parola “crisi” si faccia ancora più tremendamente grande.

LA COPERTA E’ UN PO’ (TANTO) CORTA

Ci ho riflettuto tutta ieri sera. E anche un po’ stanotte, guardando il soffitto e ripercorrendo mentalmente più volte il film del derby. Perché seguire il Padova è il mio lavoro, ma è anche una grandissima passione. Quando si perde, e meritatamente, non si può non rimanerci male. E perdere anche qualche ora di sonno.

Ho letto tantissimi commenti. Mi sono ricordata di quasi tutti i messaggi che sono stati inviati in trasmissione. Mi sono confrontata con qualcuno di voi. E sono arrivata innanzitutto alla conclusione che non è giusto che sia partito il gioco al massacro nei confronti di Carmine Parlato. “Il mister è ottimo per la serie D non per la Lega Pro”, “Il mister è inesperto”, “Il mister non ci ha capito nulla nei cambi”.

Mica vero (secondo me). L’unica frase che condividerei in questo momento è: “Il mister fa con quello che ha”. Ergo: la coperta è corta, un po’ tanto corta.

Ho ripensato alle ultime due partite, coincise con due sonore sconfitte. Ho capito che se gli avversari, con doppie o triple marcature, neutralizzano Cunico e Petrilli, i due che hanno nel bagaglio tecnico una dose più elevata di fantasia, andiamo in affanno. Perché? Perché nessun altro ha le caratteristiche per inventarsi qualcosa di diverso, una giocata, una ripartenza fatta come si deve. Via di lanci lunghi e buonanotte al secchio.

Purtroppo in questo momento il Padova paga dazio oltre i suoi reali demeriti perché ha fuori Amirante (e di fatto, con Neto infortunato, non ha un’alternativa lì davanti) e perché ha Ilari sottotono, perché reduce da un mese di infortunio che inibisce al momento la sua bravura a saltare l’uomo. Le alternative ci sono, ma evidentemente non hanno altrettante capacità.

Dietro, inoltre, è un peccato dover sacrificare Diniz mettendolo terzino (si è mosso benissimo in questo ruolo ma si è sentita la mancanza della sua esperienza lì in mezzo) perché non c’è un vice Favalli che garantisce la medesima copertura difensiva (Anastasio è giovanissimo e ha dimostrato, contro il Sudtirol di saper spingere molto bene, ma dalla sua parte, onestamente, ha contenuto gran poco).

A questo punto, serve stringere i denti. E di brutto. Provando a tornare almeno mentalmente all’atteggiamento delle prime quattro partite: dove, dando tutti il 110 per cento, si è riusciti ad arrivare al risultato positivo.

Però occorre fin da ora proiettarsi al mercato di gennaio. Son sicura che De Poli, con la testa, è già lì.

 

UNA GIORNATA ULTRA STORTA, MA NIENTE DRAMMI

Ok: il Sudtirol ha giocato la partita della vita, reduce com’era da due sconfitte consecutive peraltro non del tutto meritate. Quando l’approccio è così piacevolmente devastante poi ti tiri addosso anche quella percentuale di fortuna che ti fa vincere tutti i rimpalli e ti mette nelle condizioni di fare una super prestazione. Il Sudtirol ci è riuscito.

Ok: i nostri han giocato malissimo tutti. Sarebbero stati da sostituire in blocco alla fine del primo tempo. Quando è così, hai voglia a raddrizzare una partita nata malissimo.

Ok: a distanza di un anno e cinque mesi dall’ultima volta (9 maggio del 2014) l’Euganeo è stato nuovamente violato.

Proprio partendo da quest’ultima considerazione, vi invito a riflettere: vi ricordate in che situazione terribile abbiamo perso l’ultima volta? Era un Padova-Cesena, la città era inviperita con la proprietà, rappresentata da Diego Penocchio e Andrea Valentini,  in campo camminavano, con aria per nulla mortificata, giocatori che non avevano un grammo di attaccamento alla maglia che indossavano, stavamo per retrocedere e non sapevamo ancora che la retrocessione sarebbe stato il male minore.  Perché di lì a poco saremmo spariti dal calcio professionistico.

Guardiamoci in faccia adesso: Bergamin e Bonetto ci hanno restituito una società sana e la voglia di tifare per il nostro amato Biancoscudo, la squadra fin qui si è ben comportata, portando a casa due vittorie e due pareggi. Non farei un dramma se oggi, per una serie di motivi, è andata storta. Anzi. Mi dispiace già sentire che qualche tifoso dice che il Padova non è abbastanza forte e l’allenatore Carmine Parlato non è da Lega Pro. Sono discorsi fuori luogo, oltre che assolutamente prematuri.

Proviamo a trasformare questa scoppola nell’ennesima occasione di riscatto. Poi, eventualmente, ci sarà tempo per critiche, giudizi perentori e tutto il resto.

 

LA TEORIA DEI PICCOLI PASSI

Un altro punto. Un altro passo avanti. Positivo, anzi più che positivo. C’è già chi parla di “2 punti persi” ma, secondo me, anche se in parte può essere vero, visto che si era in vantaggio e si poteva anche chiuderla la gara a Salò, non è il momento di fare i detrattori. E’ troppo presto. La teoria dei piccoli ma costanti passi in avanti sta funzionando, il Padova è comunque terzo e attaccato al carro delle prime, senza aver ancora perso una partita. Questo deve bastare per rendere tutti felici e contenti di questo inizio di campionato di Lega Pro.

Detto questo, la marcia è senz’altro soddisfacente fino a questo momento ma è evidente che la panchina è un po’ cortina. A metà trasmissione, ieri, a Telenuovo, è arrivato il messaggio di un tifoso che sottolineava come Carmine Parlato, pur essendo un ottimo allenatore, ha effettuato, a suo giudizio, i cambi dei giocatori stanchi in ritardo rispetto a quando avrebbe dovuto farli. Il problema, per me, non è che Parlato è in ritardo nella decisione di effettuare i cambi. Il mister si rende perfettamente conto della situazione e pure in tempo reale. E’ che in questo momento non ha i ricambi che servono in tutti i reparti. E dove li ha, magari chi è in panchina non ha le caratteristiche giuste per entrare in quella determinata partita, pur essendo più fresco.

Una volta che saranno rientrati gli infortunati Amirante (fine ottobre) e Ilari (per quest’ultimo pare che il calvario per la coscia sia finito, per fortuna) e si capirà se Gorzelewski e Cucchiara potranno essere dei nostri già si saranno fatti dei passi avanti importanti. Ma penso che a gennaio qualcosa sul mercato si farà.

Stiamo sereni. La situazione è pienamente sotto controllo. 

 

 

DIREI CHE BASTA E AVANZA!

Un po’ di sofferenza c’è stata e ad un certo punto è venuto a tutti il cattivo pensiero sul Lumezzane. “Ecco, si riconferma la nostra bestia nera”, abbiamo pensato all’alba del 70esimo quando abbiamo visto l’ennesimo tiro ribattuto dall’arroccatissima difesa ospite.

Invece no. Il Padova ha avuto pazienza e tenacia e alla fine il gol partita lo ha buttato dentro, aggiornando le statistiche che ci avevano visto l’ultima volta battere la formazione bresciana addirittura nel 2002.

Ma non è delle statistiche che in questo momento mi voglio occupare anzi. C’è troppa (e buonissima) carne al fuoco adesso ed è di questo Padova che è bellissimo parlare. Un Padova che ha portato a casa il suo secondo successo consecutivo in casa, sfruttando a dovere il fattore campo. Un Padova che ha vinto grazie al gol di un giocatore che è partito dalla panchina, attendendo con trepidazione il suo momento e facendosi trovare preparatissimo. Un Padova che ha battuto l’avversario senza subire gol. Un Padova che ha saputo ad un certo punto della partita cambiare fisionomia tattica con maturità, affondando il colpo vincente al momento giusto.

Bravi tutti i giocatori. Un plauso speciale ad Altinier, unito ad un sincero complimento per la bellezza del suo gol (con la complicità di un sempreverde Cunico, alla faccia di chi gli dà del “vecchio”). E un “bravo, bravissimo” al mister che ha letto in tempo reale la partita alla grande, facendo i cambi giusti al momento giusto.

Che dire: basta e avanza. Avanti così.

IL PADOVA CHIAMA PADOVA!

Finalmente abbiamo cancellato dalla nostra mente del tutto quella brutta figura contro il Pordenone in Coppa. Non che fosse un obiettivo così primario e urgente, ma l’ultimo fotogramma all’Euganeo che era rimasto nella nostra mente era proprio quella partita.

E’ bellissimo averla eliminata del tutto con una rotonda vittoria. Un bel 2-0, quel che una volta i commentatori di calcio chiamavano “punteggio classico”. Quello che ti dà l’idea di una partita sotto controllo, mai in discussione, senza subire gol per giunta, una vera benedizione!

Così è stata Padova-Pro Piacenza. E non è così ovvio sottolineare che è stata una vittoria importantissima. Perché questi tre punti lanciano diversi segnali positivi. Ai tifosi e soprattutto a coloro che l’anno scorso hanno riscoperto l’amore per il Padova ma quest’anno non sono animati dallo stesso ardore.

Purtroppo l’entusiasmo è un po’ scemato intorno a questa squadra. Gli irriducibili, lo zoccolo duro, ci sono sempre. Ma c’è una parte di Padova che ancora non se la sente di dare a questo gruppo tutta la fiducia che merita. Lo spezzatino di giorni e orari delle gare e il non sapere quando si gioca ha frenato la voglia di abbonarsi di qualcuno. Ma oggi a deludermi sono stati soprattutto i pochi paganti. Neanche mille. In una domenica che invece, rappresentando la prima all’Euganeo dopo il ritorno tra i professionisti, poteva (o meglio doveva) registrare un pubblico assai più numeroso.

Spero che la vittoria odierna del Padova abbia abbassato la dose di scetticismo di alcuni e, aggiunta alle prossime prestazioni, possa convincere tanta più gente a tornare allo stadio.

Questi ragazzi ci mettono il cuore e l’impegno. Sempre. Padova dimostri loro un po’ più di sano attaccamento.